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Padre Pio: il santo delle guarigioni

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Padre Pio, l'urna con le reliquie trasferita nella cripta superiore

Le spoglie del santo verranno traslate nella chiesa nuova. Intanto sono state portate nella cripta superiore del santuario di San Giovanni Rotondo: e, all'apertura del mattino, i fedeli hanno avuto la sorpresa di vedere l'urna in chiesa

 25 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SANTUARIO DI  PADRE PIO

A San Giovanni Rotondo c’è una nuova grande chiesa. Un santuario dedicato a San Pio da Pietrelcina. Una chiesa stupenda, meravigliosa, firmata da Renzo Piano, il più celebre architetto italiano del nostro tempo. Un’opera destinata a restare nella storia non solo come straordinaria costruzione,  ma anche come autentico capolavoro d’arte, che rappresenterà nei secoli la genialità architettonica del nostro tempo.

Con l’inaugurazione di questa chiesa, primo luglio 2004,  si chiude, in un certo senso, un ciclo dell’esistenza di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, il ciclo temporale, della sua permanenza in quel luogo, dal primo contatto, luglio 1916, alla dedicazione del santuario. Ma si apre il secondo grande ciclo, quello storico, quello della testimonianza destinata a durare nei secoli: testimonianza costituita dal santuario, dalle folle dei pellegrini, e dalle grazie che la gente continuerà ad ottenere per  intercessione del santo.

E’ interessante vedere i cambiamenti incredibili che Padre Pio ha portato, con la sua presenza, in questa zona del Gargano.

Il religioso cappuccino giunse per la prima volta a San Giovanni Rotondo nel luglio del 1916. E precisamente la sera del 28 luglio. Aveva allora 29 anni ed era molto malato. Si trovava nel convento di Foggia, ma il caldo opprimente che in quei giorni imperversava sulla Puglia gli toglieva le forze. Un suo confratello, Padre Paolino, superiore nel convento di San Giovanni Rotondo, passando per Foggia e vedendo quanto Padre Pio soffriva, lo invitò a trascorrere qualche giorno lassù, sul Gargano.  Il convento di San Giovanni Rotondo, infatti, si trova a 600 metri sul livello del mare e quindi, la sera, in genere, è confortato da una brezza salutare. Padre Pio accettò l’invito e in quel conventino si trovò bene tanto che, rientrato a Foggia, dopo la breve vacanza, inviò una lettera al Superiore provinciale chiedendo di poter essere trasferito nel convento di San Giovanni Rotondo, dove, per il clima mite, la sua salute, sempre cagionevole, poteva trovare giovamento. Venne accontentato, e il 4 settembre di quell’anno ci fu il passaggio definitivo del giovane frate in quello che sarebbe poi stato il suo convento per tutta la vita.

San Giovanni Rotondo era allora un paese povero, isolato per mancanza di strade e infestato dai briganti.  Il convento sorgeva a circa tre chilometri dall’abitato, in luogo solitario e brullo, adagiato sul fianco della montagna rocciosa. Per raggiungerlo non c’erano strade, ma un viottolo.

Pochi giorni dopo il suo arrivo, Padre Pio scrisse ai genitori una lettera, che con il trascorrere del tempo risultò profetica. Il Padre scrisse tra l’altro: “Dopo un lungo viaggio sono arrivato finalmente nella mia reggia di San Giovanni Rotondo… Sento di rimanere qui tantissimo tempo e di non allontanarmi mai..”. Intatti, da San Giovanni Rotondo non si allontanò più, neppure da morto.

Il giovane Padre Pio pensava di dedicarsi, in quel luogo solitario, alla preghiera e alla contemplazione. Ma la sua presenza venne subito notata. Anche se era giovane, godeva fama di santità e alla domenica molte persone, partendo da Foggia e da altre cittadine pugliesi, affrontavano il viaggio disagevole per andare a parlare con Padre Pio.

Quando poi, nel 1919, si sparse la notizia che il fraticello aveva avuto il dono delle stigmate, le visite della gente diventarono valanghe di devoti, folle incontenibili, tanto da preoccupare le autorità civili, come si ricava da documenti presso la Reale Prefettura di Capitanata di Foggia. Il luogo non era attrezzato per ricevere tanta gente e le autorità temevano il diffondersi di epidemie.

Iniziò così l’avventura di San Giovanni Rotondo. Cominciarono a sorgere le prime pensioni, poi qualche albergo. Venne allargato il convento. Nel 1925, Padre Pio fece costruire un primo ospedale dedicato a San Francesco, che venne però trascurato e fallì.

Il Padre vedeva il futuro e diceva a tutti che San Giovanni Rotondo sarebbe diventata una “cittadella della medicina”.  Dopo la seconda guerra mondiale,  iniziò i lavori per la “Casa Sollievo della Sofferenza”, un ospedale per accogliere gli ammalati con lo spirito del Vangelo. Tutti criticavano quel progetto affermando che era una pazzia costruire un ospedale sul Gargano, luogo lontano dalle città e privo di comunicazioni. Quell’ospedale, perciò, era destinato al sicuro fallimento. Invece, come aveva previsto Padre Pio, quell’ospedale continuò a crescere ed è diventato oggi una autentica “cittadella della medicina”, essendo uno dei migliori ospedali europei, all’avanguardia in tutti i reparti, e anche sede universitaria per le ricerche scientifiche.

Mentre era ancora in corso la costruzione della “Casa Sollievo della Sofferenza”, Padre Pio pensò anche di allargare la chiesetta del convento. Il 31 gennaio 1955, iniziarono i lavori. Padre Pio continuava a ripetere al padre Superiore di allora: “Mi raccomando, fattela grande”.  Il primo luglio 1959 ci fu l’inaugurazione. Toccò a Padre Pio l’onore di tagliare il nastro ed entrare per primo nella nuova chiesa. E rimase amareggiato. “Ma che cosa avete fatto?”, disse  con tono deluso rivolto ai confratelli: “Avete costruito una scatola di fiammiferi”. Lui  si aspettava qualche cosa di più grande, certamente vedeva le folle che sarebbero arrivate lassù negli anni futuri.

Dopo la morte di Padre Pio, molti dicevano che San Giovanni Rotondo era destinato a fallire. Infatti, subito il flusso dei pellegrini subì un tracollo. Molti alberghi e negozi di souvenir dovettero chiudere. Ma la crisi durò meno di un anno. Poi la gente riprese ad accorrere alla tomba del religioso, e i pellegrini aumentavano di mese in mese. Qualche anno dopo, i confratelli di Padre Pio si resero conto che era necessaria una nuova chiesa per accogliere i pellegrini.

 <<Subito, fin dall’inizio, noi decidemmo di costruire una chiesa ampia, grande, come l’aveva sempre sognata Padre Pio>>, ci dice Padre Gerardo Saldutto, dice Padre Gerardo Saldutto, il religioso che ha seguito, come responsabile, la costruzione del Santuario per incarico dell’Ordine dei Frati Cappuccini.  <<Volevamo una chiesa grande ma che fosse, nello stesso tempo, in sintonia con lo spirito del nostro ordine e cioè semplice e umile. Non doveva essere un monumento eclatante,  vistoso. E Renzo Piano, da genio qual è, ci ha perfettamente accontentati. La chiesa ha la forma umile di una conchiglia. Vista dall’esterno, sembrerebbe addirittura piccola. Invece, è ampia ma di un’ampiezza sostanziale, che sprigiona calore, cordialità, spiritualità, e invita alla preghiera>>.

Più che una semplice chiesa, si tratta di un complesso di strutture. Quello che si vede dall’esterno,  è solo una parte di ciò che è stato costruito. La punta di un iceberg. Sotto la chiesa propriamente detta, quella che viene anche chiamata “aula liturgica”, ci sono altre costruzioni: una cripta, che è una seconda chiesa,  la penitenzeria, l’aula delle confessioni,  tre aule per incontri, dibattiti, proiezioni, ampi servizi igienici,  locali per l’accoglienza dei pellegrini, centro informazioni eccetera. Accanto alla grande “aula liturgica”, ci sono la Cappella dell’Eucarestia e la sacrestia, che ha una superficie di 550 metri quadrati con capacità di accogliere contemporaneamente 300 concelebranti

 L’aula liturgica ha una superficie di 5.700 metri e una capacita di  6.500 posti a sedere. Ma può ospitare anche altre 2.500 persone in piedi,  e si arriva così a dieci mila presenze. Il lato d’ingresso  della chiesa comunica con il sagrato, che ha una superficie di otto mila metri quadrati, capace quindi di contenere 40 mila persone. La parete divisoria, è costituita da una vetrata formata da oltre 100 infissi, per un totale di 500 metri quadrati di vetro. Quando gli infissi, che hanno un’apertura a finestre vasculanti, sono in posizione orizzontale, permettono, a chi sta sul sagrato, la visione delle celebrazioni che si svolgono all’interno della chiesa. Il sagrato diventa così una specie di prolungamento dell’aula liturgica.

Per realizzare il complesso sono occorse diedi anni di lavoro. E’ stato necessario scavare 70.000 metri cubi di roccia. Sono stati impiegati  30.000 metri cubi di cemento e 1320 blocchi di in pietra per complessivi 900 metri cubi. Per rispettare il verde, che padre Pio tanto amavo, intorno alla chiesa  sono stati piantati 2 mila cipressi, 500 pini, 230 querce, 30 olivi, 400 corbezzoli, 550 mirti, 23 mila lavande, 50 mila edere.

Entrando, ci si trova di fronte a un immagine meravigliosa. La volta dell’immensa “aula liturgica” è costituita da 22 archi in pietra, che “nascono” da un unico pilastro, posto accanto all’altare, e si diramano nello spazio andando poi a delimitare il perimetro dell’aula stessa. Il significato simbolico è chiaro: l’altare è il fondamento di tutto. Il pilastro, da cui partono gli archi, sostiene l’intera struttura portante della costruzione. E’ un pilastro che poggia su un plinto di fondazione del diametro di 26 metri, profondo sei, che è stato realizzato con un unica gettata in cemento armato, durata 74 ore e che ha richiesto l’impiego di 350 autobetoniere.

L’arco iniziale, quello che segna l’ingresso nell’aula liturgica, misura 45,80 metri, è alto metri 15.70:  è il più grande arco in pietra che esista al mondo.

L’interno della chiesa è impreziosito da opere di altissimo valore, create da artisti di fama mondiale: Arnaldo Pomodoro,  Giuliano Vangi, Floriano Bodini, Nicola De Maria, Domenico Palladino, Mario Rossello. L’organo, opera della  “Fabbrica artigiana Pinchi” di Foligno, è costituito da 6500 canne, 78 registri, 4 tastiere ed è alto dieci metri. E’ il più grande organo meccanico mai costruito in Italia.

Renzo Allegri

 

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Edda CattaniPadre Pio: il santo delle guarigioni

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