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Silenzi

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Silenzi

 

 

Il prodigio del silenzio

è giungere a parlare tacendo,

a essere espressivi senza usare le parole,

ad avere una vita

silenziosamente eloquente.

Il silenzio

è un modo diverso di comunicare

e, più in profondità,

un modo diverso di essere… e di vivere.

 

 

Silenzio significa anche “ascoltare”. Certo, sappiamo bene come sia difficile ascoltare se ascoltare indica l’atto di aprirsi e accogliere la sofferenza dell’altro: “La maggior parte degli orecchi si chiude alle parole che cercano di dire una sofferen­za” . Si innalzano barriere per evitare che la sofferen­za passi da chi la vive e la esprime a chi la ascolta. Ep­pure, senza questa cultura dell’ascolto del sofferente noi condanniamo l’altro alla solitudine e all’isolamento mortale e precludiamo anche a noi la possibilità di: una consolazione e di una comunicazione nella nostra sofferenza.

Ascoltare non è prestare l’orecchio, è farsi condurre dalla parola dell’altro là dove la parola conduce. Se poi, invece della parola, c’è il silenzio dell’altro, allora ci si fa guidare da quel silenzio. Nel luogo indicato da quel silenzio è dato reperire, per chi ha uno sguardo forte e osa guardare in faccia il dolore, la verità av­vertita dal nostro cuore e sepolta dalle nostre parole. Questa verità, che si annuncia nel volto di pietra del depresso, tace per non confondersi con tutte le altre parole’.

La domanda che qui si deve porre è: sappiamo dare tempo, attenzione ed energie all’ascolto di chi soffre? E sappiamo ascoltare la sofferenza profonda che è in noi, premessa indispensabile per porci sempre più at­tentamente in ascolto della sofferenza dell’altro? Ascol­tare significa dare la parola, dare tempo e spazio all’al­tro, accoglierlo anche in ciò che egli rifiuta di sé, dargli diritto di essere chi lui è e di sentire ciò che sente e fornirgli la possibilità di esprimerlo.

Ascoltare è atto che umanizza l’uomo e che suscita l’umanità dell’al­tro. Ascoltare è far nascere, dare soggettività, permet­tere all’uomo di realizzare il proprio nome e il proprio volto. Ovvero la propria umanità.

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Edda CattaniSilenzi

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