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Nel ricordo del Papà

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Pubblico questa Relazione fatta da Mentore al Convegno del CONVIVIO a Roma prima dell’aggravarsi della sua malattia. E’ un devoto omaggio al mio sposo e ad Andrea:

 Ringrazio la Presidenza che ci dà la possibilità di significare a voi, per quanto mi sarà possibile, la testimonianza e convinzione di una esperienza che riempie la nostra giornata dall’ evento che divise il corso della nostra vita, come quella di nostro figlio.

Vi parlo al plurale, ma non è un plurale “maiestatis”; questo è motivato dal fatto che la realtà degli avvenimenti ben circostanziati e riscontrabili capitano simultaneamente a me e a mia mo­glie  sia pure differenziati dallo stesso comportamento che,  quand’era presente fisicamente nostro figlio aveva con noi.

Sono il papà di Andrea – Andrea Cattani – e la mamma è qui in sala – Andrea ha nome nostro figlio, Andrea come tanti altri giovani figli per i quali sembra essere stato tessu­to con il nome, un comune disegno.

Il nostro si presenta e si fa chiamare il  “tenente…” e come non comprendere il suo giusto orgoglio per il merito conquistato , frutto di impegno , di abnegazione, di fatica che gli ha consentito di vestire onorevolmente l’uniforme militare del­l’esercito italiano e di essere nominato Capo Servizi del Presi­dio della regione Nord-Est. In onore di quella che tuttora defi­nisce, con una nota di velata tenerezza , dall’ altra dimensione, “Patria  mia” quasi a ricordo dell’ abnegazione , della generosità e del coraggio esercitati per raggiungere qui in terra il suo ideale

Andrea se n’è andato una sera limpida del dicembre ‘91 , all’ uscita dalla caserma, da trasportato  schian­tandosi contro un platano nel centro della città.

Tralasciando, per brevità, numerose mie proprie considerazioni dei primi momenti di smarrimento, si accese in noi più viva la fede racchiusa nella verità del dogma della Comunione dei Santi che ci suggerì la prima preghiera:

 

Sei passato dalla nostra casa Signore

e hai raccolto il fiore a Te gradito

Signore ti ringraziamo

di AVER LASCIATO PER VENTIDUE ANNI

il nostro Andrea alle nostre cure

e al nostro sguardo.

Aumenta in noi la fede nella sua

presenza e nella Tua volontà. A lui la tua Luce.

Premetto  che la  fede, la fiducia, la speranza e la volontà che fra noi e nostro figlio continuasse il dialogo così come era avvenuto nei ventidue anni trascorsi insieme, è stata la prima ancora cui ci siamo aggrappati fin dal primo momento con la voluta certezza che ciò avvenisse come dono di Dio per quella poca fede che avevamo sempre coltivato,  credendo nella promessa di Dio e nella Verità della Sua Rivelazione.

 

 

 

Ebbene , Andrea  dopo pochi giorni dalla sua partenza ci inviava segni di luce tali da non coltivare alcun dubbio sulla sua presenza:

L’allarme della sua macchina ferma in garage,disinserito, che si accendeva; era una tromba che suonava davanti alla finestra della sua camera per salutare gli amici venuti a trovar­ci, era il sovrapporsi della sua immagine sullo schermo televisivo che si è più volte ripetuta,inviando a suo padre un messaggio ” “Vuoi capire che sarò tuo amico per sempre”!.L’accendersi improvvi­so del suo stereo  e del televisore,su un programma mai guardato. Ed altri che  conserviamo gelosamente nel nostro animo. Dopo questi segni  – materiali – è continuato il colloquio diretto dove Andrea si manifesta  con tutte le sue peculiari doti di carattere,il suo modo di fare,di esprimersi,le particolari attenzioni per le persone a lui care.

 

Fu a Baveno nel ’92 che si presentò come “tenente” a Laura Paradiso chiedendo della sua mamma .

Eravamo andati ,esortati da nostra figlia Alessandra,col nostro peso di dolore  e inconsapevoli di tutto: non ci eravamo mai interessati ,per dirlo in parole correnti  del paranormale e delle sue manifestazioni ,d’altra parte  “ignoti nulla cupido”!

 

Ritornati a casa,come lui ci aveva comandato “andate a casa alla fonte berrete” lasciandoci con tanto di “saluto” (così diceva rientrando in casa,ogni sera, dal lavoro in caserma) mentre la mamma riceveva con la scrittura automatica i primi

messaggi di conforto e di certezza che colui che faceva muovere la penna appoggiata alla mano sinistra era Andrea:

 

“sono vivo, vivo, vivo

Andrea ,angelo di luce”

 

e altri messaggi di riconoscimento della sua presenza  reale e circostanziata da riferimenti vissuti dalla sua persona

il  papà riceve -su nastro magnetico,la prima ……rivelazione:

 

“il tuo bambino   SONO”

 

E’ indescrivibile la forza di questo sono – il sum  latino ch’è significato di esistenza(esistenza);ricordiamo le parole di Colui che disse “Ego sum qui sum:Io sono colui che E'” Si presentò con la sua carta d’identità: già ventiduenne,ogni qual volta gli si prospettavano le nostre difficoltà alle sue richieste, mi convin­ceva col dirmi: “non fai questo per il tuo bambino?”

Dopo questo,i messaggi sono tanti che per raccoglierli non basterebbe un volume di mille pagine.

Sono lì incisi in nastri magnetici, più o meno, ma tutti intelligi­bili,a testimoniare una realtà che trascende l’ansia della nostra volontà di conoscere,di comprendere il mistero di luce e di gioia che lo avvolge e che tenta di trasmettere a noi.

Alla mia domanda esplicita di quanto felice, la risposta è categorica  e immediata: “TANTO EELICE”.

E poi si ripetono con insistenza  i messaggi della sua presenza “Sono con voi.. …più di prima……. più vicino di prima!”

Poi seguono i messaggi d’invito:


Alla fortezza: Papà coraggiofatti coraggio!

                          se tu sapessi con chi sono….non piangeresti!

 Alla sopravvivenza: E insistente il ripetere   “Vivo… sono vivo...

                ..io parlo con quelli che mi credono vivo

                      Vedo la luce, .anche quando c’è buio!

 

La sera del suo primo anniversario,mentre si commentavano in casa le parole del Sacerdote alla messa del mattino,celebrata nel Duomo dei Militari in Padova,sono state registrate chiaramente queste parole: “Si dice di Andrea che è tornato sulla terra… stamattina”

Mi assillava il pensiero che il nostro Andrea,a causa della sua improv­visa  dipartita non avesse avuto tempo e modo di chiedere a Dio perdono se in qualcosa avesse a Lui dispiaciuto e feci una particolare richiesta a Cristo.

Ero in chiesa alla SS.Messa domenicale. Al momento della Comunione mi alzai dal banco e accesi il registratore che uscendo di casa mi ero posto nella tasca interna della giacca. Tornato a casa ascoltai la registrazione: sovrapposte alle parole del parroco si ascoltano queste:

 

” Mi sono comunicato con te.”

E ancora: “Vi guardo attentamente negli occhi quando pregate!

“Nella patria ove verrai io sono RE”

Non posso nascondere la nostra sorpresa quando, presenti al conve­gno di Riccione nel 1993, la sorella del medium Roberto Setti,in una tavola rotonda,uscì “ex abrupto” con questa dichiarazione: di là loro si chiamano  “re” ;  una verifica incrociata?…..

E in seguito il presentarsi di diverse altre Entità tra le quali una che si qualifica Arno; poi mi chiamano per nome dandomi perfino del  ‘Signor’

 

“Perdonare , Signor Cattani, perdonare  (per ) fare la Comunione e rispondono alla domanda che da sempre è sulle nostre labbra :Dove sei Andrea?

“Andrea è benedetto

“Andrea ormai è qua”

A questo punto lasciateci credere non solo alla sopravvivenza ma alla vita eterna nella vera casa del padre quale tutta la Rivelazione annuncia e Cristo ci promette…….

e di lasciare alle sofisticate ipotesi degli studiosi il problema della “grande reincarnazione“, come alle sottigliezze dei filosofi

la “piccolareincarnazione riservata ai residui psichici. Nostro figlio Andrea ormai è “là“.

E ci sia lecito usare due termini latini: L ‘ accidens di nostro figlio è qua,in una tomba,ancora alle nostre cure e affetto umano, ma la  “substantia” l'”essere”, la “persona” è là con tutte le sue prerogative proprie  della persona nel suo totale significato filosofico-scientifico. E là operante un’ulteriore opera di perfe­zione,in cammino costante verso la beatifica visione di Dio.

“Andrea vola come aquila”…..

sempre nel primo nastro rovesciato dove troviamo conferma inconte­stabile di una misteriosa telefonata ricevuta da chi vi parla alla presenza di altre persone il 6 Genn.93 ; telefonata durata circa una decina di minuti,quasi tutti passati a contestare che non riuscivo a riconoscere la persona che al miopronto” afferma di essere “la Jolanda”… (mia sorella deceduta nel 1932 a 12 anni (spiegazione a voce).

II 27 Genn. 93 ,facciamo la prima esperienza del nastro rovesciato e l’entità Arno si premura di confermarmi: La Jolanda ti consola per telefono,la Jolanda prepara un secondo colloquio” …”buona giornata“…(secondo colloquio?)

Fatti tutti gli accertamenti e riscontri possibili non ci resta che convincerci della veridicità di questa transcomunicazione da parte di mia sorella giunta a noi come conferma (senz’altro voluta da nostro figlio ) della Sopravvivenza e dei messaggi:si istae et isti….cur  non ego?”

In attento esame di tutta la messaggistica proveniente da nostro figlio avvertiamo  una costante evoluzione di contenuti nei suoi colloqui con noi.

E’ vero molti messaggipur in sé chiari e bene intelleggibili, rivelano una esistenza di vita  incomprensibile da parte nostra ,ma di una realtà  che non si configura in pure creazioni mentali,mentre rispondono a concetti concreti quali si riscontrano nel complesso di tutta la rivelazione divina.

Quante volte riflettiamo  sul significato di alcuni di questi messaggi ricevuti sia dal papà che dalla mamma e poi dobbiamo convincerci di quello che ci consiglia un’Entità nel quarto nastro rovesciato:….”la strada è in salita: forza alla fede!”

 

Abbiamo cercato sfogliando avanti e indietro- la lette­ratura scientifica per trovare il perché, il come ci fosse data questa comunicazione trascendentale. Ma non abbiamo trovato nella scienza e nelle sue meravigliose conquiste,che ipotesi,probabi1ià,quando non addirittura fantasiose creazioni della ragione umana pur di non ammettere l’ambito del mistero che l’Economia Divina ha posto non a pezza giustificativa di questa nostra intelligenza, ma quale faro luminoso a guida di un retto cammino r a z i o n a 1 e VERSO LA LUCE INFINITA.

        Togliamo alla ragione l’ambito del mistero e troveremo le più stravaganti deviazioni.

E’ la fede nel mistero cosmico che ci assicura giungano a noi messaggi di nostro figlio Andrea non la credenza nel contenitore cosmico o nei residui psichici vaganti nell’universo; ancora nessuna intelligenza umana sa dirci il tutto della sua grandezza, della sua profondità e della sua entità.

Stavamo dibattendoci in questi interrogativi quando il nostro Andrea ci disse:

“Al di sopra della legge degli uomini vi ho convinto” E il fatto che questa comunione o comunicazione fra le due dimensioni (per usare termini correnti) terrestre e celeste la si riscontri da sempre e presso tutte le genti di ogni epoca, di ogni popolo e di ogni cultura ci conferma la sua origine trascendentale poiché in tutti troviamo il filone della Rivelazione col suo principio essenziale alla salvezza: Quod Deus est et remunerator sit: Che Dio esiste ed è rimuneratore”.

Nell‘evolversi della nostra testimonianza di comunione con il nostro Andrea riscontriamo una calda, appassionata parteci­pazione alla nostra vita: Sono con voi più di prima -ci ha assicurato- e lo manifesta nelle circostanze più particolari sia verso la mamma che il papà, come verso le sorelle: II giorno del mio compleanno:Papà tanti auguri!”

Vedo tutto quello che fai …Tra fuori il pane!

Via radio:  Ti mando un bacio,sei contento?

Verso la mamma è di  una tenerezza infinita: Mamma, mammina mia… riposati… non ti affaticare! Sono qui con te!

Il tempo  non è che lenisca,anche se accettato con fiducia nella Divina Provvidenza,il dolore dovuto alla sua mancanza fisica fra noi,lo portiamo con noi,ci segue come la nostra ombra. Nel terzo nastro rovesciato l’entità comunicante ce lo assicura amare cordis” che noi interpretiamo : “con l’amarezza del cuore” camminerete verso la patria celeste.

Ammiriamo quei genitori che, come abbiamo avuto modo di sentire in questi convegni, hanno raggiunto la gioia interiore; noi questo stato di grazia non l’abbiamo ancora conquistato e pensiamo, come penso, che in me il dolore cesserà il giorno in cui rivedrò il mio Andrea venirmi incontro e dirmi “papà vieni con me!”

                                       

                                                    Mentore Cattani

Grazie

 

 

 

Edda CattaniNel ricordo del Papà
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Notte del 5 dicembre

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         Notte del 5 dicembre

 

 

Andrea se ne andò una sera limpida di dicembre, sotto un cielo stellato, mentre gli angeli stavano preparando il Natale e noi, in famiglia, con lui, predisponevamo gli spazi per l’albero e il presepe. Non manca anno che la notte della vigilia, si verifichi qualche fatto straordinario quasi a volermi riportare nella condizione di quel vissuto. Gli stessi dolori fisici, accompagnati da un cerchio al capo… quasi una corona di spine per me… e i tanti passaggi che mi fanno ripercorrere a ritroso una sofferenza infinita cosparsa di tanta “grazia” ricevuta  Ogni anno mai è mancato, in quella notte, un segno della sua presenza. Desidero in questo Anniversario riportare ancora l’articolo scritto nel decennale: “Lassù qualcuno mi ama”.

Vorrei però fare questa aggiunta in premessa: I giorni scorsi ho accusato una paradontite che mi ha portato all’ambulatorio che sono solita frequentare. All’uscita, mentre mi tenevo con la mano la guancia dolorante mi è apparsa una visione… una monaca di altri tempi… quasi una reliquia… Il viso pallido, la veste composta con un lino bianco intorno al capo… Le ho sorriso e incosciamente mi sono avvicinata per salutarla come ci conoscessimo da sempre: “Ma chi è lei, da dove viene?” “Sono una suora di clausura del Monastero di San Daniele” “E io sono la mamma di Andrea” “Ahhh!… il giovane mancato in un incidente stradale… lo ricordiamo sempre nelle preghiere della Messa… ma non abbiamo più visto il suo papà…” “Eh… non c’é più… ha raggiunto Andrea”… Incontri strani, casuali… in un momento di dolore… ma cosa avviene per caso? Nel mio giardino ormai senza fiori resiste alle intemperie un bocciolo di rosa bianca…

Ed ora val la pena di leggere la storia che riporto…


 

 

Una storia vera per un Natale di pace.

“LASSU’  QUALCUNO  MI  AMA…E  MI  RAGGIUNGE!”

 

 

 La notte del cinque dicembre scorso si è preannunciata come gli anni precedenti. Questo era il decimo anno, da quando Andrea è  uscito di casa per non farvi ritorno. Era mezzanotte e un quarto: una splendida notte gelida e serena, mentre  lo aspettavo con la luce accesa… Questi e altri pensieri affollavano la mia mente, ancora una volta, ripercorrendo passo passo il tragitto di quei tragici ultimi istanti. Un dolore lancinante alle tempie mi martellava il cervello; tutto il mio corpo sembrava rivivere lo strazio di quelle ore. Ho raggiunto il letto di Andrea che è ancora disposto come un tempo. Ho posato la testa sul cuscino pregando Dio e lui, il mio bambino, di lasciarsi raggiungere: “Andrea, all’inizio mi davi tanti segni in questi anniversari. Credi forse che non ne abbia più bisogno?… sono debole e stanca…” Di lì a poco, un po’ assopita, ho avvertito una presenza, vicino a me, alla mia sinistra. Ho guardato senza timore ed ho visto una donna vecchia, con i capelli bianchi, dal viso dolcissimo, ma addolorato e tanto smunto. Ho cercato di parlarle ed ho osservato che stava pregando sommessamente, sottovoce, a mani giunte. Le ho detto: “Ma quanto stai soffrendo… forse sei qui perché condividi il mio dolore?”. La donna ha sorriso e lentamente ha posato il capo sulla mia spalla, quasi a voler lenire la mia lacerazione. Mi sono sentita confortata, poi mi sono alzata e, fino al mattino, girovagando per casa,  ho continuato a chiedermi chi potesse essere quella creatura. Ho pensato alla mia mamma ammalata, che abita lontano da me e mi sono ripromessa di telefonarle appena possibile. In verità, quella donna, non aveva nulla di mia madre: era magrissima e doveva avere molti anni in più.

Quando si è alzato Mentore, il mattino a buon ora, gli ho raccontato l’episodio e abbiamo deciso di recarci al monte di San Daniele, alla periferia di Abano, dove c’è un Monastero, in cui, il 5 di ogni mese, viene celebrata una messa per Andrea. Mentore va ad ogni anniversario, ma io non ero mai andata lassù. Per strada mio marito mi ripeteva che le monache conoscono Andrea, che pregano e lo ricordano nelle loro intenzioni. Era ancora buio quando abbiamo raggiunto l’eremo, ma entrati nella cappellina illuminata, ci siamo accorti che non c’era la messa prevista per le ore 7,45. La monaca sagrestana e la superiora ci hanno raggiunto subito: “Signori Cattani, come ci dispiace! Non possiamo dire la messa per Andrea. La sposteremo più tardi. Sapete, questa notte è mancata una nostra consorella (e accennava alla piccola bara appena disposta al centro della cappella). Era molto anziana e ha sofferto tanto, poverina… le diremo la messa con Andrea che lei conosceva così bene!” Come non associare a questa notizia, colei che la notte era venuta a confortarmi? “Lassù qualcuno mi ama… e mi ha raggiunto”. Il mio Andrea ha inviato alla sua mamma proprio colei che, da anni,  pregava per lui, per dirmi, subito dopo il trapasso,  che mi è vicina e mi vuole bene.

Fra pochi giorni sarà Natale e, sull’albero, metterò un lumino anche per te, dolce Madre Benedetta, e,  sono certa, che tu lo guarderai, insieme  ad Andrea, lassù dal Paradiso.

 

 

 

Edda CattaniNotte del 5 dicembre
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