Contro Ogni Violenza

Un apostolo martire

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Il martire Romero Vescovo

Romeo

Óscar Arnulfo Romero y Galdámez (Ciudad Barrios, 15 agosto 1917San Salvador, 24 marzo 1980) è stato un arcivescovo cattolico salvadoregno.

Fu arcivescovo di San Salvador, capitale di El Salvador. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare del suo paese, fu ucciso da un cecchino degli squadroni della morte, mentre stava celebrando la messa nella cappella di un ospedale. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

20121012-aereo-in-partenza

 

“Non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. In quanto pastore ho l’obbligo, per divino amore, di dare la mia vita per coloro che amo, ossia per tutti i salvadoregni, anche per coloro che potrebbero assassinarmi.” 
Oscar Romero

 

Romero


PRIMO INCONTRO TRA ROMERO E WOJTYLA, ERA IL 1978

«Wojtyla era stato eletto da poco. Al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, Romero si presentò al Papa dicendo di essere arcivescovo di San Salvador e il Papa con il dito alzato gli disse: “Fai attenzione con il comunismo!”. Romero subito si agitò e poi rispose subito: “Sì Santo Padre, capisco la sua preoccupazione ma devo dirle che il comunismo in Salvador non è lo stesso che in Polonia. Nel mio Paese accusano di essere comunista anche chi parla della Dottrina Sociale della Chiesa”. E Wojtyla aggrottò le ciglia, evidentemente insoddisfatto della risposta. Romero dopo quell’incontro ebbe un’impressione negativa: “Sento che con questo Papa non m’intenderò molto”, mi disse, “è molto diverso da Paolo VI”». 

testimonianza di Jesus Delgrado, segretario personale di Oscar Romero

In memoria del vescovo Romero

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, / vi ordino: non uccidete! / Soldati, gettate le armi… / Chi ti ricorda ancora, / fratello Romero?
Ucciso infinite volte / dal loro piombo e dal nostro silenzio. / Ucciso per tutti gli uccisi; / neppure uomo / sacerdozio che tutte le vittime / riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo: / ucciso perché facevi / cascare le braccia / ai poveri armati, / più poveri degli stessi uccisi: / per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso, / e mai ci sarà un Etiope / che supplichi qualcuno / ad avere pietà. / Non ci sarà un potente, mai, / che abbia pietà / di queste turbe, Signore? / nessuno che non venga ucciso? / Sarà sempre così, Signore? »

David Maria Turoldo

 

 

Edda CattaniUn apostolo martire
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Grazie a te donna!

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Grazie a te donna!

 

‘.. il Regno di Dio è come una donna .. che fa l’amore con i desideri della terra ..’ .. che fa la pace con l’impasto del pane, e della farina condivisa che sazia la fame .. che fa la vita con il sangue della luna .. che sussurra parole forti e tenere .. e che lascia nei cuori e nei volti i colori della lotta e dell’amore .. ‘il Regno di Dio è come una donna’ .. che riscatta bellezza, nostalgie e profumi ..
‘.. sono Eva,
sono io,
sono libera e intera,
e Gesù non è morto per colpa mia ..’. Maria Soave Buscemi

8 MARZO: … e ricordiamo questa giornata a noi dedicata con…

ROSSO. Come il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei propri padri, mariti, ex compagni.

ROSSO. Il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti.

ROSSO: Il colore scelto dell’artista messicana Elina Chauvet per la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”.

Scarpe da donna di colore rosso o dipinte di rosso, sistemate per le vie, nelle piazze, vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza di genere. (da FB Donne contro la violenza)

 

 

NON FINISCE CON UNA GIORNATA LA NOSTRA REALTA’!

 

“A voi Donne che per prime ci portate il gemito della vita e la luce della Risurrezione … a voi radici dei nostri sogni, gemme che vegliate sulle nostre primavere … a voi che, inascoltate, …ci fate cadere nell’amore come frutti maturi, e …che spesso sprecate per amare i profumi delle carezze e dei baci … a voi che date materne origini al buon Dio, che da voi ha imparato ad amare … a voi passi di danza accompagnino il vostro cuore tra la terra e il cielo … e solo l’amore canti i vostri sorrisi, amiche intime di un Dio che sa morire, che sa amare, che sa risorgere, per amore, solo per amore .. grazie a voi.” (Fra Benito Fusco)

 

E ANCHE OGGI:

“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.” (Giovanni Paolo II)

Edda CattaniGrazie a te donna!
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Per te donna!

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Per te donna!

 

Non avrei mai voluto esporla ma quest’anno con tante donne uccise, sacrificate alla vita, martoriate, derise, usate come bene di consumo… non festeggiamo l’ 8 marzo ma aderiamo al Movimento contro il femminicidio

IO CI METTO LA FACCIA!!!

 

   

8 MARZO: … e ricordiamo questa giornata a noi dedicata con…

ROSSO. Come il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei propri padri, mariti, ex compagni.

ROSSO. Il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti.

ROSSO: Il colore scelto dell’artista messicana Elina Chauvet per la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”.

Scarpe da donna di colore rosso o dipinte di rosso, sistemate per le vie, nelle piazze, vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza di genere. (da FB Donne contro la violenza)

 

 

NON FINISCE CON UNA GIORNATA LA NOSTRA REALTA’!

 

“A voi Donne che per prime ci portate il gemito della vita e la luce della Risurrezione … a voi radici dei nostri sogni, gemme che vegliate sulle nostre primavere … a voi che, inascoltate, …ci fate cadere nell’amore come frutti maturi, e …che spesso sprecate per amare i profumi delle carezze e dei baci … a voi che date materne origini al buon Dio, che da voi ha imparato ad amare … a voi passi di danza accompagnino il vostro cuore tra la terra e il cielo … e solo l’amore canti i vostri sorrisi, amiche intime di un Dio che sa morire, che sa amare, che sa risorgere, per amore, solo per amore .. grazie a voi.” (Fra Benito Fusco)

 

E ANCHE OGGI:

“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.” (Giovanni Paolo II)

Edda CattaniPer te donna!
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Dalia, vittima della Terra dei fuochi

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Una grande testimonianza in un incontro a Caivano

che desidero riproporre.

 

Dalia, vittima della Terra dei fuochi

Una telefonata disperata…ed ho conosciuto lei…che non si dava pace per la scomparsa della sua piccola… Sono passati pochi anni ed ancora ti vedo con il fazzoletto in mano, smarrita, non sapendo che fare…. Ed oggi combatti una battaglia quasi impossibile, con la tua disperazione e tanto amore! Grazie MAMMA CORAGGIO, un esempio per tutti noi!

Auguri, piccola stella!!!…proteggi Mamma Tua!

Cominciavano due anni fa i giorni di passione per la mia Dalia che il 31 ottobre 2012 andava via per sempre stroncata da un maledetto linfoma non hodkibg.
Chiedo a chiunque voglia ricordarla e renderle omaggio di condividere in questi giorni e fino al 31 questo post per far si che il mio messaggio possa toccare e svegliare piu’ coscienze possibili.

Sono due anni ormai che io con altre mamme e tante persone comuni come voi gridiamo l’assurdità di queste morti che nella nostra terra sono ormai un aberrante routine.
Tra le cause del cancro leggo da wikipedia “cause ambientali occupano un posto importante come l’esposizione a radiazioni o a certe sostanze chimiche”
Dalia viveva a Casalnuovo,terra dei fuochi.

Nella nostra terra da oltre un ventennio sono confluiti materiali di scarti industriali di ogni tipo,discariche abusive e pseudo legalizzate il cui percolato risulta da tempo inclassificabile e indisturbato si insinua nelle falde.
Da anni i roghi tossici con i quali le aziende locali smaltiscono indisturbate gli scarti delle loro produzioni fatte in regime di evasione fiscale appestano l’aria che respirava lei e che continuiamo a respirare noi.
A pochi metri in linea d’aria da dove viviamo un obsoleto mostro chiamato termovalorizzatore da oltre 800 MW continua a funzionare, in maniera illegittima, e a diffondere sostanze tossiche ad Acerra e non solo, nonostante l’autorizzazione in deroga per la cessata emergenza rifiuti sia scaduta da oltre un anno.
Il termovalorizzatore funziona inoltre senza che le sue emissioni siano oggetto di controllo da parte dell’ ARPAC o di qualsiasi altro ente terzo;per cui, unica fonte di dati relativi a quantità e qualità delle sue emissioni, resta la società che gestisce l’impianto, che continua così indisturbato la sua “opera” ignorando totalmente anche il principio di precauzione.

E mentre il governo ancora ignora il nostro dramma, mentre adduce l’aumento di patologie neoplastiche ai nostri stili di vita, mentre il decreto sblocca Italia prevede la costruzione di nuovi inceneritori, mi chiedo quando si parlerà di bonifiche controllate, tracciabilità di rifiuti industriali, lotta all’evasione e lavoro sicuro ed ecosostenibile.

 Per ora nella mia terra il principio di precauzione resta dunque un sogno, andato in fumo sotto la spinta di mafia,industriali senza scrupoli, stato assente e colluso.
In fumo,come la mia vita e quella della mia Dalia, il cui diritto di vivere doveva essere sacrosanto anche in Campania. Tina Zaccaria Mamma di Dalia

Edda CattaniDalia, vittima della Terra dei fuochi
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Per non dimenticare: 27 gennaio

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Una coscienza sul passato per un futuro migliore

Nel 2000 venne istituito dal Parlamento italiano il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, per ricordare quel giorno del 1945, in cui furono aperti i cancelli della città polacca di Auschwitz e fu svelato l’orrore del campo di sterminio, delle deportazioni, del genocidio nazista che causò la morte di milioni di persone, soprattutto ebrei.

Passare dalla memoria alla storia è il percorso che molti studiosi stanno compiendo ormai da anni nella lettura nella Shoah e dello sterminio nazista.

 La storia europea degli ultimi 60 anni è stata connotata dalla terribile tragedia della seconda guerra mondiale e dallo sterminio nei lager. Una storia vissuta in prima persona anche da chi è nato dopo la guerra, perché troppo fortemente quella vicenda ha segnato tutti coloro che l’hanno vissuta, anche se non hanno subito direttamente la deportazione. Il dramma dei sopravvissuti, la testimonianza di chi ha visto ed è tornato dall’orrore e dall’inferno per raccontarcelo ha coinvolto anche chi non c’era. La letteratura, il cinema, il teatro, le mille forme della comunicazione e della narrazione hanno attinto alle stesse fonti della storia.

 Con il passare del tempo, per ragioni anagrafiche, i testimoni cominciano a scomparire e corriamo il rischio che con essi scompaia anche la memoria di quei fatti, lasciati appunto allo studio della storia.

 E invece la memoria è importante non solo perché tiene vivo il ricordo di quei fatti. Ma, come ricorda David Bidussa, “la memoria è un atto che si compie tra vivi ed è volto […] alla costruzione di una coscienza pubblica, essa ha un valore pragmatico, serve per fare qualcosa”.

Coltivare la memoria di ciò che è stato non è allora solo il rituale dovuto ogni anno per celebrare il 27 gennaio. Questa data, ricorda sempre Bidussa, non è il giorno dei morti. La memoria ha un senso se coltivata al futuro, se ci consente, interrogandoci su ciò che è stato, di trovare il modo di prevenire, di sviluppare gli anticorpi sociali e culturali dello sterminio, del razzismo, dell’annientamento di popoli e culture. Osservando quanto sta succedendo nel nostro mondo e purtroppo anche in Italia, siamo in crisi di memoria e gli anticorpi democratici si stanno indebolendo. Ecco perché è importante che il 27 gennaio non sia una celebrazione rituale. (da siti internet)

  

Il senso del Giorno della Memoria

 Il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia. 

 

NUOVI LIBRI DELLA SHOAH
La ricorrenza
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso di un’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Auschwitz, scoprendo l’orrore del campo di concentramento e svelando per la prima volta al mondo le stragi del genocidio nazista. Dal 2000 anche il nostro Paese ha scelto questa data per commemorare le vittime dell’Olocausto, che si stimano fra i 13 e i 19 milioni di persone, uccise e cremate nell’arco di quattro anni.
libri della Shoah
 
24 Gen 2011
Il profumo delle foglie di limonedi Clara Sanchez

Il profumo delle foglie di limone di Clara Sanchez Uscito in sordina in Spagna, ha ben presto ha scalato le classifiche vendendo migliaia di copie grazie al passaparola del pubblico. Poi è venuta la consacrazione della critica: la vittoria del Nadal, il premio letterario spagnolo più antico e prestigioso, e la stampa che gli ha dedicato pagine e pagine. A metà strada tra storia di iniziazione e thriller psicologico, iL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE fa incrociare le vite di Fredrik e Karin, una coppia di ex criminali nazisti rifugiatisi nella Costa Blanca spagnola, di Julian, un anziano repubblicano spagnolo che fu imprigionato nel campo di Mauthausen, e di Sandra, una giovane donna sulla trentina che ha scelto di trovare rifugio sulla costa alla ricerca di un angolo di mondo in cui sentirsi ancora viva.
 

23 Gen 2011
Il segreto della casa sul cortile di Lia Levi

Il segreto della casa sul cortile di Lia Levi

Giornalista e sceneggiatrice, oltre che apprezzata autrice di romanzi per ragazzi, Lia Levi ha scritto libri davvero toccanti e profondi sulle vergognose leggi razziali del 1938, sulle sofferenze degli italiani di religione ebraica, ma anche sulla solidarietà che si è spesso creata nella popolazione italiana verso questi perseguitati. Il periodo nel quale si svolge IL SEGRETO DELLA CASA SUL CORTILE è quello tra il 1943 e il 1945. Siamo alla vigilia dei terribili rastrellamenti del ghetto di Roma che ha portato migliaia di persone verso la morte nei campi di sterminio.
 

22 Gen 2011

Ti racconto la mia storia di Tullia Zevi, Nathania Zevi

Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo di Tullia Zevi, Nathania Zevi Scompare Tullia Zevi all’età di 91 anni, giornalista e scrittrice milanese che dedicò l’intera vita a favore dell’educazione, dell’arte e della cultura, e all’impegno nella comunità ebraica italiana. Quando uscirono i primi decreti razziali Tullia Zevi aveva solo diciott’anni e dalla Svizzera, dove si trovava in villeggiatura, non poté far ritorno in Italia fino alla fine della guerra. La sua vita, come quella di tanti altri, ne fu sconvolta. Dall’esilio in Svizzera, poi Parigi, l’America e infine Roma.
 

18 Gen 2011
Le valigie di Auschwitzdi Daniela Palumbo

Le valigie di Auschwitz di Daniela Palumbo

Nulla è più sconvolgente della guerra. Nulla lo è stato più dell’eliminazione in massa degli ebrei per volere di un solo uomo. Che lo aveva deciso. Che aveva deciso che così doveva essere. Perché era giusto. Ma nulla, davvero, è più atroce di una moria in cui le vittime sono annichilite e impotenti. Di fronte alla crudeltà, di fronte ad una forza distruttrice che non ha paragoni.
Se doveste mai fare una visita al campo di sterminio di Auschwitz, in questo venichtungslager, non potrete non rimanere colpiti dalla stanza 4 del blocco 5. Dietro la cui vetrata si erge una montagna. Quella dei nomi e dei cognomi, quella delle città e delle vie scritte in tutta fretta. Con la segreta speranza, l’incosciente e la cosciente consapevolezza del non-ritorno. La montagna di valigie dei deportati nel campo. Quelli che appena arrivati venivano subito eliminati perché considerati più deboli dei deboli. Così, senza un vero perché, senza una vera ragione. Solo perchè diversi. Questa è la storia raccontata daDaniela Palumbo nel suoLE VALIGE DI AUSCHWITZ Attraverso racconti e testimonianze. “Ho saputo che è esistito un tempo in cui dei bambini venivano costretti a partire con una valigia riempita in fretta, per una destinazione che non conoscevano e non facevano ritorno a casa, mai più”. Le storie racchiuse in questo libro sono la traccia di un passaggio. Quello di 5 bambini: Carlo, Hannah, Jakob, Dawid, Emeline. Ognuno con la propria dolorosa quotidianità e accompagnata da un viaggio nella sofferenza della diversità. Ma che va ricordata e raccontata. “Il luogo che conserva la memoria di quei bambini e delle loro piccole valigie , si chiama Auschwitz”.
E’ la storia di questi bambini che innocenti vittime hanno percorso un breve tratto della loro vita. Alcuni l’hanno proseguita. Altri si sono persi per sempre.
Per tutti il comun denominatore è una stella. Quella gialla della diversità. Quella luminosa che brilla nel cielo e che ce li fa ricordare.
Purtroppo sempre troppo poco. Purtroppo sempre più raramente.
Ecco il motivo per cui esistono libri come questo. Per mantenere questo scintillio vivo. Brillante.
Ha vinto il Premio Letterario Il Battello a Vapore, dedicato a romanzi inediti per ragazzi e indetto dalle Edizioni Piemme.

“In questo libro racconterò una storia, anzi più storie, di bambini che sono esistiti tanti anni fa, quando non ero ancora nata”. Dove ha sentito le storie di questi cinque bambini? 
Le storie narrate  sono frutto di invenzione letteraria. Eppure sono vere. Sono vere nella misura in cui la scrittura, il raccontare le storie della vita, permette allo scrittore di dare corpo e anima all’umanità rarefatta (in questo caso) che è nei libri di storia, nei ricordi dei testimoni, nella didascalie di una foto. Sono vere perché Jakob, Hannah, Carlo, Emeline e Dawid, rappresentano tutti quei bambini che sono scesi dal treno ad Auschwitz e sono stati messi nella fila degli inutili: quella che andava direttamente alle docce, ovvero nelle camere a gas e ai forni. I tedeschi chiamavano i prigionieri dei lager haftling che vuol dire pezzo. I pezzi inutili erano tutti i bambini fino ai 13 anni, perché non potevano lavorare e venivano immediatamente gasati.

Scrivere per non dimenticare o scrivere per insegnare?
Scrivere per non dimenticare. La shoah non riguarda solo gli ebrei, ma l’umanità tutta. Perché è una pagina della Storia che ha segnato un confine: dopo Auschwitz è come se l’umanità avesse persol’innocenza, non abbiamo più potuto rappresentarci allo stesso modo. È come se il peso di quell’insensata catastrofe sia dentro tutti noi. L’uomo, ieri e oggi e domani, dovrà sempre tremare di vergogna conoscendo la verità perché, come ha scritto Primo Levi, se è accaduto una volta, può riaccadere. Il silenzio e l’indifferenza, solo in parte giustificati con la paura che il regime nazista incuteva, sono stati complici del sistema-lager. Moltissimi sapevano ma potevano fare finta di non sapere perché i tedeschi cercavano di nascondere la verità. E allora la memoria è consapevolezza, l’ignoranza è viltà. E oggi che stanno scomparendo i testimoni diretti assumono sempre più importanza due cose: gli oggetti dei prigionieri, come le Valigie, dove sono scritti indelebilmente nomi e cognomi di chi è esistito, prima di essere inghiottito ad Auschwitz. E le persone, non solo di origine ebraica, che credono nel passaggio del testimone: sapere e raccontare, anche senza aver vissuto, diventa un’assunzione di responsabilità di fronte alla ferita insanabile subita da un’umanità inerme. Ma è anche un atto di responsabilità verso le generazioni future: che non possano mai dire, io non c’entro, non mi riguarda.

Quanto può essere dolorosa una scrittura sul tema dell’Olocausto?
C’è un dolore privato in cui metti in gioco la tua sensibilità, la tua formazione, la storia personale di essere umano, di donna, di madre anche. E c’è un dolore più profondo forse, il dolore dell’appartenenza a un’umanità che ha potuto strappare i figli dalle madri per gettarli nei forni. Poi tornare a casa, suonare il pianoforte con i figli accanto, portare fiori alla moglie, mettere la mantella al cane per la pioggia, accompagnare a scuola i figli e, finiti i giorni di congedo, tornare sereno al lavoro, nel lager.

Valeria Merlini

 

 

Edda CattaniPer non dimenticare: 27 gennaio
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“Schindler’s list”

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“Schindler’s list”

“Chiunque salvi una vita salva il mondo intero”

Schindler’s List è un film del 1993 diretto da Steven Spielberg, interpretato da Liam NeesonBen Kingsley e Ralph Fiennes.

Ispirato al romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally, basato sulla vera storia di Oskar Schindler, permise a Spielberg di raggiungere la definitiva consacrazione tra i grandi registi, vincendo l’Oscar per la “miglior regia” e il “miglior film”.

Il film è stato girato interamente in bianco e nero, fatta eccezione per quattro scene: la prima è la scena iniziale, in cui si vedono due candele spegnersi, così come, simbolicamente, la fiammella di altre due candele riacquista colore verso il termine della storia, la seconda e la terza, dove appare una bambina con un cappotto rosso, la prima durante il rastrellamento del ghetto e la seconda durante la riesumazione delle vittime, e l’ultima durante la scena finale.

La bambina con il cappotto rosso (dal film di Steven Spielberg)

Da FB il commento di F.S. 

“perchè non potrebbero rubarci l’amore…” L’amore, quello che ci fa perdonare, quello che ci sostiene,salva, sempre e comunque, l’unica vera ricchezza che , non si quantifica, nè , come di ci tu si ruba, ma si dona e si riceve… non salvi solo la tua di anima, ma anche quella di chi ti legge… l’amore quello infinito che varca i confini della vita e della morte… L’amore quello che ci fà essere persone migliori, che ci unisce, nonostante diversità o distanze… L’amore, quello con la A maiuscola,che un caro amico del cyberspazio ;),mai conosciuto di persona ti dimostra scrivendo cose meravigliose, quello di cui spesso mi nutro leggendo le tue note, e quello che goffamente cerco di “donarti”, con i miei commenti , e messaggi nei momenti per te più bui …l’amore, quello che mi unisce ai tuoi alti e ai tuoi bassi di uomo e padre… l’amore l’unico mezzo di resurrezione per chi è morto dentro… l’amore…. 
Edda Cattani“Schindler’s list”
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E non finisce la sofferenza

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E non finisce la sofferenza…

Per non dimenticare…

Terremoto: l’hotel Rigopiano travolto dalla slavina.

 Rigopiano

É il tempo della solidarietà. Ad ognuno di noi è richiesto un gesto concreto.
“È più facile meditare che fare effettivamente qualcosa per gli altri. Limitarsi a meditare sulla compassione equivale a optare per l’opzione passiva. La nostra meditazione dovrebbe creare la base per l’azione, per cogliere l’opportunità di fare qualcosa.”
(Dalai Lama)

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L’Aquila, 19 gennaio 2017 – Terremoto e maltempo. Una combinazione che si è rilevata fatale per il Centro Italia, con paesi sommersi dalla neve e valanghe causate con tutta probabilità dagli eventi sismici. E’ il caso di quanto avvenuto all’hotel Rigopiano, nel comune di Farindola (Pescara), travolto da una slavina ieri sera e dove i primi soccorritori sono riusciti ad arrivare con gli sci soltanto alle 4.30 del mattino. Tre le vittime finora recuperate, ma il bilancio è destinato a crescere perché nella struttura si trovavano circa 30 persone tra personale e clienti, anche bambini. Messe in salvo due persone, Giampiero Parete e Fabio Salzetta, sfuggite alla massa di neve staccatasi probabilmente a causa delle scosse sismiche, perché all’esterno della struttura. Sembra infatti che gli ospiti fossero pronti a lasciare l’albergo. Drammatico il racconto dei soccorritori:

vigili

 “L’albergo è stato spazzato via, è rimasto in piedi solo un pezzetto. Ci sono tonnellate di neve, alberi sradicati. Ci sono materassi trascinati a centinaia di metri da quella che era la struttura”.

Edda CattaniE non finisce la sofferenza
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Quelle come me

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Dedico questa pagina a tutte le donne abbandonate, deluse ed umiliate, usate come giocattoli e buttate nella spazzatura…

La dedico a tutte le donne vittime della violenza, anche quella nascosta che si consuma nelle case dove la donna subisce in silenzio, senza avere il coraggio di denunciare!

Quelle come me

(Alda Merini)

 

Quelle come me regalano sogni,

anche a costo di rimanerne prive…

Quelle come me donano l’Anima,

perché un’anima da sola è come

una goccia d’acqua nel deserto…

Quelle come me tendono la mano

ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio

di cadere a loro volta…

 

Quelle come me guardano avanti,

anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…

Quelle come me cercano un senso all’esistere e,

quando lo trovano, tentano d’insegnarlo

a chi sta solo sopravvivendo…

 

Quelle come me quando amano, amano per sempre…

e quando smettono d’amare è solo perché

piccoli frammenti di essere giacciono

inermi nelle mani della vita…

 

Quelle come me inseguono un sogno…

quello di essere amate per ciò che sono

e non per ciò che si vorrebbe fossero…

Quelle come me girano il mondo

alla ricerca di quei valori che, ormai,

sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…

 

Quelle come me vorrebbero cambiare,

ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…

Quelle come me urlano in silenzio,

perché la loro voce non si confonda con le lacrime…

Quelle come me sono quelle cui tu riesci

sempre a spezzare il cuore,

perché sai che ti lasceranno andare,

senza chiederti nulla…

 

Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,

in cambio, non riceveranno altro che briciole…

Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,

purtroppo, fondano la loro esistenza…

Quelle come me passano inosservate,

ma sono le uniche che ti ameranno davvero…

 

Quelle come me sono quelle che,

nell’autunno della tua vita,

rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti

e che tu non hai voluto…

 

 

Edda CattaniQuelle come me
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Reagire al dolore

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Reagire al dolore

Siamo tutti impegnati ad avversare la sofferenza e il dolore, fisico e psicologico. Alcune riflessioni…

 

Il dolore è il sintomo di un danno fisico, è un segnale di allarme che qualcosa nel nostro organismo non funziona più nel modo giusto; può divenire esso stesso una malattia qualora persista nonostante la guarigione del problema fisico. Ma il dolore è anche sofferenza psicologica, esperienza emotiva intensa e straziante, sensazione di vuoto e perdita dei propri punti di riferimento. Ha, comunque, un suo significato evolutivo, la sua presenza spinge ad agire, a curarsi, a porre rimedio, a reagire. Indipendentemente dal fatto che esista o meno una cura, un rimedio, questo la vita non lo sa.

A volte è più facile ovviare al dolore fisico, trovare un analgesico o una cura per guarire; anche se, purtroppo, a volte le cure sono lunghe e dolorose esse stesse e altre volte, invece, non esiste alcuna cura. E’ difficile misurare il dolore ed è anche sbagliato farlo, ognuno di noi lo vive e lo affronta in modo differente. La sofferenza psicologica, il dolore dell’anima, ha, in genere, tempi più lunghi e legati alla capacità di reazione del singolo individuo. Ci sono persone che fanno a gara nell’elencare quante sofferenze hanno patito e nel descrivere la loro intensità, volendo superare le esperienze similari del loro interlocutore. Ma come si può giudicare quanto soffre un’altra persona?

 

 

La causa del dolore, fisica o psicologica che sia, è uguale per tutti ma la soglia di sopportazione e la capacità di reazione sono individuali. Dovremmo imparare ad ascoltare gli altri quando parlano di una loro sofferenza senza intervenire, cercando solo di capire e di immedesimarci in loro. Molto spesso si dice che per comprendere un dolore bisogna averlo sperimentato; non credo sia sempre vero, ci sono persone dotate di capacità empatica che riescono a sentire la sofferenza dell’altro, pur rimanendo se stesse. In tutte le professioni in cui si è a contatto con il dolore altrui, si è maggiormente apprezzati se e quando si riesce a far sentire all’altro la propria vicinanza e comprensione. E non parlo solo di medici, infermieri o psicologi ma anche di avvocati, magistrati, poliziotti e tanti altri.

 

 

 

E’ difficile star vicino a qualcuno che soffre soprattutto quando si tratta di amici o familiari, si vorrebbe aiutarli a disfarsi di quella sensazione così pesante, spiacevole e a volte devastante. Altre volte si vorrebbe scappare via, quasi come se si temesse di essere infettati, di portare addosso i germi di quella sofferenza. Ed è ancora più difficile vivere in prima persona il dolore, esserne direttamente coinvolti. A volte il patimento fisico o psichico di un figlio, di un genitore, di un partner o di una persona cara, attanaglia anche noi, è uno strazio condiviso, un’angoscia che pervade tutto il nostro essere. E se non ci sono rimedi immediati, bisogna affidarsi all’esperienza di altri o, se è una sofferenza dell’anima, aspettare che si attenui. Lutti, separazioni, abbandoni, perdite non hanno soluzioni immediate, bisogna trovare dentro di sé la forza di reagire e di andare avanti. Ed è la cosa più difficile che si possa richiedere a chi si trova in una situazione di prostrazione fisica e psicologica. Disgrazie e dolore mettono a nudo tutta la vanità dell’esistenza, l’illusione della nostra potenza e del nostro valore, la leggerezza delle nostre scelte e delle nostre convinzioni.

 

 

Però ci permettono anche di scoprire parti di noi che non sapevamo di possedere, forza, coraggio e sopportazione che non potevamo immaginare essere dentro di noi. Il dolore, in genere, porta a chiudersi al mondo, si è feriti e spaventati dalla sua entità e dalla sua potenza. Gli psicologi dicono che bisogna accettare il dolore per tornare a vivere. Sembra un’eresia, quasi una follia ma non lo è. Accogliere il dolore vuol dire assecondare la sofferenza, avere la forza di accettare ciò che sta avvenendo, di vedere che in quel momento il dolore fa parte, purtroppo, della nostra esistenza o di quella di qualcuno a cui siamo affettivamente legati. E’ fondamentale trovare la forza di accettare ciò che stiamo vivendo, comprendere che negando o cercando di contrastare tale evento non facciamo altro che allontanarne la fine, non gli permettiamo di scorrere e sfumare. Questo non vuol dire accogliere passivamente il dolore o negare la sua esistenza e la sua profondità: ma solo assecondare ciò che sta accadendo, per quanto terribile esso sia. Assecondare per trovare la forza di lottare, di tornare, pian piano, a vivere.

 

Edda CattaniReagire al dolore
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Giornata del Migrante

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3 Ottobre

GIORNATA NAZIONALE DEL MIGRANTE

 

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Siamo stati tutti migranti… lo siamo ancora sempre in cerca di un bene, di una serenità, della pace nostra e altrui…

Un giorno per ricordare una delle peggiori stragi mai accadute sulle cose italiane. L’aula del Senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge per l’istituzione, il 3 ottobre, della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.“La scelta del 3 ottobre – si legge nella relazione illustrativa – nasce dall’esigenza di preservare nella memoria collettiva del Paese il ricordo del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, nel quale morirono 366 migranti“.

 

In occasione della Giornata nazionale saranno organizzati in tutto il territorio nazionale cerimonie, iniziative e incontri per “sensibilizzare l’opinione pubblica alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all’integrazione e all’accoglienza”. Previste anche iniziative nelle scuole, “anche in coordinamento con le associazioni e con gli organismi operanti nel settore”. Il testo dovrà ora essere firmato dal presidente della Repubblica.

 

migrante

Signore ti affidiamo i migranti e le loro famiglie: tutti coloro che sono costretti a lasciare la propria terra, i propri beni e i loro cari. In particolare ti affidiamo coloro che muoiono nel nostro mare, le donne e i bambini.
Noi ti preghiamo
Signore ti preghiamo “affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi. Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre” (Papa Francesco)
Noi ti preghiamo

Edda CattaniGiornata del Migrante
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