Apparizioni Devozioni Miracoli

Il miracolo della creazione

No comments

Il miracolo della creazione

(…ricordando…)

 

Nasce Gesù: Buon Natale! E’ questo il lieto messaggio che ci riporta alla nascita di Dio a Betlemme e che dona ovunque conforto e speranza. Purtroppo il nostro tempo, il tempo di noi tutti, è funestato da eventi tristi di ogni genere e la vita stessa ha bisogno di senso, di pace, di fraternità su tutti coloro che soffrono per la guerra, la fame e la malattia. Viene spesso di chiedersi il perché di tanto male… eppure la venuta di Cristo sulla terra è un evento storico. Dio, duemila anni fa si è veramente fatto uomo per dare all’umanità una luce e la sua dottrina dilagò sino alle frontiere più lontane del mondo e delle anime. Tanti furono i martiri che insanguinarono le arene per rendere testimonianza, ma oggi la fede è venuta a mancare del suo pilastro più importante: la speranza. Non si crede abbastanza e il tempo dei miracoli operati da Gesù sembra essere lontano, quasi paragonabile a quello delle favole.

Nei nostri congressi annuali, ho voluto anche parlare di “miracoli” per rendere la mia personale testimonianza e dire a tutti che quel Dio che sembra avvolto in un velo di silenzio, quel Dio che a volte non ci fa ascoltare la Sua voce, è presente e, a volte, fra coloro che meno se l’aspettano, a coloro che forse non ne sono degni, accadono fatti straordinari.

La mia vita, come tutti sanno non è stata facile e, anche il mio recente pensionamento ha accompagnato una vicenda familiare ormai precaria; malattia e passaggio di mia madre ormai anziana e soprattutto il compagno della mia vita, il papà di Andrea, dopo una lunga malattia demolitrice, ha raggiunto il suo adorato figlio. Unica gioia, sempre presente, è quella della presenza dei miei nipotini, Giulio, Simone e Tommaso, questi tre pargoletti che sembrano arrivati per allietare e dare un sorriso alle mie quotidiane fatiche.

 Nell’ottobre del 2006, dopo una estate intensa per accudirli e sollevare le loro mamme, le mie due figlie, improvvisamente il piccolo Simone, uno dei miei adorati gemellini, di appena quattro anni, fu colto da una perdita di coscienza che ci costrinse al ricovero urgente in neurologia pediatrica con accertamenti che hanno dato poco spazio a qualsiasi forma di recupero.

Una coltre di piombo accompagnò le nostre ore, in oltre quaranta giorni di degenza, in cui non mancò la fede in un intervento diretto del Signore. Debbo dire che prima di lasciare il territorio dove ho trascorso gran parte della mia vita, nel maggio precedente, giorno della ricorrenza dell’apparizione della Madonna a Fatima, ho dedicato una delle mie scuole a “Carol Wojtyla, Giovanni Paolo II°” pensando anche di averlo come protettore, lui che, come me ha tanto amato i giovani. Ebbene, nel momento della disperazione sono ricorsa a Lui, per averne l’intercessione, chiedendo a Dio il miracolo della guarigione del mio amato nipotino.

 Il fatto si svolse in questo modo: stavo registrando, mentre pregavo, il discorso della montagna, letto dal Papa stesso ed ascoltavo tutte le beatitudini espresse con la Sua voce calda e suadente. Al termine della registrazione andai nel riascolto per poterle sentire ancora una volta e, proprio alla fine, sul nastro registrato sentii questa parola: GUARITO! Erano le 15.30 dell’8 novembre e proprio allora il piccolo Simone apriva gli occhi.

 Ho voluto riportare questa vicenda nella quale siamo stati messi a dura prova e che richiede ancora tanta fede, in quanto il mio piccolo procede tuttora a rapidi passi nel suo percorso positivo. In questi giorni di serena letizia, chiedo perciò a tutti fraternamente, una preghiera per i miei bimbi, ringraziando il Signore perché sono convinta che la svolta nella salute di Simone sia proprio stata data dall’intervento miracoloso di un grande Santo che ha trovato ascolto al cospetto di Dio.

Vorrei aggiungere che tutt’oggi, sia la malattia della mia mamma prima, del mio Mentore poi e del piccolo hanno ricevuto segni continui di presenze amiche, e lo zio Andrea, svolge una costante assistenza a loro e a me, accompagnando il mio cammino come segno della misericordia divina verso di noi.

 

 

 

 

 Auguri tanti, Auguri dai componenti della mia Famiglia anche se c'è chi ha "svoltato l'angolo"

 

 

Per questo torno sovente a parlare di “miracoli” dicendo a tutti che credere nei miracoli non è peccare di infantilismo tanto più che, al giorno d’oggi, quasi tutta l’umanità dichiara di esserne stata diretta testimone almeno in una occasione. In realtà, milioni di persone, tutti i giorni, in tutto il mondo, chiedono a Dio, ai Santi o anche ai defunti di intervenire sulla propria vita. Ne ho incontrate tante, in questi lunghi anni di percorso spirituale e sono rimasta edificata dalle manifestazioni di fede, soprattutto da parte delle creature più semplici. Naturalmente esistono anche coloro che non credono ai miracoli più di quanto non credano alla befana o al principe azzurro. Per costoro i miracoli sono residui della immaginazione infantile, ma per coloro i quali ci credono, che cosa sono esattamente i miracoli?

Il “miracolo”

 

 

I miracoli (dal latino mirari, “guardare con stupore”) sono presenti in quasi tutte le religioni, ma soprattutto in quella cristiana che sull’essenza del soprannaturale fonda il messaggio evangelico. Nel Nuovo Testamento sono menzionati molti miracoli compiuti da Gesù Cristo, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci o le guarigioni degli infermi, ma il miracolo più importante è la sua stessa resurrezione.

Ricordo l’espressione del regista Zeffirelli, uomo di grande cultura e di formazione religiosa, il quale, in una trasmissione, affermava la sua personale convinzione che tutti i miracoli espressi nel Vangelo, possono trovare una giustificazione a supporto della loro venuta, ma la resurrezione di Cristo, del Suo stesso corpo, non ha spiegazione giustificabile da qualunque teoria scientificamente provata.

Spesso, quando si parla di miracoli, si fa riferimento ad eventi che non presentano necessariamente carattere religioso, ma semplicemente escono dall’ordinario al punto da essere notati e suscitare in molti meraviglia e stupore. Per il credente, invece, l’evento definito miracoloso è un messaggio, un fatto in cui scopre l’intervento di Dio in suo favore. Per questo, mentre rilevavo la profonda sofferenza di tanti piccoli spedalizzati e la lacerante attesa delle loro madri, ho ritenuto di essere stata graziata da un accadimento miracoloso.

Un miracolo non è d’altra parte, la violazione delle leggi di natura in quanto essi non verrebbero accettati non solo dalla scienza, ma nemmeno dalla Chiesa. La scienza non accetta tutto ciò che viola le leggi di natura semplicemente perché violare quelle leggi significherebbe sovvertire l’ordine naturale delle cose.  E la Chiesa riconosce che la vera grandezza di Dio è quella di mantenere le leggi della natura che egli stesso ha stabilito così come sono e che Lui stesso non può cambiare arbitrariamente il corso di ciò che proprio Lui ha organizzato con precisione assoluta. Se per caso Dio cambiasse l’ordine del mondo con un miracolo questo dovrebbe essere interpretato non come un atto di forza, ma di debolezza.

     Attualmente la posizione della Chiesa cattolica nei confronti dei miracoli consiste non tanto nel valutare l’effetto fisico in sé, ma le conseguenze spirituali che quell’evento produce, ovvero la conversione e la preghiera della gente. I miracoli, in altre parole, non sarebbero niente di eccezionale, ma dimostrerebbero semplicemente l’interesse e il coinvolgimento di Dio nelle vicende terrene.

Ed ecco allora il meraviglioso intervento di Dio nella Creazione che si manifesta come atto di misericordia e di amore, indipendentemente da chi lo riceve; perciò non vale la convinzione del fatto che Dio salva solo i più buoni: in Africa muoiono bambini a migliaia tutti i giorni e sono tutti bambini buoni! La verità è che il vero credente non dovrebbe avere bisogno dei miracoli per rafforzare la sua fede, proprio come per il non credente non sono sufficienti mille miracoli per fargli cambiare idea.

Io stessa mi reputo la più reietta e indegna di una tale grazia e proprio per questo voglio esserne testimone in quanto ho toccato con mano che le guarigioni miracolose non sono qualche cosa che la scienza non è in grado di spiegare, ma semplicemente un segno, un messaggio rivolto più agli altri che al diretto interessato. In questo modo, però, i miracoli non sono più miracoli: sono atti di fede.

In questi giorni di attesa dell’arrivo del Santo Bambino, con tanto coinvolgimento della tradizione e della poesia delle genti, vorrei ripetere che i tempi si sono compiuti: Gesù è venuto nella nostra storia ed è presente nel suo popolo; ma l’attesa non è terminata. Io credo che ciascuno di noi debba attendere Gesù ogni giorno perché Egli continua a venire e ci fa sentire la Sua presenza e il Suo intervento diretto, anche se, a volte, sembra non ascoltare il nostro richiamo. Continuiamo Cari Amici a credere, a volerci bene, a ringraziare di quanto ci è dato… quanto spesso dimentichiamo di farlo!

Mentre chiamavo al videofonino il mio piccolo all’ospedale, tutti i presenti hanno sentito chiaramente inserirsi la voce di Andrea: “Andrea è per sempre! Andrea è qui con tutti voi!”

Auguri a tutti! Che il Santo Natale porti un attimo di ristoro alla sofferenza del mondo, ai piccoli ammalati nelle corsie degli ospedali, nelle nostre famiglie, nella Chiesa… e sia con voi tutti il mio ringraziamento per le preghiere che mi avete donato. Dio ve ne renda merito!

L’anima ardente di Sant’Agostino chiedeva: “Come dunque ti cercherò, mio Signore?” e subito venne la risposta: “Ecco, nelle angustie in cui ti trovi, non sopravviene ciò che desideri, ma è presente colui che cerchi. E cerca colui che non può mai essere assente”.

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniIl miracolo della creazione
Leggi Tutto

Le apparizioni a Medjugorie

No comments

I messaggi della Madonna a Medjugorie

 

24 giugno 1981

 

Il Podbrdo è il luogo delle prime apparizioni 

 

Ore 18 circa: ha inizio l'avvenimento del secolo.

La Madonna si e' fermata a Medjugorje.

Sei giovani della parrocchia di Medjugorje, Ivanka Ivankovic, Mirjana Dragicevic, Vicka Ivankovic, Ivan Dragicevic, Ivan Ivankovic e Milka Pavlovic (questi ultimi due solo in questo giorno), vedono sulla collina Crnica (nella frazione di Biakovici, una delle quattro che formano il villaggio di Medjugorje), nel luogo chiamato Podbrdo, un'apparizione, una figura bianca con un bambino nelle braccia. Sorpresi e spaventati, non si avvicinano ad essa.

Il giorno dopo alla stessa ora, il 25/06/1981, quattro di loro, Ivanka Ivankovic, Mirjana Dragicevic, Vicka Ivankovic ed Ivan Dragicevic, si sentono fortemente attirati verso il posto dove, il giorno precedente, hanno visto quella che hanno riconosciuto come la Madonna. Marija Pavlovic e Jakov Colo li raggiungono. Il gruppo dei veggenti di Medjugorje e' cosi formato. Pregano con la Madonna e parlano con essa. Da questo giorno hanno le apparizioni quotidiane, insieme o separatamente. Milka Pavlovic ed Ivan Ivankovic non hanno mai piu visto la Vergine.

Le apparizioni non sono legate a Medjugorje, ma alle persone: dovunque esse camminino per il mondo, li cammina anche Maria. 

 

Questa straordinaria immagine è stata scattata, durante un'apparizione della S.Vergine ai veggenti di Medjugorie. E' una testimonianza sconvolgente del come la Madonna voglia dare prova della Sua presenza. 

Messaggio del 25 gennaio 2011

Cari figli! Anche oggi sono con voi e vi guardo, vi benedico e non perdo la speranza che questo mondo cambierà in bene e che la pace regnerà nei cuori degli uomini. La gioia regnerà nel mondo perché vi siete aperti alla mia chiamata e all’amore di Dio. Lo Spirito Santo cambia la moltitudine di coloro che hanno detto si. Perciò desidero dirvi: grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

Messaggio del 25 febbraio 2011

Cari figli, la natura si risveglia e sugli alberi si vedono le prime gemme che porteranno un bellissimo fiore e frutto. Desidero che anche voi, figlioli, lavoriate sulla vostra conversione e che siate coloro che testimoniano con la propria vita, così che il vostro esempio sia il segno e l’esortazione alla conversione per gli altri. Io sono con voi e davanti a mio Figlio Gesù intercedo per la vostra conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

Messaggio del 25 marzo 2011

Cari figli, oggi in modo particolare desidero invitarvi alla conversione. Da oggi inizi una vita nuova nel vostro cuore. Figli, desidero vedere il vostro “si” e che la vostra vita sia il vivere con gioia la volontà di Dio in ogni momento della vostra vita. Oggi in modo particolare Io vi benedico con la mia benedizione materna di pace, d’amore e d’unione nel mio cuore e nel cuore del mio figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

Messaggio del 25 aprile 2011

Cari figli, come la natura dà i colori più belli dell'anno, così anch'io vi invito a testimoniare con la vostra vita e ad aiutare gli altri ad avvicinarsi al mio Cuore Immacolato perché la fiamma dell'amore verso l'Altissimo germogli nei loro cuori. Io sono con voi e prego incessantemente per voi perché la vostra vita sia il riflesso del paradiso qui sulla terra. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

Messaggio del 25 maggio 2011

Cari figli, la mia preghiera oggi è per tutti voi che cercate la grazia della conversione. Bussate alla porta del mio cuore ma senza speranza e senza preghiera, nel peccato e senza il sacramento della riconciliazione con Dio. Lasciate il peccato e decidetevi figlioli, per la santità. Soltanto così posso aiutarvi, esaudire le vostre preghiere e intercedere davanti all’Altissimo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

 

Messaggio da Medjugorje del 2 Giugno 2011

Cari figli, mentre vi invito alla preghiera per coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, se guardaste nei vostri cuori capireste che parlo di molti di voi. Con cuore aperto domandatevi sinceramente se desiderate il Dio Vivente o volete metterlo da parte e vivere secondo il vostro volere. Guardatevi intorno, figli miei, e osservate dove va il mondo che pensa di fare tutto senza il Padre e che vaga nella tenebra della prova. Io vi offro la luce della Verità e lo Spirito Santo. Sono con voi secondo il piano di Dio per aiutarvi affinché nei vostri cuori vinca mio Figlio, la Sua Croce e Risurrezione. Come Madre desidero e prego per la vostra unione con mio Figlio e con la sua opera. Io sono qui, decidetevi! Vi ringrazio!

Messaggio dato a Mirjana Dragicevic

Message, February 2, 2010  – Apparizione a Mirjana

 

Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio. Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti! Io vi guido con mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio."
  

PAOLO BROSIO: MI SONO CONVERTITO A MEDJUGORJE. ORA VOGLIO RESTITUIRE A DIO QUELLO CHE MI HA DATO

(16 dicembre 2009 a "Mattino Cinque")

 

 Oggi Paolo Brosio, giornalista e uomo di spettacolo è esplicito: " grazie a Medjugorje ho ritrovato la fede e mi sono convertito, oggi sono un’altra persona, mi sento vivo". Non è che io fossi ateo. Ma il mio era un cattolicesimo rituale, vuoto, anche stanco. Quello classico, ereditato dalla famiglia, messa di prima comunione, a Natale, Pasqua, e basta. Insomma, ero insoddisfatto del mio stile di vita, non piacevo a Cristo", né a me stesso". In più, due situazioni personali gravi ne avevano minato fede e certezze: " vero. Ho passato anni difficili. Prima la scomparsa di mio padre al quale ero molto legato,poi la separazione da mia moglie Gretel, molto dolorosa. Ero ridotto male". Grazie a quattro valenti e santi sacerdoti, Brosio si è avvicinato al pianeta Medjugorje: …… " devo a questi bravi preti se, prima sui libri, poi in pratica, ho conosciuto la realtà di Medjugorje". Sono stato a febbraio e sono tornato diverso, trasformato. Oggi credo davvero e voglio fare del bene. Devo dire che a Medjugorje la Madonna mi ha fatto avvicinare a Suo Figlio. La mia vita, grazie alla preghiera e al Santo Rosario è cambiata, si è stabilizzata sia in senso emotivo ed etico, che professionale.  Nel Rosario e nell’Avemaria ho trovato la mia bussola. Ora voglio restituire a Dio quello che mi ha dato". In concreto intendo aiutare e lo ho promesso a Gesù, una struttura di suor Cornelia, presente a Medjugorje che si occupa di bambini orfani e di anziani, l’alfa e l’omega, la fine e l’inizio della nostra vita". "… a maggio, con tutta probabilità, organizzerò da Pisa un volo Charter per Medjugorje, e oltre alla quota di iscrizione, da fissare, vi sarà un contributo da destinare appunto alla struttura di accoglienza per orfani ed anziani di suor Cornelia".  I particolari non sono ancora del tutto noti, ma chi volesse saperne di più potrà contattare la Onlus di Brosio a Milano denominata Fondatori Olimpiadi del Cuore al telefono               02 48 18 123       , un bella e nobile iniziativa che vi segnaliamo e che merita ogni favore. Dice ancora Brosio: " credo che sia giusto dire: la mia, a Medjugorje, è stata davvero una conversione fulminante, ho compreso la bellezza della fede, l’importanza dei sacramenti e dell’aiuto fraterno. Credo che questa esperienza vada divulgata e fatta conoscere. La Madonna ci parla, ci invita alla pace e alla solidarietà". Brosio non lo dice apertamente, lo rivelerà a giorni, ma nelle foto scattate vi è qualche segno strano: " preferisco mantenere prudenza, può darsi che sia un difetto di luminosità della macchina fotografica. Ma dagli scatti fatti nella Chiesa emergono inspiegabili macchie luminose difficilmente spiegabili. Ora non ne parlo, lo farò solo dopo attento studio tecnico per non dare appigli ai soliti scettici e denigratori. Una cosa è certa: a Medjugorje la mia vita è cambiata e mi sono convertito".

 
Edda CattaniLe apparizioni a Medjugorie
Leggi Tutto

La medaglia miracolosa

No comments

 

 

QUALCHE CENNO SULLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

 

da "Un piccolo libro di fede"

È stato detto che la Medaglia miracolosa è un "piccolo libro di fede" e un "piccolo trattato di mariologia".

Perché? Perché basta esaminare con attenzione la medaglina così com'è, e leggervi le grandi verità che esprime nel suo disegno la potenza e la misericordia di Maria Madre Divina, Immacolata, Mediatrice, Corredentrice e Regina. Ricordiamo la prima apparizione a S. Caterina? La Madonna predice le sciagure dei suoi figli, e piange su di essi fino a non poter più parlare. La sua tenerezza materna e la sua premura affettuosa appaiono davvero commoventi. Ella è partecipe dei travagli in cui si dibattono e si perdono i figli. Promette la sua speciale protezione, e, infine, annuncia a Suor Caterina una missione particolare che intende affidarle per aiutare gli uomini a salvarsi e a ottenere grazie.

Il primo significato del dono della Medaglia miracolosa è proprio questo: la Madre tenerissima vede i figli tra i pericoli e offre loro un mezzo di grazia che li scampi dal male e li richiami al bene.

Per questo la medaglina è un dono della Celeste Madre, è un dono di grazia materna. E tutte le grazie che la medaglina ha ottenuto e otterrà portano questo sigillo della premura materna che la Madonna ha verso di noi suoi figli.

Moribondi risanati, peccatori convertiti, soldati che scampano la morte, tumori scomparsi, tentazioni fugate, pericoli sventati, aiuti insperati e mille e mille altre grazie, fanno della Medaglia miracolosa il segno concreto della cura tenerissima che la Mamma Celeste ha per le anime e i corpi degli uomini. Chi non ne ha fatto l'esperienza, la faccia. E non resterà certamente deluso.

Ed ora trascriviamo questa "Curiosità interessante"

dal Il Corriere della Sera 14.7.2003


a firma di Vittorio Messori

Che sia una di quelle ironiche «astuzie della Storia» di cui parlava Hegel?

Di certo, il caso è curioso. In effetti, giovedì 10 luglio, a Bruxelles, con solenne cerimonia è stata presentata la bozza definitiva della Costituzione d’Europa. E’ quella nel cui preambolo non si è fatto il nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la protesta della Santa Sede.

Ma questa stessa Costituzione, nel definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio.

Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine. Le stelle, in effetti, sono quelle dell’Apocalisse al dodicesimo capitolo: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». Quella Donna misteriosa, per la tradizione cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori derivano da quel culto: l’azzurro del cielo e il bianco della purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle erano d’argento e solo in seguito hanno preso il colore dell’oro.

Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell’Unione (e il cerchio di stelle che sovrasta l’iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) sono l’invenzione di un pittore che si ispirò alla sua fervente devozione mariana.

E’ una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo ricostruito con esattezza già nel 1995, in un’inchiesta per il mensile di Famiglia cristiana , Jesus . La vicenda, dunque, inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo «Consiglio d’Europa», un organismo poco più che simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di «porre le basi per un’auspicata federazione del Continente». L’anno dopo, anche per giustificare con qualche iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un concorso d’idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una bandiera comune. Alla gara partecipò pure Arsène Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la cosiddetta «Medaglia Miracolosa», coniata in seguito alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: «Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». La devozione si diffuse a tal punto nell’intero mondo cattolico da fare di quella «Medaglia Miracolosa» uno degli oggetti più diffusi, con molte centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando, l’11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.

Ebbene, Arsène Heitz non era soltanto uno degli innumerevoli cattolici ad avere su di sé quella Medaglia nata da un’apparizione, ma nutriva una speciale venerazione per l’Immacolata. Dunque, pensò di costruire il suo disegno con le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy, che non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori. In effetti, l’azzurro e il bianco (le stelle, lo dicevamo, non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d’Israele. Quel vessillo sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede della «Società Educativa Israelitica» e si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele.

In una prospettiva di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è la «Figlia di Sion» per eccellenza, è il legame tra Antico e Nuovo Testamento, è colei nel cui corpo si realizza l’attesa messianica. Anche il numero delle stelle sembra collegare strettamente le due fedi: dodici sono i figli di Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di Gesù. Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il Continente unito in uno stendardo.

Sta di fatto che alcuni anni dopo la conclusione del concorso d’idee, nel 1955, il bozzetto di Heitz fu adottato ufficialmente come bandiera della nuova Europa. Tra l’altro, a conferma dell’ispirazione biblica e al contempo devozionale del simbolo, il pittore riuscì a far passare una sua tesi, che fu fatta propria dal Consiglio d’Europa. Ci furono critiche, infatti, visto che gli Stati membri erano all’epoca soltanto sei: perché, allora, dodici stelle? La nuova bandiera non doveva rifarsi al sistema della Old Glory, lo stendardo degli Usa, dove ad ogni Stato federato corrisponde una stella? Arsène Heitz riuscì a convincere i responsabili del Consiglio: pur non rivelando la fonte religiosa della sua ispirazione per non creare contrasti, sostenne che il dodici era, per la sapienza antica, «un simbolo di pienezza» e non doveva essere mutato neanche se i membri avessero superato quel numero. Come difatti avvenne e come ora è stato stabilito definitivamente dalla nuova Costituzione. Quel numero di astri che, profetizza l’Apocalisse, fanno corona sul capo della «Donna vestita di sole» non sarà mai mutato.


Per finire con un particolare che può essere motivo di riflessione per qualche credente: la seduta solenne durante la quale la bandiera fu adottata si tenne, lo dicevamo, nel 1955, in un giorno non scelto appositamente ma determinato solo dagli impegni politici dei capi di Stato. Quel giorno, però, era un 8 dicembre, quando cioè la Chiesa celebra la festa della Immacolata Concezione, la realtà di fede prefigurata da quella Medaglia cui la bandiera era ispirata. Un caso, certo, per molti. Ma forse, per altri, il segno discreto ma preciso di una realtà «altra», in cui ha un significato che per almeno mille anni, sino alla lacerazione della Riforma, proprio Maria sia stata venerata da tutto il Continente come «Regina d’Europa».

 

 

Edda CattaniLa medaglia miracolosa
Leggi Tutto

Bambini angeli veggenti.

No comments

 

Angela Volpini che, da bambina, vide la Madonna

 

A Cattolica quest'anno avremo la possibilità di interrogarci sulle visioni mariane; infatti sarà con noi Angela Volpini che, da bambina, vide la Madonna e che, gentilmente, ha voluto accordarci la possibilità di raccontarlo direttamente al nostro uditorio.

Protagonista di un’esperienza mistica straordinaria, avvenuta dal ’47 al ’56, che ancora bambina la catapultò al centro della cronaca e dell’attenzione di moltitudini di persone e di fedeli, Angela Volpini si distingue nettamente da ogni altra persona che ha vissuto analoghe esperienze di apparizioni della Madonna, per il coraggio e la capacità di rielaborare questa sua esperienza in un pensiero la cui peculiarità principale è quella di aiutare l’uomo a rendersi consapevole delle sue infinite possibilità di sviluppo, e a riconoscere la felicità nella qualità della relazione con gli altri: "E’ cambiando la concezione del sacro e del divino che l’uomo può cambiare il modo stesso di guardare al mondo e alla sua vita.
Solo se ha una visione positiva di sé e del
proprio futuro, infatti, l’uomo può assumersi fino in fondo le sue responsabilità, fare scelte orientate al suo bene e al tempo stesso al bene dell’umanità, fino a divenire persona in grado di progettare la comunità come arte di vivere insieme nella gioia".

 La creatività della persona serve per rendere il mondo come noi lo immaginiamo nel nostro desiderio d’amore e armonia. La creatività di ogni persona è il dono singolare che essa può fare agli altri e a tutto il mondo. Ed è, appunto, con la creatività che ci si pone in relazione unica e originale con ogni altra persona. E questa relazione fra le persone è l’inizio della comunità. Non ci può essere comunità se non vi è persona…. Non c’è persona se non c’è relazione creativa tra le persone…. E la persona nasce da un proprio autonomo atto creativo ispirato dal desideriodesiderio, il quale contiene sia il nostro fine che la nostra identità, appunto, come desiderio". – Per meglio proporre questa sua innovativa visione dell'uomo e del mondo, nel 1958 Angela fonda il Centro culturale "Nova Cana", quale luogo di confronto e di dialogo in cui fosse realmente possibile valorizzare e riconoscere nelle istanze, nei desideri e nelle esigenze profonde della persona umana, il fondamento della libertà e della creatività. Oltre ad aver fondato e promosso "Nova Cana", Angela si è sempre dedicata anche all’accoglienza e all’"ascolto" delle migliaia di persone che hanno visto in lei un riferimento sia sul piano personale che culturale; ha scritto decine di saggi e articoli a circolazione ristretta; ha pubblicato i libri: "Resurrezione di Dio" (1984), "La Madonna accanto a noi" (1990) e "Capire Maria" (2003); ha tenuto cicli di conferenze sia in Italia che all’estero e si è via via confrontata con molti tra i maggiori intellettuali e scienziati del nostro tempo.

Tutti i dettagli di questa meravigliosa esperienza nel sito della veggente:

http://www.angelavolpini.it/it/home.htm
 

Edda CattaniBambini angeli veggenti.
Leggi Tutto

Padre Pio: il santo delle guarigioni

No comments

 

 

Padre Pio, l'urna con le reliquie trasferita nella cripta superiore

Le spoglie del santo verranno traslate nella chiesa nuova. Intanto sono state portate nella cripta superiore del santuario di San Giovanni Rotondo: e, all'apertura del mattino, i fedeli hanno avuto la sorpresa di vedere l'urna in chiesa

 25 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SANTUARIO DI  PADRE PIO

A San Giovanni Rotondo c’è una nuova grande chiesa. Un santuario dedicato a San Pio da Pietrelcina. Una chiesa stupenda, meravigliosa, firmata da Renzo Piano, il più celebre architetto italiano del nostro tempo. Un’opera destinata a restare nella storia non solo come straordinaria costruzione,  ma anche come autentico capolavoro d’arte, che rappresenterà nei secoli la genialità architettonica del nostro tempo.

Con l’inaugurazione di questa chiesa, primo luglio 2004,  si chiude, in un certo senso, un ciclo dell’esistenza di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, il ciclo temporale, della sua permanenza in quel luogo, dal primo contatto, luglio 1916, alla dedicazione del santuario. Ma si apre il secondo grande ciclo, quello storico, quello della testimonianza destinata a durare nei secoli: testimonianza costituita dal santuario, dalle folle dei pellegrini, e dalle grazie che la gente continuerà ad ottenere per  intercessione del santo.

E’ interessante vedere i cambiamenti incredibili che Padre Pio ha portato, con la sua presenza, in questa zona del Gargano.

Il religioso cappuccino giunse per la prima volta a San Giovanni Rotondo nel luglio del 1916. E precisamente la sera del 28 luglio. Aveva allora 29 anni ed era molto malato. Si trovava nel convento di Foggia, ma il caldo opprimente che in quei giorni imperversava sulla Puglia gli toglieva le forze. Un suo confratello, Padre Paolino, superiore nel convento di San Giovanni Rotondo, passando per Foggia e vedendo quanto Padre Pio soffriva, lo invitò a trascorrere qualche giorno lassù, sul Gargano.  Il convento di San Giovanni Rotondo, infatti, si trova a 600 metri sul livello del mare e quindi, la sera, in genere, è confortato da una brezza salutare. Padre Pio accettò l’invito e in quel conventino si trovò bene tanto che, rientrato a Foggia, dopo la breve vacanza, inviò una lettera al Superiore provinciale chiedendo di poter essere trasferito nel convento di San Giovanni Rotondo, dove, per il clima mite, la sua salute, sempre cagionevole, poteva trovare giovamento. Venne accontentato, e il 4 settembre di quell’anno ci fu il passaggio definitivo del giovane frate in quello che sarebbe poi stato il suo convento per tutta la vita.

San Giovanni Rotondo era allora un paese povero, isolato per mancanza di strade e infestato dai briganti.  Il convento sorgeva a circa tre chilometri dall’abitato, in luogo solitario e brullo, adagiato sul fianco della montagna rocciosa. Per raggiungerlo non c’erano strade, ma un viottolo.

Pochi giorni dopo il suo arrivo, Padre Pio scrisse ai genitori una lettera, che con il trascorrere del tempo risultò profetica. Il Padre scrisse tra l’altro: “Dopo un lungo viaggio sono arrivato finalmente nella mia reggia di San Giovanni Rotondo… Sento di rimanere qui tantissimo tempo e di non allontanarmi mai..”. Intatti, da San Giovanni Rotondo non si allontanò più, neppure da morto.

Il giovane Padre Pio pensava di dedicarsi, in quel luogo solitario, alla preghiera e alla contemplazione. Ma la sua presenza venne subito notata. Anche se era giovane, godeva fama di santità e alla domenica molte persone, partendo da Foggia e da altre cittadine pugliesi, affrontavano il viaggio disagevole per andare a parlare con Padre Pio.

Quando poi, nel 1919, si sparse la notizia che il fraticello aveva avuto il dono delle stigmate, le visite della gente diventarono valanghe di devoti, folle incontenibili, tanto da preoccupare le autorità civili, come si ricava da documenti presso la Reale Prefettura di Capitanata di Foggia. Il luogo non era attrezzato per ricevere tanta gente e le autorità temevano il diffondersi di epidemie.

Iniziò così l’avventura di San Giovanni Rotondo. Cominciarono a sorgere le prime pensioni, poi qualche albergo. Venne allargato il convento. Nel 1925, Padre Pio fece costruire un primo ospedale dedicato a San Francesco, che venne però trascurato e fallì.

Il Padre vedeva il futuro e diceva a tutti che San Giovanni Rotondo sarebbe diventata una “cittadella della medicina”.  Dopo la seconda guerra mondiale,  iniziò i lavori per la “Casa Sollievo della Sofferenza”, un ospedale per accogliere gli ammalati con lo spirito del Vangelo. Tutti criticavano quel progetto affermando che era una pazzia costruire un ospedale sul Gargano, luogo lontano dalle città e privo di comunicazioni. Quell’ospedale, perciò, era destinato al sicuro fallimento. Invece, come aveva previsto Padre Pio, quell’ospedale continuò a crescere ed è diventato oggi una autentica “cittadella della medicina”, essendo uno dei migliori ospedali europei, all’avanguardia in tutti i reparti, e anche sede universitaria per le ricerche scientifiche.

Mentre era ancora in corso la costruzione della “Casa Sollievo della Sofferenza”, Padre Pio pensò anche di allargare la chiesetta del convento. Il 31 gennaio 1955, iniziarono i lavori. Padre Pio continuava a ripetere al padre Superiore di allora: “Mi raccomando, fattela grande”.  Il primo luglio 1959 ci fu l’inaugurazione. Toccò a Padre Pio l’onore di tagliare il nastro ed entrare per primo nella nuova chiesa. E rimase amareggiato. “Ma che cosa avete fatto?”, disse  con tono deluso rivolto ai confratelli: “Avete costruito una scatola di fiammiferi”. Lui  si aspettava qualche cosa di più grande, certamente vedeva le folle che sarebbero arrivate lassù negli anni futuri.

Dopo la morte di Padre Pio, molti dicevano che San Giovanni Rotondo era destinato a fallire. Infatti, subito il flusso dei pellegrini subì un tracollo. Molti alberghi e negozi di souvenir dovettero chiudere. Ma la crisi durò meno di un anno. Poi la gente riprese ad accorrere alla tomba del religioso, e i pellegrini aumentavano di mese in mese. Qualche anno dopo, i confratelli di Padre Pio si resero conto che era necessaria una nuova chiesa per accogliere i pellegrini.

 <<Subito, fin dall’inizio, noi decidemmo di costruire una chiesa ampia, grande, come l’aveva sempre sognata Padre Pio>>, ci dice Padre Gerardo Saldutto, dice Padre Gerardo Saldutto, il religioso che ha seguito, come responsabile, la costruzione del Santuario per incarico dell’Ordine dei Frati Cappuccini.  <<Volevamo una chiesa grande ma che fosse, nello stesso tempo, in sintonia con lo spirito del nostro ordine e cioè semplice e umile. Non doveva essere un monumento eclatante,  vistoso. E Renzo Piano, da genio qual è, ci ha perfettamente accontentati. La chiesa ha la forma umile di una conchiglia. Vista dall’esterno, sembrerebbe addirittura piccola. Invece, è ampia ma di un’ampiezza sostanziale, che sprigiona calore, cordialità, spiritualità, e invita alla preghiera>>.

Più che una semplice chiesa, si tratta di un complesso di strutture. Quello che si vede dall’esterno,  è solo una parte di ciò che è stato costruito. La punta di un iceberg. Sotto la chiesa propriamente detta, quella che viene anche chiamata “aula liturgica”, ci sono altre costruzioni: una cripta, che è una seconda chiesa,  la penitenzeria, l’aula delle confessioni,  tre aule per incontri, dibattiti, proiezioni, ampi servizi igienici,  locali per l’accoglienza dei pellegrini, centro informazioni eccetera. Accanto alla grande “aula liturgica”, ci sono la Cappella dell’Eucarestia e la sacrestia, che ha una superficie di 550 metri quadrati con capacità di accogliere contemporaneamente 300 concelebranti

 L’aula liturgica ha una superficie di 5.700 metri e una capacita di  6.500 posti a sedere. Ma può ospitare anche altre 2.500 persone in piedi,  e si arriva così a dieci mila presenze. Il lato d’ingresso  della chiesa comunica con il sagrato, che ha una superficie di otto mila metri quadrati, capace quindi di contenere 40 mila persone. La parete divisoria, è costituita da una vetrata formata da oltre 100 infissi, per un totale di 500 metri quadrati di vetro. Quando gli infissi, che hanno un’apertura a finestre vasculanti, sono in posizione orizzontale, permettono, a chi sta sul sagrato, la visione delle celebrazioni che si svolgono all’interno della chiesa. Il sagrato diventa così una specie di prolungamento dell’aula liturgica.

Per realizzare il complesso sono occorse diedi anni di lavoro. E’ stato necessario scavare 70.000 metri cubi di roccia. Sono stati impiegati  30.000 metri cubi di cemento e 1320 blocchi di in pietra per complessivi 900 metri cubi. Per rispettare il verde, che padre Pio tanto amavo, intorno alla chiesa  sono stati piantati 2 mila cipressi, 500 pini, 230 querce, 30 olivi, 400 corbezzoli, 550 mirti, 23 mila lavande, 50 mila edere.

Entrando, ci si trova di fronte a un immagine meravigliosa. La volta dell’immensa “aula liturgica” è costituita da 22 archi in pietra, che “nascono” da un unico pilastro, posto accanto all’altare, e si diramano nello spazio andando poi a delimitare il perimetro dell’aula stessa. Il significato simbolico è chiaro: l’altare è il fondamento di tutto. Il pilastro, da cui partono gli archi, sostiene l’intera struttura portante della costruzione. E’ un pilastro che poggia su un plinto di fondazione del diametro di 26 metri, profondo sei, che è stato realizzato con un unica gettata in cemento armato, durata 74 ore e che ha richiesto l’impiego di 350 autobetoniere.

L’arco iniziale, quello che segna l’ingresso nell’aula liturgica, misura 45,80 metri, è alto metri 15.70:  è il più grande arco in pietra che esista al mondo.

L’interno della chiesa è impreziosito da opere di altissimo valore, create da artisti di fama mondiale: Arnaldo Pomodoro,  Giuliano Vangi, Floriano Bodini, Nicola De Maria, Domenico Palladino, Mario Rossello. L’organo, opera della  “Fabbrica artigiana Pinchi” di Foligno, è costituito da 6500 canne, 78 registri, 4 tastiere ed è alto dieci metri. E’ il più grande organo meccanico mai costruito in Italia.

Renzo Allegri

 

Edda CattaniPadre Pio: il santo delle guarigioni
Leggi Tutto

Papa Giovanni Paolo II

No comments

Papa Giovanni Paolo II,  dubbi sul miracolo


Il Vaticano smentisce l'ipotesi di un rallentamento nella causa di beatificazione

 

Milano – La causa di beatificazione di Giovanni Paolo II potrebbe subire rallentamenti, almeno secondo quanto afferma un giornale polacco. Sembrerebbe infatti che siano sorte perplessità sulla guarigione, finora considarata un miracolo attribuito all'intercessione di Wojtyla, di una suora malata di Parkinson. La stampa polacca sostiene che la Commissione medica del Vaticano avrebbe contestato tale avvenimento, poichè la diagnosi di Parkinson non era certa e anche in considerazione del fatto che da alcune forme di parkinsonismi si può guarire.

Secca la smentita del Vaticano: la notizia è stata definita "assolutamente priva di fondamento", perchè la Congregazione per la Causa dei Santi non ha ancora analizzato ufficialmente il caso.

S.C. (da LA VOCE quotidiano online)

Commento di Edda Cattani

La notizia colpisce il popolo dei credenti di tutto il mondo in linea con le indiscrezioni trasmesse finora dalla stampa che chiede un'accelerazione nel processo di beatificazione, fin dai funerali solenni: "SANTO SUBITO!" Ricordate le pagine del libro deposto sulla bara, sfogliate all'improvviso da un vento impetuoso… "…il Soffio dello Spirito…" si diceva.

Personalmente, nel bisogno, mi sono rivolta  a Dio chiedendo l'intercessione di questo grande Papa, sensibile e generoso, apostolo ortodosso dei dettami evangelici e, ad un tempo, dotato di grande umanità. Quando si ammalò gravemente il mio piccolo nipotino Simone, colpito alle proteine cerebrali da un male distruttivo, ho pregato con tutta me stessa che il Papa amico dei bambini, presentasse a Dio la mia supplica per la guarigione. Come testimonio nel videoclip MIRACOLI in questo sito, udii distintamente la voce di Papa Carol Wojtyla, a cui avevo intitolato una delle mie scuole, che pronunciava la parola "GUARITO!" …  e in  quel preciso momento Simone aprì gli occhi.

Aggiungo anche che continua la mia preghiera nel chiedere la guarigione del mio sposo, Mentore, colpito da una simile malattia degenerativa, pur nella consapevolezza che la prima grazia concessa al credente è "LA GUARIGIONE SPIRITUALE".

 

 

Edda CattaniPapa Giovanni Paolo II
Leggi Tutto