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S. Giuseppe, padre dei bambini

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Chi accoglie anche uno solo di questi bambini…”

 Oggi rinnovo questo articolo e lo dedico a Mentore Padre per sempre!

 

Finito il carnevale, con il  rito dell’imposizione delle Ceneri è iniziata la quaresima e lo sarà per tutto il mese di marzo. Una buona, lunga occasione che ci richiama alla riflessione sulla sacralità dell’esistenza e della vita.

Ancora una volta ci sentiamo invitati a considerare il tema dell’infanzia con le parole di Gesù: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5) e per me, che ho dedicato gran parte della mia esistenza all’educazione dei minori, è un riscoprire la fiducia nella parola del Figlio di Dio e, ad un tempo, coltivare l’invito che mi fece il mio Andrea: “Fai per gli altri ragazzi quello che hai fatto per me”.

Condividere la sorte dei piccoli e dei poveri. è  opportunità di riflettere sulla condizione dei bambini, è un’esortazione a esaminare come sono trattati nelle nostre famiglie e nella società civile,  è urgente  richiamo alla semplicità e alla fiducia che il credente deve coltivare. Le parole del Santo Padre divengono esplicite: “Gesù amò i bambini e li predilesse per la loro semplicità e gioia di vivere, per la loro spontaneità, e la loro fede piena di stupore (Angelus del 18.12.1994)”.  Ai bambini Gesù affianca i “fratelli più piccoli”, cioè i miseri, i bisognosi, gli affamati e assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati. Accoglierli e amarli, o invece trattarli con indifferenza e rifiutarli, è riservare a Lui lo stesso atteggiamento, perché in loro Egli si rende particolarmente presente.

            Fra tutti i miseri ci siamo anche noi, perché provati dalla perdita più grave che possa esistere, molto più di una lacerazione fisica, del dissolvimento della nostra integrità corporea. Abbiamo sentito in questi tempi della piccola tredicenne, campionessa di ginnastica, ritrovata morta in un campo di sterpaglie…. E ancora prima un’altra adolescente gettata in un pozzo e poi che ne è stato delle gemelline? Di fronte a drammi così evidenti, mi sono chiesta cosa avrei provato io al posto di quei genitori e quale sarebbe stata la mia risposta ad un dilemma di questo tipo

”… di quale morte vorresti aver perduto tuo figlio? Preferiresti aver tu perduto un arto…”.

Sebbene la stampa di questi giorni ci riporti a casi di  persone disposte a morire pur di non avere un piede tagliato,  “mio figlio”  è una parte di me! E non c’è arto che lo possa sostituire.

            Esempi di Madre Coraggio ne esistono a decine, forse centinaia e migliaia sono sconosciuti e la risposta è ovvia: qualsiasi madre rinuncerebbe alla propria integrità pur di vedere sopravvivere il proprio figlio: Allora dove sta il problema? Sono forse morti i nostri figli? Noi mamme disperate, alle prime armi con un dilemma che ci consuma e ci travalica, siamo proprio convinte della loro sopravvivenza?… diciamolo con franchezza …o piuttosto vogliamo essere ancora madri a tutti gli effetti con possibilità di comunicare, di consigliare, di accudire… Sì, lo so, sarebbe tanto bello per noi averlo in braccio, sentirne il calore, il suo particolare profumo, ma non dimentichiamo Gesù fanciullo che scompare e viene ritrovato fra i dottori, nel tempio e mentre Maria e Giuseppe chiedono:“Ma figlio dov’eri? Io e tuo padre eravamo in ansia!” e la risposta: “ Ma non sapete che debbo occuparmi delle cose del Padre mio ?”(Luca 48-50).

 

            Ecco è comparso Giuseppe… Tua madre ed io eravamo in ansia… Ecco la preoccupazione dei Padri… prima vedono il dolore delle madri e poi il loro. Come ha fatto mio marito…. La sera in cui venne annunciato l’incidente di Andrea andò solo…. poi il primo pensiero fu per me… “Andrea vado dalla mamma, proteggila!” Un San Giuseppe per la nostra famiglia. Questo giorno lo dedico a Lui: distrutto nel corpo e condannato ad una morte  lacerante… per il troppo dolore. “AUGURI papà di Andrea! AUGURI e GRAZIE per quanto hai fatto per tuo Figlio, per i tuoi figli e anche per me….”

            Allora torniamo a quanto i nostri Ragazzi ci dicono; anch’essi si stanno occupando delle cose del Padre ed hanno bisogno di noi per aiutarli nel loro compito. Dagli innumerevoli messaggi pervenuti a tante Mamme, sappiamo che essi si occupano dei bambini non nati, dei piccoli mancati prematuramente, di altri ragazzi come Loro. Raccogliamo dunque l’invito di Gesù: “Diventare” piccoli e “accogliere” i piccoli: sono questi due aspetti di un unico insegnamento che il Signore rinnova ai suoi discepoli in questo nostro tempo. Solo chi si fa “piccolo” è in grado di accogliere con amore i fratelli più “piccoli”.

Penso con grata ammirazione a coloro che si prendono cura della formazione dell’infanzia in difficoltà e alleviano le sofferenze dei bambini e dei loro familiari causate dai conflitti e dalla violenza, dalla mancanza di cibo e di acqua, dall’emigrazione forzata e da tante forme di ingiustizia esistenti nel mondo.

Accanto a tanta generosità si deve però registrare anche l’egoismo di quanti non “accolgono” i bambini. Ci sono minori che sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti: abusi sessuali, avviamento alla prostituzione, coinvolgimento nello spaccio e nell’uso della droga; bambini obbligati a lavorare o arruolati per combattere; innocenti segnati per sempre dalla disgregazione familiare; piccoli travolti dal turpe traffico di organi e di persone. E che dire della tragedia dell’AIDS con conseguenze devastanti in Africa? Si parla ormai di milioni di persone colpite da questo flagello, e di queste tantissime sono state contagiate sin dalla nascita. L’umanità non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante!

Durante la Quaresima ci prepariamo a rivivere il Mistero pasquale, che illumina di speranza l’intera nostra esistenza, anche nei suoi aspetti più complessi e dolorosi. La Settimana Santa ci riproporrà questo mistero di salvezza attraverso i suggestivi riti del Triduo pasquale.

Con la semplicità tipica dei bambini noi ci rivolgiamo a Dio chiamandolo, come Gesù ci ha insegnato, “Abba”, Padre, nella preghiera del “Padre nostro”.

Padre nostro! Ripetiamo frequentemente, nel corso della Quaresima, questa preghiera, ripetiamola con intimo trasporto. Chiamando Dio “Padre nostro”, avvertiremo di essere suoi figli e ci sentiremo fratelli tra di noi. Ci sarà in tal modo più facile aprire il cuore ai piccoli, secondo l’invito di Gesù: “Chi accoglie anche solo uno di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5).

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Edda CattaniS. Giuseppe, padre dei bambini

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  • Peter Versac - 20 marzo 2011 reply

    Mutilate nella parte più profonda del cuore, senza certezze, a volte senza un goccio d’acqua a umettare le labbra lungo la prova del deserto. Eppure ciò che adesso manca precede ogni sogno di bellezza e d’armonia, ha il colore dei vostri occhi, il vostro stesso sorriso. E’ immerso nel segreto più oscuro delle zolle di terra, nei bagliori più luminosi che può donare il cielo. Lavora con voi, in voi, per voi, spargendo tutt’intorno ai profumi di fiori, petali di rose. L’uomo che ora è sopito nella Veglia Pasquale, già vive ricordi dai mille colori, esulta di gioia nella pace sconfinata dei cieli. C’è un figlio che vigila su ogni stanchezza o sbadiglio dei "piccoli": sostiene, accarezza, ricopre il freddo con tela d’oro.

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