Edda Cattani

La mia Mamma tra gli Angeli

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Ripropongo ora più che mai… 

La mia Mamma è nata il 2 ottobre – Festa degli Angeli Custodi

La mia Mamma è mancata il 21 febbraio 2010

Mi fratello mi scrive: ” Sono anni che se n’è andata una parte di me!

Gli ho risposto: ” Ora più che mai, da che sono rimasta sola, la vivo presente… le parlo, le chiedo di aiutarmi anche nelle piccole cose di ogni giorno e so che lei mi capisce… ora sì… più che mai!

La mia Mamma tra gli Angeli mi parla…

La mia Cara Mamma, Nonna Lina, “la Matriarca” di cui tante volte ho scritto sul “L’AURORA” ha chinato il capo mentre riceveva l’Eucarestia e si è addormentata per sempre. L’hanno vista così coloro che le erano intorno, piccolo pulcino ormai implume, vissuto troppo a lungo per continuare un percorso iniziato da tanto tempo. Ho parlato con lei versando tutte le mie lacrime nascoste quando per prima chiuse ogni rapporto con l’esterno e venne a casa nostra, a Padova, dopo la dipartita di Andrea. La “Nonna Sprint” aveva lasciato ogni attività, interessi e amicizie per condividere con noi dapprima il nostro lutto e successivamente le prime esperienze di comunicazione, giungendo a ricevere lei stessa precisi segnali di presenza che ci confortavano. La Nonna sembrava dotata di una certa sensitività e il rapporto affettivo con Andrea la favoriva di contatti particolari. La sua storia, fatta di deprivazioni e di grandi sofferenze fin da bambina, l’avevano non solo fortificata spiritualmente, ma dotata di un acume che andava oltre la normale ricezione  del messaggio, a cui sapeva dare la più semplice interpretazione. Aveva approntato un altarino con la foto di Andrea vestito con la tunica bianca, il giorno della prima comunione e ogni sera prima di andare a riposare gli dava la buonanotte. Ogni mattina la foto aveva fatto un giro di 180 gradi ed era girata dalla parte opposta. Lei era convinta che Andrea voleva salutarla in questo modo; ma raccontava non solo questo, ma di profumi, sogni e telefonate che ci lasciavano attoniti e contenti.

Nonna Lina era presente quando Mentore fece le prime registrazioni e quando noi non riuscivamo a decodificare le parole, lei, dotata di un udito finissimo sapeva darci la versione corretta delle parole incise. Posso dire che da allora la mia Mamma cambiò completamente le sue abitudini che furono rivolte a quello che sarebbe stato il suo arrivo nell’aldilà. Ripeteva sempre che non avrebbe avuto nessuna paura perché Andrea “il suo tenente” le sarebbe andato incontro e l’avrebbe presa in braccio. Si faceva presto a condividere queste aspettative considerando che le persone più care l’avevano preceduta innanzi tempo: la sua mamma mancata molto giovane, il suo papà, il figlio della sorella e tanti altri componenti di una larga parentela, primo fra tutti mio padre, il suo adorato sposo, mancato quando in casa mio fratello era appena undicenne. Eppure questa attesa si protrasse molto a lungo e molte vicende dovevano rendere più greve il suo già pesante fardello; la salute cagionevole e le ripetute crisi cardiache ci costrinsero a farla accogliere in una struttura dove, pur circondandola di efficienti cure, non le rendevano l’affetto di un clima familiare. Io, abitando in un’altra città e con gli impegni che mi hanno oberata oltre i normali ritmi giornalieri, non ho avuto la possibilità di vederla sovente e i nostri contatti sono avvenuti quasi quotidianamente per via telefonica. Quando si è ammalato Mentore poi, i miei orari non combinavano più con la disponibilità sua e pian piano ho sentito, con uno strazio indicibile, che non potevo più seguirla nel suo grande bisogno di calore e di vicinanza affettiva.

Si è consumata così, pian piano, la mia povera mamma, lucida fino all’ultimo, capace di farmi coraggio e dirmi sempre: “Prega, Edda, prega che il nostro Signore ti aiuta!” Quanta fede e quanta rassegnazione in una donna che aveva avuto in mano il comando di tutta una generazione, capace di sforzi e di grande energia psicologica: un esempio da tenere presente. Quante volte ho camminato qui in casa, nelle mie stanze vuote parlando con lei e magari scrivendole qualche poesia che poi le inviavo accompagnata da un mazzo di fiori “Bianchi o rosa pallido” come li voleva lei. Quando le giungeva questa sorpresa, chiedeva alla suora del residence di metterli in cappella, davanti alla Madonna, perché “..la  mia figliola ne ha tanto bisogno!…”

I primi giorni di febbraio ha avuto una grossa crisi e la sua condizione non lasciava ormai più speranza, ma nel momento del risveglio da uno stato di perdita della coscienza si è rivolta ai presenti dicendo: “Ora posso dirlo davvero: ESISTE L’ALDILA’ il Paradiso c’è!” Quando sono andata a vederla sembrava aver recuperato un po’ di energia ed ho potuto godere di due giorni interi della sua vicinanza e parlarle di tutte le cose che da tempo non ci eravamo dette. Le ho tenuto la mano fra le mie, entrambe tanto esili e bianche e l’ho baciata a lungo pensando che quei dolci istanti sarebbero stati gli ultimi che Dio mi concedeva. Ricordo che, prima di partire le ho detto: “Tu lo sai, mamma, cosa abbiamo vissuto insieme quando è mancato Andrea. Quando arriverai, ti raccomando, parlami subito, dimmi se lo vedi, dimmi con chi sei!” Lei mi guardo intensamente poi fissò lo sguardo verso la porta, si portò il dito indice alla bocca e mi sussurrò: “Ssss… sono già qui…” In quel momento ho capito che la mia mamma era ormai pronta per il grande viaggio e mi avrebbe dato sicuramente ragguagli sul suo percorso.

I giorni successivi li ho trascorsi con il cellulare in mano in attesa di una comunicazione e con un malessere diffuso che mi costringeva al riposo a letto. Il ventuno mattina alle dieci mi sono alzata improvvisamente con una sensazione di sollievo… in quel momento il telefono squillava: “… la mamma è mancata ora. Si è addormentata mentre riceveva la Comunione… ha reclinato il capo poco alla volta…” “Coraggio, Mamma, ora non ti perdo più, perché so che mi vedi e comprendi tutto di me”. Ho acceso il registratore ed ho sentito distintamente : “Mi sono risvegliata nella mente di Dio!” La conferma al nostro patto avveniva nel modo più naturale. La mia mamma parlava come se fosse stata presente, col solo tasto premuto della ricezione, con una voce tonica e precisa. Finalmente, Mamma cara, sono scomparsi tutti i miei sensi di colpa per non esserti stata vicina quando eri più debole e sola perché altri avevano bisogno della mia presenza ed ora tu capisci tutto questo e comprendi appieno la mia condizione!

Il dialogo con la mia cara Mamma, continua tuttora e lei mi dà contezza di quanto vive e quanto è bello l’aldilà; ma mi dona pure segni di presenza di cui vorrei almeno scriverne uno:

“Quando la Mamma era a casa mia, molti anni fa, mi chiedeva sempre di portare per lei, nella cappella di Andrea un’orchidea e di metterla in un vasetto che era solo per lei. Io raccoglievo poi i bulbi ormai sfioriti e li mettevo in un vaso in fondo al giardino. Da quelle piante rinsecchite non è più spuntato un fiore e anche il fogliame ormai sciupato e sterile manifestava l’aridità delle piante che hanno terminato la loro stagione. Eppure il giorno dell’anniversario ho trovato un ramo di orchidea gigante, dai petali color oro, spruzzati di color rosso, che tuttora sopravvive con una stabilità superiore a qualsiasi fiore del giardino”.

Non mi sento più sola e i profumi che sentiamo io, mia figlia e mio marito sono inconfondibili segni, fra i tanti, della presenza della Nonna Lina vicino a noi. So che Andrea le ha reso possibile questo contatto così rassicurante della presenza degli angeli nelle nostre case. 

Sono tornata da Cattolica con il cuore gonfio di commozione. Una signora presente che non sapeva nulla di me ha visualizzato Andrea e vicino a lui c’era una donnina, piccola e tutta raccolta… l’abbigliamento e il sorriso corrispondevano alla mia Cara Mamma che mi diceva: “Hai visto Edda, quasi non ci credevo quando dicevo che Andrea sarebbe venuto a prendermi… Proprio così! Ed ora mi porta con sè a visitare il Paradiso!” Agimus tibi gratias Omnipotens Deus pro universa beneficia tua!

Concludo con una frase di Auguste Valensin: “Non perché lo sogno Dio esiste, ma poiché esiste io lo sogno.”

Edda CattaniLa mia Mamma tra gli Angeli
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Donna del “terzo giorno”

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Santa Maria, donna del terzo giorno!

 

Ho trovato questa preghiera e la reputo la più adeguata per me, Vergine Santa. Sono anch’io una “donna del terzo giorno” … non come te, ma come una creatura che arriva sempre “in terza giornata”, come tante altre, con continui altalenare fra le mie gioie e le mie tristezze … con il mio camminare e incespicare, lamentarmi e sorridere … fra serenità e pianti … nello scandire delle mie difficili giornate.

 

Sono anch’io una donna del “dolore” perché tutti li ho provati, uniti a quelli della mia inadeguatezza, delle delusioni, dell’andare avanti con dignità stringendo le altrui mani per non sentire la callosità delle mie.

 

Sono una creatura con tutte le sofferenze fisiche, le notti insonni … Una donna che ha dispensato carezze non comprese, spesso sprecate … Lo sono con i miei affetti distrutti e con i tanti silenzi, colmi di amarezza …

 

Ma tu, donna nell’anima, anche se priva della colpa originale … comprenderai la mia inquietudine e mi aiuterai a superare anche questa parentesi in cui, ancora una volta, ho battuto la testa e fatico a rialzarmi …

 

 

 

Preghiera

(di Don Tonino Bello)

 

 

Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte.

 

Non aspettare i chiarori dell’alba. Non attendere che le donne vengano con gli unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta.

 

Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l’unica spettatrice del duello tra la vita e la morte. La nostra non è mancanza di fiducia nelle loro parole. Ma ci sentiamo così addosso i tentacoli della morte, che la loro testimonianza non ci basta. Esse hanno visto, sì, il trionfo del vincitore. Ma non hanno sperimentato la sconfitta dell’avversario. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero, perché l’hai vista esanime a terra.

 

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.

 

Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.

 

A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.

 

Donaci un po’ di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall’egoismo.

 

E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l’arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.

 

 

 

Edda CattaniDonna del “terzo giorno”
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I bimbi “non nati”

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Un dramma quotidiano: vite spezzate nel nascere richiamano la nostra attenzione

Una “madre adottiva” racconta la sua esperienza per un messaggio d’amore 

GIULIANA VIAL

Il messaggio di  AURA  “la bambina non nata” continua…



La venuta di AURA ha cambiato la vita del nostro gruppo, ma soprattutto la mia: il ruolo
nuovo di “ Madre terrena” mi ha così coinvolta da farmi riconsiderare alcune fasi della mia vita con
conseguenze assai positive.
Detto questo, che riguarda l’aspetto personale, mi preme dire, che io sono la portavoce del nostro
Gruppo Umanità e Movimento, anche se responsabilizzata in più mansioni, ed é per questo che mi
trovo ora a rappresentarlo.
“ Umanità e Movimento é nato una decina di anni fa per desiderio di una Entità di Luce :
ENZO. Enzo si é manifestato attraverso la medianità di alcuni membri del gruppo. E’ il
simbolo di una scrittura E : L: Enzo- Luce nel cuore del sole.
Così il contatto visivo fra Lui e noi, e noi e Lui, ha aperto un altro filo comunicativo con l’Entità
AURA
Tra Enzo e Aura, c’é un rapporto di Luce e movimento che si fonde fra noi, Gruppo che si
distribuisce in tre luoghi ( Roma, Padova, Lugano) per divulgare aiuto agli altri e coinvolgerli nel
movimento umano di amore, ma anche riuniti nei momenti di incontri medianici quando le Anime
ci chiamano e alla conseguente nostra risposta.
Lei AURA si é presentata con malinconia, ma soprattutto tenera nei confronti di chi non ha
permesso il suo passaggio alla vita terrena per poi andare in un crescendo di gioia e amore e di
insegnamento, così é stata chiamata perché come luce nascente AURA- AURORA si é presentata
per brillare poi nel cielo e prati azzurri dove i colori sono inimmaginabili.
Questo, di oggi é il nostro secondo incontro, il nostro secondo “ viaggio” nella luce e della vita.
Questo incontro vuole concludere il messaggio di AURA ma noi resteremo spiritualmente
sempre uniti perché “ IL FIOCCO ROSA “ ha suggellato una nascita . . ( la Sua ), altre nascite
e chissà quanti bambini sono nati, alla vita spirituale, chissà quante mamme ci ascoltano ora!!
Ed é il Loro appello che la nostra Entità ci chiede di divulgare.
Ora Lei é la “ Capogruppo”, potremmo dire di una schiera di bambini mai nati ( di aborti)
é la voce di una piccola che con altre costituiscono una coralità, i loro messaggi continuano comunicandoci la loro gioia per aver realizzato il nostro primo incontro, sentito e salutato come la realizzazione di un grande progetto.
AURA ritorna ad essere fra noi il messaggio e la voce della vita in analogia con l’Enciclica “Evangelium Vitae “ sul principio e sul valore dell’esistenza e in difesa della vita.
Aura desidera lanciare un appello al non aborto per non bloccare il processo vitale evolutivo di ogni
bimbo, che, embrione, desidera nascere, venire al mondo.
Lei vuole anche riferirsi ai casi di aborti e richiamare quelle madri che hanno rifiutato i loro figli,
perché Lei vuole dare loro un nome, facendoli così evolvere nel cammino celeste unitamente alla Sua schiera.
Quanto detto é la sintesi del messaggio di Aura, Essa ha voluto tutto questo per scuotere la sensibilità
e la coscienza delle donne, ora il Suo compito terreno é terminato. E’ passata come una stella,
lasciandoci felici per aver fatto quanto ci aveva chiesto. La sua venuta é stata come un sasso
lanciato in uno stagno e gli effetti si sono manifestati diffondendosi come le onde in un moto quasi
incessante e concentrico.
Ma Lei dall’altra dimensione ci manda messaggi ove racconta che é ha capo di bimbi handicappati
che é STELLA TRA LE STELLE.
A questo punto Aura ha raggiunto la Dimensione Celeste, ha raggiunto quello che era
programmato per Lei, e ci ha mandato un ultimo messaggio a conclusione del suo passaggio terreno.

 

 “Mamma mammina mia bella, le campane stanno suonando a Festa nella cattedrale dell’universale coscienza.

Mamma tutto è stato fatto tutto è stato detto. Ora bisogna fermarsi e lasciare che gli altri possano prendere coscienza del
contenuto di un discorso che è stato portato avanti malgrado tutto e tutti.

“Mamma io ritornerò negli spazi infiniti dove tutto è poesia, poesia dell’amore della fedeltà e ti
invierò onde ondulate di amore universale. Ora io sono in te e attorno a te io sono tua madre e tu
mia figlia e ti dono l’amore che permea tutto il mio essere fatto di Luce.

 Mamma la vita viene donata al momento del
concepimento ma prende veramente corpo solo al momento della nascita a quella vita breve nel
tempo che si costruisce tra la nascita e la morte e questo solo nell’ambito terreno del termine poiché
anche durante la propria stasi terrena le nostre vibrazioni fanno parte del Tutto e dell’essere che sta
vivendo sulla terra. Mamma tutto questo è un perché molto importante. Dobbiamo vivere sulla terra
per costruire vita dopo vita il nostro essere scintilla divina.

Il non passaggio sulla terra non è cheintralci la nostra evoluzione, ma fa si che il tutto debba essere vissuto

in un’altra dimensione in un’altra galassia.
Mammina mia tu dovevi essere colei che scelta da me per questo compito importante avesse il
coraggio della rinuncia per poi avere il coraggio dell’accettazione di un tutto che non è stato facile
anzi è stata una grande sofferenza che ha maturato in te il germoglio di una vita interiore fatta dalle
tue energie riunitesi alle mie energie. Tutto stava scritto e tutto è successo.
Mamma cara io sono grande ora, di quella grandezza che tu mi hai donato con il tuo amore la tua
disponibilità il tuo coraggio.
Mamma io sono quel punto luminoso che illumina la tua coscienza nella notte buia di una vita che
viene da te vissuta in doppio per te e per me.”

Il discorso è terminato.
Mamma io sono il tuo Sole ,
la tua
Luna, le tue stelle.Io sono quel
tutto che riunisce in sé tutte le
tue memorie passate presenti e
future.

AURA
SPIRITO DEGLI SPIRITI
ANIMA ELETTA TRA
LE ANIME ELETTE. CIAO


 

Edda CattaniI bimbi “non nati”
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La vergogna del peccato

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La vergogna del peccato è Grazia

(dal libro intervista di papa Francesco Il nome di Dio è misericordia)

Posso leggere la mia vita attraverso il capitolo 16 del Libro del profeta Ezechiele. Leggo quelle pagine e dico: ma tutto questo sembra scritto per me! Il profeta parla della vergogna, e la vergogna è una grazia: quando uno sente la misericordia di Dio, ha una grande vergogna di se stesso, del proprio peccato. C’è un bel saggio di un grande studioso della spiritualità, padre Gaston Fessard, dedicato alla vergogna, nel suo libro La Dialectique des “Exercises spirituels” de S. Ignace de Loyola


La vergogna è una delle grazie che sant’Ignazio fa chiedere nella confessione dei peccati davanti al Cristo crocifisso. Quel testo di Ezechiele insegna a vergognarti, fa sì che tu ti possa vergognare: con tutta la tua storia di miseria e di peccato, Dio ti rimane fedele e ti innalza. Io sento questo. Non ho ricordi particolari di quando ero bambino. Ma da ragazzo sì. Penso a padre Carlos Duarte Ibarra, il confessore che incontrai nella mia parrocchia quel 21 settembre 1953, nel giorno in cui la Chiesa celebra san Matteo apostolo ed evangelista.
Avevo 17 anni. Mi sentii accolto dalla misericordia di Dio confessandomi da lui. Quel sacerdote era originario di Corrientes, ma si trovava a Buenos Aires per curarsi dalla leucemia. Morì l’anno seguente. Ricordo ancora che dopo il suo funerale e la sua sepoltura, tornato a casa, mi sono sentito come se fossi rimasto abbandonato. E ho pianto tanto quella sera, tanto, nascosto nella mia stanza. Perché? Perché avevo perso una persona che mi faceva sentire la misericordia di Dio, quel «miserando atque eligendo», un’espressione che allora non conoscevo e che poi ho scelto come motto episcopale. L’avrei ritrovata in seguito, nelle omelie del monaco inglese san Beda il Venerabile, il quale descrivendo la vocazione di Matteo scrive: «Gesù vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: “Seguimi”».
Questa è la traduzione che comunemente viene offerta dell’espressione di san Beda. A me piace tradurre miserando, con un gerundio che non esiste, “misericordiando”, donandogli misericordia.
Dunque «misericordiandolo e scegliendolo», per descrivere lo sguardo di Gesù che dona misericordia e sceglie, prende con sé.

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Dalle ceneri la Quaresima

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Mercoledì delle ceneri

 

“Mai Gesù ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, vocaboli assenti nel suo insegnamento, e tanto meno a fare sacrifici…”. Su il Libraio.it l’intervento di frate Alberto Maggi, biblista, che parla del significato della Quaresima

Con il mercoledì delle ceneri è iniziata la Quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare.

Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle lugubri parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo funereo monito, nel quale è completamente assente la novità dell’annuncio evangelico, iniziava un periodo caratterizzato da penitenze e digiuni, da rinunzie e sacrifici, e dalle mortificazioni, più orientato verso il Venerdì santo che alla Pasqua di Risurrezione.

Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito di Gesù “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Le prime parole pronunciate dal Cristo secondo il Vangelo di Marco, sono un invito al cambiamento, in un continuo processo di rinnovamento che deve essere il motore della vita del credente. E credere al vangelo significa orientare la propria esistenza al bene dell’altro.

L’uomo non è polvere, e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è chiamata eterna, non tanto per la durata, indefinita, ma per la qualità, indistruttibile, capace di superare la morte, come Gesù ha assicurato: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”; “Chiunque vive e crede in me, non morirà mai” (Gv 8,51; 11,25).

In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della Quaresima. Mai Gesù ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, vocaboli assenti nel suo insegnamento, e tanto meno a fare sacrifici. Anzi, ha detto esattamente il contrario: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13; 12,7). Ciò che Dio chiede non è un culto verso lui (sacrificio), ma l’amore verso gli altri (misericordia). I sacrifici e le penitenze centrano l’uomo su se stesso, sulla propria perfezione spirituale, e nulla può essere più pericoloso e letale di questo ingannevole atteggiamento, che illude la persona di avvicinarsi a Dio quando in realtà serve solo ad allontanarla dagli uomini. Paolo di Tarso, che in quanto fanatico fariseo era un convinto assertore di tutte queste devote pratiche, una volta conosciuto Gesù, arriverà a scrivere nella Lettera ai Colossesi che tali atteggiamenti “in realtà non hanno alcun valore se non quello di soddisfare la carne” (Col 2,23), e per questo non esita a definirli “spazzatura” (Fil 3,8).

La Quaresima pertanto non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni. Per questo l’azione di Gesù non è quella di abbattere l’albero che non porta frutto, ma di concimarlo per dargli nuovo vigore (Lc 13,8), perché lui non è venuto a spezzare la canna incrinata o a spegnere la fiamma smorta (Mt 12,20), ma a liberare nell’uomo le energie d’amore che sono sopite e fargli scoprire forme inedite, originali e creative di perdono, di generosità e di servizio, che innalzano la qualità del proprio amore per metterlo in sintonia con quello del Vivente, e così sperimentare la Pasqua non solo come pienezza della vita del Risorto ma anche della propria. Così, come i contadini sul finire dell’inverno distribuivano sul terreno le ceneri accumulate nel tempo freddo per dare nuovo vigore alla terra, la Parola del Signore è capace di infondere nuove energie agli uomini.

 

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La rosa di San Valentino

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Dai ricordi…

 

Mi sono alzata al levar del sole pensando alle tante promesse dei ragazzi nell’esuberanza della giovane vita, intrise di speranza e palpiti del cuore e una marea di ricordi ha accarezzato la mia mente vagante incontro ad immagini ormai sbiadite dal tempo. C’è il festival di Sanremo in questi giorni e anche questo evento richiama la vita nel suo fiorire…una passerella di esordienti si esibisce davanti ad un uditorio di entusiasmi giovanili … gli anziani non fanno spettacolo, non comprano dischi, non festeggiano San Valentino…

 

Nella mia solitudine accarezzo i ricordi, i vissuti, i pensieri… alla ricerca di quella tenerezza che mi manca, comunque mi manca… e a chi non manca una carezza, un sentirsi ancora giovane e vitale, a volere toccare con mano l’affettività di coloro che rimangono comunque presenti? Ho acquistato la rosa rossa e le orchidee bianche per i miei “tesori” e sono andata in cappella a contemplarmi quanto resta della loro “corporeità … So bene che non sono lì, ci mancherebbe! Le tombe non servono ai morti, ma ai vivi … infatti loro non sono morti … Ci parlo ogni giorno, interloquisco nel mio vagare e correre e … loro mi danno risposte, non udibili all’orecchio umano ma che io sento, che io so provenire da ciò che resta di quel filo che invisibilmente ci unisce ancora.

 

Ieri mi ha chiamato Gemma per chiedermi di tenere una relazione a Taranto … A Taranto? Per me è in capo al mondo … L’aereo? Non l’ho mai preso … in cielo preferisco andarci quando non mi trascinerò più addosso questo corpo malandato … Ma intanto che parlavamo, a lei che è dotata di carismi particolari, è apparso qualcosa: “A tuo marito piacevano i cavalli?” “Certo, ne ho una coppia dipinta da lui che ho messo in bacheca su FB!” “Ecco lo vedo che sta bene, anzi, ora cavalca quei cavalli!” Quel quadro rappresenta un po’ la nostra storia; Mentore l’aveva dipinto in tempi non sospetti, quando eravamo ancora attraversati dalla completezza della nostra famiglia, con il lavoro a tempo pieno, i bambini da accudire, le nostre forze ed energie ancora fresche!

Li aveva chiamati “Nella bufera”, ma né lui né io avremmo mai immaginato che saremmo poi stati attraversati da una marea di eventi tanto sconcertanti! “Ora cavalca…”

 

Crederci o no per me in questi giorni di malinconia è un conforto del cuore che mi fa sentire meno sola… “… la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore. (C.Baudelaire-da Opere postume)… ed è così!

 

Ed ecco il ritrovarmi dunque in questo luogo di culto, di ricordi … tenerezze … sospiri … Altrove non mi è permesso … ma qui sì … Posso asciugarmi in pace una lacrima, posso addolcire il cuore abbracciandomi, e dicendo loro: “Statemi accanto, perché non ho più nessuno che mi accarezza!” … e ne ho necessità!

 

E ricordo ancora… come ricordo… Desidero riproporre il tempo di quando ancora speravo in una guarigione e portavo Mentore ogni giorno al diurno di Casa Madre Teresa…

 

“Ti regalerò una rosa”

 

 

Torniamo a casa da “Madre Teresa” e al semaforo c’è il solito ragazzo che offre un mazzo di rose agli automobilisti. M. lo guarda e poi sussurra: “… oggi è San Valentino…”  Capisco al volo, ma non c’è tempo, ormai è già verde e bisogna correre. Gli dico: “Vuoi regalarmi una rosa?” “Sì”. “Bene andiamo a comprarla, come tutti gli anni sarai tu a regalarmela.” E mi torna in mente la canzone di Simone Cristicchi:

Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
…Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare…

Non sono ancora scomparse le abitudini e gli affettuosi ricordi e mi chiedo quanto ancora potranno durare le tue delicate tenerezze. Andiamo avanti e continua la nostra conversazione che è quasi un monologo:”Com’è andata la giornata?” “Bene” “E cosa hai fatto oggi con i tuoi amici?”  “Abbiamo letto” E’ un po’ difficile per lui sapermi dire cosa esattamente abbia recepito, ma mi basta qualcosa che l’ha interessato, che l’ha coinvolto, che gli è rimasto nella mente. “Raccontami su… avete letto il quotidiano?”     “ Siì “  “…e di cosa avete parlato?”  “…di tante cose!” Ci risiamo, è più furbo di me. Vediamo un po’… “ Ma ti diverti quando leggete le notizie?” “No, perché dicono che il pane costa tanto.” Ecco, ci siamo. Allora possiamo fare un ragionamento. Infatti dopo un certo periodo mi dice: “Dobbiamo pensare anche all’avvenire dei nostri bambini!” Povero caro, debbo pur ricordargli che i nostri bambini sono ormai grandi e anzi abbiamo i nipotini che hanno bisogno di noi, che vogliono vedere il nonno star bene, che sono cresciuti e vanno alla scuola materna.

Da quando veniamo a “Madre Teresa” M. sa che questa è la sua “scuola”, così gliel’ho presentata quando ne abbiamo parlato e siamo venuti a visitarla, una scuola per i nonni, dove si imparano tante cose e dove si lavora e si sta insieme. Dopo le prime ore di diffidenza, forse più mia che sua, si è stabilita una muta arrendevolezza ed io per prima mi sono “lasciata andare” e mi sono avviata verso un percorso difficile ma accettabile. Quello che capita ai familiari di coloro che sono colpiti da questo male subdolo e tremendo è che ci si sente coinvolti in una situazione che non si conosce, in quanto la persona che avevi vicina, a poco a poco, si allontana e diviene quasi un soggetto da cui difendersi e, ad un tempo, da difendere. C’è uno stravolgimento del contesto in cui ci si trovava a vivere e spesso subentra una tendenza a rinchiudersi a riccio, a nascondere la propria disgrazia o a non volerla riconoscere; di qui l’abbattimento morale e psicologico. Non sei più padrone di controllare i tuoi tempi, il tuo aspetto, le tue cose, i tuoi interessi anche minimi, le amicizie mentre cerchi disperatamente di rincorrere quella mente amata che ti sfugge, che diviene sempre più evanescente… uno stillicidio continuo che distrugge tutti i legami familiari.

Ho cercato di andare alla ricerca delle cause, se pure ce ne possano essere state: so che il tempo è passato e quanto abbiamo vissuto insieme ci ha sempre tenuto uniti, ancor più in un comune dolore, quello della perdita del nostro ragazzo, mancato all’età di 22 anni. La nostra esperienza è confluita nel credo religioso della “comunione dei santi” convinti della presenza di nostro figlio accanto a noi e del suo aiuto. M. con A. aveva un colloquio privato particolarissimo e si dicevano cose che io non ho potuto condividere. Nel muto silenzio di entrambi sono celate tante verità che potrò conoscere solo un giorno quando tutti saremo uniti in paradiso.

Nel frattempo io ho continuato il lavoro e ho lasciato M. nella sua solitudine coi suoi pensieri, con le sue letture e i suoi impegni, in casa con il gattino Max che lui accudiva con tanto amore. Ogni mattina mi portava la cartella in macchina e mi aspettava sorridente la sera con la cena pronta chiedendomi: “Com’è andata, stella?”. Poi c’è stata l’encefalite del nipotino a cui è seguito il necessario abbandono del mio lavoro.

Quando tutto si è risolto e finalmente ho potuto fermarmi e mi sono guardata intorno ho visto che in casa c’era il vuoto… M. parlava sempre meno e Max ormai beveva solo acqua e rimaneva a dormire troppo a lungo. Fui costretta a portare quell’esserino pelle e ossa in clinica  il mattino presto e a lasciarlo perché non c’era più niente da fare. M. non mi disse, né chiese nulla; ora che il suo caro amico non c’era più cominciarono ad accentuarsi i motivi di disinteresse e di assenza… solo una sera l’ho sentito mormorare: “A. sta bene, è in cielo che gioca con il suo gattino”.

 

Allora ho cominciato ad osservare il ripetersi di quei comportamenti nel lasciarsi andare, nel non partecipare, non interessarsi… a cui i medici non avevano saputo dare risposte… si parlava di depressione, di crisi dell’età, di bisogno di compagnia… Quante porte ho bussato, senza alcun risultato! E’ terribile quando non si ha una diagnosi, quando non hai mai sentito parlare di una malattia che distrugge il cervello… lui che aveva una risposta e una soluzione per tutto, che mi era stato maestro e guida, angelo consolatore… E quando non ne puoi più e anziché abbracciare la croce, come Cristo, ti ci sdrai sopra, ancora una volta una luce viene dall’alto e c’è qualcuno che giunge quando ormai non ti aspetti più nulla da nessuno.

 

Avevo sentito parlare di “Madre Teresa” ma non ne sapevo abbastanza per metterla in conto… poi ho preso il coraggio a quattro mani e sono andata… Così ho saputo che sì, ci sono altri come il mio M. che non vengono lasciati soli, ma che hanno lo stesso male e pur non potendo essere curati, perché ciò è impossibile, sono accolti e seguiti da personale preparato e disponibile che inizia con loro un programma. Gli “ospiti” con i loro operatori svolgono delle attività che li fanno sentire ancora utili e vitali; insieme vivono la giornata in un clima di serena festosità .

 

All’inizio mi sembrava  di dover “parcheggiare” quella creatura a me tanto cara, che accarezzavo come un bambino e riempivo di baci, vedendolo così debole e indifeso, temendo che si potesse deriderlo, non comprenderlo e mi raccomandavo: “…anche se non parla, capisce tutto, poi me lo dice…”

Quante lacrime i primi giorni, fra casa e Madre Teresa…. mi fermavo nell’atrio e trovavo tante anime caritatevoli che mi aiutavano nel mio difficile percorso: “Vedrà che poi ne avrà sollievo… che sarà più serena… che anche M: verrà volentieri….”

E’ vero, M. è sempre andato volentieri, fin dall’inizio, perchè da tutti abbiamo ricevuto aiuto: dall’ingresso con il buongiorno del mattino, al ritorno e al saluto della sera quando lo vado a riprendere, non già da un “parcheggio” ma da un luogo ove lui è stato bene e ha vissuto una giornata serena e in armonia.

Non so cosa stia accadendo nella mente di mio marito, cosa realmente sia successo e cosa intuisca ora della sua trasformazione così repentina, del cambiamento di ciò che quotidianamente viviamo insieme. So che questa la sentiamo un po’ “casa nostra”, una casa in cui ci si ritrova con volti familiari, con persone con gli stessi problemi, dove si può versare una lacrima senza provare vergogna e dove il tuo caro è guardato con amore e rispetto e considerato una creatura unica e irripetibile, come è nella mente di Dio.

Dice W.GRIESINGER.
” A che servirebbe, se conoscessimo tutto ciò che accade nel cervello durante la sua attività, se potessimo penetrare tutti i processi chimici, elettrici e così via, fino all’ultimo dettaglio? Qualsiasi oscillazione e vibrazione, qualsiasi evento chimico e meccanico, non è mai uno stato d’animo, un’ idea. Comunque vadano le cose, quest’enigma resterà insoluto fino alla fine dei tempi, e io credo che se oggi venisse un angelo dal cielo e ci spiegasse tutto, il nostro intelletto non sarebbe nemmeno capace di comprenderlo “

                                                                                                  E. C.

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniLa rosa di San Valentino
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Papa Francesco: quaresima

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Quaresima: il Mercoledì delle Ceneri

(a ricordo della Quaresima 2016)

Papa Francesco manda messaggio su Telegram ai giovani

 

 

Il messaggio del Pontefice sui social: “Quando facciamo qualcosa di bene, a volte siamo tentati di essere apprezzati e di avere una ricompensa: la gloria umana. Ma si tratta di una ricompensa falsa perché ci proietta verso quello che gli altri pensano di noi”. La condanna del fenomeno dell’usura: “Tante famiglie ne sono vittima. È un grave peccato che porta ai suicidi”

 

Papa Francesco ha voluto iniziare la Quaresima del Giubileo in modo social inviando attraverso Telegram un audio messaggio ai giovani: “Quando facciamo qualcosa di bene, a volte siamo tentati di essere apprezzati e di avere una ricompensa: la gloria umana. Ma si tratta di una ricompensa falsa perché ci proietta verso quello che gli altri pensano di noi. Gesù ci chiede di fare il bene perché è bene”

“Tante famiglie sono vittime dell’usura. È un grave peccato che grida al cospetto di Dio e porta ai suicidi”. È il messaggio che Papa Francesco ha rivolto nell’udienza generale del mercoledì del ceneri con il quale la Chiesa cattolica inizia la Quaresima, i 40 giorni di preparazione alla Pasqua che ricordano il tempo che Gesù passò nel deserto prima di iniziare la sua predicazione pubblica. “Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere – ha sottolineato Bergoglio – e quanta sofferenza e angoscia portano alle famiglie. E quanti uomini per la disperazione finiscono nel suicidio perché non ce la fanno, non hanno la speranza. Non hanno una mano tesa che li aiuta, ma soltanto la mano che chiede di pagare”. Francesco ha spiegato ai numerosi fedeli presenti in piazza San Pietro che “se il Giubileo non arriva nelle tasche non è autentico. E questo è nella Bibbia, non lo inventa questo Papa”. 

 

Edda CattaniPapa Francesco: quaresima
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Mercoledì delle Ceneri

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Mercoledì delle Ceneri

 

 Il giorno dopo Carnevale e martedì grasso è la data in cui cade il mercoledì delle Ceneri. 

Ecco cosa sono le Ceneri, significato religioso e teologico e frasi sulle Sacre Ceneri.

ll mercoledì delle Ceneri dell’astinenza e digiuno non è festa di precetto, pertanto ci si reca a lavoro e a scuola senza osservare alcun riposo. Questa data segna l’inizio della Quaresima, che è il periodo di meditazione e conversione al Vangelo che ciascun fedele deve osservare. Ecco cosa si festeggia durante le Sacre Ceneri e che cos’è la Quaresima.

Il significato del mercoledì delle Ceneri è spiegato all’inIterno della stessa Bibbia. Numerose sono le frasi e le immagini in cui l’uomo è associato alla cenere,e proprio in esse è possibile cogliere il senso di questo rito molto importante per la Chiesa.

Infatti in questa data inizia quel periodo di penitenza pubblica che culminerà con il perdono dei peccati di Giovedì Santo.

In molti si chiedono se durante il giorno delle Ceneri si mangia la carne. In realtà in questa data, che cambia ogni anno, bisogna astenersi non solo dal mangiare la carne, ma anche durante tutto il periodo della Quaresima bisogna rispettare il digiuno e la penitenza. In particolare ricordiamo che tutti i venerd’ di Quaresima non si mangia carne.

Nel Libro della Genesi compaiono queste parole che spiegano cosa sono le Sacre Ceneri e cosa si ricorda in questa data.“Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai”. E’ con queste parole che Dio, dopo il peccato originale, caccia Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte. “Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.

Il senso del mercoledì delle Ceneri e la sua storia risiedono proprio in queste due frasi. Da un lato si coglie tutto il senso di precarietà e caducità che avvolge la condizione umana. L’uomo è fragile, e per vivere nella gloria di Do deve fare penitenza e chiedere perdono dei propri peccati. Dall’altro lato partecipare al rito delle Sacre Ceneri, nonché fare digiuno e penitenza privatamente durante il periodo della Quaresima, è il primo passo della conversione. Non a caso, l’originaria formula con cui si versavano le ceneri sul capo dei fedeli è stata convertita dopo il Concilio del Vaticano II in “Convertitevi e credete al Vangelo”.

 (dal web)

Anche la cenere, intenso simbolo quaresimale, parla di un ritorno, un ritorno dell’uomo alla polvere da dove fu tratto, un ritorno alla consapevolezza della nostra mortalità. La cenere è però anche e il ritorno alla comprensione vera della nostra natura: noi siamo fuoco, bruciamo dello stesso fuoco d’amore che Gesù è venuto a portare sulla terra, la nostra vita non si disperderà come la cenere ma resterà, fuoco nel Fuoco. Resteranno in Dio le parole che hanno scaldato le nostre storie, resterà il fuoco che ha bruciato di passione per amore, resterà il fuoco che si è preso cura del freddo che oscurava nei cuori delle persone vicine. Il fuoco divino che brucia in noi, ogni gesto infuocato d’amore non va perso, rimane. E allora la Quaresima sia invito a bruciare d’amore, a bruciare ancora di più, a bruciare per più persone possibili.

La preghiera, il digiuno e l’elemosina diventano degli aiuti per riscoprire quale il vero pane, quale la vera parola che ci salva, il vero pane che ci nutre, il vero bene che ci riempie: il vero fuoco a cui tornare per scaldarci. Siano parole infuocate d’amore le nostre preghiere, il digiuno ci regali delle brucianti fami relazioni buone, l’elemosina sia calore condiviso.

Una strada illuminata dal fuoco dell’amore, una strada che ci riporta a casa, eco la Quaresima, strada per tornare al centro della nostra storia e riscoprirne il Senso profondo.

(A. Dehò)

Edda CattaniMercoledì delle Ceneri
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Sopravvivenza e vita eterna

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 Continua la mia testimonianza di fede e di speranza, nelle Associazioni di tutta Italia.

 

LA SOPRAVVIVENZA DOPO LA MORTE

 

(nei testi biblici)

 

Sopravvivenza dell’anima

 

1 Samuele 28,3-19: L’anima di Samuele, dopo la morte, parlò a Saul. Alcuni affermano che non si tratti di Samuele, ma del demonio che parla a Saul. Ora, il testo dice che è veramente Samuele. Le predizioni di Samuele si sono avverate, segno che non era un demone bugiardo.

Matteo 17,1-18: Mosè ed Elia apparvero a Gesù al momento della Trasfigurazione. E’ vero che, secondo la Bibbia, Elia non morì: egli fu rapito in cielo con il suo corpo (2 Re 2,1-13), Mosè, morì (Deuteronomio 34,5-7). E’ quindi l’anima di Mosè che apparve.

Luca 16,19-31: Le anime d’Abramo, del povero Lazzaro e del ricco malvagio esistono dopo la loro morte.

Luca 23,43: “In verità, ti dico, oggi sarai con me in paradiso”, disse Gesù al ladrone pentito sulla croce.

1 Pietro 3,18-20: L’anima di Gesù, tra la sua morte e la sua resurrezione, ha visitato le anime di coloro che morirono nel passato per annunciare la sua Venuta.

Apocalisse 6,9: Giovanni vede le anime dei martiri.

Resurrezione dei corpi

Matteo 27,52-53: I corpi di alcuni santi resuscitarono dai morti dopo la resurrezione di Gesù.

Luca 20,27-39: Gesù risponde ai sadducei, che non credevano nella resurrezione:

“Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti ma dei vivi”. Questo testo spiega la sopravvivenza dell’anima e la resurrezione del corpo.

Giovanni 5,28-29: La resurrezione dei morti rivelata da Gesù.

Giovanni 6,54: Gesù disse: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo resusciterò nell’ultimo giorno”.

1 Corinzi 15,12-57: “Come possono dire alcuni tra voi che non esiste la resurrezione dei morti! …etc”. Paolo spiega la resurrezione del corpo e biasima coloro che non ci credono.

Malgrado queste evidenti conferme bibliche sulla sopravvivenza dell’anima e sulla resurrezione del corpo, dopo la morte, alcuni che si dicono credenti, non ci credono. Le loro motivazioni sono un tessuto d’incoerenza.  

La nostra A.C.S.S.S.  

Con questo sito, oltre a rendere noto il nostro percorso, vuole far conoscere a tante Madri, a tutte le persone provate da lutti gravi, che “la morte non è un atto finale e la Vita prosegue” “in cammino verso l’Infinito”, verso cioè una sempre maggiore comprensione della Realtà e dell’Essere, una espansione cosmica di cui sono inimmaginabili vertici raggiungibili.

Edda CattaniSopravvivenza e vita eterna
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Bernardette Soubirous

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Bernardette Soubirous

La più ignorante dei Pirenei

A proposito di Lourdes è stato detto – e a ragione – che “la prova migliore dell’apparizione è Bernadette stessa” . Bassa di statura (non arrivava neanche al metro e mezzo (m. 1,40), dalla testa troppo grande, analfabeta, tarda di comprendonio (non era stata ammessa alla prima comunione perché non riusciva ad imparare neanche la formule del catechismo, e “che ignorava “persino il mistero della santissima Trinità” ). Una ragazzina non più devota delle altre, ma tanto imbranata da non sapere neanche che età avesse (“tredici… o 14 anni)”, disprezzata, appartenente a famiglia emarginata, nota per l’enorme miseria economica e morale. Bernadette è nata infatti nella famiglia più povera di Lourdes, tanto misera da non avere neanche un’abitazione ed era costretta ad abitare in un autentico tugurio: l’ex prigione abbandonata perché insalubre. Con un padre arrestato nel 1857 sotto l’imputazione di furto aggravato. La moralità della madre non è meno dubbia. “È a tutti notorio che questa donna si abbandona all’ubriachezza…” (dal rapporto del Procuratore Imperiale Dutour).

Neanche i suoi parenti godono di buona fama: due sue zie erano state scacciate dalle “figlie di Maria” per essere rimaste incinta prima del matrimonio, cosa che a quei tempi era abbastanza riprovevole. A dispetto dei tanti ritrattini ascetici che le verranno costruiti addosso ancora vivente, Bernadette, ragazza normale che non disdegnava il vino (abitudine che probabilmente le era venuta quando da piccola serviva al bancone dell’osteria di sua zia Bernarde), verrà apostrofata come “ubriacona”, “sgualdrina”, dal Commissario Jacomet al suo primo interrogatorio. In Bernadette sembra trovare conferma il metodo di Dio, che per le sue azioni sceglie sempre ciò che agli occhi degli uomini non è degno di stima (1 Cor 1,27). “Se la santa Vergine ha scelto me, è perché ero la più ignorante. Se ne avesse trovata un’altra più ignorante, avrebbe scelto lei” affermava Bernadette.

 

(da Alberto Maggi)

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