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Papa Benedetto XVI a Torino

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“Nel regno della morte è risuonata la voce di Dio”

 

 

 

Di fronte alla Sindone, nell'oscurità del duomo di Torino, papa Benedetto XVI ha confessato di essere diventato, con il passare degli anni, ancor più sensibile al "messaggio di questa straordinaria icona", simbolo del Sabato santo, del "nascondimento di Dio", ma anche prefigurazione della sua resurrezione. Ratzinger ha spiegato come tutti abbiano sentito la sensazione "spaventosa di abbandono" della morte. "Gesù Cristo – ha detto – rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine umana per guidare anche noi a oltrepassarla con Lui".

"Questo – ha osservato il papa in un commovente discorso – è per me un momento molto atteso. In un'altra occasione mi sono trovato davanti alla Sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la chiesa, anzi, tutta l'umanità". "Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare – ha proseguito – anche noi ad oltrepassarla con Lui". "Tutti – ha constatato il papa – abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare". "Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato santo: nel regno della morte – ha detto – è risuonata la voce di Dio". "E' successo – ha continuato – l'impensabile: che cioè l'amore è penetrato negli 'inferi'; anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta, noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori".

La Sindone, simbolo del Sabato Santo, del "nascondimento di Dio", di una "terra di nessuno", è un'icona che interpella, in tutta la sua attualità, l'umanità oscurata dalle guerre, dalle violenze, e in particolare dagli orrori del secolo scorso. E' quanto ha detto Benedetto XVI, in una riflessione pronunciata oggi davanti al Sacro Telo, esposto nel Duomo di Torino.

"Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo avere attraversato il secolo scorso, l'umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del sabato santo", ha spiegato il pontefice. "Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell'uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più". Benedetto XVI ha citato la famosa frase di Nietzsche, in cui il filosofo affermava: "Dio è morto. E noi lo abbiamo ucciso". Ratzinger ha osservato come questa espressione, a ben vedere, sia "presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana". "Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore – ha sottolineato – un sabato santo: l'oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità". "Tuttavia – ha aggiunto – la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazareth, ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza".

 

 

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Edda CattaniIl Papa a Torino

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