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Per non dargliela vinta!

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Per non dargliela vinta:

mia figlia vittima della violenza.

(Di Giovanna Ferrari)

Ogni anno a Cattolica si parla di un argomento forte di carattere sociale e si invita un rappresentante a testimoniare la propria esperienza in merito. Lo scorso anno si parlò delle “Vittime della strada” con Croce Castiglia mamma di Matteo, l’anno precedente dei “Ragazzi del terremoto d’Abruzzo” con Maria Grazia Piccinini mamma di Ilaria e quest’anno si è deciso di parlare del femminicidio. L’abbiamo fatto con Giovanna Ferrari mamma di Giulia.

 

 

L’11 febbraio 2009 Giulia veniva assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolse e lacerò il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. La madre ha scritto un libro che vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna brutalmente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara “denuncia alla violenza” operata dalla giustizia ai danni della vittima e, più in generale, della donna.a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana. a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

A Giulia Galiotto è stata dedicata la puntata del 22.10.2011 della trasmissione "Amore Criminale" di

Sul palco era presente Giovanna, madre di Giulia, in platea il marito… Davanti ad un uditorio attonito abbiamo inteso parole terribili… un racconto che nessuno di noi vorrebbe mai dovere ascoltare da persone amiche… Eppure questa piccola donna, con voce incisiva e determinazione porta avanti la sua battaglia in nome della figlia trucidata da colui a cui aveva giurato amore eterno.

 

Qualche giorno prima  si era tenuto l’ennesimo processo è stata confermata la condanna a 19 anni e 4 mesi per M.M. ma purtroppo la Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi della procura generale, che chiedeva fosse riconosciuta la premeditazione.

La mamma ha definito  «di uno squallore tremendo» quello consumatosi in Cassazione, dichiarando anche:

«Per noi si è consumata una vera e proprie discriminazione che non ha permesso di fare giustizia – ha spiegato Giovanna Ferrari, da anni in prima linea contro la violenza sulle donne – Le testimonianze, le prove e le situazioni in questo processo sono state valutate sulla base di pregiudizi e discriminazioni di genere e non abbiamo intenzione di accettarlo. Vogliamo che emerga con chiarezza cosa in questo processo ci si è rifiutati di vedere e cosa non è stato fatto o è stato fatto male. Andremo avanti, lo dobbiamo non soltanto a nostra figlia Giulia, ma a tutte le altre donne che ogni giorno subiscono violenza in una società che paga carissimo il prezzo del maschio dominante. Ora Marco Manzini potrà usufruire di sconti di pena, noi la nostra pena ce la vivremo ogni giorno fino alla morte. Non è così che si rende giustizia alle vittime e alle famiglie delle vittime. Non è così che deve essere e noi non ci rassegniamo a che sia così».

 

 

Il dramma del femminicidio irrompe nelle nostre case da qualche tempo, attraverso i mass media e proprio nel modo che meno te l’aspetti. Direi che è sorprendente i termini nei quali ci assale e ci viene proposto… Si tratta non solo dell’industriale, dello sportivo, del giornalista, diciamo della persona “perbene” ma è anche il povero diavolo che sembra non avere alcuna colpa se non quella di avere imboccato il sentiero del male… perché perfino l’amore si ammala. E allora viene da chiedersi se tutti noi viviamo una condizione nella quale quando meno te l’aspetti, ti ritrovi carnefice o vittima di un amore “malato”. Del resto chi non ha mai sofferto per amore? Ci ritroviamo ad essere circuiti da chi amore non sa dare e allora l’amore può rovesciarsi nel suo epilogo contrario, nel tragico antitetico, nella morte dell’amata, nella fine di un lungo sogno attraverso l’incubo di pochi, insanguinanti e orribili secondi.





E allora la città si risveglia incredula, i vicini si chiedono come abbia potuto essere accaduto un fatto tanto inaudito, inconcepibile… Sì, anche questo il femminicidio purtroppo contempla. Non soltanto la statistica nazionale di una donna uccisa ogni due/tre giorni, in media, da un uomo, ma anche la realtà che sono finite le isole felici. Se succede quanto è successo a Giulia, se è successo in un ambiente cosidetto “sano”, vuol dire che può succedere ovunque. Neanche la famiglia di Giovanna, gente perbene ha potuto evitare la violenza, la follia, la viltà del male.

L’11 febbraio 2009 Giulia viene assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolge e lacera il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. Questo libro, vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna barbaramente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino. È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna. Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

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Edda CattaniPer non dargliela vinta!

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