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Miracoli e guarigioni

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Miracoli e guarigioni

A seguito di ripetuti interventi reputo interessante proporre:

Parlare di guarigioni, di preghiere di guarigione, di guarigioni miracolose ci porta ad affrontare una tematica legata principalmente alla Fede. Tempo fa abbiamo trattato l’argomento “Medianità e Carismi” , ed è stato postato un Pdf “Miracoli” che vi invito a rivedere in quanto abbiamo considerato anche l’aspetto delle scienze umane e della parapsicologia. Oggi per parlarne compiutamente, vogliamo portare la nostra attenzione su una figura rappresentativa nel mondo ecclesiatico che ha dedicato la propria vita all’opera di guarigione, segno di amore per la vita eterna .

P. Emiliano Tardif, padre spirituale del Rinnovamento Carismatico Cattolico Servi di Cristo Vivo e fondatore delle comunità omonime, è mancato l’8 giugno 1999 ma anche se “É ormai assorbito dall’immensità di Dio, nella sua sconfinata bellezza…” egli continua la sua instancabile intercessione per tutti i bisognosi e gli ammalati per i quali ha sempre mostrato una grande compassione.

Un Santo non muore! Dai Santi, e prima da Cristo, deriva la vita che non muore. Morì Gesù e dal suo sepolcro fiorì il cristianesimo.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12,24). Quanto vera è questa parola se pensiamo ai grandi Santi come S. Benedetto, S. Francesco, P. Pio…, quanti frutti dopo la loro morte!

Che splendido sacerdozio! Quale fecondità nel suo ministero; così come S. Paolo, anche padre Emiliano si è fatto strumento nelle mani del Signore per partorire alla fede migliaia di figli di Dio.

Di certo il SIgnore nel riceverlo presso il suo trono gli avrà detto: “Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto, prendi parte alla gioia del tuo Signore” (Mt 25,21). Del resto anche qui sulla terra egli è vissuto, con la semplicità di un fanciullo, nella gioia dei salvati ed in essa ha trascinato il gregge che di volta in volta, in ogni angolo della terra, il Padre gli affidava.

Durante il convegno naz. del RnS a Rimini, Padre Emiliano Tardif ha confidato il suo itinerario spirituale e l’esperienza straordinaria dei doni ricevuti dal SIgnore.

(fonte:Padre Emiliano Tardif “Cristo Gesù è vivo”

Edizioni Dehoniane Roma pag. 73-81)

Non tutte le guarigioni sono miracoli del Signore. Ci sono delle guarigioni, ottenute con la preghiera, che non devono essere catalogate come miracoli. Parliamo di miracolo quando si tratta di una guarigione che nessuna scienza medica potrebbe operare e che Dio invece realizza. Nei casi in cui il Signore accelera un processo di guarigione, che si sarebbe potuto ottenere con un’operazione, col riposo o altro mezzo, diciamo semplicemente « guarigione ». Per questo non tutte le guarigioni ottenute con la preghiera si possono dire miracolose. A Lourdes, fra tutte le guarigioni ottenute durante un secolo, molto poche sono state dichiarate miracolose, come lo indica la statistica seguente:

« Da Caterina Latapie, guarita nel marzo 1858, fino a Sergio Perrin, guarito nel 1978, solo sessantaquattro guarigioni furono riconosciute ufficialmente come miracolose dalla Chiesa. Ma non si deve dimenticare che solo nell’anno 1972 sono stati annotati negli archivi ben cinquemilaquattrocentotrentadue casi di guarigione »’.

Una guarigione miracolosa fu quella di Anita Siu de Sheffer. Qui il Signore fece ciò che la scienza medica non avrebbe potuto fare. In occasione di un’incidente automobilistico, avvenuto dieci anni prima a Santiago del Cile, una lesione cerebrale le aveva fatto perdere completamente il gusto e l’odorato. Appartenendo a un ceto sociale elevato, fu curata nei migliori ospedali degli Stati Uniti con speranza di ricuperare la salute. Dopo esami e terapie, i medici le dissero dell’impossibilità di un’intervento perché le fibre di trasmissione di queste funzioni sono più sottili di un capello. Testualmente le avevano detto che « solo un miracolo » le poteva far ricuperare i due sensi. Ella aveva perso la speranza di poter gustare i sapori e di sentire profumi e fiori.

Durante la Messa di guarigione per i malati a Panama, il Signore ci diede diverse parole di conoscenza di ciò che stava compiendo nell’assemblea. Una di esse diceva così.

« C’è qui una signora che soffre d’una malattia molto seria. Sarà guarita nel corso della notte e domani stesso ci darà testimonianza della sua totale guarigione ».

Il giorno seguente. Anita si rese conto che aveva riacquistato il suo odorato. Si svegliò col soave odore di rose che stavano presso la finestra e l’aroma del caffè della cucina. Saltò dal letto e raccontò l’avvenimento meraviglioso a suo marito. Fece colazione con le lacrime agli occhi e si rese subito conto che per la prima volta dopo l’incidente potava gustare gli alimenti. Quello che non poteva fare nessun medico di questo mondo, l’aveva fatto il Signore Gesù, padrone dell’impossibile!

Poi, piangendo di gioia, disse a tutta l’assemblea:

« Io ho due bambini, ma non avevo mai potuto sentire il loro odore. Voi mamme, voi, lo sapete cosa significhi sentir l’odore del proprio bambino. Ebbene, questa mattina, io mi sono avvicinata a loro, li ho abbracciati e ho cominciato a sentire dolcemente il loro odore ».

Un’altra bellissima testimonianza di guarigione miracolosa fu resa dalla persona stessa guarita, in una sua lettera del 25 agosto 1981.

« Soffrivo di artrite reumatoide che cominciò nell’ottobre scorso, con forti dolori ai malleoli, alle ginocchia e ai polsi e una stanchezza generale. È una malattia che non si deve confondere con l’artrite o il reumatismo, mali di persone di una certa età, senza gravi conseguenze. L’artrite reumatoide non si sa da dove proviene e come si possa curare. Attacca le articolazioni producendo un dolore terribile e l’organismo s’irrigidisce; il corpo si va indurendo, deformando e, generalmente, si finisce su una sedie a rotelle. Non pensando a niente di grave, ricorsi al medico il quale mi fece fare delle analisi, che diedero come risultato « artrite positiva », artritest era la causa del mio male.

La dottoressa che mi aveva fatto le analisi mi raccomandò di andare negli Stati Uniti per un trattamento. Nel centro artritico dove fui curata, rimasi impressionata alla vista delle persone che si trovavano nelle diverse fasi della malattia. Il dott. Alfonso Portuondo, uno specialista, confermò la diagnosi e mi disse che questa malattia era incurabile. L’unica cosa che si poteva fare era di renderla stazionaria, con sali d’oro. Questo rimedio comporta delle conseguenze negative che non tardarono a farsi sentire: ebbi gonfiori per tutto il corpo persi i capelli e le unghie dei piedi. Mi diminuirono le piastrine e i globuli bianchi. In quel tempo quando il medicamento mi stava recando danni venne in Paraguay il p. Emiliano Tardif. Lo ascoltai la prima volta nella chiesa di sant’Alfonso. Al momento della guarigione, sentii che il mio cuore esplodeva; batteva così forte che ne sentivo i palpiti. La seconda volta fu nella chiesa di Coronel Oviedo.

Di nuovo, al momento della preghiera di guarigione, sentii un tremito per tutto il corpo. Il padre disse che in quel momento due donne affette da artrite stavano guarendo e le invitò a inginocchiarsi. In verità io non ebbi il coraggio di farlo, perché non ero convinta che si trattasse di me e non credevo a questo tipo di guarigioni, forse per mancanza di fede.

Andai ad una terza messa. Allora i miei dolori erano spariti e non prendevo più medicine. Lo costatò mia madre e sr. Margherita Prince il giorno della partenza del p. Emiliano; e di nuovo all’aeroporto, assieme al p. Andrea Car, fece una preghiera di guarigione su di me. Terminando mi disse: « Non dire più: — ho l’artrite —, ma: — l’avevo —, perché sei guarita ». I dolori sparirono e non presi più medicine (prima ero arrivata a prendere dodici ascriptin al giorno e a subire iniezioni settimanali di sali di oro). Rifeci le analisi e costatai che ero realmente guarita. Il dott. Nicola Breuer, molto credente, che si occupava di me ad Asunciòn, mi disse: « Bisogna ammettere che oltre la scienza, esiste Qualcuno più in alto a cui niente è impossibile ».

Come mi hanno spiegato i medici, la persona che soffre di questa malattia, anche nell’ipotesi della sua guarigione non perde mai l’artritest: è come un marchio che le rimane per tutta la vita. È come il malato che ha avuto un infarto: gli resta la cicatrice nel cuore. Tuttavia, confrontando le analisi che mi hanno fatto, si può vedere che sono guarita e che sono sparite le tracce dell’artritest. La sola spiegazione che si può dare di tutto questo è che si tratti d’un miracolo di Dio ».

Maria Teresa Galeano de Baez

Quelli che pensano che le guarigioni sono qualcosa di superficiale e di accidentale nel ministero di Gesù, si sbagliano completamente. Quelli che credono che oggi non c’è più bisogno di guarigioni e che l’essenziale sia di annunziare il vangelo, dimenticano il metodo pastorale di Gesù. Noi progettiamo e tentiamo mille metodi per attrarre gente che viene sempre di meno in chiesa. Organizziamo feste, concerti, convivenze, ecc. e i risultati sono sempre molto poveri. Gesù, invece, guariva i malati e la gente accorreva in massa. Erano tanti che qualche volta si doveva far passare i paralitici per il tetto della casa di Pietro, perché non era possibile introdursi in mezzo alla folla. Oggi capita la stessa cosa. Quando Gesù guarisce i malati, si riuniscono moltitudini che non riescono a stare nemmeno negli stadi e allora annunziamo loro il regno di Dio. Le conseguenze sono assai più grandi che non le semplici guarigioni fisiche.

Che i segni della potenza di Dio non siano solo uno spettacolo ma aiutino efficacemente il rinnovamento della vita di fede, lo dice espressamente l’arcivescovo di Tahiti al mio superiore provinciale in una lettera cui trascriviamo integralmente la prima parte.

Papeete, 30 novembre 1982

Reverendissimo Padre,

ero assente mentre il p. Tardif ha predicato in mezzo a noi, dal 21 ottobre al 14 novembre. Tuttavia al mio ritorno ho potuto costatare il cambiamento dovuto alla sua predicazione.

1. Il numero dei partecipanti alla domenica è aumentato considerevolmente.

2. Si è instaurato un certo clima ecumenico.

3. Ovunque nasce o rinasce la vita spirituale.

4. Si sono avute grandi conversioni e le confessioni sono diventate molto frequenti.

5. Il clero, i religiosi e le religiose hanno apprezzato molto la predicazione del p. Tardif.

6. Un gran numero di coppie illegittime, si preparano per il matrimonio oltre che a un rinnovamento della vita familiare.

La diocesi non aveva mai sperimentato un tale slancio di fede. Abbiamo celebrato due sinodi, fatto una visita pastorale, ritiri predicati da eccellenti sacerdoti in questi ultimi quindici anni, abbiamo avuto delle grandi manifestazioni religiose, ma mai con risultati vasti e profondi paragonabili a questo.

+ Michel Coopenrath arcivescovo di Papeete

Basta un solo esempio, tra mille, di ciò che avvenne a Tahiti. Durante la messa per i malati, un cieco cominciò a piangere e alla fine cominciò a vedere. Incontrandosi con Gesù, luce del mondo, riebbe la luce dei suoi occhi. Questa guarigione impressionò molto Gabilou, celebre cantante del Pacifico che aveva ottenuto il secondo premio in eurovisione; egli si iscrisse per il secondo ritiro, durante il quale si pentì, si confessò e si comunicò. Durante la messa di chiusura, fece questa testimonianza:« Ci sono state qui molte guarigioni, ma la più grande è la mia, perché il Signore mi ha guarito spiritualmente. Erano sedici anni che stavo lontano dalla vita cristiana e dai sacramenti; ma durante questo ritiro Gesù mi ha incontrato ed ora non voglio più vivere né cantare se non per lui ».

Ripetè la sua testimonianza alla televisione e in seguito nello stadio dinanzi a ventimila persone. Oggi evangelizza con canti carismatici, interpellando i giovani. Gesù è il Signore anche di artisti e cantanti.

Le guarigioni hanno uno scopo molto chiaro di cui dobbiamo tener conto. L’arcivescovo di Brazzaville l’ha scritto in maniera molto bella in una lettera a tutte le comunità della sua diocesi:

Brazzaville, 7 ottobre, 1983

Siamo stati molto contenti della predicazione del p. Tardif che ha ripreso il tema del centenario dell’evangelizzazione del Congo: il rinnovamento della fede. Le sue prediche furono accompagnate spesso da guarigioni spirituali, morali e fisiche.

Lo spettacolo più straordinario era di vedere, durante la preghiera, i malati guarire, i paralitici camminare, i muti parlare … era un rivivere i tempi della chiesa primitiva con Gesù. Ma che nessuno dimentichi lo scopo di questi segni miracolosi di Gesù: sono una testimonianza per risvegliare la fede di chi non crede e per fortificare quella dei credenti.

Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! (Mt 13,16-17).

Il p. Tardif ci ha predicato un vangelo di verità e non di menzogna. Aver visto questi segni e non credere, ecco quello che Gesù chiama « peccato contro lo Spirito Santo », perché si rifiuta di riconoscere la verità … e ciò è molto grave.

La predicazione accompagnata dal potere di guarigione, che noi abbiamo vissuto, lascerà una traccia profonda di cui le generazioni congolesi parleranno per molto tempo, come si parla ancora delle opere e delle parole di Gesù Cristo.

+ Mons. Barthélémy Batantu arcivescovo di Brazzaville

Credo che i testi biblici e anche le testimonianze dei santi siano molti nella vita della Chiesa, per cui non è affatto necessario giustificare o non è possibile contrastare le guarigioni. Ma la questione di fondo è un’altra: credo io che Dio mi può guarire? Ho fede nel potere di guarigione di Gesù che può passare attraverso la mia persona per guarirne altre?

Qualche volta temiamo le meraviglie di Dio per la semplice ragione che non le comprendiamo.

Il vescovo di Sangmelino nel Cameroun mi aveva invitato ad un ritiro sacerdotale. Vi chiamò tutti i suoi sacerdoti; ma uno di loro disse:

« Io non ci voglio andare, perché là non si parlerà che di miracoli e sempre di miracoli ».

Il vescovo gli rispose:

« Vai, non aver paura. Il tema del ritiro non è la guarigione, ma la preghiera ».

Il sacerdote ci andò, ma più per l’esortazione del vescovo che per propria convinzione. Così cominciò il ritiro, ma al terzo giorno si alzò davanti a tutti e disse:

« Soffrivo di un’artrite deformante alle mani che mi impediva persino di allacciarmi le scarpe. Di più debbo dire che non volevo partecipare a questo ritiro temendo che non si parlasse d’altro che di miracoli. Ma durante la messa di ieri, ho sentito come un grande caldo nelle mie mani. Voglio rendere gloria a Dio, perché sono perfettamente guarito. Posso muovere le mani … ».

Io aggiunsi ridendo:

« Non volevi sentir parlare di miracoli e ora sei tu che non cessi di proclamare le meraviglie del Signore ».

Tutti ridevano e lodavano Dio, mentre lui muoveva e mostrava le mani.

La nostra disposizione dovrebbe essere quella di un pieno abbandono nelle mani del Padre amoroso: egli ha un piano meraviglioso su di noi.

 

 

 

 PREGHIERA PER LA GUARIGIONE INTERIORE (p. TARDIF)

Padre di bontà, padre di amore, ti benedico ti lodo e ti ringrazio perché per amore ci hai dato
Gesù. Grazie Padre, perché alla luce del tuo Spirito comprendiamo che Lui è la luce, la verità,
il Buon Pastore, che è venuto perché noi abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza. Oggi, Padre,
mi voglio presentare davanti a te come tuo figlio. Tu mi conosci per nome. Volgi i tuoi occhi di
Padre amoroso sulla mia vita. Tu conosci il mio cuore e le ferite della mia vita. Tu conosci
tutto quello che avrei voluto fare e che non ho fatto; quello che ho compiuto io e il male che
mi hanno fatto gli altri. Tu conosci i miei limiti, i miei errori e il mio peccato.
Conosci i traumi e i complessi della mia vita. Oggi, Padre, ti chiedo, per l’amore verso il tuo
figlio Gesù Cristo, di effondere sopra di me il tuo Santo Spirito, perché il calore del tuo
amore salvifico penetri nel più intimo del mio cuore. Tu che sani i cuori affranti e fasci le
ferite, guarisci qui ed ora la mia anima, la mia mente, la mia memoria e tutto il mio spirito.
Entra in me, Signore Gesù, come entrasti in quella casa, dove stavano i tuoi discepoli pieni
di paura. Tu apparisti in mezzo a loro e dicesti: “Pace a voi”. Entra nel mio cuore e donami
la pace; riempimi d’amore. Noi sappiamo che l’amore scaccia il timore. Passa nella mia vita
e guarisci il mio cuore. Sappiamo, Signore Gesù, che tu lo fai sempre, quando te lo chiediamo;
ed io lo sto chiedendo con Maria, nostra Madre, che era alle nozze di Cana quando non c’era
più vino e tu rispondesti al suo desiderio cambiando l’acqua in vino. Cambia il mio cuore e
dammi un cuore generoso un cuore affabile, pieno di bontà, un cuore nuovo. Fa spuntare in me
i frutti della tua presenza. Donami i frutti del tuo Spirito che sono amore, pace e gioia.
Che scenda su di me lo spirito delle beatitudini, perché possa gustare e cercare Dio ogni giorno,
vivendo senza complessi e senza traumi insieme agli altri, alla mia famiglia, ai miei fratelli.
Ti rendo grazie, o Padre, per quello che oggi stai compiendo nella mia vita. Ti ringrazio con
tutto il cuore, perché mi guarisci, perché mi liberi, perché spezzi le mie catene e mi doni la
libertà. Grazie, Signore Gesù, perché sono tempio del tuo Spirito e questo tempio non si può
distruggere, perché è la casa di Dio. Ti ringrazio, Spirito Santo, per la fede, per l’amore che
hai messo nel mio cuore. Come sei grande, Signore, Dio Trino ed Uno! Che Tu sia benedetto e
lodato, o Signore! AMEN.

PREGHIERA PER LA GUARIGIONE FISICA (p. TARDIF)

Signore Gesù, credo che sei vivo e risorto. Credo che sei presente realmente nel Santissimo
Sacramento dell’altare e in ciascuno di noi che crediamo in te. Ti lodo e ti adoro.
Ti rendo grazie, Signore, per essere venuto da me, come Pane vivo disceso dal cielo.
Tu sei la pienezza della vita, tu sei la risurrezione e la vita, tu Signore, sei la salute
dei malati. Oggi ti voglio presentare tutti i miei mali, perché tu sei uguale ieri,
oggi e sempre e tu stesso mi raggiungi dove mi trovo. Tu sei l’eterno presente e mi conosci.
Ora, Signore, ti chiedo d’aver compassione di me. Visitami per il tuo vangelo,
affinché tutti riconoscano che tu sei vivo, nella tua Chiesa, oggi; e che si rinnovi la mia
fede e la mia anima. Abbi compassione delle sofferenze del mio corpo, del mio cuore e della
mia anima. Abbi compassione di me, Signore, benedicimi e fa che possa riacquistare la salute.
Che cresca la mia fede e che mi apra alle meraviglie del tuo amore, perché sia anche testimone
della tua potenza e della tua compassione. Te lo chiedo, Gesù, per il potere delle tue sante
piaghe per la tua santa Croce e per il tuo Preziosissimo Sangue. Guariscimi, Signore!
Guariscimi nel corpo, guariscimi nel cuore, guariscimi nell’anima. Dammi la vita, la vita
in abbondanza. Te lo chiedo per l’intercessione di Maria Santissima, tua Madre, la vergine
dei dolori, che era presente, in piedi, presso la tua croce; che fu la prima a contemplare
le tue sante piaghe, e che ci hai dato per Madre. Tu ci hai rivelato d’aver preso su di te
i nostri dolori e per le tue sante piaghe siamo stati guariti. Oggi, Signore, ti presento con
fede tutti i miei mali e ti chiedo di guarirmi completamente. Ti chiedo, per la gloria del
Padre del cielo, di guarire anche i mali della mia famiglia e i miei amici.
Fa che crescano nella fede, nella speranza e che riacquistino la salute per la gloria
del tuo nome. Perché il tuo regno continui ad estendersi sempre più nei cuori attraverso
i segni e i prodigi del tuo amore. Tutto questo, Gesù, te lo chiedo perché sei Gesù.
Tu sei il Buon Pastore e noi siamo le pecorelle del tuo gregge. Sono così sicuro del tuo amore,
che prima ancora di conoscere il risultato della mia preghiera, ti dico con fede:
grazie, Gesù, per tutto quello che farai per me e per ciascuno di loro.
Grazie per i malati che stai guarendo ora, grazie per quelli che stai visitando con la
tua Misericordia.


Edda CattaniMiracoli e guarigioni
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La medaglia miracolosa

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QUALCHE CENNO SULLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

 

da "Un piccolo libro di fede"

È stato detto che la Medaglia miracolosa è un "piccolo libro di fede" e un "piccolo trattato di mariologia".

Perché? Perché basta esaminare con attenzione la medaglina così com'è, e leggervi le grandi verità che esprime nel suo disegno la potenza e la misericordia di Maria Madre Divina, Immacolata, Mediatrice, Corredentrice e Regina. Ricordiamo la prima apparizione a S. Caterina? La Madonna predice le sciagure dei suoi figli, e piange su di essi fino a non poter più parlare. La sua tenerezza materna e la sua premura affettuosa appaiono davvero commoventi. Ella è partecipe dei travagli in cui si dibattono e si perdono i figli. Promette la sua speciale protezione, e, infine, annuncia a Suor Caterina una missione particolare che intende affidarle per aiutare gli uomini a salvarsi e a ottenere grazie.

Il primo significato del dono della Medaglia miracolosa è proprio questo: la Madre tenerissima vede i figli tra i pericoli e offre loro un mezzo di grazia che li scampi dal male e li richiami al bene.

Per questo la medaglina è un dono della Celeste Madre, è un dono di grazia materna. E tutte le grazie che la medaglina ha ottenuto e otterrà portano questo sigillo della premura materna che la Madonna ha verso di noi suoi figli.

Moribondi risanati, peccatori convertiti, soldati che scampano la morte, tumori scomparsi, tentazioni fugate, pericoli sventati, aiuti insperati e mille e mille altre grazie, fanno della Medaglia miracolosa il segno concreto della cura tenerissima che la Mamma Celeste ha per le anime e i corpi degli uomini. Chi non ne ha fatto l'esperienza, la faccia. E non resterà certamente deluso.

Ed ora trascriviamo questa "Curiosità interessante"

dal Il Corriere della Sera 14.7.2003


a firma di Vittorio Messori

Che sia una di quelle ironiche «astuzie della Storia» di cui parlava Hegel?

Di certo, il caso è curioso. In effetti, giovedì 10 luglio, a Bruxelles, con solenne cerimonia è stata presentata la bozza definitiva della Costituzione d’Europa. E’ quella nel cui preambolo non si è fatto il nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la protesta della Santa Sede.

Ma questa stessa Costituzione, nel definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio.

Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine. Le stelle, in effetti, sono quelle dell’Apocalisse al dodicesimo capitolo: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». Quella Donna misteriosa, per la tradizione cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori derivano da quel culto: l’azzurro del cielo e il bianco della purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle erano d’argento e solo in seguito hanno preso il colore dell’oro.

Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell’Unione (e il cerchio di stelle che sovrasta l’iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) sono l’invenzione di un pittore che si ispirò alla sua fervente devozione mariana.

E’ una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo ricostruito con esattezza già nel 1995, in un’inchiesta per il mensile di Famiglia cristiana , Jesus . La vicenda, dunque, inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo «Consiglio d’Europa», un organismo poco più che simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di «porre le basi per un’auspicata federazione del Continente». L’anno dopo, anche per giustificare con qualche iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un concorso d’idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una bandiera comune. Alla gara partecipò pure Arsène Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la cosiddetta «Medaglia Miracolosa», coniata in seguito alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: «Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». La devozione si diffuse a tal punto nell’intero mondo cattolico da fare di quella «Medaglia Miracolosa» uno degli oggetti più diffusi, con molte centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando, l’11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.

Ebbene, Arsène Heitz non era soltanto uno degli innumerevoli cattolici ad avere su di sé quella Medaglia nata da un’apparizione, ma nutriva una speciale venerazione per l’Immacolata. Dunque, pensò di costruire il suo disegno con le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy, che non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori. In effetti, l’azzurro e il bianco (le stelle, lo dicevamo, non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d’Israele. Quel vessillo sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede della «Società Educativa Israelitica» e si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele.

In una prospettiva di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è la «Figlia di Sion» per eccellenza, è il legame tra Antico e Nuovo Testamento, è colei nel cui corpo si realizza l’attesa messianica. Anche il numero delle stelle sembra collegare strettamente le due fedi: dodici sono i figli di Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di Gesù. Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il Continente unito in uno stendardo.

Sta di fatto che alcuni anni dopo la conclusione del concorso d’idee, nel 1955, il bozzetto di Heitz fu adottato ufficialmente come bandiera della nuova Europa. Tra l’altro, a conferma dell’ispirazione biblica e al contempo devozionale del simbolo, il pittore riuscì a far passare una sua tesi, che fu fatta propria dal Consiglio d’Europa. Ci furono critiche, infatti, visto che gli Stati membri erano all’epoca soltanto sei: perché, allora, dodici stelle? La nuova bandiera non doveva rifarsi al sistema della Old Glory, lo stendardo degli Usa, dove ad ogni Stato federato corrisponde una stella? Arsène Heitz riuscì a convincere i responsabili del Consiglio: pur non rivelando la fonte religiosa della sua ispirazione per non creare contrasti, sostenne che il dodici era, per la sapienza antica, «un simbolo di pienezza» e non doveva essere mutato neanche se i membri avessero superato quel numero. Come difatti avvenne e come ora è stato stabilito definitivamente dalla nuova Costituzione. Quel numero di astri che, profetizza l’Apocalisse, fanno corona sul capo della «Donna vestita di sole» non sarà mai mutato.


Per finire con un particolare che può essere motivo di riflessione per qualche credente: la seduta solenne durante la quale la bandiera fu adottata si tenne, lo dicevamo, nel 1955, in un giorno non scelto appositamente ma determinato solo dagli impegni politici dei capi di Stato. Quel giorno, però, era un 8 dicembre, quando cioè la Chiesa celebra la festa della Immacolata Concezione, la realtà di fede prefigurata da quella Medaglia cui la bandiera era ispirata. Un caso, certo, per molti. Ma forse, per altri, il segno discreto ma preciso di una realtà «altra», in cui ha un significato che per almeno mille anni, sino alla lacerazione della Riforma, proprio Maria sia stata venerata da tutto il Continente come «Regina d’Europa».

 

 

Edda CattaniLa medaglia miracolosa
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I “carismi” di Padre Pio

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Ricevo da un amico navigatore oggi e pubblico:

       A Padre Pio

 Padre che del Gargano resti un sole,
accogli questa supplica sincera,
non c’è bisogno di molte parole
perché procacci a me la gioia vera.

 E mi giunge un profumo di viole
mentre rivolgo l’umile preghiera:
ancora esorti a seguir chi vuole
la via del Vangelo veritiera.

 Tu che d’ardor serafico colmasti
l’intera vita afflitta dal dolore,
ricordati di me di fronte a Dio.

 L’esempio dato a noi penso che basti
a meritar le grazie del Signore
perché Sei tanto grande, Padre Pio!

                       Domenico Caruso

S. Martino di Taurianova (R.C.)

 

 

 

 123 anni fa nasceva Padre Pio da Pietralcina:

il santo dei miracoli

I “carismi” di Padre Pio

 

 

 

 

 

Padre Pio diceva Messa sempre molto presto, alle prime luci dell'alba, se non prima.
Molto spesso all'altare laterale dell'Immacolata, ma anche a quello centrale e, in seguito, a quello di san Francesco. Dopo il ringraziamento, confessava gli uomini in sagrestia, poi nella chiesetta le donne.
Al termine di tutte le confessioni, tornava in sagrestia per indossare cotta e stola, e rientrava in chiesa per distribuire la comunione ai fedeli.
Non di rado l'ora era tarda, e poiché vigeva la norma che bisognava essere digiuni del tutto, acqua compresa, fin dalla mezzanotte, non era un sacrificio da poco per i fedeli.
Al pomeriggio, dopo il riposo, Padre Pio ridiscendeva in sagrestia per confessare gli uomini.
In certi periodi o in certi giorni c'erano abbastanza fedeli per impegnarlo tutta la giornata, in altri no.
Comunque tutto, confessione, eventuale incontro extra con Padre Pio, si esauriva di solito in giornata.
A poco a poco, intanto, qualche timida casetta cominciava ad apparire nella zona, fatta costruire da forestieri che venivano a risiedervi stabilmente o volevano una base propria per le loro venute periodiche; e anche da famiglie del paese desiderose di avvicinarsi di più al convento dov'era Padre Pio.
Perché egli era ormai al centro come di una famiglia, che si estendeva sempre più, guidando come un autentico padre, non solo spiritualmente, ma anche con consigli d'ordine pratico, oltre persone del posto assidue al suo confessionale e agli incontri extra, anche molte altre lontane.
Tutte avevano per lui un'autentica venerazione: pur considerandolo come una persona di famiglia, e avendone e ricevendone confidenza, vedevano in lui un sigillo soprannaturale.
E alcune si affidavano a lui in toto, in una sequela spirituale senza riserve, bevendo e meditando i suoi insegnamenti, ricevuti in confessione, e anche in brevi messaggi scritti che si aggiungevano alle numerose lettere dense di spiritualità, scritte fin quando poté farlo.

Il profumo

Ma che cosa aveva di speciale Padre Pio per catalizzare intorno a sé tanto interesse e tanta venerazione? oltre le piaghe come il crocifisso, che rimanevano nelle mani, abitualmente coperte da mezzi guanti color marrone, che si toglieva solo per celebrare? Sarebbero bastate solo queste per farlo apparire come un essere superiore, perché quelle piaghe emanavano a volte un profumo inconfondibile, che inondava i presenti, e veniva avvertito, in certe circostanze, anche da persone in paesi lontani.
E già questo era miracoloso. Si ambiva, subito dopo la messa, riuscire a baciarle prima che in sagrestia si rimettesse i guanti. E si ricercava sul bancone dove si vestiva e si spogliava le crosticine che nel togliere e nel rimettere i guanti vi cadevano sopra; conservate come reliquie, quelle crosticine continuavano ad emanare il caratteristico profumo di Padre Pio, e verıivano considerate miracolose.

L'introspezione delle anime

A parte i segni già di per sé eccezionali che portava sul suo corpo, era evidente in Padre Pio la sua capacità di vedere l'intimo delle anime, illuminato com'era da Dio. Ciò era abituale in confessione, dove i penitenti si sentivano non di rado ricordare dei peccati non detti. E se l'omissione era stata involontaria, e si trattava di cose veniali, tutto poi filava liscio. Ma se era stata fraudolenta e se si trattava di cose gravi i rimproveri di Padre Pio salivano per così dire alle stelle, tanto erano aspri e sferzanti, e il più delle volte il peccatore veniva scacciato in malo modo. Coram populo, perché Padre Pio non aveva mezze misure. L'umiliazione era grande, non tanto per la vergogna di quel ripudio pubblico, che intimoriva anche gli altri che attendevano il loro turno, ma il più delle volte per l'orgoglio ferito.
Come si permetteva quel frate di trattare in quel modo una persona umana? Con quale diritto? Con quale autorità? E c'era chi se ne andava sdegnato, giurando che non avrebbe rimesso più piede in quel posto; salvo poi a ripensarci, anche con l'aiuto di qualche samaritano che spiegava come stavano le cose, e li guidava e assisteva per una nuova confessione, con altri sacerdoti se non con Padre Pio. Per questi scaccioni in confessione, si vedeva gente piangere dopo. Un pianto che faceva bene, perché faceva loro vedere con più chiarezza tutti i loro comportamenti. Ma anche fuori della confessione spesso in Padre Pio si rivelava questo discernimento interiore: quando nel mezzo della folla rimproverava ad alta voce qualcuno, o senza dire nulla ritirava la mano a chi si disponeva a baciarla, o addirittura passava oltre nel fare la comunione ai fedeli. C'erano poi le volte che strapazzava di fronte a tutti una persona, lasciando di stucco gli altri.
E c'era sempre un motivo, che in genere sapeva solo il malcapitato.

La bilocazione

Di certo, la testimonianza del dono della bilocazione in Padre Pio ci viene da lui stesso.
Una volta, mentre stava con le sue prime figlie spirituali nella foresteria del convento per le consuete conferenzine, apparve a un tratto come assente.
La cosa si prolungava troppo a lungo perché si trattasse di una semplice concentrazione interiore.
Alla fine si riscosse, e alla domanda di che cosa gli fosse accaduto, rispose con semplicità che era stato in America a trovare il fratello Michele.
Troviamo poi negli Epistolari chiare rivelazioni di una sua visita a una figlia spirituale di Foggia inferma: Giovina, sorella di Raffaelina Cerase, con la quale Padre Pio era in corrispondenza quando si trovava a Pietrelcina e che era stata l'occasione della sua venuta a Foggia, e poi a San Giovanni Rotondo.
Noi ci limitiamo a questi due casi che vengono dallo stesso Padre Pio.
Ma dobbiamo aggiungere che anche il profumo era un segno della sua presenza, o per lo meno della sua assistenza nella preghiera. Lo avvertivano anche persone che non avevano mai avuto nessun contatto con lui.
Era di solito un buon odor di violette, intensissimo e inconfondibile. Ma a volte si sentiva un odore di tabacco, o anche di acido fenico.
Quest'ultimo, Padre Pio l'aveva usato per qualche tempo subito dopo la stimmatizzazione come disinfettante. In quanto al tabacco, Padre Pio usava annusarlo per liberare le narici intasate.
Vengono comunemente assegnati dei significati a una intera gamma di altri odori attribuiti a Padre Pio; ma, sinceramente, sono attribuzioni opinabili.
Quel che è certo è che Padre Pio anche da lontano faceva sentire la sua presenza o assistenza.
E' anche certo che il suo sangue non aveva un odore repellente, ma gradevole. Ne rimanevano intrisi anche i fazzolettini e le pezzuole poggiate sulle sue piaghe.
Chi riusciva ad averne uno, in qualche modo trafugato dalla sua cella, lo conservava gelosamente come una reliquia, ricorrendovi nei momenti di bisogno.

Le grazie

La preghiera d'intercessione di Padre Pio l'otteneva grazie non imputabili all'intervento umano.
Senza arrivare, nella stragrande maggioranza dei casi al miracolo vero e proprio.
I benefici che ottenevano quelli che ricorrevano a Padre Pio sono incalcolabili, e tuttora è così.
Quando gli si raccomandava di pregare per questa o quella cosa annuiva subito, e a sua volta esortava anche il ricorrente a pregare.
In particolare, la sua preghiera abituale, diffusissima tra ı suoi devoti, era la "coroncina al Cuore di Gesù". Che Padre Pio recitava ogni giorno.
A volte il profumo intenso che si avvertiva era il segno, oltre che della sua presenza, della grazia; e si vedeva subito.
Ma quando qualcuno lo ringraziava, Padre Pio in genere rispondeva: "Non me ringrazia, ma la Madonna".
Ma se qualche fedele lo metteva quasi alle strette, dopo qualche segno straordinario, chiedendogli: "Padre, eravate voi?" rispondeva di solito: "E chi volevi che fosse?".
Altre volte, da una osservazione che faceva su particolari della persona che non poteva umanamente conoscere, si capiva chiaramente il suo intervento.

 

 

Edda CattaniI “carismi” di Padre Pio
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Le campane tibetane

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Oggi, alla nostra riunione a.c.s.s.s. abbiamo, tra l'altro, avuto il piacere di ospitare due giovani che ci hanno accompagnato ad una meditazione con il suono delle  "campane tibetane"; una sensazione meravigliosa di cui mi piace approfondire il significato.

 

 

 

Le Campane Tibetane (Singing Bowls)

Una pratica per la terapia del suono consiste nell’uso delle Campane tibetane. Esse sono ottenute dalla fusione di sette metalli, ciascuno dei quali rappresenta un pianeta. Sembrano, a prima vista, delle ciotole di metallo e riproducono la calotta cranica, parte anatomica importante nella cultura sciamanica. L’uso delle campane tibetane è sempre più diffuso in occidente ( riproduce la vibrazione creatrice primordiale OM ) in seno ai cultori delle filosofie orientali, che ricercano, nella meditazione e nella musicoterapia il raggiungimento dell’armonia dell’uomo con quanto lo circonda. Le campane tibetane producono quindi suoni in armonia con le vibrazioni delle sfere celesti e trasmettono queste vibrazioni a chi le ascolta. Questo fenomeno si chiama in termini tecnici, “concordanza di fase” ed è lo stesso che mettere 2 pendoli uno accanto all’altro: dopo un certo periodo di tempo iniziano a seguire lo stesso ritmo, come due onde che tendono a unirsi e a vibrare all’unisono. Grazie a questo fenomeno si creano delle forti vibrazioni massaggiando in profondità il corpo fisico ma anche i corpi più sottili. Si viene così a creare una concordanza di fase che produce di solito uno stato di profonda quiete interiore ed esteriore che può andare ben al di là del semplice rilassamento, fino a giungere alle onde teta e delta degli stati meditativi più profondi.
I suoni delle campane tibetane quindi stimolano un processo di auto guarigione e di armonizzazione.
Quando il corpo ritrova le proprie frequenze armoniose, ritrova la salute ed il benessere. Le Campane Tibetane producono suoni in armonia con le vibrazioni cosmiche risvegliando e rimembrando qualcosa che c’è già dentro all’essere umano. Solo che è molto in profondità e lo spesso strato che si è accumulato in superficie non ha fatto altro che allontanarsi da quel suono originale portando uno stato di “non accordatura”, quindi stonatura e dissonanza. Le vibrazioni delle campane tibetane dunque accordano e sintonizzano l’individuo nell’orchestra sinfonica del cosmo sostenendo una condizione di prolungato benessere.
Questa vera e propria terapia del suono, potrà donare effetti benefici soprattutto per il sistema nervoso centrale; poiché questi suoni portano il cervello a lavorare prima su onde alfa e poi su onde theta si possono riscontrare benefici per tutti i problemi di insonnia e irritabilità.
I suoni prodotti agiscono anche a livello mentale, infatti le onde meccaniche prodotte dal suono vengono percepite dalle onde elettromagnetiche cerebrali influenzandone la frequenza e gli stati di coscienza collegati. Questi suoni inducono un rilassamento profondo che interviene in aiuto allo stato di benessere personale dell'individuo riequilibrando ed energizzando il corpo dove necessario. Ricevere i suoni rimanendo aperti e ricettivi, permette di accettare meglio se stessi e gli altri, abbassando i livelli di stress e rendendoli più accettabili.
L'ascolto di queste frequenze, consente di rallentare alcuni ritmi vitali con la conseguenza di migliorare la percezione del proprio corpo, che a poco a poco diventa in grado di sentire il passaggio dallo stato di malessere a quello di benessere.
Le principali applicazioni che ha questo tipo di pratica sono: stimolare l'energia vitale, indurre il rilassamento, combattere l'insonnia, migliorare la concentrazione, sincronizzare l’emisfero destro e sinistro del cervello ed aumentare la creatività.
 
  Il Massaggio Sonoro è indicato per:
– Rapido raggiungimento di uno stato di profondo rilassamento
– Eliminare progressivamente stati di  nervosismo, ansia, angoscia
– Energizzare ed armonizzare il sistema bioenergetico
– Rinforzare le forze di autoguarigione
– Equilibrare i chakra 
– Risolvere i più comuni disturbi del sonno
– Rilassare e tonificare la carica psicofisica
– Creare maggior silenzio interiore e predisposizione alla meditazione
 

 

Edda CattaniLe campane tibetane
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