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Notte del 5 dicembre

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         Notte del 5 dicembre

 

 

Andrea se ne andò una sera limpida di dicembre, sotto un cielo stellato, mentre gli angeli stavano preparando il Natale e noi, in famiglia, con lui, predisponevamo gli spazi per l’albero e il presepe. Non manca anno che la notte della vigilia, si verifichi qualche fatto straordinario quasi a volermi riportare nella condizione di quel vissuto. Gli stessi dolori fisici, accompagnati da un cerchio al capo… quasi una corona di spine per me… e i tanti passaggi che mi fanno ripercorrere a ritroso una sofferenza infinita cosparsa di tanta “grazia” ricevuta  Ogni anno mai è mancato, in quella notte, un segno della sua presenza. Desidero in questo Anniversario riportare ancora l’articolo scritto nel decennale: “Lassù qualcuno mi ama”.

Vorrei però fare questa aggiunta in premessa: I giorni scorsi ho accusato una paradontite che mi ha portato all’ambulatorio che sono solita frequentare. All’uscita, mentre mi tenevo con la mano la guancia dolorante mi è apparsa una visione… una monaca di altri tempi… quasi una reliquia… Il viso pallido, la veste composta con un lino bianco intorno al capo… Le ho sorriso e incosciamente mi sono avvicinata per salutarla come ci conoscessimo da sempre: “Ma chi è lei, da dove viene?” “Sono una suora di clausura del Monastero di San Daniele” “E io sono la mamma di Andrea” “Ahhh!… il giovane mancato in un incidente stradale… lo ricordiamo sempre nelle preghiere della Messa… ma non abbiamo più visto il suo papà…” “Eh… non c’é più… ha raggiunto Andrea”… Incontri strani, casuali… in un momento di dolore… ma cosa avviene per caso? Nel mio giardino ormai senza fiori resiste alle intemperie un bocciolo di rosa bianca…

Ed ora val la pena di leggere la storia che riporto…


 

 

Una storia vera per un Natale di pace.

“LASSU’  QUALCUNO  MI  AMA…E  MI  RAGGIUNGE!”

 

 

 La notte del cinque dicembre scorso si è preannunciata come gli anni precedenti. Questo era il decimo anno, da quando Andrea è  uscito di casa per non farvi ritorno. Era mezzanotte e un quarto: una splendida notte gelida e serena, mentre  lo aspettavo con la luce accesa… Questi e altri pensieri affollavano la mia mente, ancora una volta, ripercorrendo passo passo il tragitto di quei tragici ultimi istanti. Un dolore lancinante alle tempie mi martellava il cervello; tutto il mio corpo sembrava rivivere lo strazio di quelle ore. Ho raggiunto il letto di Andrea che è ancora disposto come un tempo. Ho posato la testa sul cuscino pregando Dio e lui, il mio bambino, di lasciarsi raggiungere: “Andrea, all’inizio mi davi tanti segni in questi anniversari. Credi forse che non ne abbia più bisogno?… sono debole e stanca…” Di lì a poco, un po’ assopita, ho avvertito una presenza, vicino a me, alla mia sinistra. Ho guardato senza timore ed ho visto una donna vecchia, con i capelli bianchi, dal viso dolcissimo, ma addolorato e tanto smunto. Ho cercato di parlarle ed ho osservato che stava pregando sommessamente, sottovoce, a mani giunte. Le ho detto: “Ma quanto stai soffrendo… forse sei qui perché condividi il mio dolore?”. La donna ha sorriso e lentamente ha posato il capo sulla mia spalla, quasi a voler lenire la mia lacerazione. Mi sono sentita confortata, poi mi sono alzata e, fino al mattino, girovagando per casa,  ho continuato a chiedermi chi potesse essere quella creatura. Ho pensato alla mia mamma ammalata, che abita lontano da me e mi sono ripromessa di telefonarle appena possibile. In verità, quella donna, non aveva nulla di mia madre: era magrissima e doveva avere molti anni in più.

Quando si è alzato Mentore, il mattino a buon ora, gli ho raccontato l’episodio e abbiamo deciso di recarci al monte di San Daniele, alla periferia di Abano, dove c’è un Monastero, in cui, il 5 di ogni mese, viene celebrata una messa per Andrea. Mentore va ad ogni anniversario, ma io non ero mai andata lassù. Per strada mio marito mi ripeteva che le monache conoscono Andrea, che pregano e lo ricordano nelle loro intenzioni. Era ancora buio quando abbiamo raggiunto l’eremo, ma entrati nella cappellina illuminata, ci siamo accorti che non c’era la messa prevista per le ore 7,45. La monaca sagrestana e la superiora ci hanno raggiunto subito: “Signori Cattani, come ci dispiace! Non possiamo dire la messa per Andrea. La sposteremo più tardi. Sapete, questa notte è mancata una nostra consorella (e accennava alla piccola bara appena disposta al centro della cappella). Era molto anziana e ha sofferto tanto, poverina… le diremo la messa con Andrea che lei conosceva così bene!” Come non associare a questa notizia, colei che la notte era venuta a confortarmi? “Lassù qualcuno mi ama… e mi ha raggiunto”. Il mio Andrea ha inviato alla sua mamma proprio colei che, da anni,  pregava per lui, per dirmi, subito dopo il trapasso,  che mi è vicina e mi vuole bene.

Fra pochi giorni sarà Natale e, sull’albero, metterò un lumino anche per te, dolce Madre Benedetta, e,  sono certa, che tu lo guarderai, insieme  ad Andrea, lassù dal Paradiso.

 

 

 

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