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Spontaneità e tenerezza

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Spontaneità e tenerezza

ANCHE QUI E' NATALE!

 

La visita di papa Francesco all'ospedale pediatrico Bambino Gesù – l'"ospedale del Papa" lo chiamano a Roma essendo dal 1924 di proprietà della Santa Sede – è stata un'immersione in una delle esperienze più toccanti, la… sofferenza dei bambini, per portare in vista del Natale un segno di speranza, di conforto, di incoraggiamento. Quasi tre ore nei reparti a contatto con i piccoli pazienti e i familiari, preferendo non avere nessun altro intorno a sé, dispensando ai bambini ricoverati, uno ad uno, baci, carezze, gesti di tenerezza.

 

 

 

Fin dalle sue prime espressioni, la cerimonia d’insediamento di papa Francesco conferma che i suoi gesti e le sue parole non erano casuali ma ben meditate: presentandosi come semplice vescovo di Roma e spogliandosi di ogni esteriorità regale, Jorge Mario Bergoglio persegue il disegno ecumenico della riunione con tutte le chiese che mal sopportano una pratica gerarchica del ministero petrino.

 

Ma anche questa mattina da un’intervista al responsabile a Roma della Chiesa ebraica, sono giunte malcelate critiche al rito cattolico in cui si prega per “redimere” coloro che non sono convinti della venuta messianica. Diceva pertanto il rabbino che nessuno di loro chiede di essere “redento” in quanto la loro convinzione non li porta all’accettazione che Gesù Cristo sia il Figlio di Jahvè perciò che qualcuno sia morto e risorto per noi dopo l’ignominia della croce.

 

Ciò nonostante il Papa argentino si presenta con l’umiltà del “servizio” e non potendo che avvalersi di quanto gliene viene come eredità da una Chiesa che è stata più separatista che conciliare chiama tutti, indistintamente “fratelli e sorelle” salutandoli con un familiare “buonasera”!

 

E’ partito dal giorno dell’investitura  con l’assumere il nome di Francesco, il beato della povertà e della vita praticata in “perfetta letizia” ed ha continuato richiamando la  figura di San Giuseppe con la missione che Dio gli ha affidato, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; una custodia che ha voluto definire come estesa alla Chiesa tutta.

 

Ha poi ripetuto: “Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende.”

 

“Giuseppe è “custode” perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge…”

 

 

Da queste parole in premessa,  ciò che più ha colpito di questo uomo venuto “dall’altra parte del mondo” è la semplicità con cui si pone nei riguardi dell’altro, di coloro che ci hanno insegnato a chiamare “prossimo” e che lui definisce “tutto il popolo di Dio” con il richiamo ad   accogliere  “con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nei giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!”.

 

Solo chi “serve con amore” può custodire!

 

E noi serviamo con amore?… perché se “servizio” e “amore”  sono legate a doppia mandata come la buccia al frutto c’è da chiedersi quanto ne abbiamo capito noi.

 

E’ bello, addirittura commovente, vedere un uomo che scende dalla “papa mobile” e si avvicina al bambino, al tetraplegico per abbracciarlo. Noi stessi abbiamo imparato a salutarci con un abbraccio … La nuova cultura laica del “benessere” invita ad avere rapporti tangibili nelle manifestazioni affettive.

 

Io fui turbata anni fa, quando ad un convegno il relatore chiese ai presenti: “prima di iniziare  voglio dire a tutti “abbracciatevi”… Mi guardai intorno, pensando a chi avrei dovuto rivolgermi … ad una donna che mi stava vicina con il fazzoletto in mano, al ragazzo davanti a me, al signore attempato dal cipiglio severo … Eh sì, perché noi vorremmo sceglierci chi abbracciare.

 

Sembra facile dire “ti voglio bene” e poi girare le spalle perché “sono stanco e non mi torna comodo e poi mi hai spossato con tutte le tue lamentele …” Sembra facile scegliere chi amare …  come e quando e chi … amare.

 

In questo periodo della modernità sembra veramente che più che la civiltà ci sia spazio per l’inciviltà, in quanto spesso quando si ama si è possessivi, si tiene conto dell’oggetto, non della persona e poi quando non la si vuole più la si sopprime… Mai, come in questi giorni si era parlato di omicidi sulle donne e ne è stato coniato un termine: “femminicidio”, mentre i delitti della storia sulle donne (v. Edordo VIII e Anna Bolena) rimangono documenti attestanti l’orrore di una eliminazione non dovuta, di un amore malato.

 

Alla base di tutto (e ne abbiamo parlato varie volte) c’è un profondo egoismo, il tenere conto solo di quando l’amore ci fa stare bene: io ti prendo per quanto mi dai  e sta a me decidere per quanto tempo.

 

Si dice che l'amore vero è quello altruista, disinteressato, che desidera solo il bene dell'altro; ma esiste davvero un amore del genere?

 

Se siamo sinceri riguardo a noi stessi e ai nostri sentimenti e osserviamo il comportamento altrui, le cose di solito stanno diversamente. Certo che vogliamo il bene dell'altro, ma deve essere un bene condiviso con noi.

 

Quale complessità negli equilibri umani! E una volta che ci si è appropriati degli affetti, rimaniamo distrutti perdendoli…

 

 

Vivo quotidianamente l’esperienza delle Mamme di FB e rimango costernata nel riscontrare, a volte, che il dolore si muta in aspra disamina dell’abbandono, quasi che ciascuno di noi fosse padrone della vita e della morte.

“Perché mi hai lasciato? Sapevi in quale stato mi sarei trovata!” Il credere nella sopravvivenza non fa venire meno il teorema del possesso: io avevo diritto di averti per tutta la vita!

 

Il timore di essere abbandonati appartiene a ognuno di noi. La persona che sa convivere con questo timore riesce a gestirlo e a non farsi influenzare nell’ambito della sua vita relazionale. Ma per molti questa paura non è facile da condurre: alcune persone sono affette in modo patologico dalla sindrome dell’abbandono che condiziona gravemente  la loro vita affettiva.

 

L’uomo nasce solo, già quando si sviluppa in grembo alla madre, coltiva dentro a sé quel desiderio di espandersi, di venir fuori, e tende la mano al mondo per essere condotto… Cosa fa meglio allora se si nasce già con questa dipendenza dall’altro?

 

L’amore vero ritorna quello del Vangelo: “Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri”. (Luca 12,1-7)

 

“Amare non significa solo dedicarsi interamente, con una generosità completa, né consacrarsi corpo ed anima senza condizioni ad attività in favore del prossimo, ma, prima di tutto, fare opera di intelligenza, chiedendoci con amore e con un sentimento profondo di rispetto degli uomini nostri fratelli, qual è il miglior bene che noi possiamo offrire loro, non solo, certamente nella prospettiva temporale ma in quella del destino spirituale.” (René Voillaume)

 

A questo dà risposta l’abbraccio di Papa Francesco che richiama alla tenerezza fraterna, quella che fa dimenticare chi io sia, quanto ti abbia dato o ti stia dando ma si dona nell’assoluta dedizione incondizionata all’altro per dargli solo amore senza nulla chiedere.

 

Questa posizione richiede sacrificio, pone domande alla nostra coscienza e ci fa esprimere con semplicità ed umiltà nei riguardi degli altri, fa sentire pieno l’amore di un Padre che nulla chiede se non di essere amato.

 

Un cammino nuovo per l’uomo e per la Chiesa. Ammanicati ad orpelli ed apparati di ogni genere siamo più inclini ad andarcele a cercare le difficoltà che a vedere le cose con la semplicità dei fanciulli ma ce la si può fare.

 

 

Allora quando vediamo una persona sola, un ammalato, un “povero diavolo” che chiede l'elemosina ci viene da dire "abbandonato da Dio e dagli uomini". Niente di più sbagliato. Quanti di noi si sono sentiti abbandonati dalle persone, amici che non ci sono nel momento del bisogno, figli che escono di casa e non fanno più nemmeno una telefonata, mogli o mariti che si separano e fuggono dalle loro responsabilità.

Nessuno però è abbandonato da Dio, Egli, diceva Madre Teresa, ha il nostro nome scritto sul palmo della Sua mano e non si dimentica di nessuno.

 

Le madri, i padri provati da lutti gravi, i sofferenti per distacchi, i bambini dati in affidamento, i vecchi che nessuno vuole … sembrano abbandonati da tutti anche dalle istituzioni…, ma Dio non li dimentica, anche se l'uomo tende ad escluderli dalla propria vista, vorrebbe tenerli nascosti come si tiene la spazzatura rinchiusa in cucina quando viene un ospite.

 

Ma i fratelli non sono spazzatura, sono cibo per la nostra anima. Dobbiamo far sì che tutti noi, ma proprio tutti, con atteggiamento di estrema semplicità doniamo tenerezza all’altro facendo sentire che siamo lì, davanti a loro, pronti ad accoglierli, comprenderli, abbracciarli.

 

Nell´Omelia del 19 Marzo il Santo Padre ci ha invitati a non avere paura della tenerezza! Ma cosa significa il termine “Tenerezza”? Significa essere sempre vicino a chi ci sta accanto, guardarlo negli occhi con semplicità e lealtà, non significa pietà, significa amare l’altro con occhi puliti, con gli occhi dell´anima…!

 

Non si può essere teneri verso qualcuno se prima non siamo teneri con noi stessi! Solo se siamo puliti dentro allora la nostra tenerezza brillerà sugli altri come il raggio di sole che entra in una stanza buia. Tenerezza significa essere sempre pronti ad amare gli altri, significa essere fratelli, e Papa Francesco ce lo ha dimostrato!

Edda CattaniSpontaneità e tenerezza
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Concerto di Natale

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Concerto di Natale

Il 14 dicembre u.s. abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare la Corale Novantanove diretta dal Maestro Ettore Maria del Romano. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con l’Associazione Ilaria Rambaldi Onlus la cui Presidente Avv. Maria Grazia Piccinini l’ha proposta alla nostra attenzione per uno scambio di solidarietà fraterna.  Il concerto è stato molto gradito e il vasto repertorio grandemente apprezzato dal pubblico presente; soprattutto il brano “Signore delle Cime” che proponiamo in diversa edizione ha commosso fortemente tutti gli ascoltatori, già sensibilizzati dalla lettura della missiva che inseriamo:

 

 

Carissimi,

a nome dell'Associazione che rappresento, Vi dò il benvenuto e vi ringrazio di essere qui per il ns. Concerto di Natale, che quest'anno si svolge a Padova.

Un grazie particolarmente sentito, va ad Edda Cattani ed al suo staff, che hanno organizzato questo evento e che con questo loro lavoro hanno inteso aiutare la Associazione Maria Rambaldi ONLUS e ricordare Ilaria.

Vi chiederete cosa fa l'Associazione Maria Rambaldi ONLUS e come opera…

Ebbene la nostra, è un'associazione nata dopo il terremoto del 6 Aprile 2009, ed è nata per ricordare Ilaria Rambaldi, una delle vittime del terremoto d'Abruzzo e per reagire in modo costruttivo e concreto ad un dolore lacerante e distruttivo, che avrebbe portato solo alla sterilità del mio animo, che oltre ad essere Presidente di questa Associazione, sono anche e prima di tutto, la mamma di Ilaria.

 

 

L'associazione è nata da un mio desiderio, come mamma di Ilaria, e dalla considerazione cui sono giunta alcuni mesi dopo la sua partenza, che il dolore che io sentivo, e sento, così forte e cupo, potesse servire agli altri e trasformarsi in energia positiva e luminosa, per indicare una nuova via, un nuovo percorso.

E' stato così che l'Associazione è nata per dedicarsi alla diffusione della cultura della prevenzione, della difesa dell'ambiente e del rispetto del territorio e delle regole. Come ben sapete, spesso, la natura viene accusata di aver procurato danni e vittime, ma in realtà, è solo l'uomo con le sue costruzioni malfatte, col suo abusare dei fiumi, dei laghi, del terreno non consolidato, dei dirupi, a causare danni e lutti a stesso.

So che non è un discorso facile ed a molti di voi, questo discorso appare lontano ed estraneo. Lo so perché anch'io ero come voi e sentivo parlare di queste cose con lontananza e distrazione.

Invece, se le norme fossero state rispettate, se non si fosse costruito su terreno inedificabile, se i costruttori avessero costruito secondo la regola dell'arte, Ilaria sarebbe ancora qui.

Ilaria non c'è più e con lei tanti ragazzi, andati via in quel terremoto, solo di universitari se ne contano 55, perché l'avidità, la cupidigia, la stupidità, hanno creduto di avere la meglio sulla natura e sulla onestà.

Vi chiedo di aprirvi a questo discorso e di farlo da oggi, senza aspettare di pagare un prezzo, per cambiare l'atteggiamento verso la Prevenzione.

Siamo in territorio sismico, siamo tutti soggetti ad un rischio. Siamo in un territorio disastrato a livello idrogeologico a causa dell'incuria e del malaffare, dell'ignoranza e della superficialità da parte di chi ci amministra e di chi opera in materia di costruzioni e di pianificazione del territorio.

L'associazione che rappresento, vuole combattere tutto questo proponendosi la sensibilizzazione dei cittadini, verso il problema della prevenzione, per rompere un muro di indifferenza ed apatia che porta al ripetersi ossessivo e sempre uguale di lutti e tragedie , contro le quali, DOPO, non si può fare nulla, ma contro le quali si può fare tanto, fino ad abbassare o azzerare il rischio, se si opera PRIMA:

Questa è la ns. MISSION, il Ns. SCOPO e questa la BATTAGLIA che combattiamo tutti i giorni. Non è una battaglia facile, perché l'apatia e gli interessi di alcuni, sono ancora troppo forti, ma noi ci rivolgiamo alla base, a tutti i padri e le madri di famiglia, ai ragazzi, ai bambini che, crescendo porteranno in sé il seme di questo messaggio e di questa educazione.

Per Ilaria, non si può fare che questa battaglia, per voi tutti, che siete qui stasera, per i Vs. cari e per tutti coloro che noi raggiungiamo con il ns. messaggio ed anche per coloro che non riusciamo a raggiungere, noi lottiamo tutti i giorni, per cambiare l'atteggiamento e l'approccio a questo problema.

Ad esempio, noi abbiamo preso, altre popolazioni che, a differenza di noi, hanno imparato ed imparano dalle esperienze negative. Ad esempio i Giapponesi, i Neo Zelandesi, che vivono in territori molto difficili, ma che vi convivono senza correre i rischi che corriamo noi.

Aiutateci dunque a cambiare la mentalità corrente, cambiando voi stessi per primi, e sosteneteci a raggiungere questi obiettivi !

Grazie infinite per l'attenzione e la partecipazione.

Associazione Ilaria Rambaldi ONLUS   II Presidente  Avv. Maria Grazia PICCININI

 

Edda CattaniConcerto di Natale
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Scienza e Fede: Padova 2013

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Scienza e Fede: Padova 2013

 

 

 

Una giornata nebbiosa e tante persone iscritte ad un piccolo convegno per fare andare a briglie sciolte la “speranza”! Oltre vent’anni di esperienza dovrebbero essere servite per fare dell’offerta una gradevole abitudine. Ma non è così… si teme sempre di non essere all’altezza perché questi incontri non sono come quelli che solitamente vengono messi fra gli “eventi”. Qui c’è la storia di tanti dolori, di occasioni mancate, di fili spezzati … a volte di una fede smarrita. Come si fa allora a contenersi, a non farsi un esame di coscienza per dire a tutti che non c’è nulla da proporre se non qualche modesta voce per fare aprire la cassaforte del cuore, anche quando questa è chiusa a doppia mandata.

 

Non ci sono esempi da proporre, solo “condivisione” della sofferenza, perché sì so cosa essa sia, so quanto ci è stato chiesto, so quale fardello abbiamo sulle spalle, ma non per questo mi sento migliore di altri, anzi mi metto ultima fra gli “ultimi”. Una “testimone” questo sono perché se molto mi è stato tolto, altrettanto se non di più mi è stato dato.

 

Ora poi siamo diventati una ONLUS e portiamo avanti ancora una volta, la nostra beneficienza, inviata quest’anno ai bambini dell’Angola… i piccoli diabetici di Sr. Lucia delle Suore Salesie che, ogni anno viene a Padova per raccogliere anche il nostro piccolo contributo.

 

Dopo questa necessaria premessa, come non ricordare i primi grandi convegni tenuti ad Abano Terme…. Tre giorni di ricerca psichica all’insegna sempre della tematica che le raccoglie tutte SCIENZA e FEDE, grandi indirizzi che hanno sempre caratterizzato i nostri seminari di studio sulla ricerca psichica. Li promuovemmo quando ancora non c’era nulla né in Veneto né in altre parti d’Italia… vorrei dire che, con Carla Castagnini che poi è andata avanti fino a costruire il “Centro Culturale L’Albero”, siamo state le prime ad uscire allo scoperto, nate da una costola del Movimento della Speranza di Cattolica. Fu il Prof. Liverziani a sollecitarci a farlo, dicendoci che ci avrebbe aiutato ad organizzare questi eventi e mai mancò la sua presenza fino al 1998 quando compimmo l’ultima nostra esperienza, ritenendola ormai troppo gravosa da gestire. Avevamo accolto in sedi prestigiose personaggi di fama internazionale quali il fisico Senkowsky, i coniugi Harsch, la guaritrice Maggie Lebrun… ma anche grosse personalità quali Vittorio Messori, di P. Heinrich Pfeiffer ed altri…

 

Ed eccoci oggi qui, anzi, eccomi qui, dopo che Mentore mi ha lasciata sola a portare avanti questa vicenda che lui, con tanta disponibilità e amore aveva curato. Eccomi allora, accompagnata dalle figure amiche di Giuliana Vial, di Daniela, Dora, Lorella, Chiara, Nicoletta e dall’impareggiabile Luciano Fassina, a reggere questa fatica, anche per una sola giornata, in un luogo modesto, quale la sede dell’Antonianum retto dai Padri Gesuiti, e a gestire questa piccola “iniziativa” che diviene una preparazione al Santo Natale, in un clima di solidarietà e di Fede!

  

L’introduzione è dedicata alla nostra ACSSS e dopo subito una testimone dei nostri RAGAZZI : la Mamma di Marina che è venuta accompagnata dalla cara Amica Venera di Torino.

 

L’amico Franco Copes che ci ha raggiunto già dalla sera precedente, ci dona momenti di grande sensitività trasmessa agli astanti con inferenze particolari.

 

 

 

Continua il Prof. Carluccio Bonesso, figura amica conosciuta a Cattolica che parla di “scienza delle emozioni” e viene ascoltato con grande interesse.

 

Arriva l’amica di sempre, Paola Giovetti che ci propone l’ultimo Beato, proclamato da Papa Francesco: “Beato Rolando Rivi” un Santo dei nostri giorni.

 

 

 

Un’altra Mamma attende la nostra condivisione con la sua esperienza pluriennale nel Movimento della Speranza, quale “mamma dei tre”.

 

 

Infine abbiamo l’onore di chiudere con la presenza di un rappresentante autorevole della cultura padovana: il Prof. Guido Sgaravatti con “Il divino che è in noi”.

 

Tanti gli interventi, le domande, la partecipazione attiva che termina con la celebrazione eucaristica e da sempre la Mamma di Carlo che suona dolcemente l’Ave Maria di De André per commuovere tutti noi.

 

Grazie amici, grazie a tutti voi, siete stati coraggiosi a raggiungerci così numerosi in una giornata di freddo e gelo… avremmo voluto darvi ancora di più…

 

GRAZIE a tutti coloro che tanto hanno fatto tanto per la riuscita di questo evento e … a tutti, tutti i nostri Cari e a TE, ANDREA e a TE MENTORE!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniScienza e Fede: Padova 2013
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Compagni e Bambini nel Cielo

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…e nel ricordo dei nostri Cari… rivediamo

 

Grazie!

 

 

Dai "Messaggi Ispirati" di Lina de Filippo

 

Un Angelo che parla per tutti noi



Siamo tutti nell'Universo Infinito, non la separazione fisica ci ha portato a concludere un viaggio, ma di continuarlo, come Esseri di Luce, come Energie, come Amore Incondizionato dal Creato.

 

 

Tu amica abbraccia per tutti noi.
Dì loro che qui noi stiamo bene, muoviamo la consapevolezza di voi tutti, sorreggiamo voi quando siete afflitti e stanchi.
Non esuliamo la venuta con le parole, ma anche con piccole cose, le sensazioni che voi percepite. La carezza. L'abbraccio.

 

 

La Pace che tante volte mettiamo nei vostri cuori. Ancora la vita si mostrerà a voi, che venuti siete per fare esperienza. Abbiamo contentezza nel dirvi che ora noi siamo accanto a voi, se mostrasse il cielo a voi il nostro Creatore, vedreste cose infinite e meravigliose, cose che non potete neppure immaginare con la creazione della mente, è qui che noi facciamo ritorno, è qui che quando abbandoniamo il vestito di carne veniamo ad aggiungerci all'Infinito.

 

 

 

 

Come possiamo mai abbandonarvi? Mai ci allontaneremo da voi, mai i pensieri si distrarranno da voi, poiché ciò che ci unisce è l'AMORE. Con volontà di Fede, credete in noi che ancorati siamo a voi. Giungete alle certezze vostre attraversando quella sponda, che vi ricorda chi eravamo. Ora Purezza respiriamo, accettate l'aiuto che noi portiamo e disponibili saremo per aiutarvi nel passaggio per l'elevazione.
Come tutti attendete i nostri messaggi.
Anche noi attendiamo le vostre consapevolezze.
Come voi attendete i segni.
Anche noi attendiamo i vostri segni di benessere, pace e armonia.
Come voi avrete la certezza.
Allora noi voleremo nell'Infinita Tranquillità, dove possiamo gioire, cantare e ballare la vostra rinascita.

 


Amicizia portiamo verso tutti coloro che ringraziamo ci invitano a presentarci.
Anche l'esistenza di Noi è cosa certa, non abbiate dubbi, ma la consapevole certezza di una vita senza mai una fine poiché l'anima immortale è. Smuoviamo l'esistenza umana che si atrofizza, che non cedimenti abbia. Confine è l'aldilà? Quello credete!!. Ma non confine è per noi che, non essere sempre presenti nella vostra realtà. Confido in quest'energia che vi lascerà il nostro dire, che si associa a tanti di voi:
Voi tanti siete e noi tanti siamo, ma uniti per portare la voce della Pace a voi.
Abbiamo con questo finito.
Vi abbracciamo tutti e che tutti abbraccino la volontà di VIVERE, considerandoci affacciati nella vostra realtà.
Vi saluto e ringrazio la nostra portatrice di parole a diffondere il nostro pensiero.

Compagni nel Cielo

 



Bambini del Cielo

Siamo i bambini che corriamo felici , vediamo la vostra vita difficile da portare avanti dolci mamme, vediamo che a volte siete talmente distrutte dal dolore, da non riuscire a comprendere la nostra venuta a voi, intenzione nostra è manifestarvi a voi, non vedete quella manina tesa, pronta a pochi centimetri da voi…che vi vuol sollevare…portarvi su in Alto…avvolgendovi nel Mantello d'Amore che ci è in dono da una Madre Celeste.

Copriamo il vostro capo e vi regaliamo abbracci e soffi divini.

Allargate le braccia e noi entreremo nei vostri cuori, cullandoli dolcemente e con una delicatezza che solo un Angelo può dare.

Abbondano le nostre carezze nell'animo vostro, non è che separandoci da voi..ci siamo allontanati, siamo solo in una forma diversa.

 

 

Abbiamo lasciato il bozzolo e come farfalle voliamo, liberi, sopra ogni nuvola siamo.

I giardini del Cielo sono immensi.

I fiori di mille colori

Armonia regna tra gli animali del Creato, non più bestie feroci mangiano carne, ma mangiano il fieno, accanto ad ognuno di esso c'è un bambino che gioca.

Gli uccelli cantano melodie d'Amore.

I fiumi e il mare abbracciano le loro creature che ci vivono.

La Purezza e l'Armonia regna in tutti gli Elementi.

Non come voi fate che distruggete gli equilibri vitali, per poter vivere sereni e compiacere al Buon DIO, lavorate per Esso affinché nei secoli futuri, poterlo donare a nuove Energie che riscenderanno lì.

La Miriade di Stelle che vedete, non è che un piccolo frammento dell'Universo.

Non ricordi né avete, quando si giunge sulla Terra, ma la vostra Anima ricordi contiene, rivolgetevi ad Essa con Amore e Grazia ed Essa vi riporterà al ricordo di ciò che avete lasciato.

Ognuno di Voi, ha il proprio Dono, quello scrigno segreto che contiene la scintilla Divina è Lucente, è capace di fare miracoli….a voi sono state consegnate le Chiavi per aprirlo…quindi abbandonatevi è la trasformazione arriverà.

 

Mai pensate di essere abbandonati, come può un buon pastore come Dio, abbandonare le sue pecorelle, alcune sono smarrite, insicure, con passi incerti camminano, ma Lui le riporterà sane e salve all'ovile.

L'Amore è una realtà che conoscete tutti, pensate che questo Amore è lo stesso vestito che indossate, addobbato di tutto ciò con cui avete fatto, vestite quindi la vostra Anima di Pace, di Gioia, di Armonia e passeggiate nella vostra mente, lasciando quel corpo fisico, noi bambini ben lo sappiamo fare, diventate bambini nell'anima.

Sono mille le cose che vorremmo comunicare a voi tutti, a coloro che leggeranno, speranze abbiamo affinché voi trovate la chiave e il vostro bambino interiore.

Abbracci e baci dispensiamo a tutti voi……è ora di ritornare bambini, vi salutiamo in coro. Su i Cuori è che Pace sposi l'Anima e l'Amore.

 

Edda CattaniCompagni e Bambini nel Cielo
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Pillole di Speranza

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Pillole di Speranza

 

 

 

 

Poiché Tu sei infinito, o Signore, e noi invece siamo finiti, ci dai più di quanto non possiamo desiderare. La misura dei nostri desideri non equivale mai alla misura con cui tu sai, puoi e vuoi colmarci e saziarci. 

 

Santa Caterina da Siena

 

 E’ sempre una gioia quando mi giunge l’invito di Maria, Mamma di Vera per poter partecipare agli incontri di Padre Roberto, riservati ai genitori che hanno perso giovani figli, nella Cappellina all’interno del Convento dei Frati cappuccini. Quest’oggi poi, 16 ottobre, ricorreva una circostanza particolare: la Giornata di studio organizzata nel 30° anniversario della canonizzazione di san Leopoldo Mandic, a conclusione dell’Anno della fede.

Autorità di grande spessore erano presenti nell’auditorium del complesso … dal Vescovo a studiosi che, alla luce dell’esperienza di padre Leopoldo, religioso e sacerdote, figlio di san Francesco e frate cappuccino, stavano riflettendo su quanto afferma l’Esortazione Vita consacrata: «La Chiesa ha sempre visto nella professione dei consigli evangelici una via privilegiata verso la santità …e il particolare impegno di coloro che la abbracciano.”

 

 

Argomento complesso … con i tempi che corrono … Ormai però tutti rispondono: “… ma adesso c’è Papa Francesco!”… e in effetti un grande mutamento è in atto …

Anche il nostro gruppetto, alcuni reduci da un viaggio lungo e faticoso, era in fermento … Chi tornava dalla conferenza, chi scambiava convenevoli, chi si faceva riconoscere … e Padre Roberto al Centro, con la sua grande umanità e disponibilità non si risparmiava in amorevolezza, saluti e cordialità di ogni genere  … Erano presenti per la prima volta, anche genitori di Ferrara, alcuni conoscenti del movimento della Speranza e appartenenti al nostro gruppo padovano. Si sono fatti commenti, si è parlato del senso della nostra vita, delle attese e, soprattutto, si è veramente buttato il cuore “oltre la siepe del dolore” per lasciare spazio alla “speranza”.

Il sacerdote ripete con Papa Francesco… per favore: mai con la faccia di "peperoncino in aceto", mai! …ma con la gioia che viene da Gesù.

 

Nell’istante in cui ci si accosta a quella piccolissima oasi dove rifulge un roveto ardente, con il tabernacolo al centro, si crea un’atmosfera unica e profonda che pervade l’animo inducendolo ad un interiore coinvolgimento. Le parole di Padre Roberto, la musica in sottofondo, i piedi nudi che lasciano intendere una spoliazione totale da ogni vicenda esteriore, lasciano spazio ad una esclusiva rilassatezza, ad una forma di totale abbandono, quasi ci si trovasse in una culla fra le braccia del Padre d’Amore.

E’ uno stato di Grazia, un evento peculiare, che il sacerdote introduce con la lettura di una poesia nel libro dei Chassidim, gli interpreti della Sacra Scrittura, del 1600, 1700, 1800. La raccolta è di Martin Buber, un maestro rabbino. Questa poesia è rivolta a Dio ed è intitolata "Tu":

''Dovunque io vada. Tu

dovunque io sosti. Tu

solo Tu, ancor Tu, sempre Tu

         Tu Tu  Tu       

Se mi va bene, Tu

se sono in pena, Tu

solo Tu, ancor Tu, sempre Tu

Tu, Tu, Tu

Cielo, Tu, Terra Tu

Sopra, Tu, sotto, Tu

            Dove mi giro, dovunque miro ,

solo Tu, ancor Tu, sempre Tu, Tu, Tu, Tu,".

 

Saper vivere in contatto con Lui, mettendo Lui al Centro … Vivere "per Cristo, con Cristo in Cristo…"… Che bello! "Perdersi" nel Tu …

 

Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Di questo gioisce il mio cuore,    

esulta la mia anima:

anche il mio corpo riposa al sicuro,                              

perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,

né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita

gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

 

 

Guardate questo Crocefisso, dice il celebrante … è quello che affascinò San Francesco fino ad estasiarlo… egli aveva sempre Gesù negli occhi, nelle mani…: era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra.

 

Il silenzio è inframezzato da tenui singulti, le mani si stringono in una lacerante supplica, il clima generale è di astrazione totale dalla realtà. La si potrebbe chiamare “alchimia” degli animi che si incontrano e si comprendono e insieme iniziano il cammino dello spezzare il pane.

 

Ma prima di tutto imposizione delle mani per ricevere il dono dello Spirito Santo: acqua, fuoco, vento… salvezza… E’ qualcosa che ti entra dentro, che lascia un segno indelebile e non ti lascia più! E ancora con Papa Francesco:

 

"La fede non è una cosa decorativa, ornamentale, non è decorare la vita con un po' di religione", ha detto oggi Papa Francesco. "Come si fa con la panna che decora la torta. No!"

LE LETTURE PROPOSTE DA PADRE ROBERTO

PERCHE'?

  • Senza di Lui si corre il rischio di scavare cisterne screpolate che non possono contenere acqua … Geremia 2: 12 Stupitene, o cieli; inorridite come non mai. Oracolo del Signore. 13 Perché il mio popolo ha commesso due iniquità:   essi  hanno   abbandonato   me,sorgente   di acqua   viva,   per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.

 

  • Chi non raccoglie con Lui disperde …;   chi non raccoglie con me, disperde. Luca 11,14-23 Chi rimane in Lui porta molto frutto …:Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla … (Gv 15,1-
  • C'è il rischio di dimenticarsi ….

Il RIMPROVERO che Dio ha rivolto al suo popolo è stato proprio questo: Israele sì è dimenticato del Signore, della sua Parola. I profeti non si stancavano dì dire:

  • Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Dt 4,9

12 Guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, … Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome. Dt.6,12

E' questa la situazione descritta con amarezza da Dt 32,9-18:

9 Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe è sua eredità. 10 Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitarì. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. 11 Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali, 12 II Signore lo guidò da solo, non c'era con lui alcun dio straniero. 13 Lo fece montare sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia; 14 crema di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue dì uva, che bevevi spumeggiante. 15 Giacobbe ha mangiato e si è saziato, ~ sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato – e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza. 16 Lo hanno fatto ingelosire con dei stranieri… 18 La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!

  • Geremia 2 32 Si dimentica forse una vergine dei suoi ornamenti, una sposa della sua cintura? Eppure il mio popolo mi ha dimenticato per giorni innumerevoli. 33 Come sai ben scegliere la tua via in cerca di amore!
  • E il profeta Baruc cap.4,8: 8 Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno, avete afflitto colei che vi ha nutriti, Gerusalemme.
  • EZECHIELE accusa Israele di aver dimenticato il Signore(23,35): 35 Perciò dice il Signore Dio: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze! ".
  • IL Profeta OSEA ripete la stessa accusa: (8,14): 14 Israele ha dimenticato il suo creatore, si è costruito palazzi; Giuda ha moltipllcato le sue fortezze.
  • E poi ancora nel cap.13,6: 4 Eppure io sono il Signore tuo Dio fin dal paese d'Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c'è salvatore fuori di me. 5 lo ti ho protetto nel deserto, in quell'arida terra. 6 Nel loro pascolo si sono saziati, si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato.

 

 

 

 

 

 

             

   

  

      Si coglie la "povertà", i  fallimenti … un senso di impotenza e sconforto …

 

 

 

 

 

      «Gettate la rete sul lato destro della barca e troverete» … Lui chiede fede, abbandono … a ricominciare … a gettare la propria vita sulla sua Parola … a cogliere i segni della sua presenza … (li scopre solo chi ama …): «Ho Kyrios estin! È il Signore!»

Ecco l'immagine della nostra vita feriale: questo "fare", lavorare, affaticarsi con l'impressione e la certezza del fallimento … Questo pregare e non crescere … delle mani vuote … con la propria nudità come Pietro che nella sua nudità si getta in mare …

 

Ecco, tutto è compiuto, consumato…Cristo vero Corpo e vero Sangue è dentro di noi… non ci resta che tenerlo stretto nel nostro cuore per poi spanderlo all’esterno, fra la gente, nelle nostre case e nelle comunità.

 

Concludo con quanto ho estratto dagli appunti donatami alla fine della cerimonia, da Padre Roberto:

 

 

 

 

 

 

 

     

 

UNA TESTIMONE   Madeleine Delbrel

Madeleine Delbrel 1904 -1964) è stata una mistica francese, assistente sociale e poetessa. A diciassette anni Madeleine professò un ateismo radicale e profondo, al punto da scrivere: «Dio è morto… viva la morte».

L'incontro con alcuni amici cristiani e in particolare l'ingresso nei domenicani del ragazzo che amava, l'hanno spinta a prendere in considerazione la possibilità dell'esistenza di Dio. Questo passo, fondato sulla riflessione e sulla preghiera, la condusse alla conversione, a un incontro con Dio che da quel giorno – 1924 – ha occupato tutto l'orizzonte della sua vita. La sua causa di beatificazione è stata introdotta a Roma nel 1994.

Nella mia comunità

Signore aiutami ad amare,

ad essere come il filo

di un vestito. Esso tiene insieme

i vari pezzi e nessuno lo vede se non il sarto

che ce l'ha messo.

Tu Signore mio sarto,

sarto della comunità,

rendimi capace di

essere nel mondo

servendo con umiltà,

perché se il filo si vede tutto è

riuscito male. Rendimi amore in questa

tua Chiesa, perché

è l'amore che tiene

insieme i vari pezzi.

 

La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.

Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo

viverla con una certa grandezza.

Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che

ne scocchi l'ora.

Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover

essere consumati. Come un filo di lana tagliato

dalle forbici, così dobbiamo essere separati. Come un giovane

animale che viene sgozzato, così dobbiamo essere uccisi.

La passione, noi l'attendiamo. Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

 

Vengono, invece, le pazienze.

Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno

lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria,

di ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:

sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,

è l'autobus che passa affollato,

 Il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,

   I bambini che imbrogliano tutto.                                                       

Sono gl'invitati che nostro marito porta in casa

e quell'amico che, proprio lui, non viene;

è il telefono che si scatena;

quelli che noi amiamo e non ci amano più;

è la voglia di tacere e il dover parlare,

è la voglia di parlare e la necessità di tacere;

è voler uscire quando si è chiusi

è rimanere in casa quando bisogna uscire;

è il marito al quale vorremmo appoggiarci

e che diventa il più fragile dei bambini;

è il disgusto della nostra parte quotidiana,

è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

 

Così vengono le nostro pazienze,

in ranghi serrati o in fila indiana,

e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando –

per dare la nostra vita – un'occasione che ne valga la pena.

Perché abbiamo dimenticato che come ci sono rami

che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che

i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.

Perché abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana

tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno

per giorno si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.

Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso:

ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze.

 

E in un'altra parte: trampolini per l'estasi,

II gomitolo di cotone per rammendare, la lettera da scrivere,

il bambino da alzare, il marito da rasserenare,

la porta da aprire, il microfono da staccare,

l'emicrania da sopportare:

altrettanti trampolini per l'estasi,

altrettanti ponti per passare dalla nostra povertà,

dalla nostra cattiva volontà alla riva serena dei tuo beneplacito.

 

Terminiamo  con una sua preghiera:

 

Facci vivere la vita non come una partita a scacchi dove tutto è calcolo

 non come una gara dove tutto è arduo

non come un problema da romperci la testa

 non come un debito da pagare

 

 

Ed ora si torna a casa, dove ricomincia la nostra ferialità, ma  più sereni e gioiosi… da convertiti… e non ci si converte forse, ogni giorno?

 

Grazie Padre Roberto, grazie Maria, Grazie Gesù!!!

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniPillole di Speranza
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L’aiuto degli Angeli!

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Storie personali sull’aiuto degli Angeli

Iniziamo una nuova pagina con il racconto delle nostre storie. Invitiamo ad inviarcele perché ci danno conforto e fanno bene al cuore.

Maria Grazia    mamma di Ilaria  01 luglio alle ore 16.40

 

 

Ciao Edda, come va? spero bene…Ti scrivo perché ho bisogno di raccontare a qualcuno che possa cogliere la vera essenza di quello che mi è capitato ieri.
Sono viva per miracolo…oppure per intervento certo di Ilaria.Ti racconto.
Ieri sono andata a fare una causa penale, a Pescara, dove ho finito intorno alle 18,30. Finisco e sono felicissima, perché ho avuto una vittoria strepitosa. Fuori diluvia, man mano che procedo verso Lanciano, il temporale si sposta avanti a me. Arrivo a Lanciano, le strade sono bagnate e viscide. Prendo una scorciatoia che faccio sempre per arrivare in studio. E' stretta e tortuosa, ma comoda, anche se spesso vi capitano incidenti, proprio perché tortuosa, curve chiuse, un po’ stretta… La strada era più viscida del solito, perché l'acqua aveva trasportato della fanghiglia sull'asfalto e pertanto andavo anche piano… Ad un certo punto in prossimità di una circa, la macchina se ne va per i fatti suoi…non la governavo più, una macchina veniva sull'altra carreggiata…mi sono vista già contro la macchina in questione, ma la mia auto, si è bloccata bruscamente e poi come se avesse ricevuto una spinta orizzontale, è stata spinta dentro la mia carreggiata, dove dopo un attimo di stupore, ho ricominciato a camminare, senza che nemmeno il motore si spegnesse…..
Edda credimi….non ho avuto nemmeno il tempo di aver paura, tutto si è svolto rapidamente, ma una cosa è certa, io non ho né potevo fare manovre in orizzontale che facessero fare un saltello alla macchina e la ributtassero nella carreggiata giusta….
Ieri Ilaria mi ha dato una spinta a continuare a vivere…in senso materiale stavolta… segno tangibile che il mio percorso non è finito e che quindi vuol dire che mi devo dare da fare forse anche di più di come faccio, per aiutare quelli che si rivolgono a me per chiedere aiuto….
Solo questo Edda. Volevo che lo sapessi, ti considero un po’ come una sorella e quindi ho voluto dirtelo. Ti abbraccio. Maria Grazia

 

 

 

 Le Mamme sognano…

Franca   3 luglio 2011                                       Mamma di Stefano       

  Ragazze, io ho sognato il mio Stefano il 29 settembre (la notte degli angeli)…era venuto a salutarmi, dicendomi che era con un suo amico e che anche lui era andato a salutare la sua mamma…di non piangere che non serve a niente…però mi …sembrava dispiaciuto e sentivo che aveva tanta nostalgia di noi della casa dei suoi amici…insomma la vita….però mi ha detto che hanno tantissimo lavoro e che non hanno tempo per altro…ma che stanno bene….infatti doveva scappare perché doveva andare a accogliere delle persone con il suo amico…..

Quella notte il 29 settembre 2010 dopo 3 giorni di coma per un incidente stradale è morta Giorgia Vellone..è stata un suo amoretto da ragazzino si sono conosciuti in spiaggia e poi frequentati all'università come amici per anni….chissà se… tutta la sua premura era proprio lei….ho raccontato al parroco il mio sogno e lui mi ha detto che quella è la notte degli angeli…e quel lavoro li…lo fanno solo gli angeli…..questa è l'unica che mi consola…anche se il sogno ha una forte componente umana….ci voglio credere….  

 

Le Mamme hanno le prove…

Ornella la Mamma di Niki

 

Ora vi faccio vedere una cosa ….Vi premetto che io sono una persona estremamente razionale ….lo avrete sicuramente capito…però una sera mi stavo disperando di pianti …stavo facendo l'azzeramento alla cassa del negozio e fra i singhiozzi mi scivolano di mano questi 10 euro….li raccolgo e mi si gela il sangue…la scrittura …proprio quella di Niki…guardate …perché è caduto solo questo pezzo?????

 

quando la vita si attacca

pubblicata da Lene Farinato il giorno venerdì 8 luglio 2011 alle ore 8.44
 
 
 

ci si siede sul ciglio della strada ad aspettare e la morte si accovaccia accanto a te ed inizia a pizzicarti e continua a dirti non puoi farcela, vedi, stai cadendo a pezzi… io ti ho saccheggiato, rubato,invaso e distrutto la vita ed ora questa vita ti sta stretta stretta e non ti molla..  e ieri sono andato al cimitero, e prima dall'avvocato e poi da mia madre in ospedale e sulla strada del ritorno mi sono fermato a guardare la barca perché avevo fatto un sogno la sera prima e volevo controllare.. un pullman mi sorpassa sulla statale di Como direzione menaggio mentre metto la freccia per uscire a cernobbio, mi fermo, parlo con un amico, controllo la barca salviamo una gabbianella che era rimasta ferita e guardo l'orologio.. è tardi penso, e poi spero che il pullman sia già arrivato, risalgo in macchina e parto all'altezza di laglio, una coda interminabile, suppongo che ci sia un incidente, i vigili del fuoco iniziano ad arrivare, dico a Barbara.. "meglio mangiare qualcosa e quando la strada si libera andiamo" e lei mi risponde perché non andiamo via mendrisio cosi arriviamo prima, io non so per quale motivo gli dico di no, parcheggiamo e mangiamo sono le 19.00 quando arriviamo al ristorante.. aspettiamo alcuni minuti e poi ci fanno accomodare, mangiamo ed andiamo via… arrivati al fatidico incrocio la protezione civile ci informa che una frana ha bloccato un pullman di turisti sulla strada per Brienno e che probabilmente fino all'indomani la statale sarà impraticabile, allora faccio retromarcia e mi avvio in direzione mendrisio superata la frontiera svizzera arriviamo in autostrada coda interminabile.. immaginiamo che sia dovuto al traffico dei turisti tedeschi in rientro, mi fermo alla stazione di servizio per comprare sigarette e andare in bagno e mi informano che una frana ha colpito l'autostrada per mendrisio.. arriviamo a casa alle due di notte… e mentre viaggiavo pensavo… pensavo alle parole dell'avvocato, alle parole di Barbara.. alla mia bambina… e pensavo… questa vita mi tiene stretto.. e mi chiedevo perché… come mai mi tocca vivere cosi tanto.. è stata una questione di pochi minuti eravamo dietro il pullman che è rimasto bloccato dalle due frane.. chissà forse sarei scivolato nell'acqua del lago ed avrei rivisto la mia bimba.. e poi pensavo ancora… in direzione mendrisio la frana ha sbottato tra le 18e 30 e le 19.00 chissà.. forse se avessi preso la via del ritorno senza fermarmi a mangiare per vivere sarei scivolato nell'acqua del lago di lugano per incontrare la mia bimba.. ed invece…. indenne.. ma la cosa che più mi ha lasciato basito è stato il fatto che mentre cercavo di ritornare a casa via mendrisio la macchina ha iniziato a fare i capricci.. rallentando tutte le spie si accendevano e si spegnevano, le luci della retromarcia rimanevano stranamente accese cosi quelle degli stop ed il sistema di sicurezza faceva rallentare l'auto costringendomi a fermarmi ripetutamente… ho evitato incidenti, smottamenti, frane e quant'altro.. mi è rimasto da pensare che dall'altra parte non hanno voglia di me.. almeno per oggi.. mi tocca vivere ancora e ricordare la mia bimba.. ti voglio bene il tuo papà per sempre

 

 

Le Mamme scrivono testi poetici

SOLE  DI  1° AGOSTO ….

Laura Mamma di Marian

   

 

 

Quando nel ciel spunta una stella e sulla terra sboccia un fiore…di sicuro al mondo è nata una bimba ….tra profumi e stelle vaganti ecco che cresce …una donna  che al mondo si fa forte ,orgogliosa ,coraggiosa  e se vogliamo ambiziosa ….Il suo cuor…e un mosaico ,la sua mente un mistero….Tu che ami ,piangi e non ti arrendi mai…!..Poi.. dentro di te una vita esplode …ecco l universo si mobilita di gioia….infinita… perché nel mondo l’ amore si moltiplica….Il tuo fiore…coltivato con amore Mariarita ..   Tu la nostra bambina dimenticata ..prigioniera di preconcetti ,di falsi credo.. degli insegnamenti insensati , dei pregiudizi …Ti rendiamo il più prezioso dei doni :il sorriso. L’ anima di bambina ferita trafitta da mille spine, rinchiusa nella buia stanza della nostra incomprensione …hai aperto la finestra dei sogni ….schiudendo le ali x volare nei cieli tersi di una vita migliore .Nel silenzio di un giorno qualsiasi ….irrompono sirene ,tam .tam, luci ,foto, grida , pianti ,corse ….e poi fine.       Da Angelo nostro….. insieme con gli Angeli  sulle nuvole sei volata ,così da un attimo di soffio di vita all’ attimo dopo con ali spezzate ti sei precipitata verso quella direzione che non avrà fine ,disperdendoti nell’ immenso di quel mondo celeste che ti apparterà.  Ci guarderai dal balcone stellato e come altalena la luna …appoggiata ti cullerai … Arcobaleno di luce , vestita di colori, volerai nell’ infinito….sognante come eri di solito. Io mamma tua sai che non amo le bugie ma ti amo perché tu sei vera ….. sei il nostro sole di 1° Agosto nostro ……….il tuo ricordo , nostro il tuo amore , nostro il tuo sorriso , la tua consolazione , i tuoi occhi azzurri non li dimenticheremo mai mai mai anzi li abbiamo impressi nei nostri . La mia bambolina preferita …….la mia farfalla ……….mi hai lasciato …ci hai lasciato……..la tua Libellula…..

Edda CattaniL’aiuto degli Angeli!
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Per non dargliela vinta!

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Per non dargliela vinta:

mia figlia vittima della violenza.

(Di Giovanna Ferrari)

Ogni anno a Cattolica si parla di un argomento forte di carattere sociale e si invita un rappresentante a testimoniare la propria esperienza in merito. Lo scorso anno si parlò delle “Vittime della strada” con Croce Castiglia mamma di Matteo, l’anno precedente dei “Ragazzi del terremoto d’Abruzzo” con Maria Grazia Piccinini mamma di Ilaria e quest’anno si è deciso di parlare del femminicidio. L’abbiamo fatto con Giovanna Ferrari mamma di Giulia.

 

 

L’11 febbraio 2009 Giulia veniva assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolse e lacerò il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. La madre ha scritto un libro che vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna brutalmente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara “denuncia alla violenza” operata dalla giustizia ai danni della vittima e, più in generale, della donna.a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana. a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

A Giulia Galiotto è stata dedicata la puntata del 22.10.2011 della trasmissione "Amore Criminale" di

Sul palco era presente Giovanna, madre di Giulia, in platea il marito… Davanti ad un uditorio attonito abbiamo inteso parole terribili… un racconto che nessuno di noi vorrebbe mai dovere ascoltare da persone amiche… Eppure questa piccola donna, con voce incisiva e determinazione porta avanti la sua battaglia in nome della figlia trucidata da colui a cui aveva giurato amore eterno.

 

Qualche giorno prima  si era tenuto l’ennesimo processo è stata confermata la condanna a 19 anni e 4 mesi per M.M. ma purtroppo la Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi della procura generale, che chiedeva fosse riconosciuta la premeditazione.

La mamma ha definito  «di uno squallore tremendo» quello consumatosi in Cassazione, dichiarando anche:

«Per noi si è consumata una vera e proprie discriminazione che non ha permesso di fare giustizia – ha spiegato Giovanna Ferrari, da anni in prima linea contro la violenza sulle donne – Le testimonianze, le prove e le situazioni in questo processo sono state valutate sulla base di pregiudizi e discriminazioni di genere e non abbiamo intenzione di accettarlo. Vogliamo che emerga con chiarezza cosa in questo processo ci si è rifiutati di vedere e cosa non è stato fatto o è stato fatto male. Andremo avanti, lo dobbiamo non soltanto a nostra figlia Giulia, ma a tutte le altre donne che ogni giorno subiscono violenza in una società che paga carissimo il prezzo del maschio dominante. Ora Marco Manzini potrà usufruire di sconti di pena, noi la nostra pena ce la vivremo ogni giorno fino alla morte. Non è così che si rende giustizia alle vittime e alle famiglie delle vittime. Non è così che deve essere e noi non ci rassegniamo a che sia così».

 

 

Il dramma del femminicidio irrompe nelle nostre case da qualche tempo, attraverso i mass media e proprio nel modo che meno te l’aspetti. Direi che è sorprendente i termini nei quali ci assale e ci viene proposto… Si tratta non solo dell’industriale, dello sportivo, del giornalista, diciamo della persona “perbene” ma è anche il povero diavolo che sembra non avere alcuna colpa se non quella di avere imboccato il sentiero del male… perché perfino l’amore si ammala. E allora viene da chiedersi se tutti noi viviamo una condizione nella quale quando meno te l’aspetti, ti ritrovi carnefice o vittima di un amore “malato”. Del resto chi non ha mai sofferto per amore? Ci ritroviamo ad essere circuiti da chi amore non sa dare e allora l’amore può rovesciarsi nel suo epilogo contrario, nel tragico antitetico, nella morte dell’amata, nella fine di un lungo sogno attraverso l’incubo di pochi, insanguinanti e orribili secondi.





E allora la città si risveglia incredula, i vicini si chiedono come abbia potuto essere accaduto un fatto tanto inaudito, inconcepibile… Sì, anche questo il femminicidio purtroppo contempla. Non soltanto la statistica nazionale di una donna uccisa ogni due/tre giorni, in media, da un uomo, ma anche la realtà che sono finite le isole felici. Se succede quanto è successo a Giulia, se è successo in un ambiente cosidetto “sano”, vuol dire che può succedere ovunque. Neanche la famiglia di Giovanna, gente perbene ha potuto evitare la violenza, la follia, la viltà del male.

L’11 febbraio 2009 Giulia viene assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolge e lacera il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. Questo libro, vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna barbaramente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino. È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna. Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

Edda CattaniPer non dargliela vinta!
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Sconfiggere la morte

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Sconfiggere la morte

 

(intervista ad Alberto Maggi a cura di Franco Marcoaldi

in “la Repubblica” del 27 settembre 2013)

 

Alberto Maggi ha visto la morte da vicino. Ma poiché, oltre che frate, raffinato teologo e religioso spesso accusato di “eresia”, è un uomo spiritoso, il titolo del libro che dà conto di quell’esperienza, uscito da poco per Garzanti, suona: Chi non muore si rivede. «Avevo appena ultimato un saggio sull’ultima beatitudine. La morte come pienezza di vita, ma sentivo che mancava qualcosa. Poi sono stato ricoverato d’urgenza per una dissezione dell’aorta: tre interventi devastanti, settantacinque giorni con un piede di qua e uno di là. È stato allora che ho capito cosa mi mancava: l’esperienza diretta e positiva del morire. E ho anche capito perché San Francesco la chiami sorella morte:

perché la morte non è una nemica che ti toglie la vita, ma una sorella che ti introduce a quella nuova e definitiva.

 

Nei giorni in cui ero ricoverato nel reparto di terapia intensiva, con stupore mi sono accorto che le andavo incontro con curiosità, senza paura, con il sorriso sulle labbra. Oltretutto percepivo con nettezza la presenza fisica dei miei morti, di coloro che mi avevano preceduto e ora venivano a visitarmi… Chissà perché quando qualcuno muore gli si augura l’eterno riposo, come se si trattasse di una condanna all’ergastolo. Io penso invece che chi muore continua a essere parte attiva dell’azione creatrice del Padre».

Fatto sta che oggi si persegue tutt’altro sogno, quello di una tendenziale immortalità garantita dalle biotecnologie.

«È una novità che mette in difficoltà anche la Chiesa, chiamata ad approfondire il senso del sacro.

Perché se è sacra la vita dell’uomo, anche quando si riduce alla sopravvivenza di una pura massa biologica, allora è giusto procrastinare quella vita all’infinito, utilizzando tutti gli strumenti della scienza medica. Se invece ad essere sacro è l’uomo, bisognerà garantirgli una fine dignitosa… Io non capisco questa smania di accanirsi su un vecchio, portarlo in ospedale, intervenire a tutti i costi, anche in prossimità del capolinea. Si potrà prolungare la sua esistenza ancora per un po’, ma in compenso lo si sottrae alla condivisione familiare di quel passaggio decisivo rappresentato dalla morte.

 

Quante volte mi capita di venire chiamato in ospedale per l’estremo saluto e assistere alla seguente commedia. I parenti mi implorano: la prego, non gli dica niente. Crede di avere soltanto un’ulcera.

E il morente, perfettamente consapevole del suo stato, a sua volta mi chiede di rassicurare i familiari perché non sono pronti alla sua dipartita. Quando io ero piccolo, il vero tabù era rappresentato dal sesso. Ora invece è la morte il tabù. È scomparsa qualunque dimestichezza con la pratica mortuaria, delegata alle pompe funebri, e gli annunci funebri escogitano ogni escamotage pur di non affrontare il punto: il tal dei tali si è spento, ci ha lasciati, è tornato alla casa del padre. Mai una volta che si scriva semplicemente: è morto».

Per un credente questo passaggio dovrebbe essere reso più facile dalla credenza nella

resurrezione dei morti.

 

«Io veramente credo alla resurrezione dei vivi. La resurrezione dei morti è un concetto giudaico. Ma già con i primi cristiani cambia tutto, come mostra San Paolo nelle sue lettere: “Noi che siamo già resuscitati”, “noi che sediamo nei cieli”. Gesù ci offre una vita capace di superare anche la morte.

Ecco perché i primi evangelisti usano il termine greco zoe. Mentre bios indica la vita biologica, che ha un inizio, uno sviluppo e, per quanto ci dispiaccia, un disfacimento finale, la vita interiore (zoe) ringiovanisce di giorno in giorno. Da qui le parole folli e meravigliose del Cristo: chi crede in me, non morirà mai».

E allora l’Apocalisse, il giudizio universale, la fine dei giorni?

«Gesù, polemizzando con i Sadducei, afferma che Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi. E non resuscita i morti, ma comunica ai vivi una qualità di vita che scavalca la morte stessa. Questa è la buona novella. Quando qualcuno muore e il prete dice ai parenti: un giorno il vostro caro risorgerà, questa parola non suona affatto come consolatoria, ma incrementa la disperazione. Quando risorgerà?, si chiedono. Tra un mese, un anno, un secolo? Ma alla sorella di Lazzaro, Gesù dice: io sono la resurrezione, non io sarò. E aggiunge: chi ha vissuto credendo in me, anche se muore continua a vivere. Gesù non ci ha liberati dalla paura della morte, ma dalla morte stessa».

Non è una visione del cristianesimo un po’ troppo gioiosa, consolatoria?

«Tutta questa gioia però passa attraverso la croce, non ti viene regalata dall’alto. Quando stavo male, le persone pie — che sono sempre le più pericolose — mi dicevano: offri le tue sofferenze al Signore. Io non ho offerto a lui nessuna sofferenza, semmai era lui che mi diceva: accoglimi nella tua malattia. Era lui che scendeva verso di me per aiutami a superare i miei momenti di disperazione».

 

Torniamo al nostro tema. Per un lunghissimo periodo il freno principale all’effrazione del limite era rappresentato proprio dal terrore di incorrere nel peccato di superbia, di credersi onnipotenti come Dio.

«Questo secondo l’immagine tradizionale della religione, che presuppone un Dio che punisce e castiga. Per scribi e farisei è sacra la Legge, per Gesù invece è sacro l’uomo. Per i primi il peccato era una trasgressione della Legge e un’offesa a Dio, per Gesù il peccato è ciò che offende l’uomo ».

 

Ecco che salta fuori Maggi l’eretico, che vede nella religione un ostacolo che si frappone alla vera fede.

«La religione ha inventato la paura di Dio per meglio dominare le persone e mantenere posizioni di potere acquisite. Per religione si intende tutto ciò che l’uomo fa per Dio, per fede tutto ciò che Dio fa per l’uomo. Con Gesù invece Dio è all’inizio e il traguardo finale è l’uomo. Per questo ogni volta che Gesù si trova in conflitto tra l’osservanza della legge divina e il bene dell’uomo, sceglie sempre la seconda. Al contrario dei sacerdoti. Facendo il bene dell’uomo, si è certi di fare il bene di Dio, mentre quante volte invece, pensando di fare il bene di Dio, si è fatto del male all’uomo».

 

Se non è più il terrore di commettere peccato a fare da freno alla nostra hybris, cos’altro spinge un cristiano a riconoscere la bontà del limite?

«Il tuo bene è il mio limite. La mia libertà è infinita; nessuno può limitarla, neppure il Cristo, perché quella libertà è racchiusa nello scrigno della mia coscienza. Sono io a circoscriverla. Per il tuo bene, per la tua felicità. È così che l’apparente perdita diventa guadagno. Lo dicono bene i Vangeli: si possiede soltanto quello che si dà».

Mi sbaglierò, ma è proprio la parola limite che non si attaglia al suo vocabolario.

 

«Preferisco il termine pienezza. La parola limite ha una connotazione claustrofobica. La pienezza mi invita a respirare. Ogni mattina che mi sveglio, io mi trovo di fronte all’immensità dell’amore di Dio e cerco di coglierne un frammento, per poi restituirlo al prossimo. A partire, certo, dal mio limite. San Paolo usa a riguardo una bellissima espressione: abbiamo a disposizione un tesoro inestimabile e lo conserviamo in vasi da quattro soldi. Questa è la nostra condizione: una ricchezza immensa, a fronte della nostra umana fragilità e debolezza. Che però non necessariamente è negativa. Perché sarà il mio limite a farmi comprendere anche il tuo. E di nuovo ecco la rivoluzione

di Gesù. Nell’Antico Testamento il Signore dice: siate santi come io sono santo. Gesù invece non invita alla santità, dice: siate compassionevoli come il Padre è compassionevole. La santità allontana dagli uomini comuni, la compassione invece ci unisce».

Edda CattaniSconfiggere la morte
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Alla ricerca di mia figlia

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“Mamma, la parola più bella”

(di Maria Letizia Tommasoni Mamma di Marianna)

 

 

Non sono qui per parlarvi del dolore, quello lo conoscete bene nel profondo del vostro cuore, con tutte le sue sfaccettature. Non sia mai però il dolore un muro che ci divide dagli altri ma sia piuttosto un ponte che ci faccia comprendere il valore della compassione affinché il dolore dell’altro diventi anche il nostro. Sono qui per raccontarvi il mio cammino di rinascita dal dolore che ho anche riassunto in un piccolo libro che si intitola “Mamma, la parola più bella” che era la frase che era solita dirmi mia figlia Marianna.

Il 18 agosto 2010 mia figlia Marianna, appena 18enne, non è più rientrata a casa, per lo meno non fisicamente. Quel giorno il mio cuore è stato trafitto da una spada, come i vostri. Di fronte mi sono trovata a scegliere un percorso tra due strade divergenti. Potevo lasciare che la disperazione o la rabbia per non aver protetto la mia bambina o il rancore per chi si era reso responsabile, direttamente o indirettamente, della sua morte, mi facesse avvizzire il cuore e rendesse il mio dolore sterile. Oppure potevo rendere fertile quel dolore per dilatare il mio cuore, in una maternità ampliata, come fece Maria sotto la Croce.

In un attimo avevo perso non solo mia figlia, ma anche mia madre e mia sorella, e la mia migliore amica. Avevo perso tutto. Precipitavo in un baratro senza fondo e buio. Ma quando l’uomo non può più confidare in se stesso, finalmente impara a confidare in Dio, l’Unico che può dare un senso alla vita, anche ad un evento così apparentemente senza senso. Non si possono comprendere i disegni di Dio però si possono umilmente accettare, fidandosi di Lui come bimbi che ad occhi chiusi seguirebbero fiduciosi il proprio padre anche sull’orlo di un precipizio. Dio è onnipotente, se avesse voluto so per certo che avrebbe potuto salvarla, invece ha lasciato che morisse ‘prematuramente’. Ma che cosa ne sappiamo noi di quando un’anima sia ‘matura’ per il Cielo? Solo Dio lo sa.

Ho fatto un vero e proprio atto di affidamento al Padre, Gli ho detto: “Io non so perché l’hai già richiamata a Casa però mi fido di Te. Ora però sono completamente svuotata di fronte a Te, ricolmami. Sono completamente debole, sarai Tu la mia forza. Tu non sarai solo mio Padre ma anche il mio medico ed il mio psichiatra. Tu mi consolerai per il resto dei miei giorni”.

E così, anziché rimproverarGli ciò che sembrava avermi tolto, ho cominciato a lodarLo e ringraziarLo per tutti i doni che mi aveva fatto da quando ero nata: la vita, la salute, la famiglia, ho avuto la possibilità di studiare, ho avuto due splendide figlie… Tutto è Grazia, non dimentichiamolo mai… Tutto è Grazia!

Poi ho chiamato a me i miei cari ed ho detto loro che da lì in poi mi sarei ritirata nella mia ‘chiesa’ interiore alla ricerca di Dio e di mia figlia. Pregavo incessantemente, le preghiere classiche, la coroncina della Divina Misericordia ed il Rosario, per la prima volta nella mia vita. Quando mi distraevo, ricominciavo sempre dall’inizio. Certamente ero addolorata, quella spada era sempre lì nel cuore (e sempre vi resterà) ma non ero disperata perché disperare significa non sperare mentre io speravo ancora: in Dio, in Gesù, nelle Sue promesse. Ero certa che le avrebbe mantenute! Egli mantiene sempre le Sue promesse, è il nostro migliore Amico e l’unico che non ci deluderà mai!

Però, per essere degna di un dialogo con Lui, dovevo ripartire da zero. Allora sono entrata dentro di me e mi sono fatta un severo esame di coscienza poi sono andata a riconciliarmi con Lui. Sì, non mi vergogno a dire che dopo 20 anni sono rientrata in un confessionale e quel giorno il Signore mi aspettava accanto a quel sacerdote! Era accaduto un Miracolo: io avevo donato la vita a mia figlia ma lei mi aveva donato una nuova Vita! Quel giorno ho compreso che siamo tutti ‘malati’, in maniera e gradi differenti, ma siamo tutti malati. Ma la bella notizia è che Dio ci ha posto tutti nel peccato, nella ‘malattia’, per usarci la Sua infinita Misericordia! Egli ci ama infinitamente, più di un padre e di una madre, più di quanto noi amiamo i nostri figli, i nostri cari! Ed è il Padre Misericordioso della parabola del figliol prodigo, è sempre alla finestra o alla porta ad aspettarci, non Gli basta che un nostro cenno per correrci incontro. Ma siamo noi che dobbiamo operare una ‘conversione’, un’inversione di direzione della nostra vita, e indirizzarci verso di Lui. Dio è madre, e quale madre sentendo che il figlio la chiama disperato, non fa del tutto per farsi trovare?

E così più pregavo incessantemente e più percepivo che quel fiele amaro nel profondo del mio cuore si tramutava in qualcosa di dolce e indefinibile e acquisivo una pace sovrumana ed una forza sovrumana.

In questo incessante dialogo col Signore ho compreso il significato della Comunione dei Santi. L’amore che ci lega ai nostri cari è eterno, è più forte della morte, è più forte di tutto, è un legame indissolubile. E forti di questo amore noi, in comunione con loro, possiamo fare la volontà del Padre come in Cielo, dove sono i nostri cari, come in terra dove operiamo noi. I nostri cari istillano nelle nostre menti e nei nostri cuori pensieri di Paradiso e vi piantano ammonimenti. Certamente sono scomparsi alla nostra vista ma sono ancora vivi perché ciò che Dio ha creato non può più non essere! Non si cessa di esistere solo perché si è privati del proprio involucro corporeo. Certamente hanno un nuovo linguaggio, un linguaggio ‘del cuore’. Marianna da bambina amava molto il libro ‘Il piccolo Principe’ ed era solita ripetermi la citazione ‘L’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore’. Se anche noi imparassimo a parlare e ad ascoltare col cuore, comprenderemmo come spesso l’apparenza ci inganni. Io da quel 18 agosto 2010 non ho cessato un momento di parlare con la mia Marianna. Non ne percepivo le risposte ma ero certa che fosse viva e stesse accanto a me come sempre.

Ovviamente, sono umana, anche io ho dei rimpianti, l’avrei voluta vedere diplomata, laureata, sposata e con dei figli, ma ecco, questi erano miei progetti, miei disegni. Poiché i nostri figli sono innanzitutto figli di Dio, Egli aveva un altro Progetto per lei. La vita non mantiene le sue promesse perché la vera vita è quella Eterna!

Ora attendo Marianna come quando doveva tornare da scuola o da pianoforte, l’attendo con pazienza. Rivedremo i nostri cari, dobbiamo esserne certi, e quando li riabbracceremo, non sarà trascorso che un battito di ciglia.

Dobbiamo anche sopportare la nostra sofferenza con pazienza, perché la sofferenza è amore sublimato, purificato dal dolore. Partecipiamo alla Missione redentrice di Gesù!

Quando guardo Gesù crocifisso, però, io non sento che mi dice “Guarda quanto soffro per te” piuttosto sento “Guarda quanto ti amo!”. Ecco, anche noi dobbiamo prendere la nostra croce e seguirLo, donando la nostra sofferenza con amore, per i nostri cari, per gli amici, per il prossimo, e anche per chi non ci garba… Abbracciamo la nostra croce! Sopportiamo la sofferenza col sorriso. Ogni creatura abbracciata alla croce diviene fonte di salvezza per sé e per gli altri!

Siamo anche testimoni dei nostri cari che hanno lasciato un’eredità che va raccolta, per non vanificare la loro esistenza. Marianna nel suo ultimo giorno di vita disse che aveva deciso di voler fare il medico nei luoghi dove c’era più sofferenza. Per noi familiari questo è il suo testamento. E così abbiamo raccolto in un libro i suoi dipinti ed i suoi scritti da quando aveva 9 anni fino all’età di 18 anni , in cui se n’è andata, e il ricavato delle offerte è stato devoluto a Medici senza Frontiere, sperando di assecondare così il suo desiderio. Sia sempre l’Amore il motore che ci muove. Alla fine conterà solo quanto avremo amato, Dio e Lui nei nostri cari, nel prossimo e nei nemici, e quando ci troveremo ad amare i nemici, non ci sembreranno più tali.

A Pietro, che aveva rinnegato il Signore per ben tre volte, Gesù domanda per tre volte solo una cosa: “Tu mi ami?”. Lo sta chiedendo anche a ciascuno di noi. Egli, forte dell’amore per noi, ci restituirà i nostri cari. Gesù di fronte alla vedova di Nain che aveva perso il suo unico figlio, è mosso da compassione e glielo resuscita, restituisce il figlio alla madre! E Abramo crede ciecamente nel Suo Dio tanto che non esita a consegnarGli il suo unico figlio Isacco per sacrificarlo. Ma quando Abramo, completamente abbandonato a Dio, fiducioso in Lui, dona il figlio a Dio, Dio che cosa fa? Glielo restituisce! Ecco, voglio lasciarvi con questa consolazione, con la speranza che il Signore ci restituisce i nostri cari! E nella Fede…la speranza diviene certezza!

La mia guida spirituale, una meravigliosa suora di clausura, appena scomparsa Marianna, mi ripeteva sempre: “Cerca il Regno di Dio”.

Oggi posso dirvi con fermezza: cercate il regno di Dio e siate certi che TUTTO IL RESTO vi verrà dato in aggiunta!

 

Edda CattaniAlla ricerca di mia figlia
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La realtà delle voci nella I.T.C.

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Siamo giunti in possesso di questa bella relazione che, visto l'interesse dopo Cattolica 2013, desideriamo partecipare.

 

Paolo Presi

 

RAPPORTO SPECIALE

 

LA REALTA’ DELLE VOCI OTTENUTE TRAMITE LA TRANSCOMUNICAZIONE STRUMENTALE E’ STATA DIMOSTRATA SCIENTIFICAMENTE IL 5 DICEMBRE 2004 NEL CORSO DI UNA SPERIMENTAZIONE CON  MARCELLO  BACCI A   GROSSETO – ITALIA – EUROPA

 

Anabela Cardoso*, Mario Salvatore Festa**, David Fontana*** e Paolo Presi ****

 

 

Questa relazione descrive dettagliatamente la sperimentazione fatta con Marcello Bacci nel suo laboratorio in Italia, la sera del 5 dicembre 2004 alla presenza di un gruppo di qualificati ricercatori italiani ed altri provenienti dal Portogallo e dall’Inghilterra.

 

Marcello Bacci (Bacci, 1985) è uno dei principali ricercatori nei fenomeni ITC [1], un campo in cui è stato attivo per più di 30 anni. Non è lo scopo di questa relazione esaminare l’imponente fenomenica ITC accumulata fin dalle pubblicazioni di Jürgenson, Raudive ed altri a metà del secolo XX poiché è stata documentata esaurientemente altrove (Brune, 1993 – Senkowski, 1995 – Brune e Chauvin, 1999). Per quanto detto è sufficiente affermare che l’argomento riguarda lo studio della ricezione di comunicazioni anomale, spesso in condizioni controllate, tramite apparecchiature elettroniche quali magnetofoni, radioricevitori, computers, apparecchi fax e telefoni.

 

 

 

 

Molti di coloro che operano in questo campo si sono convinti non solo della realtà di queste comunicazioni ma anche di come queste si presentano provenienti da persone defunte e pertanto costituiscono un fondato elemento a sostegno dell’ipotesi della sopravvivenza alla morte fisica.

Marcello Bacci, che nel corso della sua lunga sperimentazione ha ottenuto molte di queste comunicazioni, si è dedicato principalmente ai genitori che avevano perduto un figlio. Nondimeno egli si è preoccupato di collaborare con dei ricercatori scientifici per dimostrare l’attendibilità dei suoi risultati (ad esempio quelli de Il Laboratorio di Bologna, Italia, l’unico laboratorio in Europa dedicato totalmente a verificare ed analizzare scientificamente i presunti fenomeni paranormali). Egli è anche un tecnico radiofonico di provata esperienza e non chiede denaro per queste sperimentazioni particolari né va alla ricerca di pubblicità.

 

Nei suoi esperimenti Marcello Bacci utilizza il metodo cosiddetto delle Voci Dirette Radiofoniche (DRV)[2], in pratica il metodo con cui si cerca di ricevere delle comunicazioni anomale udibili direttamente dagli altoparlanti di una radio e, frequentemente, tali voci chiamano per nome gli astanti, rispondono alle loro domande fornendo anche lunghe ed interessanti informazioni.

 

 

A questo scopo egli preferisce usare una radio a valvole, sintonizzata su di un fruscio bianco nelle onde corte, piuttosto che una radio a transistors.

L'esperimento dettagliato in questo Rapporto si può considerare un seguito di precedenti indagini eseguite sulle voci da lui ricevute usando il già menzionato metodo delle Voci Dirette Radiofoniche.

Due di queste prime indagini, fatte sotto stretto controllo, sono di particolare rilevanza per l’esperimento che viene qui descritto.

La prima è stata fatta alla presenza del dr. ing. Carlo Trajna dove una seconda radio fu posta accanto a quella del Bacci, alimentata dalla stessa presa di corrente ed utilizzante la propria antenna individuale, fu sintonizzata nelle onde corte sulla stessa frequenza della radio del Bacci. Mentre quest’ultima riceveva comunicazioni da parte di una voce anomala, dalla seconda radio usciva solamente il normale fruscio bianco (Trajna, 1985). Questo esperimento elimina la possibilità di voci anomale prodotte fraudolentemente. 

Un secondo ed egualmente significativo esperimento fu quello eseguito dal prof. Mario Salvatore Festa, docente di Fisica e di  Radio Protezione Fisica presso l’Università di Napoli, e dal radiotecnico Franco Santi. Tale esperimento consistette nella rimozione dalla radio del Bacci, durante la ricezione di voci anomale, di due valvole, la ECC85 (rivelatrice FM) e la ECH81 (convertitrice AM/SW), rilevando che anche senza queste valvole (in assenza delle quali non si può ricevere le normali stazioni radio delle onde corte) le voci hanno continuato a parlare senza alcuna interruzione.

Durante quest’esperimento il prof. Festa aveva pure misurato l’intensità sia del campo elettrico sia di quello magnetico nei pressi della radio, nelle condizioni di radio-spenta e di radio-accesa, sia durante le normali trasmissioni radiofoniche sia durante la manifestazione della voce.

Dai rilievi fatti i parametri relativi ai due campi non rivelarono variazioni significative né all’inizio del fenomeno né dopo la rimozione delle valvole mentre la voce continuò ad esprimersi. I rilievi indicarono inoltre che i valori misurati erano in pratica uguali a quelli  rilevati con la radio spenta (per i dettagli vedere la relazione Festa del 2002).

La dimostrazione che le voci continuavano a manifestarsi anche senza valvole e che, durante la loro ricezione, non c’erano variazioni significative dei parametri relativi ai due campi elettrico e magnetico, fornì una ulteriore evidenza che le voci non potevano essere considerate frutto di trasmissioni fraudolente.

L’esperimento qui descritto ebbe luogo nel laboratorio di Marcello Bacci a Grosseto, Italia, con un’illuminazione  fornita da una lampadina blu da 25 Watt, montata a parete, ed ubicata appena sopra e leggermente a destra della radio. Tale illuminazione fu sufficiente per permettere agli indagatori di osservare tutti i movimenti del Bacci e degli altri.  

Prima e dopo l’esperimento il laboratorio e la radio usata dal Bacci furono resi disponibili per una accurata ispezione da parte delle persone qui di seguito indicate.

All’inizio della sessione sperimentale il Bacci prese posto di fronte alla radio, una Normende, modello Fidelio,  risalente alla fine degli anni ’50. Accanto a Bacci, alla sua sinistra, fu posto il prof. David Fontana (professore di Psicologia ed ex-presidente Society for Psychical Research ed attuale presidente del Comitato di Ricerca sulla Sopravvivenza di detta Società), e la dott.ssa Anabela Cardoso (fondatrice e editrice di ITC Journal nonché direttrice dell’ ITC Journal Research Centre) subito dietro Fontana, sulla sua sinistra, in modo da poter vedere direttamente dal di sopra della sua spalla sinistra che poteva toccare con il proprio mento.

Il prof. Festa, già nominato in una delle due precedenti indagini, sedette alla sinistra della dott.ssa Anabela Cardoso mentre sig. Robin Foy (leader nella famosa indagine a Scole, UK, ed esperto in fenomeni psichici ad effetti fisici) prese posto alla destra di Bacci.

Questi quattro indagatori furono sempre a stretto contatto di Marcello Bacci. Il perito aeronautico Paolo Presi (uno dei responsabili de Il Laboratorio ed investigatore da lungo tempo dei fenomeni di Bacci) sulla sinistra di Bacci con interposti la sig.ra Laura Pagnotta, figlia della benefattrice Silvana Pagnotta che è stata per 20 anni una stretta collaboratrice ed osservatrice del lavoro di Bacci, e quindi il prof. Fontana.

 

Il radiotecnico Franco Santi, già citato unitamente al prof. Festa nell’esperimento descritto in precedenza, rimase libero di muoversi nei paraggi per le ragioni che vedremo più avanti. Angelo Toriello, conosciuto anche come Emanuele, e Sandro Zampieri, entrambi sono stati per molti anni osservatori e regolari frequentatori molto vicini a Bacci. Emanuele prese posto alla destra della dott.ssa Cardoso ed il Zampieri dietro il prof. Festa.

Erano anche presenti inoltre l’avvocato Amerigo Festa, un altro ricercatore e collaboratore di Bacci da molti anni, accompagnato da sua moglie Rossella Forte, il già citato Sandro Zampieri (Sandro è stato il traduttore ufficiale del gruppo per la lingua inglese) con sua moglie Maria, c’erano poi anche Carmelina e Gennaro Dara, Franco Grigiotti, uno stretto e vecchio amico di Marcello, Angela e Luciano Manzoni, addetti alla registrazione su nastro delle sessioni sperimentali e della stesura dei relativi verbali, anch’essi seduti nelle vicinanze.

Nella stanza c’erano anche alcune mamme che avevano perduto i loro figli ed altri sperimentatori eccezionalmente ammessi a questa sperimentazione, in totale erano presenti 37 persone.

 

La radio era posta su un bancale, posto a battuta contro la parete, rivolta verso gli indagatori ed in posizione tale da rendere inaccessibile il retro, operazione questa possibile solo se fosse stata inclinata in davanti o ruotata.

La radio non aveva alcuna protezione posteriore e fu lasciato uno spazio sufficiente tra la radio e la parete per consentire al radiotecnico Franco Santi di girarla sul bancale in modo da poter accedere al suo interno.

Un’ispezione prima dell’esperimento permise di verificare che non ci fosse alcuna possibilità d’accesso alla radio attraverso aperture poste sul bancale o sulla parete.

Alle spalle di Bacci e degli indagatori, alla distanza di circa un metro e mezzo, c’erano delle file di sedie su cui trovarono posto dei genitori che avevano perso un figlio e che erano frequentatori delle periodiche sessioni sperimentali a loro dedicate. Nessun appartenente a questo gruppo prese parte all’esperimento né si avvicinò alla radio utilizzata dal Bacci nel corso dello stesso.

 

La sessione ebbe inizio alle ore 19.10 con Bacci, i ricercatori e le persone nella stanza tutti ai loro posti. I registratori audio (analogici e digitali) furono avviati per la registrazione.

Bacci accese la radio e selezionò la banda delle onde corte. Egli quindi, come d’abitudine, incominciò a girare lentamente la manopola della sintonia spaziando dai 7 ai 9 megahertz. Come normalmente avviene ciò produsse l’attraversamento di normali radio trasmissioni intervallate da fruscii bianchi. Bacci spiegò in lingua italiana che “stava cercando una zona di fruscio bianco buona”. Questa procedura continuò per 15-20 minuti fino a quando egli disse “li sento, essi verranno”. A questo punto egli cessò di girare la manopola della sintonia e si udì il fruscio bianco modificarsi in un suono simile ad un vortice che descrivibile in vari modi, o come un vento o come un suono di onde. Subito dopo questo rumore cessò (sebbene alle volte accada che esso si manifesti contemporaneamente alle voci, come se esse fossero in qualche modo “sostenute” dalla sua stessa sonorità) e le voci si udirono uscire dall’altoparlante della radio.

Le prime parole furono in lingua italiana seguite poi da parole in lingua spagnola. Bacci quindi si rivolse alle voci dicendo che esse potevano “parlare anche in portoghese, inglese e spagnolo”. A questo punto gli invisibili interlocutori si rivolsero a David Fontana e a Robin Foy in inglese e ad Anabela Cardoso in spagnolo.

 

Nel prosieguo della sessione, che durò approssimativamente un’ora, intervennero separatamente cinque o sei voci (di cui una probabilmente femminile e le altre maschili) che si espressero in inglese, spagnolo ed in italiano, alcune di esse con una chiarezza simile alle voci normali, altre con una sonorità caratteristica, tipica di molte voci ITC, che contraddistingue tali voci  da quelle ottenute con un’articolazione normale.

Nelle voci si rilevarono anche delle singolari espressioni, che sono caratteristiche di molte comunicazioni ITC (come quando, ad esempio, rivolgendosi alla dott.ssa Cardoso il comunicante fece riferimento alla sua visita al Bacci con le parole ‘Anabela is here, you are going to the learning boss’) e l’allegorico, somigliante ad onde, ritmo di dizione.

Alle volte le sonorità modulanti la voce furono distorte, comunque anche in queste situazioni il 70% di queste emissioni vocali risultarono subito comprensibili dai relativi destinatari citati sopra, cinque dei quali parlano bene l’italiano e l’inglese ed una di loro, la dott.ssa Cardoso (Diplomatica portoghese di professione che vive da tempo in Spagna) parla bene tutte le lingue usate nell’esperimento come pure la sua madrelingua, il portoghese.

Le voci si rivolsero ai presenti chiamandoli per nome, mentre al prof. Fontana si rivolsero con nome e cognome (“David Fontana” forse per distinguerlo da David Pagnotta, presente anch’egli in sala), e quindi aggiunsero “Ciao David”. 

Furono fatti anche numerosi riferimenti a Bacci, sia come “Marcello” che come “Bacci”. Tutti i nomi furono pronunciati chiaramente e facilmente riconosciuti.

Alle volte le voci risposero a delle domande in lingua diversa da quella del richiedente ed alle volte cambiarono lingua nel corso delle risposte. Non a tutte le domande fu data risposta ed a certune solo dopo una certa pausa.

L’evento più rilevante della sessione, quello che contraddistinse l’esperimento per l’importanza storica, e non solo nella storia della ricerca sulla Transcomunicazione Strumentale ma anche in generale della Ricerca Psichica, avvenne verso la fine della sessione.

Come riferito in precedenza, il rilievo fatto dal prof. Festa e dal radiotecnico Santi, cioè che la rimozione delle due delle valvole dalla radio non aveva impedito la regolare ricezione di voci anomale fornendo così una prova evidente che le voci non sono prodotte da trasmissioni fraudolente. Tuttavia alcuni critici avevano osservato che anche senza queste due valvole era ancora tecnicamente possibile che la radio possa produrre sonorità in altre bande di frequenza. Pertanto con il consenso di Marcello Bacci si decise che in quest’esperimento, durante la ricezione delle voci anomale, dovevano essere rimosse tutte cinque le valvole.

Dopo circa un’ora dall’inizio della manifestazione delle voci e nel mentre esse stavano esprimendosi il radiotecnico Franco Santi girò la radio sul bancale e rimosse quattro valvole; poi, dopo una piccola pausa per la difficoltà di toccare il vetro bollente delle valvole, rimosse anche la quinta ed ultima valvola.

Con questa operazione tutte cinque le valvole furono riposte sul bancale da Franco Santi, ben visibili, esternamente la radio. Nonostante la mancanza di queste valvole le voci continuarono ad esprimersi con la stessa intensità sonora e chiarezza di prima. Le cinque valvole rimosse furono le seguenti: le ECC85 e ECH81 (le due valvole che erano state rimosse nell’esperimento del 2002), la EF89 (amplificatrice di frequenza intermedia), la EABC80 (rivelatrice FM/AM ed amplificatrice di bassa frequenza) e la EL84 (amplificatrice finale di potenza).

In una pausa tra una voce e l’altra Marcello Bacci, senza alcun avvertimento ed agendo d’impulso, spense la radio agendo sul tasto di accensione/spegnimento provocando così anche lo spegnimento della luce che illumina la scala parlante della sintonia. 

Dopo 11 secondi di silenzio (i tempi riportati sono stati cronometrati dal nastro registrato nel corso dell’esperimento) i presenti poterono udire dei fischi modulati (sonorità simili a colpi di frusta) ed il tipico segnale acustico, simile ad un vortice d’aria, che usualmente precede la ricezione delle voci paranormali  negli esperimenti del Bacci.

La voce dell’invisibile interlocutore, inframmezzata da fischi, ebbe inizio dopo 21 secondi da quando Bacci spense la radio e continuò per 23 secondi (tempo rilevato sempre dalla registrazione su nastro) con la stessa qualità acustica udita in precedenza, forse con una scansione leggermente più lenta, ma sempre chiara come prima.

Una volta terminato il parlato i fischi rimasero per altri 6 secondi, mentre il vortice, che si udì fino alla fine del parlato, divenne sempre più debole fino a scomparire dopo 12 secondi.

Tuttavia il contatto apparve non essere finito, poiché dopo altri 53 secondi si udì nuovamente il vortice, unitamente ad una flebile voce maschile, che parve trarre origine dal vortice stesso, commentò l’appena pronunciata esclamazione di Mario Festa “Siete grandi !”

Il fenomeno durò per 2 minuti e 20 secondi dallo spegnimento della radio. Durante questo tempo Franco Santi ispezionò l’interno della radio con una pila tascabile il cui fascio di luce fu brevemente visibile attraverso il vetro della scala parlante della sintonia.

Quest’ultima parte dell’esperimento, non essendo stato pianificato, colse di sorpresa tutti i ricercatori. In tutte le tre parti dell’esperimento (radio accesa con valvole installate, radio accesa con valvole rimosse e radio spenta con valvole rimosse) le voci uscirono inequivocabilmente dall’altoparlante della radio con la stessa intensità sonora e chiarezza, indipendentemente del leggero calo di qualità (leggermente più lente) avvenuto dopo lo spegnimento della radio.

La radio fu quindi riaccesa per un breve periodo senza però udire più alcuna voce, quindi l’esperimento fu considerato concluso.

Franco Santi ruotò quindi la radio di 90° in modo da consentire un’accurata ispezione del suo interno da parte di tutti i presenti con le luci ambiente tutte accese. Sia la dott.ssa Cardoso che il prof. Fontana scattarono delle fotografie per documentare l’interno della radio e le cinque valvole rimosse. L’avvocato Amerigo Festa, oltre a documentare tutto l’esperimento con videocamera, provvide anche a stillare un dettagliato verbale sulle condizioni ambientali e sugli eventi conseguenti alla rimozione delle valvole da parte di Franco Santi e allo spegnimento della radio da parte del Bacci. Tale verbale è stato firmato da tutti i presenti quale evidenza della correttezza degli eventi riportati.

 

Gli autori del presente rapporto e tutti gli altri osservatori presenti considerano questo esperimento di enorme importanza nella storia della Ricerca Psichica in quanto la persistenza delle voci in assenza delle valvole e durante il periodo in cui la radio fu spenta, elimina la possibilità di una frode e di una ricezione fortuita di radiotrasmissioni.

L’esperimento fu fatto alla presenza e con la partecipazione di ricercatori con esperienza pluriennale nella Transcomunicazione Strumentale ed in altre aree della Ricerca Psichica (questo è il caso del prof. Mario Festa, del radiotecnico Franco Santi e del perito aeronautico Paolo Presi, tutti esperti in radiotecnica ed inoltre Paolo Presi possiede un’esperienza specifica quale ascoltatore delle onde corte con licenza SWL N° 2330): ciò non dà spazio a critiche per scarsa osservazione o altre forme di errore da parte dello sperimentatore.

I risultati di questo esperimento, unitamente a quelli dell’esperimento del prof. Festa e del radiotecnico Santi del 2002, forniscono una valida evidenza dell’autenticità delle voci ottenute da Marcello Bacci.

Gli eventi acustici rilevati dalla registrazione audio si possono così riassumere:

 

t = 00 sec  Bacci spegne radio.

                   Silenzio.

t = 11 sec   Si possono udire l’inizio di fischi modulati (sonorità simili a colpi di frusta) ed il segnale convenzionale ricorrente simile ad un vortice d’aria.

t = 21 sec   Si inizia ad udire una voce frammista a fischi.

t = 44 sec   La voce finisce ma si possono udire ancora fischi ed il vortice.

t = 50 sec   I fischi finiscono.

t = 56 sec    Il vortice finisce.

Silenzio

t = 109 sec  Si inizia a udire un nuovo vortice.

t = 127 sec       Nello sfondo si può udire una debole voce maschile che sembra commentare l’esclamazione di Mario Festa “Siete grandi!”.

t = 140 sec       Fine del vortice e fine del contatto.

                    Silenzio. 

 

*Editore di ITC Journal, Direttore dell’ ITC Journal Research Centre; **Fisico c/o l’Università di Napoli; ***ex-Presidente della Society for Psychical Research; **** Perito aeronautico, Ricercatore in ITC.  Tutti quatto gli Autori sono Soci Ricercatori de ‘Il Laboratorio’, Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica di Bologna, Italia.

 

 

Riferimenti

Bacci, M. (1985).  Il Mistero Delle Voci Dall’Aldilà.  Roma: Edizioni Mediterranee.

Brune, F. (1993).  Les Morts Nous Parlent.  Paris: Philipp Lebaud.

Brune, F. and Chauvin, R. (1999).  A L’Ecoute de L’Au-Delà.  Paris: Philippe Lebaud.

Festa, M. (2002).  A particular experiment at the psychophonic centre in Grosseto, directed by Marcello Bacci.  ITC Journal (Cadernos de TCI) 10, 27-31.

Senkowski, E. (1995).  Instrumentelle Transkommunikation.  Frankfurt: R. G. Fischer Verlag.

Trajna, C. (1985).  Introduction in Bacci’s Il Mistero Delle Voci Dall’Aldilà.  Roma: Edizioni Mediterranee.

 

Versione italiana tradotta dall’inglese da Paolo Presi



 


[1] ITC è l’acronimo di Instrumental TransCommunication (Transcomunicazione Strumentale)

[2] DRV è l’acronimo di Direct Radio Voice.

 

Edda CattaniLa realtà delle voci nella I.T.C.
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