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Credere non credere

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La fede oltre ciò che si vede

 

 

Il 21 gennaio 2009 intervistata a "Otto e mezzo" in onda su "La7", Margherita Hack ha dichiarato:
"Credere che Dio esiste è come credere che esiste la Befana".
Ha ragione.
Infatti Dio esiste e Margherita Hack pure. 

 

      La fede nelle cose che non si vedono

 

     Agostino di Ippona         

 

  Niente di più certo dell’interiore visione dell’animo.
1. 1. Vi sono alcuni i quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa
piuttosto che accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda
agli uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali
sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché non siamo
in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo, tuttavia dimostriamo alle
menti umane che si devono credere anche quelle cose che non si vedono. E, in primo
luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così schiavi degli occhi carnali che giudicano di non
dover credere ciò che con quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano
ma anche conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo,
che è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli. Per non parlare di altro, proprio la fede
con la quale crediamo o il pensiero con il quale sappiamo di credere o di non credere
qualcosa, sono totalmente estranei agli sguardi di codesti occhi; eppure che c’è di più
manifesto, di più evidente, di più certo dell’interiore visione dell’animo? Come dunque
possiamo non credere ciò che non vediamo con gli occhi del corpo, quando ci accorgiamo
di credere o di non credere pur non potendo giovarci degli occhi del corpo?
Nessuna disposizione dell’animo si può vedere con gli occhi del corpo.
1. 2. Ma, essi dicono, queste cose che sono nell’animo, poiché le possiamo percepire con
l’animo stesso, non c’è bisogno di conoscerle mediante gli occhi del corpo; quelle, invece,
che ci proponete di credere, non le mostrate all’esterno in modo che le conosciamo
mediante gli occhi del corpo, né sono interiormente, nel nostro animo, in modo che le
vediamo con il pensiero. Questo è quanto dicono: come se si ordinasse a qualcuno di
credere nel caso in cui potesse vedere davanti a sé l’oggetto del credere. Di certo, dunque,
siamo tenuti a credere ad alcune realtà temporali che non vediamo, per meritarci di
vedere anche quelle eterne nelle quali crediamo. Ma, chiunque tu sia , tu che non vuoi
credere se non ciò che vedi, ecco, tu vedi con gli occhi del corpo i corpi presenti e vedi con
l’animo, poiché sono nel tuo animo, le tue volontà e i tuoi pensieri del momento; ora
dimmi, ti prego, la buona disposizione del tuo amico verso di te con quali occhi la vedi?
Nessuna disposizione, infatti, si può vedere con gli occhi del corpo. O vedi forse con il tuo
animo anche ciò che avviene nell’animo altrui? Ma se non lo vedi, come ricambi a tua volta
la benevolenza dell’amico, dal momento che non credi ciò che non sei in grado di vedere?
O, per caso, stai per dire che vedi la disposizione altrui dalle sue opere? Dunque, vedrai i
fatti e sentirai le parole, ma, circa la disposizione dell’amico, tu sarai costretto a credere
ciò che non si può né vedere né sentire. Quella disposizione, infatti, non è né un colore né
una forma che si imponga agli occhi, non è un suono o una melodia che penetri negli
orecchi, e non una tua disposizione, che sia percepita da un moto del tuo cuore. Non ti
resta, pertanto, che credere ciò che non è né visto, né udito, né percepito dentro di te,
affinché la tua vita non rimanga vuota, senza alcuna amicizia, o l’amore che hai ricevuto
non sia, a tua volta, da te ricambiato. Dove è dunque quel che dicevi, e cioè che non devi
credere se non ciò che vedi, all’esterno con il corpo o, all’interno, con il cuore? Ecco, a
partire dal tuo cuore tu credi ad un cuore non tuo, e là dove non drizzi lo sguardo della
carne e della mente, ci destini la fede. Tu, con il tuo corpo, scorgi il volto dell’amico, con il
tuo animo discerni la tua fede: ma la fede dell’amico tu non puoi amarla se, a tua volta,
non hai in te quella fede con la quale credi ciò che in lui non vedi. Sebbene l’uomo possa
anche ingannare col fingere benevolenza o col nascondere la malvagità o, se non ha
intenzione di nuocere, con l’aspettarsi da te qualche vantaggio, tuttavia egli simula perché
manca di amore.

Nelle avversità si prova il vero amico.
1. 3. Ma, secondo quanto dici, tu credi all’amico, del quale non puoi vedere il cuore,
perché lo hai sperimentato nelle tue situazioni difficili e hai conosciuto quale fosse la sua
disposizione d’animo verso di te in occasione dei pericoli in cui non ti ha abbandonato.
Forse dunque, a tuo parere, dobbiamo augurarci delle disgrazie per avere la prova
dell’amore degli amici verso di noi? E nessuno proverà la felicità che proviene da amici
fidatissimi, se non sarà stato infelice per le avversità, ovvero non potrà mai godere

dell’amore collaudato di un altro, se non è stato tormentato dal proprio dolore o timore? E
allora come si può desiderare, e non piuttosto temere, quella felicità che si prova
nell’avere veri amici, quando solo l’infelicità può renderla certa? E tuttavia è indubbio che
si può avere un amico anche nelle prosperità, sebbene è nelle avversità che ne abbiamo la
prova più certa.
Crediamo al cuore degli amici anche prima di metterlo alla prova.
2. 3. Ma, comunque, per metterlo alla prova, tu non ti affideresti alle tue verifiche, se non
credessi. Perciò, siccome tu lo fai per metterlo alla prova, tu credi prima di averne la
prova. Di certo infatti, se non dobbiamo credere alle cose non viste, dal momento che
crediamo ai cuori degli amici anche quando non ne abbiamo ancora prove certe, e dal
momento che, anche quando abbiamo prove – a prezzo dei nostri mali – che sono buoni,
anche allora, piuttosto che vedere, crediamo alla loro benevolenza verso di noi, tutto ciò
accade soltanto perché in noi è così grande la fede che, in maniera del tutto conseguente,
pensiamo di vedere, se si può dire, con i suoi occhi ciò che crediamo. E dobbiamo appunto
credere, proprio perché non possiamo vedere.
Se scomparirà la fede, finirà del tutto l’amicizia.
2. 4. Se questa fede fosse eliminata dalle vicende umane, chi non si avvede di quanto
scompiglio si determinerebbe in esse e di quale orrenda confusione ne seguirebbe? Se non
devo credere a ciò che non vedo, chi infatti sarà riamato da un altro, dal momento che in
se stesso l’amore è invisibile ? Pertanto finirà del tutto l’amicizia, perché essa non consiste
in altro che nell’amore reciproco. Quale amore infatti si potrà ricevere da un altro, se non
si crede affatto che sia stato dato? Con la fine dell’amicizia poi non resteranno saldi
nell’animo né i vincoli matrimoniali né quelli di consanguineità né quelli di parentela,
poiché anche in essi vi è senz’altro un comune modo di sentire basato sull’amicizia. I
coniugi dunque non potranno amarsi a vicenda, quando, non potendo vedere l’amore come
tale, l’uno non crederà di essere amato dall’altro. Essi non desidereranno avere figli,
poiché non credono che saranno da essi ricambiati. E costoro, se nascono e crescono,
ameranno molto di meno i loro genitori, non vedendo nel loro cuore l’amore verso di sé,
dato che è invisibile; naturalmente, però, qualora il credere le cose che non si vedono è
segno di colpevole impudenza e non di lodevole fede. Che dire poi degli altri vincoli
familiari – tra fratelli, tra sorelle, tra generi e suoceri, tra congiunti di qualsivoglia grado di
consanguineità e affinità – se l’amore è incerto e la volontà è sospetta, tanto da parte dei
genitori verso i figli quanto da parte dei figli verso i genitori, e quindi finché la dovuta
benevolenza non è ricambiata, perché non la si ritiene dovuta quando, non vedendola, non
si crede che vi sia nell’altro? D’altra parte, se non è ingenua, è quanto meno odiosa questa
cautela per la quale noi non crediamo di essere amati per il fatto che non vediamo l’amore
di chi ci ama, e pertanto non ricambiamo a nostra volta coloro che non ci riteniamo in
dovere di ricambiare. Fino a tal punto perciò le cose umane sono sconvolte, non credendo
ciò che non vediamo, da essere distrutte fino alle fondamenta, se non crediamo a nessuna
volontà d’uomo, che di certo non possiamo vedere. Tralascio di dire quante cose della
pubblica opinione, della storia ovvero di luoghi in cui non sono mai stati credano coloro che
ci riprendono per il fatto che crediamo ciò che non vediamo, e come essi non dicano " non
crediamo perché non abbiamo visto ". Se dicessero ciò, infatti, sarebbero costretti a
confessare di non avere alcuna certezza sull’identità dei loro genitori, poiché, anche in
questo caso, hanno creduto a quanto altri gli raccontavano, senza peraltro essere capaci di
mostrarglielo perché era ormai passato; e, pur non conservando alcun ricordo del tempo
della loro nascita, tuttavia hanno dato il pieno consenso a coloro che in seguito gliene
hanno parlato. Se così non fosse, inevitabilmente si incorrerebbe in un’irriguardosa
mancanza di rispetto nei confronti dei genitori, nel momento stesso in cui si cerca di
evitare la temerità di credere in quelle cose che non possiamo vedere.
La presenza di indizi chiari ci sprona a credere.
3. 4. Se, dunque, con il non credere ciò che non possiamo vedere crollerà la stessa umana
società, perché verrebbe a mancare la concordia, quanto più è necessario prestare fede
alle realtà divine, sebbene siano realtà che non si vedono? Se non si prestasse loro fede,
non l’amicizia di un uomo qualsiasi ma la stessa suprema religione sarebbe violata, in
modo che ne consegue la somma infelicità.
3. 5. Ma, tu dirai, la benevolenza di un amico nei miei confronti, malgrado non possa
vederla, tuttavia la posso ricercare attraverso molti indizi; voi, invece, non potete
mostrare con nessun indizio le cose che volete che crediamo pur senza averle viste.
Intanto, non è di poco conto che tu concedi che si debbano credere alcune cose, anche se
non si vedono, quando si è in presenza di chiari indizi; già questo, infatti, è sufficiente per
concludere che non ogni cosa che non si vede non deve essere creduta. Ed è così
completamente screditato quel presupposto per cui si dice che non dobbiamo credere le
cose che non vediamo. Però sbagliano di molto quelli che ritengono che noi crediamo in
Cristo senza nessun indizio su di Lui. Quali indizi, infatti, sono più chiari delle cose che ora
constatiamo che sono state predette e si sono realizzate?. Voi, dunque, che escludete
l’esistenza di indizi perché dobbiate credere, relativamente a Cristo, quelle cose che non
avete viste, considerate quelle che vedete. La Chiesa stessa, con parole di materno amore,
vi conforta : " Io, che vedete con meraviglia fruttificare e crescere per tutto il mondo 1, un
tempo non fui quale ora mi ravvisate". Ma, nel tuo seme saranno benedette tutte le genti
2. Quando Dio benediceva Abramo, prometteva me: io infatti mi diffondo fra tutte le genti
nella benedizione di Cristo. Che Cristo è il seme di Abramo 3 lo attesta l’ordine di
successione delle generazioni. Per riassumere in breve, Abramo generò Isacco, Isacco
generò Giacobbe, Giacobbe generò dodici figli, dai quali è scaturito il popolo di Israele.
Giacobbe stesso, anzi, ebbe il nome di Israele. Tra questi dodici figli generò Giuda, da cui
è derivato il nome dei Giudei, fra i quali è nata la Vergine Maria, che partorì il Cristo 4. Ed
ecco, in Cristo, cioè nel seme di Abramo, vedete che sono benedette tutte le genti e ne
restate stupiti; eppure esitate ancora a credere in lui, nel quale piuttosto avreste dovuto
temere di non credere. Mettete in dubbio o rifiutate di credere che una vergine abbia
partorito, quando piuttosto dovreste credere che così si addiceva a Dio di nascere come
uomo? Sappiate, infatti, che anche questo fu predetto mediante il profeta: Ecco una
vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiameranno Emmanuele, che vuol dire " Dio è
con noi " 5. Non metterete, dunque, più in dubbio che una vergine possa partorire, se
volete credere in un Dio che nasce e, senza abbandonare il governo del mondo, viene tra
gli uomini nella carne, e che possa concedere alla madre la fecondità, senza toglierle
l’integrità verginale. Così bisognava che nascesse come uomo, pur restando sempre Dio,
perché nascendo sarebbe divenuto per noi Dio. Per questo il Profeta dice di nuovo di Lui: Il
tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro di rettitudine lo scettro del tuo regno! Tu hai
amato la giustizia e hai detestato l’iniquità; per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con
olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 6. Questa è l’unzione spirituale con la quale Dio
unse Dio, cioè il Padre il Figlio: donde sappiamo che Cristo prende il nome da crisma, che
significa unzione. Io sono la Chiesa, della quale si parla in quel medesimo salmo,
preannunziando come già avvenuto ciò che doveva avvenire: Stette la regina alla tua
destra, in abiti d’oro, ornata di vari colori 7, cioè nel segno della sapienza, adornata dalla
varietà delle lingue. Ivi mi si dice: Ascolta, o figlia, e guarda, porgi l’orecchio, e dimentica
il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché al re piacque la tua bellezza; poiché Egli è il
Signore Dio tuo. A Lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con doni, tutti i ricchi del
popolo supplicheranno il tuo volto. Tutta la gloria della figlia del re è all’interno; la avvolge
un vestito dalle frange d’oro dai vari colori. Le vergini, al suo seguito, saranno condotte al
re; a te saranno condotte le sue compagne; saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re. Al posto dei tuoi padri ti sono nati i figli, li farai capi di
tutta la terra. Si ricorderanno del tuo nome, di generazione in generazione. Perciò i popoli
ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 8.
Adempiute le profezie sulla Chiesa.
3. 6. Se non vedeste questa regina, ormai anche feconda di prole regale; se colei, alla
quale fu detto: Ascolta, o figlia, e guarda, non vedesse realizzata la promessa un tempo
udita; se colei, alla quale fu detto: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, non
avesse abbandonato le antiche consuetudini del mondo; se colei alla quale fu detto: Al re
piacque la tua bellezza, poiché egli è il Signore Dio tuo, non riconoscesse ovunque che
Cristo è Signore; se non vedesse che le città levano preghiere a Cristo ed offrono doni a
Lui, del quale le fu detto: A lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con i doni; se anche i
ricchi non deponessero la loro superbia e non supplicassero l’aiuto della Chiesa, a cui fu
detto: Tutti i ricchi del popolo supplicheranno il tuo volto; se non riconoscesse la figlia del
re, al quale le fu comandato di dire: Padre nostro, che sei nei cieli 9; e se colei della quale
fu detto: Tutta la gloria della figlia del re è all’interno, non si rinnovasse di giorno in giorno
nell’intimo 10 attraverso i suoi santi, sebbene colpisca sfavillando anche gli occhi di gente
estranea con la fama dei suoi predicatori, che si esprimono in diverse lingue, paragonabili
alle frange dorate di un vestito dai vari colori; se, dopoché il suo buon profumo l’ha resa
famosa in ogni luogo, giovani vergini non venissero condotte a Cristo per essere
consacrate a Lui, del quale e al quale si dice: Le vergini, al suo seguito saranno condotte al
re, a te saranno condotte le sue compagne; e, affinché non sembrasse che fossero
condotte come prigioniere in un carcere, dice: Saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re; se essa non desse alla luce figli, dai quali avere come
dei padri, da farli ovunque suoi reggitori, lei alla quale si dice: Al posto dei tuoi padri ti
sono nati i figli, li farai capi di tutta la terra; lei, madre, sovrana e suddita insieme, che
confida nelle loro preghiere, per cui fu aggiunto: Si ricorderanno del tuo nome, di
generazione in generazione; se, per la predicazione di questi padri, nella quale il suo nome
è stato ricordato senza interruzione, moltitudini così grandi non si riunissero in essa e non
rendessero incessantemente lode, ciascuna nella sua lingua, alla gloria di colei alla quale si
dice: Perciò i popoli ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 11.
Le cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono compiute
con tanta chiarezza. Altrettanto sarà per le cose future.
4. 6. Se queste cose non si rivelassero così evidenti che gli occhi dei nemici non trovano in
quale parte volgersi per evitare di essere colpiti da tale evidenza e di essere da essa
costretti ad ammetterle manifestamente; allora forse a buon diritto potreste dire che non
vi vengono mostrati indizi di sorta, visti i quali possiate credere anche quelle cose che non
vedete. Ma se queste cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono
compiute con tanta chiarezza; se la verità stessa vi si mostra sia con i suoi effetti
antecedenti sia con quelli che ne sono seguiti, perché crediate quello che non vedete, o
resti dell’infedeltà, vergognatevi per le cose che vedete.
4. 7. Guardate me, vi dice la Chiesa; guardateme, che vedete, ancorché non vogliate
vedere. Coloro, infatti, che in quei tempi, in terra di Giudea, furono fedeli, appresero
direttamente, come realtà presenti, la meravigliosa nascita da una vergine, la passione, la
resurrezione, l’ascensione di Cristo, e tutte le cose divine da Lui dette e fatte. Tutto ciò voi
non l’avete visto; è per questo che vi rifiutate di credere. Guardate dunque queste cose,
prestate attenzione a queste cose, pensate a queste cose che vedete, che non vi sono
narrate come fatti del passato, che non vi sono preannunziate come eventi del futuro, ma
vi sono mostrate come realtà del presente. Vi pare una cosa vana o insignificante, e
ritenete che non sia un miracolo divino o che lo sia ma di poco conto che, nel nome di un
crocifisso, accorre tutto il genere umano? Non avete visto ciò che fu predetto e si è
avverato della nascita umana di Cristo: Ecco una vergine concepirà e darà alla luce un
figlio 12; ma vedete compiuto ciò che la parola di Dio predisse ad Abramo: Nel tuo seme
saranno benedette tutte le genti 13. Non avete visto ciò che fu predetto dei miracoli di
Cristo: Venite e vedete le opere del Signore, che ha compiuto prodigi sulla terra 14, ma
vedete ciò che fu predetto: Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato:
chiedimi e ti darò le genti in eredità, e i confini della terra come tuo possesso 15. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della passione di Cristo: Hanno trapassato le mie
mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi mi hanno osservato e guardato;
si sono divise le mie vesti e hanno tirato a sorte sulla mia tunica 16, ma vedete ciò che
nello stesso Salmo fu predetto, e che ora appare avverato: Si ricorderanno del Signore e a
Lui ritorneranno tutti i confini della terra e lo adoreranno, prostrati davanti a Lui, tutte le
stirpi dei popoli, poiché del Signore è il regno ed Egli dominerà sulle genti 17. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della resurrezione di Cristo, secondo quanto il
Salmo gli fa dire anzitutto riguardo al suo traditore e poi ai suoi persecutori: Uscivano fuori
e tutti insieme sparlavano di uno solo; tutti i miei nemici contro di me mormoravano,
contro di me meditavano il mio male; una parola iniqua contro di me hanno fatto circolare
18. Ove, per far vedere che nulla valse loro uccidere chi sarebbe risorto, continuò dicendo:
Chi dorme non potrà forse rialzarsi? 19 E poco dopo, avendo predetto, mediante la stessa
profezia, del suo stesso traditore ciò che sta scritto anche nel Vangelo 20: Chi mangiava il
mio pane, alzò sopra di me il calcagno 21, cioè, mi calpestò, subito aggiunse: Ma tu, o
Signore, abbi pietà di me e resuscitami, e io li ripagherò 22. Ciò si è avverato: Cristo dormì
e si risvegliò, ossia resuscitò; egli che, nella medesima profezia ma in un altro Salmo,
dice: Io ho dormito e ho preso sonno; e mi sono levato su, poiché il Signore mi sosterrà 23.
È vero, tutto ciò voi non lo avete visto, ma vedete la sua Chiesa, della quale fu detto in
modo simile e si è avverato: O Signore mio Dio, a te le genti verranno dall’estremità della
terra e diranno: " In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non sono
di nessuna utilità " 24. Di certo ciò voi lo constatate, sia che lo vogliate sia che non lo
vogliate, e, se ancora pensate che gli idoli siano o siano stati di qualche utilità, nondimeno
di certo avete sentito che innumerevoli popoli, dopo aver abbandonato, rifiutato o distrutto
simili vanità, dicono: In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non
sono di nessuna utilità: se l’uomo può fabbricarsi i suoi dèi, ecco, essi non sono dèi 25. E
poiché fu detto: A te le genti verranno dall’estremità della terra, non crediate che le genti
predette sarebbero venute in un qualche luogo di Dio: capite, se vi riesce, che al Dio dei
cristiani, che è sommo e vero Dio, le schiere dei popoli non vengono camminando ma
credendo. La stessa cosa infatti fu così predetta da un altro profeta: Il Signore prevarrà su
di loro e sterminerà tutti gli dèi dei popoli della terra; e tutte le isole della terra Lo
adoreranno, ciascuna nel suo luogo 26. Come quello dice: A te verranno tutte le genti,
questo dice: Lo adoreranno, ciascuna nel suo luogo. Dunque, verranno a Lui senza lasciare
il loro luogo, perché chi crede in Lui lo troverà nel proprio cuore. Non avete visto ciò che fu
predetto e si è avverato dell’ascensione di Cristo: Innalzati, o Dio, sopra i cieli, ma vedete
ciò che viene subito dopo: e su tutta la terra sia la tua gloria 27. Tutto quel che, riguardo a
Cristo, è avvenuto ed è passato, voi non lo avete visto, ma queste cose, che sono presenti
nella sua Chiesa, non potete dire di non vederle. Le une e le altre noi ve le mostriamo
come preannunciate, ma non possiamo presentarvele come avvenute e che è possibile
vedere, perché non siamo capaci di riportare dinanzi agli occhi le cose passate.
Tanto le cose passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo
preannunciate prima che accadano.
5. 8. Ma, come per gli indizi che si vedono crediamo nelle volontà degli amici che non si
vedono, così la Chiesa, che ora si vede, di tutte quelle cose che non si vedono ma che
sono mostrate in quegli scritti in cui essa stessa è preannunciata, è segno di quelle
passate, profezia di quelle future. Perché tanto delle cose passate, che ormai non si
possono più vedere, quanto delle cose presenti, che non si possono vedere tutte, non si
poteva vedere nulla quando furono preannunciate. Allorché, dunque, le cose preannunziate
cominciarono ad accadere, da quelle già accadute a queste che stanno accadendo, tutte le
cose predette riguardo a Cristo e alla Chiesa si sono susseguite in una serie ordinata. A
questa serie appartengono quelle sul giorno del giudizio, sulla resurrezione dei morti,
sull’eterna dannazione degli empi con il diavolo e sull’eterna ricompensa dei giusti con
Cristo, cose che, anch’esse preannunciate, accadranno. Perché, dunque, non dovremmo
credere le cose passate e quelle future che non vediamo, quando abbiamo come testimoni
delle une e delle altre le cose presenti che vediamo e quando, nei libri dei profeti, tanto
quelle passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo preannunciate prima
che accadano ? A meno che per caso gli infedeli non ritengano che siano state scritte dai
cristiani in modo che queste cose, che essi già credevano, avessero un peso maggiore in
fatto di autorità, col ritenere che fossero state promesse prima che accadessero.
I Giudei nelle Scritture sono nostri sostenitori, nei cuori nemici, nei libri
testimoni.
6. 9. Se hanno questo sospetto, esaminino attentamente i libri dei Giudei, nostri nemici. Vi
leggeranno tutte le cose che abbiamo ricordato e troveranno che sono state preannunciate
riguardo a Cristo, nel quale crediamo, e alla Chiesa, che vediamo dall’inizio faticoso della
fede fino alla beatitudine sempiterna del regno. Ma, quando leggono, non si meraviglino se
coloro che detengono questi libri non comprendono tali cose a causa delle tenebre
dell’inimicizia. Che essi non avrebbero capito, infatti, era stato predetto dagli stessi
profeti; e dunque era necessario che questo, come tutto il resto, si avverasse e che,
secondo un segreto ma giusto giudizio di Dio, subissero la pena che avevano meritato. È
vero, colui che crocifissero e al quale diedero fiele e aceto, benché pendesse dal legno, per
coloro che avrebbe condotto dalle tenebre alla luce avrebbe detto al Padre: Perdona loro,
perché non sanno quello che fanno 28; tuttavia per gli altri che, per più occulte ragioni,
avrebbe abbandonato per bocca del profeta tanto tempo prima predisse: Hanno messo
fiele nel mio cibo e quando avevo sete mi hanno fatto bere aceto. La loro mensa divenga
per essi una trappola, come ricompensa e come motivo di scandalo. Si offuschino i loro
occhi, affinché non vedano, e piegato per sempre sia il loro dorso 29. Così, benché i loro
occhi siano offuscati, vanno in tutte le parti del mondo con le più illustri testimonianze
della nostra causa, di modo che, per mezzo loro, sono confermate queste cose nelle quali
invece essi sono smentiti. Ciò fu fatto per evitare che fossero distrutti e che della stessa
setta non restasse nulla; ma essa fu dispersa per il mondo, affinché, portando le profezie
della grazia a noi riservata, ci fosse dovunque di aiuto per convincere più fermamente gli
infedeli. E ciò stesso che dico, sentite come è stato annunciato dal profeta: Non li uccidere
– dice – perché non abbiano un giorno a dimenticare la tua legge; disperdili con la tua
potenza 30. Dunque non furono uccisi in quanto non dimenticarono quelle cose che presso
di loro si leggevano e si udivano. Se infatti, anche senza comprenderle, dimenticassero
completamente le Sacre Scritture, verrebbero uccisi nello stesso rito giudaico, perché, non
conoscendo nulla delle leggi e dei profeti, i Giudei non sarebbero stati di nessun
giovamento. Costoro, dunque, non furono uccisi ma dispersi, affinché, pur non avendo la
fede che li salverebbe, tuttavia conservassero la memoria dalla quale ci proviene l’aiuto:
nelle Scritture sono sostenitori, nei cuori sono nostri nemici, nei libri testimoni.
La Chiesa si è diffusa mirabilmente in tutto il mondo.
7. 10. Del resto, anche se riguardo a Cristo e alla Chiesa non vi fossero state tante
testimonianze precedenti, chi non dovrebbe sentirsi spinto a credere che la divina
chiarezza all’improvviso ha cominciato a risplendere per il genere umano quando vediamo
che, abbandonati i falsi dèi e distrutte dappertutto le loro statue, demoliti i templi o
destinati ad altri usi ed estirpati tanti vani riti dalla ben radicata consuetudine umana, un
solo vero Dio è invocato da tutti? E tutto ciò è accaduto per mezzo di un uomo deriso dagli
uomini, catturato, legato, flagellato, schiaffeggiato, vituperato, crocefisso, ucciso. Per
diffondere il suo insegnamento scelse come discepoli uomini semplici e senza esperienza,
pescatori e pubblicani: essi annunziarono la sua resurrezione e ascensione, affermando di
averla vista, e, riempiti di Spirito Santo, fecero risuonare questo messaggio in tutte le
lingue, pur senza averle imparate. E tra quanti li ascoltarono alcuni credettero, altri non
credettero, opponendosi ferocemente alla loro predicazione. In tal modo, in presenza di
credenti capaci di lottare per la verità fino alla morte, non contraccambiando con i mali ma
sopportandoli, e di vincere non con l’uccidere ma con il morire, il mondo si è talmente
mutato in questa religione, i cuori dei mortali, uomini e donne, piccoli e grandi, dotti e
ignoranti, sapienti e stolti, potenti e deboli, nobili e non nobili, di rango elevato e umili, si
sono così ben convertiti a questo Vangelo e la Chiesa si è diffusa tra tutte le genti ed è
cresciuta in modo tale che contro la stessa fede cattolica, non spunta nessuna setta
perversa, nessun genere di errore che sia così ostile alla verità cristiana da non aspirare e
ambire a gloriarsi del nome di Cristo. Di certo, non si consentirebbe a tale errore di
diffondersi sulla terra, se la stessa opposizione non servisse da stimolo per la sana
disciplina. Quel crocifisso come avrebbe potuto realizzare cose così grandi, se non fosse
Dio fattosi uomo? E tutto ciò, anche se non avesse predetto mediante i Profeti nessuna di
queste cose future. Ma, dal momento che un così grande mistero di amore è stato
preceduto dai suoi profeti e araldi, dalle cui voci divine fu preannunciato ed è avvenuto
così come è stato preannunciato, chi sarebbe così folle da dire che gli Apostoli hanno
mentito su Cristo, quando ne annunciarono la venuta così come era stata predetta dai
profeti, i quali non tacquero neppure gli eventi che sarebbero veramente accaduti riguardo
agli Apostoli? Di essi infatti avevano detto: Non vi è idioma e non vi è discorso in cui non si
senta la loro voce; in tutta la terra si sparge il loro strepito e sino ai confini del mondo le
loro parole 31. Ciò di certo lo vediamo avverato in tutto il mondo, anche se non abbiamo
ancora visto Cristo in carne. Chi pertanto, a meno che non sia accecato da una strana
pazzia o non sia duro e inflessibile per una singolare caparbietà, si rifiuterà di credere alle
Sacre Scritture, che predissero la fede di tutto il mondo?
Esortazione ad alimentare e accrescere la fede.
8. 11. Quanto a voi, o carissimi, questa fede che avete o che avete cominciato ad avere da
poco, si alimenti e cresca in voi. Come infatti sono accaduti gli eventi temporali predetti
tanto tempo prima, così accadranno anche le promesse sempiterne. Non vi ingannino né i
vani pagani né i falsi Giudei né gli ingannevoli eretici e neppure, all’interno stesso della
Chiesa cattolica, i cattivi cristiani, che sono nemici tanto più nocivi quanto più intimi.
Perché neppure su questo punto, per non lasciare i deboli nel turbamento, la profezia
divina tacque, laddove, nel Cantico dei Cantici, lo sposo parlando alla sposa, cioè Cristo
Signore alla Chiesa, dice: Come un giglio in mezzo alle spine, così la mia amata in mezzo
alle figlie 32. Non disse in mezzo alle estranee, ma in mezzo alle figlie: chi ha orecchi per
intendere, intenda 33. E, quando la rete gettata in mare e piena di pesci di ogni genere,
come dice il santo Vangelo, viene tratta a riva, cioè alla fine del mondo, essa si separi dai
pesci cattivi col cuore non con il corpo, cioè cambiando i cattivi costumi e non rompendo le
sante reti. In modo che i giusti, che ora sembrano mescolati con i reprobi, non ricevano
una pena ma una vita eterna, quando sulla spiaggia comincerà la separazione 34.
1 – Cf. Col 1, 6.
2 – Gn 22, 18.
3 – Cf. Gal 3, 16.
4 – Cf. Mt 1, 1-16.
5 – Is 7, 14.
6 – Sal 45, 7-8.
7 – Sal 45, 10.
8 – Sal 45, 11-18.
9 – Mt 6, 9.
10 – Cf. 2 Cor 4, 16.
11 – Sal 45, 11-18.
12 – Is 7, 14.
13 – Gn 22, 18.
14 – Sal 45, 9.
15 – Sal 2, 7-8.
16 – Sal 21, 17-19.
17 – Sal 21, 28-29.
18 – Sal 41, 7-9.
19 – Sal 41, 9.
20 – Gv 13,18.
21 – Sal 41, 10.
22 – Sal 41, 11.
23 – Sal 3, 6.
24 – Ger 16, 19.
25 – Ger 16, 19-20.
26 – Sof 2, 11.
27 – Sal 108, 6.
28 – Lc 23, 34
29 – Sal 69, 22-24.
30 – Sal 58, 12.
31 – Sal 18, 4-5.
32 – Ct 2, 2.
33 – Cf. Mt 13, 9.
34 – Cf. Mt 13, 47-49. 

 

 

 

  

Edda CattaniCredere non credere
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P.Magni è giunto a Casa!

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Questa mattina 4 Settembre 2011 se n'è andata una parte storica del Movimento della Speranza.

Padre Ulderico Pasquale Magni ha raggiunto la Casa del Padre. Chissà quanti avrà trovato a fargli festa! Lui che ci ha confortato con la Sua convinta professione di Fede, può godere della ben meritata gloria di cui sarà circondato! Arrivederci caro Padre, arrivederci con il canto che intonavi sempre ai nostri Convegni Hevenu Shalom Alechem!

 

Un Padre “di Scienza e di Fede”

(v.anche riferimenti in  http://www.graziemiodio.it)

Nel maggio 1992,  nostra figlia Alessandra ci iscrisse al nostro primo convegno “della Speranza”. Un mondo completamente nuovo per noi reduci da un lutto recente (Andrea era mancato nel dicembre ’91) e che non conoscevamo il linguaggio e la casistica di esperienze “paranormali” o di “contatti” con l’aldilà. Io e Mentore portavamo visibilmente i segni del nostro dolore e la “comunione” con altre persone, nelle nostre stesse condizioni fu, fin dall’inizio, un dato positivo. C’erano tutti i principali esponenti di questo “non noto” “Movimento della Speranza” e mai avremmo pensato si potesse incontrare qualche sacerdote. La località era Baveno, sul Lago Maggiore e il Convegno era organizzato da Sandra Albertini che ci accolse con una ospitalità commovente. Fu in quella occasione, in quell’ambiente “magico” e ovattato, immerso nel verde, che si crearono legami e conoscenze che sarebbero perdurati nel tempo e avrebbero fatto consolidare lo spirito religioso e comunitario proprio dei nostri congressi. Seduti nelle ultime file ascoltammo la relazione di un religioso dal parlare umile e modesto, P.Eugenio Ferrarotti che lasciò in noi una pillola di conforto. Ad un certo punto fummo scossi da una voce “tonante” e familiare ad un tempo che presentava con termini complessi un concetto estremamente semplice con una sua precisa teoria: quella del corpo “tipo Luce”.

 

Il corpo tipo-luce è un corpo di onde perché onde e luce appartengono alla stessa famiglia. Quando l’essere umano è concepito, quando vive, quando si esprime e quando muore. L’anima, quindi, ha come sua prima veste, la struttura fotonica ondulatoria. Al momento della morte e del nostro passaggio all’Aldilà portiamo con noi questa struttura fotonica che è poi quella che può manifestarsi nell’aldiquà. Quel corpo costruito quasi dal nulla ha un suo codice genetico, cioè sequenze logiche; cos’è che può reggere una sequenza logica o spazio? Il pensiero. Che cos’è che può rappresentare il pensiero? La cosa più alta che conosciamo nel mondo, cioè le onde.” Quando mettiamo il corpo sotto terra noi dobbiamo pensare che ha lasciato le tre dimensioni spaziali e ha realizzato in pieno la sua quarta dimensione spazio-tempo, la vibrazione, i fotoni.
Leggendo la realtà in questo modo non abbiamo più bisogno di dire spiritismo perché non è più spiritismo. La trasmissione di pensiero non è spiritismo perché avviene mediante il corpo vibratorio tipo-luce, mediante delle onde.
Quando diciamo ALDILA’, non è al di là dei monti o delle pareti stagne, l’ALDILA’ è già in noi ed è nel profondo di noi. L’ALDILA’ è già QUA.”



Fu una cosa, per noi, a dir poco strabiliante perché l’anziano sacerdote toglieva ogni dubbio che solitamente assale i genitori dopo un lutto così lacerante e, con grande convinzione, metteva “aldiqua” e “aldilà” sullo stesso piano, uniti dal filo invisibile e indiscutibile perché avvallato dalla scienza.

Mentore era affascinato dalla presenza di questo esponente della Chiesa, modesto nell’apparenza, ma di sicura portata intellettuale.

La teoria esposta per uno studioso quale era mio marito, nella sua afflizione interiore, alla ricerca di certezze, fu la strada giusta. Ricordo che riuscì anche a parlare con il Padre, cosa quasi impossibile dato il suo carattere restio a nuove conoscenze e gli chiese delucidazioni su alcuni concetti che, nei vari approfondimenti aveva affrontato.

Iniziò in tal modo il perseguire la possibilità di avere un nuovo contatto con un personaggio che, a dire il vero, non aveva nulla di comune. Si aspettò con ansia, perciò, il convegno di Cattolica dove Mentore raggiunse il Padre nel suo albergo, la sera, per esporgli un’esperienza che l’aveva molto scosso. Andando una mattina a far la comunione, aveva pregato intensamente Dio affinché, nostro figlio, mancato a soli ventidue anni, potesse aver beneficio dall’Eucarestia, anche per sue eventuali piccole manchevolezze. Mentore si era avvicinato all’altare per ricevere l'Ostia consacrata con il registratore acceso nel taschino della giacca. Nel momento in cui il sacerdote pronuncia le parole “”Il Corpo di Cristo” nel riascolto del nastro si sente chiaramente “…mi sono comunicato con te!” Questo voleva raccontare Mentore al suo nuovo amico, nella certezza che questi avrebbe trovato la giusta risposta a un fatto tanto singolare. Infatti la reazione che ne ricevette fu di grande entusiasmo: “Ecco, la conferma della Verità che io aspetto da tempo! Questa testimonianza tua ci insegna che, nel momento eucaristico, Cristo diventa carne e si incarna in Tuo Figlio che ti parla in Comunione nel Suo Corpo Mistico”.  Fu un’esperienza straordinaria, questa per Mentore: vedere avvallata una verità di fede da un esponente qualificato della Chiesa e, soprattutto trasmessa attraverso suo figlio, era tutto ciò che poteva convincerlo a proseguire il cammino di ricerca intrapreso.

Da allora mio marito ed io partecipammo ad ogni congresso, vicino o lontano… pur che ci fosse Padre Magni. La sua teoria era sempre la medesima, ma di volta in volta veniva presentata con esempi e particolari nuovi; gli stessi titoli delle sue relazioni lasciavano pensare a nuove scoperte, ma “quel diavolo d’un prete” come direbbe Guareschi, non la smetteva mai di stupirci.

 

Che succede nella nota musicale? Se porti la lunghezza d’onda verso l’alto, la vibrazione ovvero la frequenza si riduce in basso. Io sono un “Duo”, dice il Genoma. Non guardare alla foce. Cerca la sorgente. Cerca la mia comparsa nello Spazio=Tempo. Troverai una nota di luce, modulabile in infiniti modi: si chiama “fotone”.Troverai un “modulatore” superiore, un “eidos” definito “idea”, una specie di demiurgo onnipresente e onnisciente, indicato dalla scienza più alta di frontiera, col nome di “logon”. Unisci questi due termini come una nota musicale, in un coniugio indissolubile, ed avrai la “logofotonica”.”


Non era un sacerdote qualsiasi Padre Magni, perché dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla Sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate, non solo nel campo della fisica, ma soprattutto del paranormale. Seppi allora dei molteplici incarichi, anche elevati quale appartenente all’ordine di San Paolo, fino ad essere compagno di studi del Pontefice Giovanni Paolo II°, ma anche di avere ricevuto dal Vaticano l’incarico di essere presente alle sedute del medium Roberto Setti di cui aveva riferito come manifestazioni di indubbia veridicità. La sua eloquenza derivava anche da una parlata mista ad un “toscano” colorito e carico di termini ridondanti, che sapeva gestire in modo aderente alle tematiche trattate.


«Supponiamo di essere in una stanza completamente chiusa con finestre e porte sigillate. Bene, se accendiamo – dentro questa stanza – un piccolo transistor o apparecchietto radio funzionante con batterie la radio si accende e inizia a trasmettere i programmi. Quindi che cosa succede? Le onde elettromagnetiche passano attraverso le pareti perché rispondono a leggi diverse rispetto a quelle della materia. Le stesse leggi per cui un corpo tipo-luce come quello delle entità spirituali può manifestarsi su una pellicola fotografica, un nastro elettromagnetico, una videocassetta, ecc. ecc.».
“Quando si guarda la televisione si hanno delle immagini che vengono inviate nello spazio da una emittente poi sono captate da un’antenna che le convoglia all’apparecchio televisivo. Quando si usa il telefonino avviene lo stesso, il faac per aprire un cancello è un impulso che non vediamo ma dà il via a un meccanismo, quindi ciò che non si vede può concretamente manifestarsi.
Il corpo tipo-luce è un corpo di onde perché onde e luce appartengono alla stessa famiglia.”

Non mancava mai qualche aneddoto ironico con cui alleggerire l’attenzione e tutto ciò lo rendeva credibile non solo a gente di “cultura” ma anche ad uno stuolo di “mamme della speranza” che lo circondavano e se lo contendevano alla fine di ogni relazione, per poi portarlo vicino a loro in sala da pranzo. In quei momenti di vicinanza comunitaria Padre Magni diveniva di colpo il miglior commensale, non solo per il suo apprezzamento per la buona cucina, accompagnata da un buon bicchiere di vino, ma per le facezie e le storielle comiche che sapeva improvvisare, quasi togliendole da un inesauribile carnet privato. Chissà da dove le estraeva … in verità, nelle sale ove si tenevano i convegni il nostro Padre continuava a scrivere, con una grafia minuscola e a lui solo comprensibile, in piccoli foglietti ed anche se non perdeva la minima parola di quanto veniva detto, rimaneva fisso a guardare i suoi piccoli “geroglifici” che poi scomparivano nelle sue tasche profonde.

 

“Ma figliolina mia, perché piangi il tuo figliolo davanti a quella tomba, in quella terra umida e fredda… lì sotto non c’è il tuo figliolo perché sotto terra si seppelliscono solo le carote!”

 

Egli, in tutti questi anni,  è stato l’ospite  indiscusso di tutti i convegni delle tante associazioni che organizzano incontri di ogni tipo. L’ho visto presente agli incontri “della Speranza”, ma anche a quelli dell’AIDO, delle “Vittime della strada” e di ogni associazione laica o religiosa che lo abbia richiesto per un intervento.

A questo proposito ricordo quando ci si incontrò a Torino in un convegno ove erano presenti qualche decina di sacerdoti della Diocesi, compreso il Vicario del Cardinale Saldarini. Al momento dell’intervento di Padre Magni, mentre lui tranquillamente esponeva la sua teoria, io e Mentore ci guardavamo ammiccanti, non sapendo come sarebbe andata a finire. Eppure il piccolo Padre ebbe modo di concludere “grandiosamente” com’era solito e, alla fine, fu accompagnato da un fragoroso applauso. Solo un  laico presente ebbe il coraggio di ribattere e di far domande perché nessuno dei sacerdoti presenti intervenne … forse non avevano capito o … non era il caso di andare “muro contro muro”.

Noi dell’A.C.S.S.S. avemmo modo di averlo sempre presente ai nostri bellissimi convegni ad Abano Terme, ed io, alle prime armi come organizzatrice e relatrice, ebbi il piacere di beneficiare delle sue critiche che sapevano colpire nel segno. Ricordo una volta che mi azzardai  a dire che, dopo la morte di mio figlio avevo fatto “un braccio di ferro con Dio”. Questa frase non la dimenticò mai e addirittura la citava nei vari convegni ripetendo :”Benedetta fogliolina, come puoi tu permetterti di dir questo … al Padre Eterno…”.

Non posso dimenticare anche le “battute a distanza” fra il nostro Padre Magni e P.Zaccaria Bertoldo, il venerando fraticello che ci ha preceduto nel regno dei cieli; entrambi si tenevano a debita distanza l’uno dall’altro, quasi rappresentando uno la “scienza” e l’altro la “pietas”. Costituivano indubbiamente un bel connubio, ma fedeli ognuno alla propria visione del mondo non si parlavano … ognuno aveva i propri “seguaci” e non amavano il confronto … misteri ecclesiali!

Poi ci fu il momento del “passaggio del testimone” per la presidenza del Movimento della Speranza e, in questo caso, Padre Magni ebbe buona parte perché il progetto andasse in porto, sia per l’opera di convinzione che dovette esercitare su di me che tuttora mi sento inadeguata, sia per la mediazione che egli portò avanti con tutti gli esponenti del Movimento stesso.

Poi  Mentore si ammalò e pian piano P. Magni non mi ha più chiesto di lui … forse ha capito che io sto navigando con un remo solo e che tutto mi riesce ogni giorno più difficile; ma io so che un giorno, nelle praterie del Cielo, in un azzurro splendido, sotto lo sguardo affettuoso del nostro Andrea, si ritroveranno i nostri due amici, e potranno disquisire, in un’atmosfera ben più consona di “angeli e di santi, “di corpo e anima”, “ di scienza e di fede” in quella dimensione dove la Luce vera che ha ispirato ogni parola detta quaggiù, li illuminerà d’infinito.

                                

                                                    Edda Cattani

  

Padre Magni e l’Homo Solaris

                                                                                           di Domenico Caruso

 

 Il 4 settembre c.a. ha raggiunto la Celeste Dimora – alla rispettabile età di 99 anni – Padre Ulderico Pasquale Magni, scrittore ed epistemologo.

 

 «Un vecchio prete alla vigilia di partire per il Grande Incontro con Colui che ci ama», con Dante in visita nel Secondo Regno, fornisce a teologi ed alte autorità ecclesiastiche «pionieri della Nuova Stagione un’idea spunto per un nuovo progetto culturale in sintonia con il nuovo millennio».[1]

 L’idea della morte è sempre presente nei suoi programmi. Riferendosi al colloquio di Gesù che ricorda al proprio Padre quanto lo abbia glorificato in terra, compiendo l’opera affidatagli, Ulderico Magni scrive: «Chi sta per concludere la sua missione ripensa a tutto questo con gioia e con pena: con gioia per quel che di salvezza è trascorso nell’opera sua, con pena per ciò che s’è smarrito lungo la via. Ma, riabbracciando con l’anima i giorni brevi di ognuno, i giorni immensi di questa meravigliosa umanità la cui vicenda si staglia incessantemente nel ritmo delle albe e dei tramonti, delle morti e delle rinascite, chi sta per concludere punta lo sguardo verso l’essenza stessa della vita. Ciò che più urge nel palpito vivo della creazione è la chiamata ad “andare oltre”. Quella chiamata ha potenza redentiva: chi si affida ad essa può operare con fiducia, può chiudere gli occhi contento».[2]

 Pensiero edificante che potrebbe rappresentare il suo testamento spirituale.

 Grande mediatore tra fede, scienza e paranormale Padre Magni  ha saputo farsi apprezzare anche da coloro che si dichiarano ostili a certi fenomeni.

 «Il posto dell’Uomo nel Mondo, indicato dalla conoscenza profonda della Madre Terra, è lo “stato luce”. Una tappa; non un approdo finale».[3]

 Dal segno dell’acqua e del fuoco, della presunzione e dell’umiltà, nasce l’opera del religioso il quale, trovandosi davanti alle problematiche riguardanti l’Aldilà, ha sentito la necessità di approfondire le conquiste scientifiche per giungere al vero scopo della nostra esistenza. Da qui la sua presenza, oltre che nelle più prestigiose istituzioni della Chiesa, nei convegni e nei mezzi di comunicazione.

 Fra le cariche occupate segnaliamo la direzione dello “Studium Christi” di Roma e della rivista “Il Fuoco”, la presidenza dell’Associazione Culturale Akropolis.

 E’ nota la lunga evoluzione umana che dall’Homo habilis (capace di scheggiare la pietra) giunge all’Homo erectus, con un volume di cervello poco inferiore al nostro (che impara a servirsi del fuoco), fino all’Homo sapiens, risalente a circa duecentomila anni fa.

 Sostiene Padre Magni nella sua prefazione: «L’homo erectus di cui parlano i nostri archeologi, può essere un oggetto di studio. L’homo solaris che oggi si muove fra i pianeti e le stelle, è un progetto di conoscenza, di amore, di vita e di speranza. Un progetto che non può naufragare da quando il canto profetico del Salvatore Messia annunciò: “in Sole posuit tabernaculum suum”».[4]

 L’antica amicizia con il Sole registra uno dei momenti forti della costellazione formata da Copernico, Galileo, Kepler e Newton. I quattro grandi aprono una nuova stagione del sapere, ma la realtà è sempre più ricca e stupefacente.

 La scienza, nata dalla meraviglia operativa, è in grado soprattutto di rivelare meraviglie. Facendo tesoro delle precedenti conquiste, il fisico moderno scopre il cronotopo (da “topos” e “cronos”, spazio e tempo) onnipresente.

 La relatività galileiana viene estesa ai fenomeni propri della luce, in tutta la sua gamma. Da Newton si arriva a Maxwell e da questi ad Einstein. Anche nella Trasfigurazione sul Monte Tabor, Gesù – dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni – cambia aspetto mostrandosi con uno straordinario splendore della persona.

 Nell’evocare i defunti (il più delle volte è proprio dall’Oltre che si ricevono messaggi e richiami al dialogo) occorre una certa prudenza, essendo molti i ciarlatani che approfittano della buona fede della gente. Tutti conosciamo le onde elettromagnetiche che rispondono a leggi diverse da quelle della materia. Dalle molecole, agli atomi, ai quark, alla struttura fotonica ondulatoria è tutto un susseguirsi di conquiste che investono anche l’anima. Dopo la resurrezione Gesù, mentre erano chiuse le porte del luogo, divenendo lunghezza d’onda, appare ai discepoli per augurare loro la pace. Otto giorni dopo riappare e fa mettere a Tommaso, incredulo, il dito nel suo costato. Nell’Aldilà noi portiamo quella struttura fotonica che ci permette la “necromanzia”.

 «“La vita oltre la vita”», sostiene Padre Magni, «comincia ad affacciarsi col pensiero, come coscienza ed autocoscienza, come autotrascendenza e spiritualità. […] Il tramonto dell’età prometeica, a cominciare dalla “teoria della luce” e dalla conoscenza dell’atomo, se pur lascia intatto il godimento dei focolari umani, delle albe terrestri e dei crepuscoli, ci apre a ben diverse dimensioni. Con l’era spaziale l’uomo ha portato nella sua immediata esperienza e fruizione ciò che il mito aveva timidamente annunciato».[5]

 Il racconto dantesco, di eccezionale intensità, con il suo linguaggio allegorico rappresenta l’itinerario che l’uomo deve compiere per sfuggire alle passioni terrene e giungere, purificato dall’espiazione, alla coscienza della verità. Percorrendo la “Scala dell’Evoluzione” con Virgilio, il poeta viene a sapere che tutte le cose create hanno un’anima. Nell’ultima fase del viaggio, in Paradiso, redento per mezzo di Beatrice potrà finalmente arrivare alla visione ineffabile di Dio. Nel blog citato all’inizio, Padre Magni afferma: «Pensare ai nostri cari nell’ “Oltre”, in cammino verso la pienezza dell’essere, verso ciò che fa “conformi a Cristo”, come dice l’Apostolo, è pensare in termini non già di dolore, bensì in termini di amore. Dolore ed amore, nella speranza cristiana, ci rendono partecipi attivi in quella comunione che si chiama “Comunione dei Santi”… “e canterò di quel secondo regno / dove l’umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno” (Purg. I, 4-6). Purgatorio per il Poeta ha significato di limpidità e, nei confronti dell’ombra, ha significato di luce. Luce più luce sino a quella perfezione suprema che l’Apostolo dichiara “inaccessibile”».

 Il pensiero di Dante, sottolinea il teologo, nel terzo canto del Purgatorio dice esplicitamente che l’anima non è mai “separata”, ma ha un corpo ben diverso da quel che per natura si genera. Si genera mortale. Invece il “corpo” misterioso che la “virtù dispone” accompagna l’anima al di là della morte. Nel cammino verso la vetta della Sacra Montagna quel corpo ha lo stesso carattere dei cieli “diafani” senza la rozzezza della materia.

 Il Sommo Poeta, quindi, sapendo d’aver detto qualcosa di “grosso” che doveva essere ignorato per secoli, annuncia che quel giorno è venuto: «State contenti, umana gente, al quia; / ché se potuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria» (Purg. III, 36-38).

 Aggiunge Padre Magni: «Perché abbiamo scoperto il “corpo tipo luce”. Fino al secolo scorso c’era la scienza che lo studiava nel nome dell’ “Ottica”. Era dunque l’occhio il punto di riferimento. E la luce non era che il “medium” perché l’occhio potesse vedere le cose».

 L’argomento meriterebbe una più ampia trattazione, ma non vorrei tediare il lettore. Avendo conosciuto Padre Magni nei Convegni Internazionali sulla sopravvivenza che si tengono a Cattolica (anche quest’anno egli avrebbe voluto porgere il suo particolare saluto ai partecipanti), concludo con la dichiarazione che la dott.ssa Edda Cattani ha riportato nel suo sito: «Non era un sacerdote qualsiasi Padre Magni, perché dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate, non solo nel campo della fisica, ma soprattutto del paranormale».[6]

 Apprezzo e condivido questa sincera testimonianza.

                                                                             Domenico Caruso

                                                        S. Martino di Taurianova (R.C.)

 

 




[1] Dal sito Internet www.escatologis.biz, “Viaggio verso il Corpo di Luce”.

[2] P. Magni, “Sorgete è l’ora” – Ediz. Studium Christi, Roma – 1965.

[3] U. P. Magni, “Homo solaris” – Il Fuoco, Roma – 1982.

[4] P. Magni, “Homo solaris”, op. citata.

[5] P. Magni, “Homo solaris”, op. citata.

[6] www.acsss.it

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniP.Magni è giunto a Casa!
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La speranza necessaria

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Oggi viviamo in un mondo angosciante e pieno di lacerazioni di ogni genere e l’uomo è infelice, anche quando dimostra di non esserlo, perché‚ è alla ricerca di qualcosa che gli sembra di non poter raggiungere e di cui non ha esatta cognizione.
Nella realtà odierna manca il tempo per pensare, mentre si rinnovano le conquiste, sempre maggiori, di quel benessere materiale che senz’altro è da perseguire, ma che lascia, comunque, un’amara soddisfazione.

L’uomo è malato e non sa la causa del suo male.
La causa è posta nel suo desiderio di vita e di felicità:
entrambi uniti strettamente ad una catena che avvince e da
cui si è soggiogati.

 

La-speranza-necessaria

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Non di meno una nuova scienza e una nuova fede si affacciano, in prossimità del terzo millennio, portando sempre maggiori certezze e, sulla base di prove inconfutabili, forniscono risposte agli interrogativi di sempre. "Chi sono? Dove vado? Perché‚ esisto?"


Edda CattaniLa speranza necessaria
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