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P. Zaccaria e i “Nuovi Angeli”

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Erano i primi anni novanta ed io e Mentore eravamo alle nostre iniziali esperienze, dopo la dipartita di Andrea avvenuta nel ’91. Era stato organizzato dal Convivio presieduto dal Prof. Filippo Liverziani, alla Domus Pacis di Roma, uno dei convegni sulla sopravvivenza rivolto ai genitori “orfani dei figli”, a cui intervennero i più significativi esponenti del Movimento della Speranza.
Fu in quella occasione, in quell’ambiente “magico” e ovattato, immerso nel verde, che si crearono legami e conoscenze che sarebbero perdurati nel tempo e avrebbero fatto consolidare lo spirito religioso e comunitario proprio dei nostri congressi. Un fraticello dell’o.f.m. sedeva sul palco vicino ad una donna, Emma Capanna, che seppi essere la mamma di Alessandra, una giovane da poco mancata, per la quale aveva scritto un libro contenente i suoi meravigliosi messaggi. La prefazione al testo era di Padre Zaccaria Bertoldo, il religioso che parlò con tanta semplicità di possibilità di contatti fra vivi e defunti, soprattutto fra madri e figli trapassati. Fu una cosa a dir poco strabiliante perché l’anziano monaco toglieva ogni dubbio che solitamente assale i genitori dopo un lutto così lacerante e, con grande convinzione, metteva “aldiqua” e “aldilà” sullo stesso piano, uniti dal filo invisibile e indissolubile dell’amore.

 


Non era un frate qualsiasi Padre Zaccaria perché sia pure dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla Sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate. Seppi allora dei molteplici incarichi, anche di segretariato con elevati prelati, che egli aveva espletato prima di ritirarsi nel Monastero di San Bernardino a Verona e questo era dimostrato anche dal fatto che numerosi confratelli venivano ad incontrarlo, con viva deferenza, ogniqualvolta egli era ospite di una delle tante associazioni che organizzano incontri congressuali.

Nacque allora fra me e lui, per bontà Sua o meglio, per grazia di Dio, una solidale amicizia che non si limitava agli appuntamenti negli annuali convegni; egli mi telefonava sovente e non si spazientiva quando, per i miei numerosi impegni, non potevo essere disponibile. Allora mi scriveva con la Sua grafia tremolante inviandomi il Suo saluto e la Sua benedizione accompagnata sempre da parole di delicata comprensione verso il mio lavoro, le mie fatiche familiari e il mio impegno con la nostra associazione. L’avevo avuto ospite, infatti, molte volte, nei nostri Seminari ad Abano Terme ed una volta, per la nostra A.C.S.S.S. ha concelebrato la Santa Messa nella Basilica del Santo di Padova.
Quello che mi ha sempre commosso e colpito è stato il Suo interessamento verso i miei modesti interventi di cui voleva la copia scritta, per poi mandarmene una Sua chiedendomi un parere.

Rimasi addolorata quando fu ricoverato al Monastero di Saccolongo, lui, così presente… in una sedia a rotelle… Il conforto mi veniva dato però quando avevo la possibilità di recarmi a fargli visita la mattina, in quanto il luogo si trova sulla strada che porta al mio territorio di lavoro. Allora ci siamo conosciuti ancor più approfonditamente, mentre lo conducevo a passeggio per i lunghi corridoi di quel silente e dolce luogo di pace. Poi sembrò guarire ed ancora partecipò, nel dicembre scorso, al nostro annuale convegno ove celebrò la S.Messa per il mio nipotino, il piccolo Simone gravemente ammalato di cui tenne stretta in mano la fotografia durante tutto il rito eucaristico. Ci lasciammo così e le Sue ferme parole mi parvero ancor più rassicuranti e convincenti del solito… forse già si preparava al grande viaggio…

Ora, ad un mese dalle esequie in cui una vasta assemblea ha reso l’estremo saluto alle Sue spoglie, desidero partecipare a tutti il Suo pensiero sui grandi temi da noi affrontati e che ho stralciato da una relazione agli atti del nostro Congresso, che Lui stesso mi ha consegnato e messa a disposizione per essere pubblicizzata.

A noi madri, così sconvolte dalla possibilità di rivedere i nostri figli solo dopo la fine dei tempi, come da sempre ci è stato insegnato egli, parlava della nostra risurrezione immediata, dopo la morte fisica:

“Il Catechismo al N.1022 dice: ”Ogni uomo o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre". E al N° 997 si dice:"Con la morte, il corpo dello uomo cade nella corruzione, mentre la sua anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riunita al suo corpo glorificato". "La risurrezione della carne, dice il N°990, significa che dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita (Rom.8,11)".
Nei Numeri 1038 e 1040 si parla del giudizio finale:"La risurrezione di tutti i morti, dei giusti e degli ingiusti, precederà il giudizio finale…che avverrà al momento del ritorno glorioso del Cristo"»cioè nella sua parusia.
Ciò significa che la sopravvivenza, cioè la vita dopo la morte coincide con la escatologia, salvo il processo di evoluzione o purificazione da ciò che ci separa dalla pienezza di vita con Dio.

 


A questa dotta esposizione escatologica aggiungeva gli approfondimenti che aveva fatto a contatto con le nostre esperienze:
Quindi possiamo convenire con il Dr.Masi (pg.8 "Rivista;.; II, 2,'95) che scrive:"La parapsicologia sopravviventistica la pensa esattamente allo stesso modo. Eravamo in qualche difficoltà quando si pensava alla risurrezione dei morti, al giudizio finale come qualcosa da venire non subito alla morte ma alla fine dei tempi. Alla fine dei tempi dovrebbe essere invece il rivestirsi della gloria finale, l'essere cioè nella pienezza di tale gloria con tutti gli altri".

Quando poi ci si addentrava nel grande tema della Comunione dei Santi che ha connotato il sorgere e l’evolversi del nostro Movimento egli dichiarava esplicitamente la posizione della Chiesa, sgombrando il campo da interpretazioni restrittive e da vuoti sbarramenti:
Chiarito, in base al Catechismo, il fatto della nostra sopravvivenza subito dopo la nostra morte, sorge allora una domanda; "rimangono il legame, l'unione nel ricordo e nell'amore,il colloquio tra noi che siamo ancora sulla terra ("i viandanti") e "loro" che sono già dall'altra parte?
La posizione della Chiesa,anche qui, e affermativa e si concretizza nel concetti di "Comunione dei Santi"e di Chiesa come totalità nei tre stadi di Chiesa vivente sulla terra, di Chiesa purgante dei defunti, e di Chiesa trionfante di quelli che si trovano nella gloria di Dio.
Tutto ciò è confermato nel Catechismo della Chiesa. A1 N° 1024 dice: "Questa comunione di vita e di amore con la SS. Trinità, con la Vergine Maria, gli Angeli e tutti i beati è chiamata «il cielo'". e al N. 1025 "Vivere in cielo è essere con Cristo. Gli eletti vivono in Lui, ma conservando la loro vera identità, il loro proprio nome". Importanti soprattutto i N.ri 1029;"Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione". Nel N. 1027:" Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo, supera ogni possibilità di comprensione e descrizione. La Scrittura ce ne parla con
immagini : vita, luce, pace,, banchetto di nozze, casa del Padre….".

E nuovamente per creare il ponte con le scienze che stiamo trattando:
La parapsicologia sopravviventistica che studia la fenomenologie di questa continuazione di rapporto e colloquio, non appare quindi su posizioni conflittuali né inconciliabili col magistero ecclesiale. Lo stesso teologo prof. Collo nel convegno di Torino ha ammesso che il colloquio o il comunicare con i propri cari in Cristo non è escluso dalla Chiesa e può aver luogo con il consenso di Dio.
Pertanto questa fenomenologie e questi "colloqui" (di cui abbiamo molte testimonianze) ci offrono alcuni concetti generali sul modo di essere di questa sopravvivenza e dell'ambiente in cui si svolge. Si parla infatti, generalmente, di un mondo di luce, di gioia, di missione per aiutare gli altri.

A questo punto non posso fare a meno di citare la denominazione che ha creato lo stesso P.Zaccaria per i nostri amati figlioli e che nei primi tempi, come più volte si era scritto, venivano chiamati “Figli di Luce”. Io stessa sapevo di un’evoluzione di questi nuovi gruppi di ragazzi mancati per incidenti o, comunque in giovanissima età, al punto da farsi riconoscere sempre come “Ragazzi”. Vediamo come ce li ha definiti P.Zaccaria:
Da ciò la denominazione da noi data specialmente ai giovani rapiti alle loro mamme,di "RAGAZZI DI LUCE" o meglio ancora, di "NUOVI ANGELI". "Essi sono, come dice stupendamente il prof. GOMERRO, nel dinamismo di Dio". (E’ un teologo che parla).
Ciò vuol dire che essi, i NUOVI ANGELI, cooperano e partecipano, o meglio, Dio li chiama a partecipare alla sua missione salvifica. Ora cos'è tutto questo (compreso il conforto che. recano alle mamme desolate) se non quella missione di aiuto a comprendere e salire verso Dio di cui s'è detto e di cui ci parlano i nostri amici di lassù? Il Card. Tonini, in una trasmissione TV, ha accolto questa idea.

 


Il coraggio di questo fraticello era grande poi quando riteneva ingiuste le critiche poste al nostro Movimento di cui egli conosceva gli sviluppi, i gruppi regionali, le associazioni ed anche i protagonisti:

E allora ci domandiamo, con quale coraggio (o spudoratezza) alcuni chiamano quelli del "Movimento della Speranza" una setta!?! Noi non siamo una setta ma viviamo l'insegnamento della Chiesa nella realtà della Comunione dei Santi, dove sono inseriti anche i nostri cari Giovani, i nostri Nuovi Angeli di luce e conforto.

Caro, dolce, tenero Padre Zaccaria, anche tu te ne sei andato e mi piace avvicinarti al grande Papa Giovanni Paolo II° perché entrambi avete amato i ragazzi, quelli che Lui chiamava “Papa Boys”! Qualcosa vi contraddistingue e vi accomuna per la presenza in entrambi di coloro che Egli ha definito “Sentinelle del mattino”. I “papa boys” sono anche i tuoi “Ragazzi di Luce” “Nuovi Angeli” che ti avranno accolto al tuo ingresso nella Terra Promessa. Questi giovani non ti hanno abbandonato mai perché tu sei stato la fiaccola delle loro madri derelitte. Padre buono ti saranno venuti incontro con in testa la cara Alessandra, la prima tua creatura di questo infinito esercito di anime benedette con i loro canti, le loro grida, il loro abbigliamento colorato e te li sarai portati appresso nel luogo dove ora vivi il tuo meritato premio dopo una vita dedita al conforto e alla Speranza.

Ad maiora! Grazie, rimani vicino a noi e aspettaci!  Arrivederci Padre Zaccaria!

 

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Edda CattaniP. Zaccaria e i “Nuovi Angeli”

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