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Il coraggio di credere

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La nostra ricerca infinita

“Sono io mamma quell’angelo…”

Il coraggio di credere

(estratto Convegno A.C.S.S.S. Padova 2014)


Questo titolo può portare a diverse interpretazioni. Per quanto mi riguarda il “credere” è vivere e  “credere” è anche comunicare, spezzare il pane della condivisione. Questa affermazione  non ha la pretesa di proporre quale sia la linea di vita praticabile e nemmeno che la proposta sia di per sé una vita di “valore”.

 L’espressione in sé non dice nulla sul significato della vita che si vuole rappresentare, né, tanto meno, descrive un indice della positività di tale significato.

 Da qualsiasi stato essa provenga non può condurre in maniera logica, consequenziale, al “valore” di un vissuto cui si fa riferimento. 

Per comprendere in maniera sufficientemente adeguata il “valore” di un’esperienza, occorre che il ricevente del messaggio si lasci coinvolgere in ciò che gli offre l’emittente, assumendone i valori. Il che dipende unicamente dalla predisposizione interiore del ricevente, che può essere più o meno favorita dalla forza attrattiva del messaggio e dello stesso emittente… in questo caso io stessa, con la mia storia e la mia condizione.

 

Narra un’antica storia orientale che a un uomo, da anni alla

ricerca del segreto della vita, fu detto che un pozzo possedeva la

risposta a cui egli così ardentemente aspirava.  Trovato il pozzo,

l’uomo pose la domanda e dalla profondità… giunse la risposta: “Vai

al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi”.

Pieno di speranza, l’uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò

soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un’altra

legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi

sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della

vita.

 

Credendo di essere stato ingannato l’uomo continuò le sue

peregrinazioni finché una notte sentì, in lontananza, suonare un

“sitar”. La musica era meravigliosa e l’uomo, affascinato, si

diresse verso il luogo dove era il suonatore e ne vide le mani che

suonavano abilmente uno strumento fatto di fili metallici, pezzi di

metallo e di legno.

 

L’indicazione datagli dal pozzo gli parve chiara: tutti abbiamo gli

elementi necessari per comporre la meravigliosa musica della nostra

vita, ma ogni elemento, ogni evento, ogni circostanza a sé stante é

vuota se viene separata dagli altri elementi.

 

Una melodia è qualcosa di completo perché composta da tante note,

in armonia tra loro. Così la psiche umana, composta di vari

elementi come impulsi, desideri, emozioni, intuizioni e via

dicendo, se non disposti in maniera organica, non possono creare

quella sinergia (nel senso di azione simultanea e coordinata) che é

necessaria per saper vivere.

 

Ecco allora il significato e la figura di sfondo del titolo:  una parola o  un’immagine portano in seno un aspetto di mille altre parole o  immagini. Il nostro linguaggio è una cascata: genera  di volta in volta  evocazioni e collegamenti. Beato chi li scopre e li vive.

 Ognuno comprenda bene dove mira il discorso: a rendere un po’ più manifesto, prima di illustrare il contenuto, a che cosa si riduca la capacità di instaurare mutui richiami fra quelle che ho chiamato «parole, immagini», ma che meglio dovrei definire  «simboli». Sono questi, i grandi unificatori del creato.

Pensavo a queste o a simili cose, il momento in cui mi sono raccolta per elaborare alcune idee circa il  modo di soffermarsi SUL VIVERE E SAPER VIVERE… e sul senso della VITA E SULLA MORTE /.

 Mi sono detta: può intuire e capire meglio IL SENSO DELLA VITA e sull’impulso religioso che essa promana, solo chi è disposto mentalmente a creare contatti tra una parola e l’altra, a instaurare  richiami  fra immagini, a uscire dal suo pragmatismo.

 E’ evidente che su una cosa siamo d’accordo tutti ed è che non

tutti siamo d’accordo, cioè tutti non condividiamo le stesse scelte. Ma

le opinioni diverse sono il risultato di quello che ciascuno di noi

è e vuole essere, cioè ciò che vuole per sé.

Da questa “volontà” di scegliere, siamo arrivati alla parola

chiave: libertà di vivere.

Tutte le religioni ci parlano della divinità, di una qualche divinità, in una maniera o nell’altra. Ma il superamento della morte fisica e il pensare ad una vita eterna per noi, ci può venire solo da un vero Dio, da un Dio nel senso pieno e assoluto, il quale non si limiti a creare un universo per poi lasciarlo a sé, ma veramente vi si incarni.

La vita eterna è molto, molto di più della sopravvivenza.

Profonda vocazione dell’uomo è di conseguire ogni bene, ogni perfezione, ogni pienezza di essere e felicità senza fine. È perseguire la creatività stessa del supremo Artista dell’universo.

 

Solo le visioni delle sfere superiori, quelle che sono state date come dono a rari uomini nella storia, vengono a noi per indicarci che la morte, ogni morte ha un suo significato e non avviene invano. E’ una causa determinante un effetto che non si limita al solo dolore, ma che reca qualcosa di più profondo.

 “CORAGGIO DI CREDERE”, nel mio caso, significa raccogliere

l’eredità di mio figlio, quanto ne è stato dei suoi ideali, delle

sue attese, delle speranze non concluse e farla nostra, perché se

la morte è portatrice di un effetto, essa non può essere solo

sottrazione o “nulla”, intendo il “nulla” nel quale stemperare,

come in un crogiolo, il nostro desiderio di vendetta o il nostro

nichilismo.

Il tempo è un dono che la vita ci fa. Lo è anche quando sembra non esserlo, quando stanchi affrontiamo il domani. Ed ogni anno che passa, ogni compleanno, è una tappa importante, un traguardo, una sorte di resa dei conti. Più gli anni passano e più i conti sballano anche se non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo.

A questa chiamata possiamo non rispondere, possiamo lasciar perdere e piangerci addosso fino alla fine dei nostri giorni terreni, ma se risponderemo dobbiamo farlo con coraggio, con dedizione totale e piena fiducia che saremo ripagati al centuplo.

 

L’uomo d’oggi, impregnato di materialismo ha perduto la capacità di

rapportarsi alla dimensione divina. Nella società del rumore ha

dimenticato i percorsi, non si è preso cura di ascoltare il

richiamo della coscienza e, nel momento dell’ostacolo ha fatto come

colui che, da alpinista alle prime armi, rimane nel crepaccio,

senza darsi da fare ed attende i soccorsi che forse non giungeranno

in tempo.

 

“Cammina” ci dice Gesù “Arrotola la corda intorno ai tuoi fianchi e

guardando su, in alto, dove splende il sole limpido delle alte

vette, risali in cordata. Non occuparti del sangue che via via ti

scarnificherà le mani e i piedi. Guarda avanti, figliolo, e se con

te, vi saranno altri compagni di cordata, aiutali e non dimenticare

che io sono al tuo fianco.”


 

Edda CattaniIl coraggio di credere
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Tutto è vibrazione!

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Tutto è vibrazione

 

A Mentore sarebbe piaciuto e glielo dedico! Me lo inviò Felice Masi come ricevuto da un Cerchio Medianico:

 

“…ciascuna forma di vita anche la più minuscola… per raggiungere l’illuminazione … un sentimento d’amore per la propria divinità originaria, questo sentimento d’amore, ravvivato, diviene veicolo della penetrazione per le forze superiori. L’umano deve incarnare il super-umano. Aprite il cuore alla calda energia d’amore. Nessuna paura e calcolo. Siate sempre positivi, disponibili e attivi per la comprensione. Pulite la mente e il cuore da qualsiasi sentimento di rabbia e di rancore perché siete scintille divine nate tutte da un’unica fonte d’amore. Spandete luce come il sole attraverso il vostro cuore. Una speciale trasmissione al di fuori delle scritture, nessuna dipendenza da lettere e parole: Puntate direttamente al centro dell’anima dell’essere umano riscoprendo la propria natura. Ciascuna forma di vita, anche la più minuta è l’universo in miniatura e per conseguire l’illuminazione ogni essere vivente risponde alla legge: “divieni ciò che sei”. Non ci sono trucchi, non ci sono formule, l’unica verità è diventare puri come bambini perché il cuore possa emanare vibrazioni pure in perfetta risonanza con la fonte originaria, la musica dell’universo, con la sua virtù originaria. Esseri di luce, angeli, Dio non ha creato il male. E’ l’essere umano con le sue credenze e con i suoi pensieri… Ricordate: Dio vi manda solo angeli! Ripeto: l’amore è l’origine di tutto, l’amore è respiro e crescita, dove c’è amore c’è vita ed espansione. Ogni respiro di Dio è un puro atto d’amore che penetra nei vostri corpi sostenendo la vita stessa. Il vostro battito, sono delle pulsazioni d’amore. Imparate a cambiarle attraverso il respiro. Attraverso l’inspirazione e l’espirazione c’è la fusione tra onda eterica divina e onda eterica sanguigna. Amore, devozione, saggezza, sapienza, ordine, sapere, intelligenza attiva, sono sette energie che giungono da diverse distanze dell’universo, arrivano sulle costellazioni dell’Orsa Maggiore e delle Pleiadi e amplificate da Sirio vengono proiettate sul vostro sistema solare. Queste energie realizzano e potenziano ogni pensiero. Iniziate a ringraziare tutto ciò che vi circonda: la luna che illumina le vostre notti e che porta consigli, il sole che illumina e vi riscalda, la vostra casa, il pianeta terra che è un paradiso e state facendo di tutto per trasformarlo in un inferno. Ringraziate voi stessi, quel cuoricino che batte per voi sin dalla vostra nascita, batte senza fermarsi mai, batte perché vi ama. Vi chiedo solo questo: amate voi stessi e tutto ciò che vi circonda perché amando voi stessi cambierete la vibrazione del cuore. Sono vibrazioni potentissime che investono e cambiano qualsiasi cosa si mette davanti. Grazie a tutti.”

 

Ed è lo stesso riscontro che riscontrai nel brano con cui terminai la mia prima relazione ad Arezzo, nel 1993. E’ il brano più bello per rappresentare l’Eterno, l’Infinito!

 

Trovo conferma,  di questo stato di  grazia, nelle espressioni poetiche  e più enfatiche,  ma certamente non più significative, delle pagine medianiche di Symbole:

 

 “Come  descriverti lo  splendore della Via,  la Luce crescente ove gli astri perdono il  loro fulgore,  questo incendio fatto di tutti i soli, ma soprattutto di tutti gli splendori e di tutte le fiamme? Che termini adoperare per tradurti gli  accordi dell’Infinito; perché tutto brilla,  tutto  vibra,  tutto risplende  e risuona, tutto si  irradia e canta?  Le  parole umane servono  per le cose umane e la  parola muore dove comincia  l’Infinito…Ogni dolore, ogni  sforzo,  sono un passo fuori dall’ombra  a vantaggio della Luce…Io vedo dappertutto  sforzo  ed  equilibrio,  tutto segue immutabilmente   l’ordine   eterno.   L’Illimitato   non   è un condizionale.  L’Assoluto non sa che farsene  del relativo… No, qui non ci sono né dimensioni, né calcoli. L’algebra crolla sulla soglia  dell’Incalcolabile. L’Infinito si  aggiunge all’Immenso, l’Immenso all’Insondabile,  l’Insondabile  all’Assoluto,  ed  il totale di questa enorme addizione forma il piedistallo di Dio.”

 

(Brano tratto da M.C. e J.L.Victor  “L’Appel des Etoiles”, Ed. du Phare, Cahors, Francia, 1967).

 

Edda CattaniTutto è vibrazione!
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Credere non credere

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La fede oltre ciò che si vede

 

 

Il 21 gennaio 2009 intervistata a "Otto e mezzo" in onda su "La7", Margherita Hack ha dichiarato:
"Credere che Dio esiste è come credere che esiste la Befana".
Ha ragione.
Infatti Dio esiste e Margherita Hack pure. 

 

      La fede nelle cose che non si vedono

 

     Agostino di Ippona         

 

  Niente di più certo dell’interiore visione dell’animo.
1. 1. Vi sono alcuni i quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa
piuttosto che accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda
agli uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali
sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché non siamo
in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo, tuttavia dimostriamo alle
menti umane che si devono credere anche quelle cose che non si vedono. E, in primo
luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così schiavi degli occhi carnali che giudicano di non
dover credere ciò che con quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano
ma anche conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo,
che è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli. Per non parlare di altro, proprio la fede
con la quale crediamo o il pensiero con il quale sappiamo di credere o di non credere
qualcosa, sono totalmente estranei agli sguardi di codesti occhi; eppure che c’è di più
manifesto, di più evidente, di più certo dell’interiore visione dell’animo? Come dunque
possiamo non credere ciò che non vediamo con gli occhi del corpo, quando ci accorgiamo
di credere o di non credere pur non potendo giovarci degli occhi del corpo?
Nessuna disposizione dell’animo si può vedere con gli occhi del corpo.
1. 2. Ma, essi dicono, queste cose che sono nell’animo, poiché le possiamo percepire con
l’animo stesso, non c’è bisogno di conoscerle mediante gli occhi del corpo; quelle, invece,
che ci proponete di credere, non le mostrate all’esterno in modo che le conosciamo
mediante gli occhi del corpo, né sono interiormente, nel nostro animo, in modo che le
vediamo con il pensiero. Questo è quanto dicono: come se si ordinasse a qualcuno di
credere nel caso in cui potesse vedere davanti a sé l’oggetto del credere. Di certo, dunque,
siamo tenuti a credere ad alcune realtà temporali che non vediamo, per meritarci di
vedere anche quelle eterne nelle quali crediamo. Ma, chiunque tu sia , tu che non vuoi
credere se non ciò che vedi, ecco, tu vedi con gli occhi del corpo i corpi presenti e vedi con
l’animo, poiché sono nel tuo animo, le tue volontà e i tuoi pensieri del momento; ora
dimmi, ti prego, la buona disposizione del tuo amico verso di te con quali occhi la vedi?
Nessuna disposizione, infatti, si può vedere con gli occhi del corpo. O vedi forse con il tuo
animo anche ciò che avviene nell’animo altrui? Ma se non lo vedi, come ricambi a tua volta
la benevolenza dell’amico, dal momento che non credi ciò che non sei in grado di vedere?
O, per caso, stai per dire che vedi la disposizione altrui dalle sue opere? Dunque, vedrai i
fatti e sentirai le parole, ma, circa la disposizione dell’amico, tu sarai costretto a credere
ciò che non si può né vedere né sentire. Quella disposizione, infatti, non è né un colore né
una forma che si imponga agli occhi, non è un suono o una melodia che penetri negli
orecchi, e non una tua disposizione, che sia percepita da un moto del tuo cuore. Non ti
resta, pertanto, che credere ciò che non è né visto, né udito, né percepito dentro di te,
affinché la tua vita non rimanga vuota, senza alcuna amicizia, o l’amore che hai ricevuto
non sia, a tua volta, da te ricambiato. Dove è dunque quel che dicevi, e cioè che non devi
credere se non ciò che vedi, all’esterno con il corpo o, all’interno, con il cuore? Ecco, a
partire dal tuo cuore tu credi ad un cuore non tuo, e là dove non drizzi lo sguardo della
carne e della mente, ci destini la fede. Tu, con il tuo corpo, scorgi il volto dell’amico, con il
tuo animo discerni la tua fede: ma la fede dell’amico tu non puoi amarla se, a tua volta,
non hai in te quella fede con la quale credi ciò che in lui non vedi. Sebbene l’uomo possa
anche ingannare col fingere benevolenza o col nascondere la malvagità o, se non ha
intenzione di nuocere, con l’aspettarsi da te qualche vantaggio, tuttavia egli simula perché
manca di amore.

Nelle avversità si prova il vero amico.
1. 3. Ma, secondo quanto dici, tu credi all’amico, del quale non puoi vedere il cuore,
perché lo hai sperimentato nelle tue situazioni difficili e hai conosciuto quale fosse la sua
disposizione d’animo verso di te in occasione dei pericoli in cui non ti ha abbandonato.
Forse dunque, a tuo parere, dobbiamo augurarci delle disgrazie per avere la prova
dell’amore degli amici verso di noi? E nessuno proverà la felicità che proviene da amici
fidatissimi, se non sarà stato infelice per le avversità, ovvero non potrà mai godere

dell’amore collaudato di un altro, se non è stato tormentato dal proprio dolore o timore? E
allora come si può desiderare, e non piuttosto temere, quella felicità che si prova
nell’avere veri amici, quando solo l’infelicità può renderla certa? E tuttavia è indubbio che
si può avere un amico anche nelle prosperità, sebbene è nelle avversità che ne abbiamo la
prova più certa.
Crediamo al cuore degli amici anche prima di metterlo alla prova.
2. 3. Ma, comunque, per metterlo alla prova, tu non ti affideresti alle tue verifiche, se non
credessi. Perciò, siccome tu lo fai per metterlo alla prova, tu credi prima di averne la
prova. Di certo infatti, se non dobbiamo credere alle cose non viste, dal momento che
crediamo ai cuori degli amici anche quando non ne abbiamo ancora prove certe, e dal
momento che, anche quando abbiamo prove – a prezzo dei nostri mali – che sono buoni,
anche allora, piuttosto che vedere, crediamo alla loro benevolenza verso di noi, tutto ciò
accade soltanto perché in noi è così grande la fede che, in maniera del tutto conseguente,
pensiamo di vedere, se si può dire, con i suoi occhi ciò che crediamo. E dobbiamo appunto
credere, proprio perché non possiamo vedere.
Se scomparirà la fede, finirà del tutto l’amicizia.
2. 4. Se questa fede fosse eliminata dalle vicende umane, chi non si avvede di quanto
scompiglio si determinerebbe in esse e di quale orrenda confusione ne seguirebbe? Se non
devo credere a ciò che non vedo, chi infatti sarà riamato da un altro, dal momento che in
se stesso l’amore è invisibile ? Pertanto finirà del tutto l’amicizia, perché essa non consiste
in altro che nell’amore reciproco. Quale amore infatti si potrà ricevere da un altro, se non
si crede affatto che sia stato dato? Con la fine dell’amicizia poi non resteranno saldi
nell’animo né i vincoli matrimoniali né quelli di consanguineità né quelli di parentela,
poiché anche in essi vi è senz’altro un comune modo di sentire basato sull’amicizia. I
coniugi dunque non potranno amarsi a vicenda, quando, non potendo vedere l’amore come
tale, l’uno non crederà di essere amato dall’altro. Essi non desidereranno avere figli,
poiché non credono che saranno da essi ricambiati. E costoro, se nascono e crescono,
ameranno molto di meno i loro genitori, non vedendo nel loro cuore l’amore verso di sé,
dato che è invisibile; naturalmente, però, qualora il credere le cose che non si vedono è
segno di colpevole impudenza e non di lodevole fede. Che dire poi degli altri vincoli
familiari – tra fratelli, tra sorelle, tra generi e suoceri, tra congiunti di qualsivoglia grado di
consanguineità e affinità – se l’amore è incerto e la volontà è sospetta, tanto da parte dei
genitori verso i figli quanto da parte dei figli verso i genitori, e quindi finché la dovuta
benevolenza non è ricambiata, perché non la si ritiene dovuta quando, non vedendola, non
si crede che vi sia nell’altro? D’altra parte, se non è ingenua, è quanto meno odiosa questa
cautela per la quale noi non crediamo di essere amati per il fatto che non vediamo l’amore
di chi ci ama, e pertanto non ricambiamo a nostra volta coloro che non ci riteniamo in
dovere di ricambiare. Fino a tal punto perciò le cose umane sono sconvolte, non credendo
ciò che non vediamo, da essere distrutte fino alle fondamenta, se non crediamo a nessuna
volontà d’uomo, che di certo non possiamo vedere. Tralascio di dire quante cose della
pubblica opinione, della storia ovvero di luoghi in cui non sono mai stati credano coloro che
ci riprendono per il fatto che crediamo ciò che non vediamo, e come essi non dicano " non
crediamo perché non abbiamo visto ". Se dicessero ciò, infatti, sarebbero costretti a
confessare di non avere alcuna certezza sull’identità dei loro genitori, poiché, anche in
questo caso, hanno creduto a quanto altri gli raccontavano, senza peraltro essere capaci di
mostrarglielo perché era ormai passato; e, pur non conservando alcun ricordo del tempo
della loro nascita, tuttavia hanno dato il pieno consenso a coloro che in seguito gliene
hanno parlato. Se così non fosse, inevitabilmente si incorrerebbe in un’irriguardosa
mancanza di rispetto nei confronti dei genitori, nel momento stesso in cui si cerca di
evitare la temerità di credere in quelle cose che non possiamo vedere.
La presenza di indizi chiari ci sprona a credere.
3. 4. Se, dunque, con il non credere ciò che non possiamo vedere crollerà la stessa umana
società, perché verrebbe a mancare la concordia, quanto più è necessario prestare fede
alle realtà divine, sebbene siano realtà che non si vedono? Se non si prestasse loro fede,
non l’amicizia di un uomo qualsiasi ma la stessa suprema religione sarebbe violata, in
modo che ne consegue la somma infelicità.
3. 5. Ma, tu dirai, la benevolenza di un amico nei miei confronti, malgrado non possa
vederla, tuttavia la posso ricercare attraverso molti indizi; voi, invece, non potete
mostrare con nessun indizio le cose che volete che crediamo pur senza averle viste.
Intanto, non è di poco conto che tu concedi che si debbano credere alcune cose, anche se
non si vedono, quando si è in presenza di chiari indizi; già questo, infatti, è sufficiente per
concludere che non ogni cosa che non si vede non deve essere creduta. Ed è così
completamente screditato quel presupposto per cui si dice che non dobbiamo credere le
cose che non vediamo. Però sbagliano di molto quelli che ritengono che noi crediamo in
Cristo senza nessun indizio su di Lui. Quali indizi, infatti, sono più chiari delle cose che ora
constatiamo che sono state predette e si sono realizzate?. Voi, dunque, che escludete
l’esistenza di indizi perché dobbiate credere, relativamente a Cristo, quelle cose che non
avete viste, considerate quelle che vedete. La Chiesa stessa, con parole di materno amore,
vi conforta : " Io, che vedete con meraviglia fruttificare e crescere per tutto il mondo 1, un
tempo non fui quale ora mi ravvisate". Ma, nel tuo seme saranno benedette tutte le genti
2. Quando Dio benediceva Abramo, prometteva me: io infatti mi diffondo fra tutte le genti
nella benedizione di Cristo. Che Cristo è il seme di Abramo 3 lo attesta l’ordine di
successione delle generazioni. Per riassumere in breve, Abramo generò Isacco, Isacco
generò Giacobbe, Giacobbe generò dodici figli, dai quali è scaturito il popolo di Israele.
Giacobbe stesso, anzi, ebbe il nome di Israele. Tra questi dodici figli generò Giuda, da cui
è derivato il nome dei Giudei, fra i quali è nata la Vergine Maria, che partorì il Cristo 4. Ed
ecco, in Cristo, cioè nel seme di Abramo, vedete che sono benedette tutte le genti e ne
restate stupiti; eppure esitate ancora a credere in lui, nel quale piuttosto avreste dovuto
temere di non credere. Mettete in dubbio o rifiutate di credere che una vergine abbia
partorito, quando piuttosto dovreste credere che così si addiceva a Dio di nascere come
uomo? Sappiate, infatti, che anche questo fu predetto mediante il profeta: Ecco una
vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiameranno Emmanuele, che vuol dire " Dio è
con noi " 5. Non metterete, dunque, più in dubbio che una vergine possa partorire, se
volete credere in un Dio che nasce e, senza abbandonare il governo del mondo, viene tra
gli uomini nella carne, e che possa concedere alla madre la fecondità, senza toglierle
l’integrità verginale. Così bisognava che nascesse come uomo, pur restando sempre Dio,
perché nascendo sarebbe divenuto per noi Dio. Per questo il Profeta dice di nuovo di Lui: Il
tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro di rettitudine lo scettro del tuo regno! Tu hai
amato la giustizia e hai detestato l’iniquità; per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con
olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 6. Questa è l’unzione spirituale con la quale Dio
unse Dio, cioè il Padre il Figlio: donde sappiamo che Cristo prende il nome da crisma, che
significa unzione. Io sono la Chiesa, della quale si parla in quel medesimo salmo,
preannunziando come già avvenuto ciò che doveva avvenire: Stette la regina alla tua
destra, in abiti d’oro, ornata di vari colori 7, cioè nel segno della sapienza, adornata dalla
varietà delle lingue. Ivi mi si dice: Ascolta, o figlia, e guarda, porgi l’orecchio, e dimentica
il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché al re piacque la tua bellezza; poiché Egli è il
Signore Dio tuo. A Lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con doni, tutti i ricchi del
popolo supplicheranno il tuo volto. Tutta la gloria della figlia del re è all’interno; la avvolge
un vestito dalle frange d’oro dai vari colori. Le vergini, al suo seguito, saranno condotte al
re; a te saranno condotte le sue compagne; saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re. Al posto dei tuoi padri ti sono nati i figli, li farai capi di
tutta la terra. Si ricorderanno del tuo nome, di generazione in generazione. Perciò i popoli
ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 8.
Adempiute le profezie sulla Chiesa.
3. 6. Se non vedeste questa regina, ormai anche feconda di prole regale; se colei, alla
quale fu detto: Ascolta, o figlia, e guarda, non vedesse realizzata la promessa un tempo
udita; se colei, alla quale fu detto: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, non
avesse abbandonato le antiche consuetudini del mondo; se colei alla quale fu detto: Al re
piacque la tua bellezza, poiché egli è il Signore Dio tuo, non riconoscesse ovunque che
Cristo è Signore; se non vedesse che le città levano preghiere a Cristo ed offrono doni a
Lui, del quale le fu detto: A lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con i doni; se anche i
ricchi non deponessero la loro superbia e non supplicassero l’aiuto della Chiesa, a cui fu
detto: Tutti i ricchi del popolo supplicheranno il tuo volto; se non riconoscesse la figlia del
re, al quale le fu comandato di dire: Padre nostro, che sei nei cieli 9; e se colei della quale
fu detto: Tutta la gloria della figlia del re è all’interno, non si rinnovasse di giorno in giorno
nell’intimo 10 attraverso i suoi santi, sebbene colpisca sfavillando anche gli occhi di gente
estranea con la fama dei suoi predicatori, che si esprimono in diverse lingue, paragonabili
alle frange dorate di un vestito dai vari colori; se, dopoché il suo buon profumo l’ha resa
famosa in ogni luogo, giovani vergini non venissero condotte a Cristo per essere
consacrate a Lui, del quale e al quale si dice: Le vergini, al suo seguito saranno condotte al
re, a te saranno condotte le sue compagne; e, affinché non sembrasse che fossero
condotte come prigioniere in un carcere, dice: Saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re; se essa non desse alla luce figli, dai quali avere come
dei padri, da farli ovunque suoi reggitori, lei alla quale si dice: Al posto dei tuoi padri ti
sono nati i figli, li farai capi di tutta la terra; lei, madre, sovrana e suddita insieme, che
confida nelle loro preghiere, per cui fu aggiunto: Si ricorderanno del tuo nome, di
generazione in generazione; se, per la predicazione di questi padri, nella quale il suo nome
è stato ricordato senza interruzione, moltitudini così grandi non si riunissero in essa e non
rendessero incessantemente lode, ciascuna nella sua lingua, alla gloria di colei alla quale si
dice: Perciò i popoli ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 11.
Le cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono compiute
con tanta chiarezza. Altrettanto sarà per le cose future.
4. 6. Se queste cose non si rivelassero così evidenti che gli occhi dei nemici non trovano in
quale parte volgersi per evitare di essere colpiti da tale evidenza e di essere da essa
costretti ad ammetterle manifestamente; allora forse a buon diritto potreste dire che non
vi vengono mostrati indizi di sorta, visti i quali possiate credere anche quelle cose che non
vedete. Ma se queste cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono
compiute con tanta chiarezza; se la verità stessa vi si mostra sia con i suoi effetti
antecedenti sia con quelli che ne sono seguiti, perché crediate quello che non vedete, o
resti dell’infedeltà, vergognatevi per le cose che vedete.
4. 7. Guardate me, vi dice la Chiesa; guardateme, che vedete, ancorché non vogliate
vedere. Coloro, infatti, che in quei tempi, in terra di Giudea, furono fedeli, appresero
direttamente, come realtà presenti, la meravigliosa nascita da una vergine, la passione, la
resurrezione, l’ascensione di Cristo, e tutte le cose divine da Lui dette e fatte. Tutto ciò voi
non l’avete visto; è per questo che vi rifiutate di credere. Guardate dunque queste cose,
prestate attenzione a queste cose, pensate a queste cose che vedete, che non vi sono
narrate come fatti del passato, che non vi sono preannunziate come eventi del futuro, ma
vi sono mostrate come realtà del presente. Vi pare una cosa vana o insignificante, e
ritenete che non sia un miracolo divino o che lo sia ma di poco conto che, nel nome di un
crocifisso, accorre tutto il genere umano? Non avete visto ciò che fu predetto e si è
avverato della nascita umana di Cristo: Ecco una vergine concepirà e darà alla luce un
figlio 12; ma vedete compiuto ciò che la parola di Dio predisse ad Abramo: Nel tuo seme
saranno benedette tutte le genti 13. Non avete visto ciò che fu predetto dei miracoli di
Cristo: Venite e vedete le opere del Signore, che ha compiuto prodigi sulla terra 14, ma
vedete ciò che fu predetto: Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato:
chiedimi e ti darò le genti in eredità, e i confini della terra come tuo possesso 15. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della passione di Cristo: Hanno trapassato le mie
mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi mi hanno osservato e guardato;
si sono divise le mie vesti e hanno tirato a sorte sulla mia tunica 16, ma vedete ciò che
nello stesso Salmo fu predetto, e che ora appare avverato: Si ricorderanno del Signore e a
Lui ritorneranno tutti i confini della terra e lo adoreranno, prostrati davanti a Lui, tutte le
stirpi dei popoli, poiché del Signore è il regno ed Egli dominerà sulle genti 17. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della resurrezione di Cristo, secondo quanto il
Salmo gli fa dire anzitutto riguardo al suo traditore e poi ai suoi persecutori: Uscivano fuori
e tutti insieme sparlavano di uno solo; tutti i miei nemici contro di me mormoravano,
contro di me meditavano il mio male; una parola iniqua contro di me hanno fatto circolare
18. Ove, per far vedere che nulla valse loro uccidere chi sarebbe risorto, continuò dicendo:
Chi dorme non potrà forse rialzarsi? 19 E poco dopo, avendo predetto, mediante la stessa
profezia, del suo stesso traditore ciò che sta scritto anche nel Vangelo 20: Chi mangiava il
mio pane, alzò sopra di me il calcagno 21, cioè, mi calpestò, subito aggiunse: Ma tu, o
Signore, abbi pietà di me e resuscitami, e io li ripagherò 22. Ciò si è avverato: Cristo dormì
e si risvegliò, ossia resuscitò; egli che, nella medesima profezia ma in un altro Salmo,
dice: Io ho dormito e ho preso sonno; e mi sono levato su, poiché il Signore mi sosterrà 23.
È vero, tutto ciò voi non lo avete visto, ma vedete la sua Chiesa, della quale fu detto in
modo simile e si è avverato: O Signore mio Dio, a te le genti verranno dall’estremità della
terra e diranno: " In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non sono
di nessuna utilità " 24. Di certo ciò voi lo constatate, sia che lo vogliate sia che non lo
vogliate, e, se ancora pensate che gli idoli siano o siano stati di qualche utilità, nondimeno
di certo avete sentito che innumerevoli popoli, dopo aver abbandonato, rifiutato o distrutto
simili vanità, dicono: In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non
sono di nessuna utilità: se l’uomo può fabbricarsi i suoi dèi, ecco, essi non sono dèi 25. E
poiché fu detto: A te le genti verranno dall’estremità della terra, non crediate che le genti
predette sarebbero venute in un qualche luogo di Dio: capite, se vi riesce, che al Dio dei
cristiani, che è sommo e vero Dio, le schiere dei popoli non vengono camminando ma
credendo. La stessa cosa infatti fu così predetta da un altro profeta: Il Signore prevarrà su
di loro e sterminerà tutti gli dèi dei popoli della terra; e tutte le isole della terra Lo
adoreranno, ciascuna nel suo luogo 26. Come quello dice: A te verranno tutte le genti,
questo dice: Lo adoreranno, ciascuna nel suo luogo. Dunque, verranno a Lui senza lasciare
il loro luogo, perché chi crede in Lui lo troverà nel proprio cuore. Non avete visto ciò che fu
predetto e si è avverato dell’ascensione di Cristo: Innalzati, o Dio, sopra i cieli, ma vedete
ciò che viene subito dopo: e su tutta la terra sia la tua gloria 27. Tutto quel che, riguardo a
Cristo, è avvenuto ed è passato, voi non lo avete visto, ma queste cose, che sono presenti
nella sua Chiesa, non potete dire di non vederle. Le une e le altre noi ve le mostriamo
come preannunciate, ma non possiamo presentarvele come avvenute e che è possibile
vedere, perché non siamo capaci di riportare dinanzi agli occhi le cose passate.
Tanto le cose passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo
preannunciate prima che accadano.
5. 8. Ma, come per gli indizi che si vedono crediamo nelle volontà degli amici che non si
vedono, così la Chiesa, che ora si vede, di tutte quelle cose che non si vedono ma che
sono mostrate in quegli scritti in cui essa stessa è preannunciata, è segno di quelle
passate, profezia di quelle future. Perché tanto delle cose passate, che ormai non si
possono più vedere, quanto delle cose presenti, che non si possono vedere tutte, non si
poteva vedere nulla quando furono preannunciate. Allorché, dunque, le cose preannunziate
cominciarono ad accadere, da quelle già accadute a queste che stanno accadendo, tutte le
cose predette riguardo a Cristo e alla Chiesa si sono susseguite in una serie ordinata. A
questa serie appartengono quelle sul giorno del giudizio, sulla resurrezione dei morti,
sull’eterna dannazione degli empi con il diavolo e sull’eterna ricompensa dei giusti con
Cristo, cose che, anch’esse preannunciate, accadranno. Perché, dunque, non dovremmo
credere le cose passate e quelle future che non vediamo, quando abbiamo come testimoni
delle une e delle altre le cose presenti che vediamo e quando, nei libri dei profeti, tanto
quelle passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo preannunciate prima
che accadano ? A meno che per caso gli infedeli non ritengano che siano state scritte dai
cristiani in modo che queste cose, che essi già credevano, avessero un peso maggiore in
fatto di autorità, col ritenere che fossero state promesse prima che accadessero.
I Giudei nelle Scritture sono nostri sostenitori, nei cuori nemici, nei libri
testimoni.
6. 9. Se hanno questo sospetto, esaminino attentamente i libri dei Giudei, nostri nemici. Vi
leggeranno tutte le cose che abbiamo ricordato e troveranno che sono state preannunciate
riguardo a Cristo, nel quale crediamo, e alla Chiesa, che vediamo dall’inizio faticoso della
fede fino alla beatitudine sempiterna del regno. Ma, quando leggono, non si meraviglino se
coloro che detengono questi libri non comprendono tali cose a causa delle tenebre
dell’inimicizia. Che essi non avrebbero capito, infatti, era stato predetto dagli stessi
profeti; e dunque era necessario che questo, come tutto il resto, si avverasse e che,
secondo un segreto ma giusto giudizio di Dio, subissero la pena che avevano meritato. È
vero, colui che crocifissero e al quale diedero fiele e aceto, benché pendesse dal legno, per
coloro che avrebbe condotto dalle tenebre alla luce avrebbe detto al Padre: Perdona loro,
perché non sanno quello che fanno 28; tuttavia per gli altri che, per più occulte ragioni,
avrebbe abbandonato per bocca del profeta tanto tempo prima predisse: Hanno messo
fiele nel mio cibo e quando avevo sete mi hanno fatto bere aceto. La loro mensa divenga
per essi una trappola, come ricompensa e come motivo di scandalo. Si offuschino i loro
occhi, affinché non vedano, e piegato per sempre sia il loro dorso 29. Così, benché i loro
occhi siano offuscati, vanno in tutte le parti del mondo con le più illustri testimonianze
della nostra causa, di modo che, per mezzo loro, sono confermate queste cose nelle quali
invece essi sono smentiti. Ciò fu fatto per evitare che fossero distrutti e che della stessa
setta non restasse nulla; ma essa fu dispersa per il mondo, affinché, portando le profezie
della grazia a noi riservata, ci fosse dovunque di aiuto per convincere più fermamente gli
infedeli. E ciò stesso che dico, sentite come è stato annunciato dal profeta: Non li uccidere
– dice – perché non abbiano un giorno a dimenticare la tua legge; disperdili con la tua
potenza 30. Dunque non furono uccisi in quanto non dimenticarono quelle cose che presso
di loro si leggevano e si udivano. Se infatti, anche senza comprenderle, dimenticassero
completamente le Sacre Scritture, verrebbero uccisi nello stesso rito giudaico, perché, non
conoscendo nulla delle leggi e dei profeti, i Giudei non sarebbero stati di nessun
giovamento. Costoro, dunque, non furono uccisi ma dispersi, affinché, pur non avendo la
fede che li salverebbe, tuttavia conservassero la memoria dalla quale ci proviene l’aiuto:
nelle Scritture sono sostenitori, nei cuori sono nostri nemici, nei libri testimoni.
La Chiesa si è diffusa mirabilmente in tutto il mondo.
7. 10. Del resto, anche se riguardo a Cristo e alla Chiesa non vi fossero state tante
testimonianze precedenti, chi non dovrebbe sentirsi spinto a credere che la divina
chiarezza all’improvviso ha cominciato a risplendere per il genere umano quando vediamo
che, abbandonati i falsi dèi e distrutte dappertutto le loro statue, demoliti i templi o
destinati ad altri usi ed estirpati tanti vani riti dalla ben radicata consuetudine umana, un
solo vero Dio è invocato da tutti? E tutto ciò è accaduto per mezzo di un uomo deriso dagli
uomini, catturato, legato, flagellato, schiaffeggiato, vituperato, crocefisso, ucciso. Per
diffondere il suo insegnamento scelse come discepoli uomini semplici e senza esperienza,
pescatori e pubblicani: essi annunziarono la sua resurrezione e ascensione, affermando di
averla vista, e, riempiti di Spirito Santo, fecero risuonare questo messaggio in tutte le
lingue, pur senza averle imparate. E tra quanti li ascoltarono alcuni credettero, altri non
credettero, opponendosi ferocemente alla loro predicazione. In tal modo, in presenza di
credenti capaci di lottare per la verità fino alla morte, non contraccambiando con i mali ma
sopportandoli, e di vincere non con l’uccidere ma con il morire, il mondo si è talmente
mutato in questa religione, i cuori dei mortali, uomini e donne, piccoli e grandi, dotti e
ignoranti, sapienti e stolti, potenti e deboli, nobili e non nobili, di rango elevato e umili, si
sono così ben convertiti a questo Vangelo e la Chiesa si è diffusa tra tutte le genti ed è
cresciuta in modo tale che contro la stessa fede cattolica, non spunta nessuna setta
perversa, nessun genere di errore che sia così ostile alla verità cristiana da non aspirare e
ambire a gloriarsi del nome di Cristo. Di certo, non si consentirebbe a tale errore di
diffondersi sulla terra, se la stessa opposizione non servisse da stimolo per la sana
disciplina. Quel crocifisso come avrebbe potuto realizzare cose così grandi, se non fosse
Dio fattosi uomo? E tutto ciò, anche se non avesse predetto mediante i Profeti nessuna di
queste cose future. Ma, dal momento che un così grande mistero di amore è stato
preceduto dai suoi profeti e araldi, dalle cui voci divine fu preannunciato ed è avvenuto
così come è stato preannunciato, chi sarebbe così folle da dire che gli Apostoli hanno
mentito su Cristo, quando ne annunciarono la venuta così come era stata predetta dai
profeti, i quali non tacquero neppure gli eventi che sarebbero veramente accaduti riguardo
agli Apostoli? Di essi infatti avevano detto: Non vi è idioma e non vi è discorso in cui non si
senta la loro voce; in tutta la terra si sparge il loro strepito e sino ai confini del mondo le
loro parole 31. Ciò di certo lo vediamo avverato in tutto il mondo, anche se non abbiamo
ancora visto Cristo in carne. Chi pertanto, a meno che non sia accecato da una strana
pazzia o non sia duro e inflessibile per una singolare caparbietà, si rifiuterà di credere alle
Sacre Scritture, che predissero la fede di tutto il mondo?
Esortazione ad alimentare e accrescere la fede.
8. 11. Quanto a voi, o carissimi, questa fede che avete o che avete cominciato ad avere da
poco, si alimenti e cresca in voi. Come infatti sono accaduti gli eventi temporali predetti
tanto tempo prima, così accadranno anche le promesse sempiterne. Non vi ingannino né i
vani pagani né i falsi Giudei né gli ingannevoli eretici e neppure, all’interno stesso della
Chiesa cattolica, i cattivi cristiani, che sono nemici tanto più nocivi quanto più intimi.
Perché neppure su questo punto, per non lasciare i deboli nel turbamento, la profezia
divina tacque, laddove, nel Cantico dei Cantici, lo sposo parlando alla sposa, cioè Cristo
Signore alla Chiesa, dice: Come un giglio in mezzo alle spine, così la mia amata in mezzo
alle figlie 32. Non disse in mezzo alle estranee, ma in mezzo alle figlie: chi ha orecchi per
intendere, intenda 33. E, quando la rete gettata in mare e piena di pesci di ogni genere,
come dice il santo Vangelo, viene tratta a riva, cioè alla fine del mondo, essa si separi dai
pesci cattivi col cuore non con il corpo, cioè cambiando i cattivi costumi e non rompendo le
sante reti. In modo che i giusti, che ora sembrano mescolati con i reprobi, non ricevano
una pena ma una vita eterna, quando sulla spiaggia comincerà la separazione 34.
1 – Cf. Col 1, 6.
2 – Gn 22, 18.
3 – Cf. Gal 3, 16.
4 – Cf. Mt 1, 1-16.
5 – Is 7, 14.
6 – Sal 45, 7-8.
7 – Sal 45, 10.
8 – Sal 45, 11-18.
9 – Mt 6, 9.
10 – Cf. 2 Cor 4, 16.
11 – Sal 45, 11-18.
12 – Is 7, 14.
13 – Gn 22, 18.
14 – Sal 45, 9.
15 – Sal 2, 7-8.
16 – Sal 21, 17-19.
17 – Sal 21, 28-29.
18 – Sal 41, 7-9.
19 – Sal 41, 9.
20 – Gv 13,18.
21 – Sal 41, 10.
22 – Sal 41, 11.
23 – Sal 3, 6.
24 – Ger 16, 19.
25 – Ger 16, 19-20.
26 – Sof 2, 11.
27 – Sal 108, 6.
28 – Lc 23, 34
29 – Sal 69, 22-24.
30 – Sal 58, 12.
31 – Sal 18, 4-5.
32 – Ct 2, 2.
33 – Cf. Mt 13, 9.
34 – Cf. Mt 13, 47-49. 

 

 

 

  

Edda CattaniCredere non credere
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