Gli Ultimi Articoli

La Vergine di Guadalupe

No comments

Il Papa in Messico alla Vergine di Guadalupe

Ricordando la visita del 2016

 

Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, è il più frequentato e amato di tutto il Centro e Sud America. Sono pellegrini di ogni razza e d’ogni condizione – uomini, donne, bambini, giovani e anziani – che vi giungono dalle zone limitrofe alla capitale o dai centri più lontani, a piedi o in bicicletta, dopo ore o, più spesso, giorni di cammino e di preghiera.
L’apparizione, nel XVI° secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego e’ un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa e’ stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo e’ stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo nel 2002.
Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI° in Messico? Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 aveva segnato il tramonto di questa civiltà, quando Tenochtitlan, la superba capitale del mondo atzeco, fu saccheggiata e distrutta. L’immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, sancisce per un verso la completa caduta del regno degli aztechi e per l’altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti. E’ in questo contesto che, dieci anni dopo, va collocata l’apparizione della Madonna a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico. La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, l’indio e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia”: è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione né il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L’attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, né un disegno, né è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
La scoperta più sconvolgente al riguardo è quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di speranza. Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi – ad aprire il proprio cuore all’opera di Cristo che ci ama e ci salva. Meditare oggi sull’evento guadalupano, un caso di “inculturazione” miracolosa, significa porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l’immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha recentemente proclamato santo.

Autore: Maria Di Lorenzo

 

Edda CattaniLa Vergine di Guadalupe
Leggi Tutto

Il silenzio e la misericordia

No comments

Il “silenzio” e la “misericordia”

  

Mi sono trovata, anche in questi giorni, a vivere momenti di sconforto, di solitudine e l’ho comunicato a P.Alberto Maggi, il teologo servita che seguo da tempo… Ne ho ricevuto questa risposta: 

 

“Carissima Edda, nei vangeli Gesù non è presentato come una vittima sacrificale, ma come il campione dell’amore! La croce nelle sue mani da patibolo si trasforma in trofeo, lui è sempre vincitore, sempre, perché ama! Per questo poco prima di essere arrestato e assassinato dirà: Coraggio, Io ho vinto il mondo Non è una promessa per il futuro (vincerò), ma una constatazione: chi ama vince sulla morte, la verità sulla menzogna, e la luce sulle tenebre… e questo ci incoraggia! Buona domenica!”

 

 

 

Ho pensato allora, proprio in questi giorni, di ritornare sulle mie valutazioni, di rivedere cammini intrapresi, messaggi condivisi… intorno a questa riflessione intorno al dolore, alla sofferenza, alla  morte e sul  “trionfo” di Dio.

 

…Quante volte, come oggi, guardandoci intorno ci sentiamo Cristi crocifissi. Nella vita di ognuno di noi il dolore è presente. Ogni uomo ne è travolto, quotidianamente. Se è poi “una brava persona”, si dice… tocca ai più fragili, ai più buoni, ai più bravi…di più.

 

Difficile parlarne perché il dolore, sempre evitato, nascosto, perso nell’oblio delle vite private, apre tutti i telegiornali, diventa dibattito pubblico, opinione politica, guerra di parole.

 

Difficile perché il dolore, sempre osceno, sempre impudico, sempre guardato da lontano, con timore e ansia, ci viene sbattuto in faccia per obbligare a schierarci.

 

La morte improvvisa di uno sposo, la malattia di un bambino, il lutto che decima una famiglia, sono esperienze che, quando bussano alla porta, sminuzzano la fede con una lametta, facendola sanguinare e, spesso, spegnendola.

 

Certo, soffriamo, come gli alberi che perdono le foglie, come gli stambecchi che sentono la morte avvicinarsi, come il ciclo delle stagioni; siamo animali, perché dovremmo essere esenti dall’universale legge del cambiamento che regola l’Universo?

 

Eppure l’uomo è l’unico essere vivente che si pone domande sulla sua vita, sul suo camminare a vuoto (e sulla sua morte) anche se certe risposte ci lasciano, poi, ancora più perplessi.

 

I ragionamenti  che maldestramente tentiamo di opporre al non-senso del dolore rischiano di essere esercizi vuoti di retorica e di pietismo, e io non sono l’avvocato difensore di Dio, non so dare risposte, diffido di chi me le vuole rifilare, di chi usa la verità assoluta come si inzuppa il biscotto nel caffè-latte…

 

Non abbiamo bisogno di risposte, se Dio venisse e facesse una conferenza stampa in cui spiegasse la ragione della sofferenza, non avrei, comunque, nessuna soddisfazione.

 

Le parole diventano vuote, il volto di Dio offuscato, le gestualità prive di significato e di forza consolatrice.

 

Si può riflettere: “E tu Dio dov’eri? Che Dio sei Tu? Come posso credere in un Dio buono…come posso pregarlo?”

E’inutile che tergiversiamo, senza cercare una soluzione. I nostri percorsi divengono gli  interrogativi di tutti; questi sono problemi che riguardano gli uomini tutti; problemi  su cui è necessario riflettere per prendere in esame quello che è il “nostro” particolare problema. Non serve fare come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere e per non sentire più nulla e nessuno, se vogliamo venirne fuori, se vogliamo sopravvivere.

 

 Il fatto è, nella nostra condizione, nel nostro turbamento, in prossimità della lacerazione di un rapporto, di un evento luttuoso, di una grave perdita, vorremmo capire e non capiamo più niente. Noi vorremmo capire da che parte stare, vorremmo capire dove sia la causa di tutto ciò, di chi è la ragione e di chi il torto. Se per tutto si riconosce una causa, se si va alla ricerca di un colpevole nelle situazioni della vita e sono ricercati i responsabili del bene e del male perché essere diversi?

 

Di una cosa, comunque, siamo certi e per questo basta guardarci intorno: non c’è limite alla miseria e alla sofferenza umana. Quando si pensa di non poterne più e di avere pagato il pedaggio, si ricomincia da capo.

 

Non è necessario pensare alla storia degli uomini e agli stermini, alle guerre, alle pestilenze e ancora ai bambini innocenti stuprati, dilaniati dalle bombe e alle madri senza latte da dare ai piccoli e alla  miseria dei ghetti delle grandi città industrializzate.

 

E’ notizia di tutti i giorni e alcune storie rischiano di scorrerci davanti senza che ce ne accorgiamo. Ma nell’era dell’esplosione mediatica e dello tsunami delle informazioni, cose come distrazione, ignoranza o indifferenza diventano scelte pregne di responsabilità. Perché oggi nessuno può più dire “io non c’entro, non sapevo” e illudersi di essere innocente.

 

Le espulsioni dei migranti dalla Libia verso il deserto del Tenerè in Niger, le morti in mare dei migranti (giovani spose, bambini, vecchi alla ricerca di un pezzo di pane in una terra libera non ci possono lasciare indifferenti e mi chiedo: “A sud di Lampedusa cosa è cambiato nella vita di tante genti?”

 

Morte, distruzione, violenza sugli innocenti… assassinii impetosi… alcuni non rilevabili all’occhio umano, come quelli dell’anima soffocata, oppressa…

 

Se voglio trovare una risposta al mio desiderio di chiarezza, debbo continuare il mio monologo con Dio ed andare alla ricerca delle parole che Egli ha impresso, a lettere di fuoco, nella Rivelazione. La Sua Parola rispecchia il cammino dell’umanità e, la storia dei profeti, non è certo esente da tutta una serie di  imprecazioni sul senso della sofferenza e sull’impassibilità di Dio. Ricordiamo Geremia, Tobia, Giobbe… e perché no?  …. anche il ritorno dopo gli errori, come Davide, il salmista di Dio.

 

E la risposta di Dio è sempre sconcertante. Alle domande di ogni uomo c’è un richiamo rivolto a chi, anziché rinnovare la speranza, sceglie la via del tribunale al quale l’abbiamo invitato a presentarsi. E’ una risposta anche a noi, quando poniamo il problema della giustizia, intendendolo alla maniera umana; quella che non perdona, che si basa su una corrispondenza fra colpa e castigo, che usa la forza e la violenza, che non si lascia commuovere.

 

 Ma il Dio che io non posso bestemmiare è un Padre che si incarna in Gesù Cristo; è  “il nostro Padre celeste che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti”(Mt 5,45) La Sua giustizia è diversa dalla nostra ed il suo desiderio è che il mondo cambi strada e che la vita rappresenti per noi un dono di amore e non una maledizione dalla quale sfuggire.

Un Padre… ma Dio ci è Padre davvero? O questo termine è un fatto linguistico di sapore mieloso e lacrimevole? Perché allora io non ci sto più. E’ finito il tempo del collo torto, dei fioretti, delle pie, ripetitive devozioni, delle litanie mnemoniche.  Io sono cambiata… sono una donna adulta finalmente… Con fatica ho conquistato la mia autonomia da tutto e da tutti. Non posso essere schiava di pagliacciate impietose che mi lasciano l’amaro in bocca.

 

E’ indispensabile allora ridimensionare il discorso cristiano su Dio. Perché non mi salva più  quel costume di interpretazione della sofferenza che ha reso il cristianesimo insopportabile a molti.

 

Una simile interpretazione che spesso si è rifatta ai canti del servo sofferente nel libro di Isaia non corrisponde all’immagine che Gesù ci ha proposto attraverso la Sua grande disponibilità, il Suo grande amore verso il Padre, l’offerta di sé che costituiscono la salvezza degli uomini. Dio Padre, per puro amore ha progettato da sempre l’incarnazione del Figlio per assumere fino in fondo l’umana finitudine e trascenderla nella sua vita divina.

 

Dopo Gesù Cristo, il grande mistero non è più “perché il dolore”; l’immenso, meraviglioso mistero, da contemplare in commossa adorazione è come Dio abbia potuto amarci tanto da farsi uno di noi, da soffrire con noi, da morire con noi e per noi, per farci sentire Suoi figli.

 

Edda CattaniIl silenzio e la misericordia
Leggi Tutto

I figli: un dono!

No comments

… e grazie a voi… grandi e piccoli… perché siete ancora vicino a me!

Questi regali valgono per sempre!

Dateci amore:

concepiteci per amore, chiamateci alla vita per il desiderio di esprimere la vita. Solo l’amore consente, infatti, di crescere provando l’amore per la vita, per gli altri, per gli animali, per il sapere, per le regole e il rispetto.

 

Dateci attenzione:

il vostro tempo e non le vostre ricchezze sono i beni più preziosi. La vostra presenza, la vostra cura: nessun regalo, per quanto prezioso, nessuna baby-sitter può sostituire il bene prezioso e unico della vostra presenza.

 

Rispettate i nostri tempi:

consentiteci di crescere rispettando i”nostri tempi”, senza forzarci, senza obbligarci a fare dei passaggi che non rispettano il nostro sviluppo psicofisico, la nostra competenza emotiva, il nostro cuore.

 

Rimanete al nostro fianco:

fateci sentire la vostra compagnia, il vostro sostegno, la vostra presenza nei passaggi della vita. Non negateci il vostro affetto e, anzi,fateci sentire che è incondizionato. Abbiamo bisogno di esplorare la vita e, inizialmente, dovete essere, qui, al nostro fianco.

 

Consentiteci di sbagliare:

senza giudicarci, senza dare voti, senza emettere sentenze, perché sbagliare fa parte dell’esperienza della vita.

 

Dateci la vostra guida:

se voi ci guidate lungo la strada della vita, vi seguiremo, faremo come voi, impareremo ad andare, ad affrontare le salite, le scalate, a evitare i burroni , a esplorare le grotte, a trovare i luoghi giusti dove riposare. Se voi ci guidate, impareremo a marciare e, nel tempo, diventeremo anche noi delle guide.

 

Dateci regole chiare:

e limiti ben precisi. Poche e chiare regole comprensibili alla mente e al cuore. Regole che aiutino a trovare la strada dei comportamenti sereni. Regole che voi stessi rispettate.

 

Siate affidabili:

non tradite mai le promesse che ci fate.

 

Mostrateci l’amore che provate:

mostrateci anche l’amore che provate per noi. Abbiamo bisogno di coccole. Perché come dice Arthur  Janov “le coccole fanno maturare il cervello”.

 

Date spazio alla gioia:

aprite il vostro cuore alla gioia, ricercatela e donatela a noi poiché è la gioia a illuminare la vita, a creare quelle preziose, psicologiche condizioni che consentono di affrontare le esperienze con la serena consapevolezza e la speranza di essere amati e di poter ricambiare il dono.

 

Sai da dove vieni?

… vicino all’acqua d’inverno

io e lei sollevammo un rosso fuoco

consumandoci le labbra

baciandoci l’anima,

gettando al fuoco tutto,

bruciandoci la vita.

Così venisti al mondo.

Ma lei per vedermi

e per vederti un giorno

attraversò i mari

ed io per abbracciare

il suo fianco sottile

tutta la terra percorsi,

con guerre e montagne,

con arene e spine.

Così venisti al mondo.

Da tanti luoghi vieni,

dall’acqua e dalla terra,

dal fuoco e dalla neve,

da così lungi cammini

verso noi due,

dall’amore che ci ha incatenati,

che vogliamo sapere

come sei, che ci dici,

perché tu sai di più

del mondo che ti demmo.

Come una gran tempesta

noi scuotemmo

l’albero della vita

fino alle più occulte

fibre delle radici

ed ora appari

cantando nel fogliame,

sul più alto ramo

che con te raggiungemmo.

 

Pablo Neruda

da “I versi del Capitano” di Pablo Nerud

Edda CattaniI figli: un dono!
Leggi Tutto

In grembo all’Immacolata

4 comments

8 dicembre – L’IMMACOLATA – Giorno speciale per me!

 

E’ passato tempo da quando ho postato questa pagina.

Oggi più che mai che Mentore ha raggiunto la Gerusalemme Celeste,

questa data rappresenta una tappa importante della mia vita.

Una cara amica ha voluto essermi vicina così:

 

 Un pensierino nel ricordo bello del tuo Mentore:

 

Ti amai…

Ti amai – anche se forse

…ancora non è spento

del tutto l’amore.

Ma se per te non è più tormento

voglio che nulla ti addolori.

Senza speranza, geloso,

ti ho amata nel silenzio e soffrivo,

teneramente ti ho amata

come – Dio voglia – un altro possa amarti.

(Aleksandr Puskin )

 

E ancora mi giunge “…prima di leggere la poesia che ti è pervenuta da un’amica, ti stavo per spedire questo “messaggio” sbocciato nel pomeriggio … non posso non leggere una consolante coincidenza nell’arrivo dei tuoi cari a te, in questa data così particolare…Ed è questo “mistero” che mi ha dato via libera a spedirtelo…” (Peter Versac)

 

Quanto e quale Amore, madre, mi viene da ogni dove!

Prendo i tuoi pensieri con le mie mani

e con gli occhi li conduco tra tempeste e smarrimento,

fino al porto del nostro abbraccio.

Tu non sei mai sola, ed io

continuo in questo andare che mi svela in pienezza

alla Vita che mi hai donato.

Tutto è bene mammina.

Ritrovo papà, ancor più attento di prima.

Ed è pace pensarti perché da te viene a noi la tua pace.

Sereno è il nostro stare, dove ogni confine non ha più cittadinanza.

E il limite fa solo parte del nostro sentire che vorrebbe abbracciare,

ora, l’Alfa e l’Omega.

Sentito, hai potuto perché tu diverso.

Il vostro Amore è qui, si chiama Andrea.

 

8 dicembre – Immacolata Concezione

 

 

 

 In grembo all’’Immacolata

Immagine di una santità di vita

 

 

 

Sono appena tornata dalla Messa ed è ancora l’Immacolata a segnare la mia vita. Ho pensato di riproporre questa pagina per testimoniare quanto sia stata importante questa ricorrenza per me, per la mia famiglia e per Andrea … tanto da posarne la statua vicino al suo ritratto nella cappella dove sono poste le sue spoglie terrene.

 

  

 

Era il 1961 ed io vivevo una delle più belle esperienze della mia vita: giovinetta con grandi ansie spirituali, mi beavo di quel conforto del cuore che mi faceva sentire completamente abbandonata nelle mani di Gesù e di Maria. Abitavo in un luogo capace di rispondere alle mie attese giacché si trattava di un convento dove venivano accolte, per una seria riflessione, giovani desiderose di incontrarsi con Dio. La sera, dopo le intense giornate lavorative, ci si recava, in assoluto silenzio, in fila, con il cero in mano ed un velo bianco in testa, lungo l’immenso corridoio, fino a raggiungere una grande statua della Madonna, illuminata da una corona di stelle e circondata, come in un giardino, da tante piante e fiori di ogni genere. Fra quei fiori deponevo il mio cuore in adorante visione di una realtà “altra” piena di amore, di dolci profumi, di musica, di bontà e di speranza. Un canto che veniva intonato e che mi affascinava era un inno noto alla liturgia, derivante da un Salmo: “Misericordias Domini in aeternum cantabo (canterò in eterno le Misericordie del Signore). Si terminava con il canto alla Madonna:

Immacolata, vergine bella

Di nostra vita, tu sei la stella;

tra le tempeste tu guidi il cuore

di chi  t’invoca, Madre d’amore…

    

 In quell’atmosfera surreale formulai le mie prime promesse, mai dimenticate ed un patto per la mia vita futura assunse la modalità dell’impegno che cercai di trasmettere sempre ai miei figli, quando diventai giovane madre. L’amore per la Vergine Immacolata assunse una dimensione magnifica ai miei occhi   “la purezza, la bellezza, il silenzio, la sacralità di una fanciulla…”

L’8 dicembre significò una data importante quando incontrai colui che, divenne mio marito, tanto che la ricordammo ogni anno come anniversario con Maria.

L’entusiasmo per la vita, vissuta come un dono fu poi veramente lo spirito con cui tutta l’esistenza del mio Andrea si dipanò: amore per i suoi simili, per la giustizia, per la bellezza in genere, per la musica, per le persone in difficoltà e per la preghiera. Era giovane soldato che mi diceva “Mamma non ti preoccupare, le dico ogni sera le mie preghierine” e quando venne a mancare, nel suo portafogli trovammo l’immaginetta consunta per l’uso, con la scritta “Signore Dio degli eserciti, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre famiglie per servire l’Italia!”.

Un’immagine gualcita dell’Immacolata lo accompagnò nel suo passaggio… quando l’8 dicembre lo seguimmo nell’ultimo viaggio terreno.

 

 

 

La mia vita, dunque, è stata dedita all’ascolto, al lavoro, alla speranza in un Dio di Misericordia e all’amore per la Vergine Santissima, anche dopo l’evento che ha colpito la nostra famiglia. Poi l’incontro con il Movimento della Speranza e il desiderio di veder sorgere tante associazioni, compresa la nostra A.C.S.S.S. in grado di accogliere tanti disperati ed aiutarli a riconoscere nei disegni imperscrutabili del Signore un cammino da percorrere, non dimenticando che la vita è gioia, è un inno a quel Dio d’Amore e un abbandono alle braccia della Madre di tutte le Madri.

 

Questo lo spirito con il quale siamo nati… Nel grembo di Maria ci lasciamo andare con fiducia e a lei affidiamo i nostri Figli… Quale Madre più dolce, più tenera, ideale per conservarli e impegnarli fino al giorno in cui tutti saremo riuniti nel grande giardino della Gerusalemme Celeste!

 

  

 

 

 

  Un po’ di storia…

Il pronunciamento ufficiale sul dogma dell’Immacolata concezione arrivò l’8 dicembre 1854, con la costituzione apostolica «Ineffabilis Deus» di Pio IX, ma la festa era entrata nella Chiesa da tempo (nel 1661 Alessandro VII aveva inserito la festa nel calendario). Il legame tra i Pontefici e l’Immacolata nel tempo è andato via via rinforzandosi, anche grazie al tradizionale gesto di omaggio che ogni anno l’8 dicembre vede il Papa ai piedi della statua della Vergine in piazza di Spagna a Roma. L’effigie fu inaugurata e benedetta l’8 dicembre 1857 dallo stesso Pio IX; Pio XII avviò la tradizione di inviare dei fiori alla statua e Giovanni XXIII, invece, introdusse la consuetudine di recarsi di persona in piazza di Spagna. Il gesto verrà ripetuto oggi da Benedetto XVI alle 16.
Quella odierna, infine, è una festa particolare anche per Lourdes: l’11 febbraio 1858, infatti, alla sua prima apparizione la Vergine si presentò come l’«Immacolata Concezione», dando così particolare vigore alla diffusione del dogma proclamato quattro anni prima e della relativa festa.
 Matteo Liut

Edda CattaniIn grembo all’Immacolata
Leggi Tutto

I “messaggi” mariani

No comments

I “messaggi” mariani

 

Quante volte ci siamo addentrati in questo delicato argomento… Eppure il nostro intervento non ha fermato il propagarsi di un certo fanatismo religioso che, al contrario di quanto viene riportato nei Vangeli, che descrivono Maria, come donna riservata, tenace e di capace di poche espressioni significative… la ritiene dispensatrice di lunghi messaggi, dettati ad improvvisati veggenti.

 

E’ con piacere che pubblichiamo per intero questa recensione fatta da “Asia News” su quanto Papa Francesco, dalla Città del VATICANO, ha dichiarato in merito!

Papa: la Madonna “non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”.
Francesco durante la messa a Casa santa Marta parla dello spirito di curiosità “quando noi vogliamo impadronirci dei progetti di Dio, del futuro, delle cose; conoscere tutto, prendere in mano tutto…”. E’ uno spirito che genera confusione e ci allontana dallo Spirito della sapienza “che ci aiuta a giudicare, a prendere decisioni secondo il cuore di Dio. E questo spirito ci dà pace, sempre!”.

La Madonna è madre e ama tutti, “ma non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. Papa Francesco commenta  così lo “spirito di curiosità”, il volersi “impadronire dei progetti di Dio” invece di “camminare” nella sapienza dello Spirito Santo e che ci spinge a voler sentire che il Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: “Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna”.

Dello spirito di curiosità che genera confusione e ci allontana dallo Spirito della sapienza il Papa ha parlato questa mattina commentando durante la messa celebrata a Casa santa Marta il passo del Libro della Sapienza, dove si descrive “lo stato d’animo dell’uomo e della donna spirituale”, del vero cristiano e della vera cristiana che vivono “nella sapienza dello Spirito Santo. E questa sapienza li porta avanti con questo spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile”. Come riferisce la Radio Vaticana, Francesco ha detto che “questo è camminare nella vita con questo spirito: lo spirito di Dio, che ci aiuta a giudicare, a prendere decisioni secondo il cuore di Dio. E questo spirito ci dà pace, sempre! E’ lo spirito di pace, lo spirito d’amore, lo spirito di fraternità. E la santità è proprio questo. Quello che Dio chiede ad Abramo – ‘Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile’ – è questo: questa pace. Andare sotto la mozione dello Spirito di Dio e di questa saggezza. E quell’uomo e quella donna che camminano così, si può dire che sono un uomo e una donna saggia. Un uomo saggio e una donna saggia, perché si muovono sotto la mozione della pazienza di Dio”.

Ma nel Vangelo “ci troviamo davanti ad un altro spirito, contrario a questo della sapienza di Dio: lo spirito di curiosità”. “E’ quando noi vogliamo impadronirci dei progetti di Dio, del futuro, delle cose; conoscere tutto, prendere in mano tutto… I farisei domandarono a Gesù: ‘Quando verrà il Regno di Dio?’. Curiosi! Volevano conoscere la data, il giorno… Lo spirito di curiosità ci allontana dallo Spirito della sapienza, perché soltanto interessano i dettagli, le notizie, le piccole notizie di ogni giorno. O come si farà questo? E’ il come: è lo spirito del come! E lo spirito di curiosità non è un buono spirito: è lo spirito di dispersione, di allontanarsi da Dio, lo spirito di parlare troppo. E Gesù anche va a dirci una cosa interessante: questo spirito di curiosità, che è mondano, ci porta alla confusione”.

La curiosità ci spinge a voler sentire che il Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: “Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna”. E il Papa commenta: “Ma, guardi, la Madonna è Madre, eh! E ci ama a tutti noi. Ma non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. “Queste novità allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione: viene nella saggezza”. “Il Regno di Dio è in mezzo a voi!”, dice Gesù: è “questa azione dello Spirito Santo, che ci dà la saggezza, che ci dà la pace. Il Regno di Dio non viene nella confusione, come Dio non parlò al profeta Elia nel vento, nella tormenta” ma “parlò nella soave brezza, la brezza della sapienza”:

“Così Santa Teresina – Santa Teresa di Gesù Bambino – diceva che lei doveva fermarsi sempre davanti allo spirito di curiosità. Quando parlava con un’altra suora e questa suora raccontava una storia, qualcosa della famiglia, della gente, alcune volte passava ad un altro argomento e lei aveva voglia di conoscere la fine di questa storia. Ma sentiva che quello non era lo spirito di Dio, perché era uno spirito di dispersione, di curiosità. Il Regno di Dio è in mezzo a noi: non cercare cose strane, non cercare novità con questa curiosità mondana. Lasciamo che lo Spirito ci porti avanti, con quella saggezza che è una soave brezza. Questo è lo Spirito del Regno di Dio, di cui parla Gesù. Così sia”.

Ad ognuno trarre le proprie conclusioni!

 

 

Edda CattaniI “messaggi” mariani
Leggi Tutto

Nel ricordo del Papà

2 comments

Pubblico questa Relazione fatta da Mentore al Convegno del CONVIVIO a Roma prima dell’aggravarsi della sua malattia. E’ un devoto omaggio al mio sposo e ad Andrea:

 Ringrazio la Presidenza che ci dà la possibilità di significare a voi, per quanto mi sarà possibile, la testimonianza e convinzione di una esperienza che riempie la nostra giornata dall’ evento che divise il corso della nostra vita, come quella di nostro figlio.

Vi parlo al plurale, ma non è un plurale “maiestatis”; questo è motivato dal fatto che la realtà degli avvenimenti ben circostanziati e riscontrabili capitano simultaneamente a me e a mia mo­glie  sia pure differenziati dallo stesso comportamento che,  quand’era presente fisicamente nostro figlio aveva con noi.

Sono il papà di Andrea – Andrea Cattani – e la mamma è qui in sala – Andrea ha nome nostro figlio, Andrea come tanti altri giovani figli per i quali sembra essere stato tessu­to con il nome, un comune disegno.

Il nostro si presenta e si fa chiamare il  “tenente…” e come non comprendere il suo giusto orgoglio per il merito conquistato , frutto di impegno , di abnegazione, di fatica che gli ha consentito di vestire onorevolmente l’uniforme militare del­l’esercito italiano e di essere nominato Capo Servizi del Presi­dio della regione Nord-Est. In onore di quella che tuttora defi­nisce, con una nota di velata tenerezza , dall’ altra dimensione, “Patria  mia” quasi a ricordo dell’ abnegazione , della generosità e del coraggio esercitati per raggiungere qui in terra il suo ideale

Andrea se n’è andato una sera limpida del dicembre ‘91 , all’ uscita dalla caserma, da trasportato  schian­tandosi contro un platano nel centro della città.

Tralasciando, per brevità, numerose mie proprie considerazioni dei primi momenti di smarrimento, si accese in noi più viva la fede racchiusa nella verità del dogma della Comunione dei Santi che ci suggerì la prima preghiera:

 

Sei passato dalla nostra casa Signore

e hai raccolto il fiore a Te gradito

Signore ti ringraziamo

di AVER LASCIATO PER VENTIDUE ANNI

il nostro Andrea alle nostre cure

e al nostro sguardo.

Aumenta in noi la fede nella sua

presenza e nella Tua volontà. A lui la tua Luce.

Premetto  che la  fede, la fiducia, la speranza e la volontà che fra noi e nostro figlio continuasse il dialogo così come era avvenuto nei ventidue anni trascorsi insieme, è stata la prima ancora cui ci siamo aggrappati fin dal primo momento con la voluta certezza che ciò avvenisse come dono di Dio per quella poca fede che avevamo sempre coltivato,  credendo nella promessa di Dio e nella Verità della Sua Rivelazione.

 

 

 

Ebbene , Andrea  dopo pochi giorni dalla sua partenza ci inviava segni di luce tali da non coltivare alcun dubbio sulla sua presenza:

L’allarme della sua macchina ferma in garage,disinserito, che si accendeva; era una tromba che suonava davanti alla finestra della sua camera per salutare gli amici venuti a trovar­ci, era il sovrapporsi della sua immagine sullo schermo televisivo che si è più volte ripetuta,inviando a suo padre un messaggio ” “Vuoi capire che sarò tuo amico per sempre”!.L’accendersi improvvi­so del suo stereo  e del televisore,su un programma mai guardato. Ed altri che  conserviamo gelosamente nel nostro animo. Dopo questi segni  – materiali – è continuato il colloquio diretto dove Andrea si manifesta  con tutte le sue peculiari doti di carattere,il suo modo di fare,di esprimersi,le particolari attenzioni per le persone a lui care.

 

Fu a Baveno nel ’92 che si presentò come “tenente” a Laura Paradiso chiedendo della sua mamma .

Eravamo andati ,esortati da nostra figlia Alessandra,col nostro peso di dolore  e inconsapevoli di tutto: non ci eravamo mai interessati ,per dirlo in parole correnti  del paranormale e delle sue manifestazioni ,d’altra parte  “ignoti nulla cupido”!

 

Ritornati a casa,come lui ci aveva comandato “andate a casa alla fonte berrete” lasciandoci con tanto di “saluto” (così diceva rientrando in casa,ogni sera, dal lavoro in caserma) mentre la mamma riceveva con la scrittura automatica i primi

messaggi di conforto e di certezza che colui che faceva muovere la penna appoggiata alla mano sinistra era Andrea:

 

“sono vivo, vivo, vivo

Andrea ,angelo di luce”

 

e altri messaggi di riconoscimento della sua presenza  reale e circostanziata da riferimenti vissuti dalla sua persona

il  papà riceve -su nastro magnetico,la prima ……rivelazione:

 

“il tuo bambino   SONO”

 

E’ indescrivibile la forza di questo sono – il sum  latino ch’è significato di esistenza(esistenza);ricordiamo le parole di Colui che disse “Ego sum qui sum:Io sono colui che E'” Si presentò con la sua carta d’identità: già ventiduenne,ogni qual volta gli si prospettavano le nostre difficoltà alle sue richieste, mi convin­ceva col dirmi: “non fai questo per il tuo bambino?”

Dopo questo,i messaggi sono tanti che per raccoglierli non basterebbe un volume di mille pagine.

Sono lì incisi in nastri magnetici, più o meno, ma tutti intelligi­bili,a testimoniare una realtà che trascende l’ansia della nostra volontà di conoscere,di comprendere il mistero di luce e di gioia che lo avvolge e che tenta di trasmettere a noi.

Alla mia domanda esplicita di quanto felice, la risposta è categorica  e immediata: “TANTO EELICE”.

E poi si ripetono con insistenza  i messaggi della sua presenza “Sono con voi.. …più di prima……. più vicino di prima!”

Poi seguono i messaggi d’invito:


Alla fortezza: Papà coraggiofatti coraggio!

                          se tu sapessi con chi sono….non piangeresti!

 Alla sopravvivenza: E insistente il ripetere   “Vivo… sono vivo...

                ..io parlo con quelli che mi credono vivo

                      Vedo la luce, .anche quando c’è buio!

 

La sera del suo primo anniversario,mentre si commentavano in casa le parole del Sacerdote alla messa del mattino,celebrata nel Duomo dei Militari in Padova,sono state registrate chiaramente queste parole: “Si dice di Andrea che è tornato sulla terra… stamattina”

Mi assillava il pensiero che il nostro Andrea,a causa della sua improv­visa  dipartita non avesse avuto tempo e modo di chiedere a Dio perdono se in qualcosa avesse a Lui dispiaciuto e feci una particolare richiesta a Cristo.

Ero in chiesa alla SS.Messa domenicale. Al momento della Comunione mi alzai dal banco e accesi il registratore che uscendo di casa mi ero posto nella tasca interna della giacca. Tornato a casa ascoltai la registrazione: sovrapposte alle parole del parroco si ascoltano queste:

 

” Mi sono comunicato con te.”

E ancora: “Vi guardo attentamente negli occhi quando pregate!

“Nella patria ove verrai io sono RE”

Non posso nascondere la nostra sorpresa quando, presenti al conve­gno di Riccione nel 1993, la sorella del medium Roberto Setti,in una tavola rotonda,uscì “ex abrupto” con questa dichiarazione: di là loro si chiamano  “re” ;  una verifica incrociata?…..

E in seguito il presentarsi di diverse altre Entità tra le quali una che si qualifica Arno; poi mi chiamano per nome dandomi perfino del  ‘Signor’

 

“Perdonare , Signor Cattani, perdonare  (per ) fare la Comunione e rispondono alla domanda che da sempre è sulle nostre labbra :Dove sei Andrea?

“Andrea è benedetto

“Andrea ormai è qua”

A questo punto lasciateci credere non solo alla sopravvivenza ma alla vita eterna nella vera casa del padre quale tutta la Rivelazione annuncia e Cristo ci promette…….

e di lasciare alle sofisticate ipotesi degli studiosi il problema della “grande reincarnazione“, come alle sottigliezze dei filosofi

la “piccolareincarnazione riservata ai residui psichici. Nostro figlio Andrea ormai è “là“.

E ci sia lecito usare due termini latini: L ‘ accidens di nostro figlio è qua,in una tomba,ancora alle nostre cure e affetto umano, ma la  “substantia” l'”essere”, la “persona” è là con tutte le sue prerogative proprie  della persona nel suo totale significato filosofico-scientifico. E là operante un’ulteriore opera di perfe­zione,in cammino costante verso la beatifica visione di Dio.

“Andrea vola come aquila”…..

sempre nel primo nastro rovesciato dove troviamo conferma inconte­stabile di una misteriosa telefonata ricevuta da chi vi parla alla presenza di altre persone il 6 Genn.93 ; telefonata durata circa una decina di minuti,quasi tutti passati a contestare che non riuscivo a riconoscere la persona che al miopronto” afferma di essere “la Jolanda”… (mia sorella deceduta nel 1932 a 12 anni (spiegazione a voce).

II 27 Genn. 93 ,facciamo la prima esperienza del nastro rovesciato e l’entità Arno si premura di confermarmi: La Jolanda ti consola per telefono,la Jolanda prepara un secondo colloquio” …”buona giornata“…(secondo colloquio?)

Fatti tutti gli accertamenti e riscontri possibili non ci resta che convincerci della veridicità di questa transcomunicazione da parte di mia sorella giunta a noi come conferma (senz’altro voluta da nostro figlio ) della Sopravvivenza e dei messaggi:si istae et isti….cur  non ego?”

In attento esame di tutta la messaggistica proveniente da nostro figlio avvertiamo  una costante evoluzione di contenuti nei suoi colloqui con noi.

E’ vero molti messaggipur in sé chiari e bene intelleggibili, rivelano una esistenza di vita  incomprensibile da parte nostra ,ma di una realtà  che non si configura in pure creazioni mentali,mentre rispondono a concetti concreti quali si riscontrano nel complesso di tutta la rivelazione divina.

Quante volte riflettiamo  sul significato di alcuni di questi messaggi ricevuti sia dal papà che dalla mamma e poi dobbiamo convincerci di quello che ci consiglia un’Entità nel quarto nastro rovesciato:….”la strada è in salita: forza alla fede!”

 

Abbiamo cercato sfogliando avanti e indietro- la lette­ratura scientifica per trovare il perché, il come ci fosse data questa comunicazione trascendentale. Ma non abbiamo trovato nella scienza e nelle sue meravigliose conquiste,che ipotesi,probabi1ià,quando non addirittura fantasiose creazioni della ragione umana pur di non ammettere l’ambito del mistero che l’Economia Divina ha posto non a pezza giustificativa di questa nostra intelligenza, ma quale faro luminoso a guida di un retto cammino r a z i o n a 1 e VERSO LA LUCE INFINITA.

        Togliamo alla ragione l’ambito del mistero e troveremo le più stravaganti deviazioni.

E’ la fede nel mistero cosmico che ci assicura giungano a noi messaggi di nostro figlio Andrea non la credenza nel contenitore cosmico o nei residui psichici vaganti nell’universo; ancora nessuna intelligenza umana sa dirci il tutto della sua grandezza, della sua profondità e della sua entità.

Stavamo dibattendoci in questi interrogativi quando il nostro Andrea ci disse:

“Al di sopra della legge degli uomini vi ho convinto” E il fatto che questa comunione o comunicazione fra le due dimensioni (per usare termini correnti) terrestre e celeste la si riscontri da sempre e presso tutte le genti di ogni epoca, di ogni popolo e di ogni cultura ci conferma la sua origine trascendentale poiché in tutti troviamo il filone della Rivelazione col suo principio essenziale alla salvezza: Quod Deus est et remunerator sit: Che Dio esiste ed è rimuneratore”.

Nell‘evolversi della nostra testimonianza di comunione con il nostro Andrea riscontriamo una calda, appassionata parteci­pazione alla nostra vita: Sono con voi più di prima -ci ha assicurato- e lo manifesta nelle circostanze più particolari sia verso la mamma che il papà, come verso le sorelle: II giorno del mio compleanno:Papà tanti auguri!”

Vedo tutto quello che fai …Tra fuori il pane!

Via radio:  Ti mando un bacio,sei contento?

Verso la mamma è di  una tenerezza infinita: Mamma, mammina mia… riposati… non ti affaticare! Sono qui con te!

Il tempo  non è che lenisca,anche se accettato con fiducia nella Divina Provvidenza,il dolore dovuto alla sua mancanza fisica fra noi,lo portiamo con noi,ci segue come la nostra ombra. Nel terzo nastro rovesciato l’entità comunicante ce lo assicura amare cordis” che noi interpretiamo : “con l’amarezza del cuore” camminerete verso la patria celeste.

Ammiriamo quei genitori che, come abbiamo avuto modo di sentire in questi convegni, hanno raggiunto la gioia interiore; noi questo stato di grazia non l’abbiamo ancora conquistato e pensiamo, come penso, che in me il dolore cesserà il giorno in cui rivedrò il mio Andrea venirmi incontro e dirmi “papà vieni con me!”

                                       

                                                    Mentore Cattani

Grazie

 

 

 

Edda CattaniNel ricordo del Papà
Leggi Tutto

Nuovi Angeli : Andrea Cattani

No comments

Buon Compleanno Celeste,

 figlio mio!

5 Dicembre 

A te, Andrea, figlio mio, presenza costante nella mia vita,

angelo fedele e guida delle mie giornate, fonte della mia serenità e della mia pace,

ho dedicato la prima pagina del nostro sito A.C.S.S.S.

nel giorno in cui hai raggiunto la Luce Infinita.

Sempre più in alto vola, tesoro mio, vola!     Mamma

Andrea Cattani, sottotenente dell’Esercito Italiano, Corpo delle “Aquile” in forza presso il distaccamento della Regione Nord Est di Padova, insegnava ai suoi giovani allievi a guidare i mezzi pesanti. Aveva chiesto di partire per il Kossovo. E’ mancato il 5 dicembre 1991, all’età di 22 anni, in una splendida serata, mentre si era appena allontanato dalla Caserma di Prato della Valle. Unica vittima, era trasportato e la macchina, guidata da un ufficiale di polizia suo amico, è stata messa fuori strada da un gruppo di balordi, andandosi a schiantare contro un platano.

Soldati di oggi, di ieri, di sempre!

  Giorni di guerra alle porte, terribili per tutti, per le popolazioni attraversate da condizioni di lacerazione senza precedenti e famiglie che hanno donato i loro figli per una causa, ritenuta giusta e che li hanno visti a terra, dilaniati dalle bombe e da armi assassine. Che fine hanno fatto questi giovani soldati, ancora bambini, figli di mamme e di papà che abbiamo visto piangenti alla televisione?

     Ho pensato alla preghiera che ho trovato nella tasca della divisa militare di mio figlio: un foglietto stropicciato, perciò letto quotidianamente.

 

Signore, che hai costituito di tanti popoli l’umana famiglia, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre case per servire l’Italia” .

 

     A questo punto voglio lanciare un messaggio personale, affinché il  contenuto dello stesso, sia di conforto a tanti genitori che si trovano nell’ansia e nel dolore.

Ho visto Andrea, pochi giorni dopo la sua dipartita, al mio fianco, nel dormiveglia, ai piedi del mio letto. Mi ha guardato sorridente e mi ha detto: “Sono partito per una missione di pace. Ho tanti incarichi da svolgere”.

Lui, ufficiale dell’Esercito Italiano, amava profondamente la sua missione ed io ho continuato il mio cammino al suo fianco per chiedere a Dio, creatore con me della mia creatura, quanto ho dichiarato subito, la sera stessa dell’incidente mortale:

 

“Ecco Signore, questo figlio che mi hai donato per ben 22 anni io te lo offro, ma servitene, come meglio vuoi, come tu sai. Lui è capace; l’ho educato buono e generoso. Ora è uno strumento nelle tue mani”.

 

Così quel Dio di amore, che non vuole mai il male, anche se lo consente, nella Sua grande misericordia ha permesso che il dialogo con la mia creatura continuasse.

 

Ed ora veniamo al fatto che vorrei definire “supernormale”.

 

“Era denominata ”Canguro” l’ operazione iniziata il 2 luglio 1993 in Somalia, alle prime luci dell’ alba, nella zona dell’ ex pastificio a Mogadiscio, da parte degli uomini del contingente italiano. L’ azione consisteva nel rastrellamento di un’ area dove si presumeva fosse installato un deposito di armi. Prima dello scontro armato, nei confronti dei militari italiani c’ era stato un fitto lancio di sassi; i parà avevano risposto sparando alcuni colpi in aria. Sarebbe stato a questo punto che alcuni cecchini somali hanno cominciato a sparare. Oltre a Pasquale Baccaro, le altre due vittime degli scontri a Mogadiscio furono il Sottotenente Andrea Millevoi, in forza presso i Lanceri di Montebello di Roma, ed il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi del 9/o Battaglione Col Moschin. Lo si apprese da fonti militari italiane”.

Quella sera del 2 luglio 1993, io, mestamente, manovravo il mio registratore, mentre in lontananza sentivo il telegiornale che trasmetteva notizia dell’efferato delitto ed ho pensato alle povere madri a cui mi sentivo particolarmente vicina. All’improvviso una voce timbrica mi raggiunse dal nastro che si svolgeva: “Sono andato ad accogliere  il Tenente Andrea Millevoi!” Avvezza ormai ad ogni sorta di comunicazioni,  tornai perplessa alle mie mansioni.

 

Qualche mese dopo, nella mia abitazione di Padova, ricevevo una telefonata che mi lasciò a dir poco strabiliata: era la mamma del Tenente Andrea Millevoi che mi chiamava da Roma per dirmi di avere avuto il mio numero di telefono da una conoscente con cui si era trovata, insieme ad altre mamme, presso una medium. Mi diceva che aveva voluto contattare il figlio e, alla domanda come era avvenuto il trapasso, la risposta era stata: “Mi è venuto incontro il Tenente Andrea Cattani di Padova”.

 

Non aggiungo altro; il fatto ci commosse entrambe e ci stringemmo, simbolicamente, in un abbraccio commosso e fraterno.

 

Ho visto, per la prima volta, questa “madre di guerra” qualche giorno fa, in una trasmissione televisiva, dove raccontava la vicenda della morte del figlio ed ho pensato a questo fatto “nostro”, intimo, segreto, ma che ci ha visto sorelle con un figlio da un lato ed uno dall’altro uniti nella dedizione, nel servizio, nel valore civile e religioso e nell’amore che travalica ogni confine!

 

AUGURI A  TUTTI  I  SOLDATI  ITALIANI! GRAZIE,

GRAZIE ANCHE A VOI RAGAZZI-SOLDATI DI LUCE!

 

 

     

Edda CattaniNuovi Angeli : Andrea Cattani
Leggi Tutto

Notte del 5 dicembre

No comments

         Notte del 5 dicembre

 

 

Andrea se ne andò una sera limpida di dicembre, sotto un cielo stellato, mentre gli angeli stavano preparando il Natale e noi, in famiglia, con lui, predisponevamo gli spazi per l’albero e il presepe. Non manca anno che la notte della vigilia, si verifichi qualche fatto straordinario quasi a volermi riportare nella condizione di quel vissuto. Gli stessi dolori fisici, accompagnati da un cerchio al capo… quasi una corona di spine per me… e i tanti passaggi che mi fanno ripercorrere a ritroso una sofferenza infinita cosparsa di tanta “grazia” ricevuta  Ogni anno mai è mancato, in quella notte, un segno della sua presenza. Desidero in questo Anniversario riportare ancora l’articolo scritto nel decennale: “Lassù qualcuno mi ama”.

Vorrei però fare questa aggiunta in premessa: I giorni scorsi ho accusato una paradontite che mi ha portato all’ambulatorio che sono solita frequentare. All’uscita, mentre mi tenevo con la mano la guancia dolorante mi è apparsa una visione… una monaca di altri tempi… quasi una reliquia… Il viso pallido, la veste composta con un lino bianco intorno al capo… Le ho sorriso e incosciamente mi sono avvicinata per salutarla come ci conoscessimo da sempre: “Ma chi è lei, da dove viene?” “Sono una suora di clausura del Monastero di San Daniele” “E io sono la mamma di Andrea” “Ahhh!… il giovane mancato in un incidente stradale… lo ricordiamo sempre nelle preghiere della Messa… ma non abbiamo più visto il suo papà…” “Eh… non c’é più… ha raggiunto Andrea”… Incontri strani, casuali… in un momento di dolore… ma cosa avviene per caso? Nel mio giardino ormai senza fiori resiste alle intemperie un bocciolo di rosa bianca…

Ed ora val la pena di leggere la storia che riporto…


 

 

Una storia vera per un Natale di pace.

“LASSU’  QUALCUNO  MI  AMA…E  MI  RAGGIUNGE!”

 

 

 La notte del cinque dicembre scorso si è preannunciata come gli anni precedenti. Questo era il decimo anno, da quando Andrea è  uscito di casa per non farvi ritorno. Era mezzanotte e un quarto: una splendida notte gelida e serena, mentre  lo aspettavo con la luce accesa… Questi e altri pensieri affollavano la mia mente, ancora una volta, ripercorrendo passo passo il tragitto di quei tragici ultimi istanti. Un dolore lancinante alle tempie mi martellava il cervello; tutto il mio corpo sembrava rivivere lo strazio di quelle ore. Ho raggiunto il letto di Andrea che è ancora disposto come un tempo. Ho posato la testa sul cuscino pregando Dio e lui, il mio bambino, di lasciarsi raggiungere: “Andrea, all’inizio mi davi tanti segni in questi anniversari. Credi forse che non ne abbia più bisogno?… sono debole e stanca…” Di lì a poco, un po’ assopita, ho avvertito una presenza, vicino a me, alla mia sinistra. Ho guardato senza timore ed ho visto una donna vecchia, con i capelli bianchi, dal viso dolcissimo, ma addolorato e tanto smunto. Ho cercato di parlarle ed ho osservato che stava pregando sommessamente, sottovoce, a mani giunte. Le ho detto: “Ma quanto stai soffrendo… forse sei qui perché condividi il mio dolore?”. La donna ha sorriso e lentamente ha posato il capo sulla mia spalla, quasi a voler lenire la mia lacerazione. Mi sono sentita confortata, poi mi sono alzata e, fino al mattino, girovagando per casa,  ho continuato a chiedermi chi potesse essere quella creatura. Ho pensato alla mia mamma ammalata, che abita lontano da me e mi sono ripromessa di telefonarle appena possibile. In verità, quella donna, non aveva nulla di mia madre: era magrissima e doveva avere molti anni in più.

Quando si è alzato Mentore, il mattino a buon ora, gli ho raccontato l’episodio e abbiamo deciso di recarci al monte di San Daniele, alla periferia di Abano, dove c’è un Monastero, in cui, il 5 di ogni mese, viene celebrata una messa per Andrea. Mentore va ad ogni anniversario, ma io non ero mai andata lassù. Per strada mio marito mi ripeteva che le monache conoscono Andrea, che pregano e lo ricordano nelle loro intenzioni. Era ancora buio quando abbiamo raggiunto l’eremo, ma entrati nella cappellina illuminata, ci siamo accorti che non c’era la messa prevista per le ore 7,45. La monaca sagrestana e la superiora ci hanno raggiunto subito: “Signori Cattani, come ci dispiace! Non possiamo dire la messa per Andrea. La sposteremo più tardi. Sapete, questa notte è mancata una nostra consorella (e accennava alla piccola bara appena disposta al centro della cappella). Era molto anziana e ha sofferto tanto, poverina… le diremo la messa con Andrea che lei conosceva così bene!” Come non associare a questa notizia, colei che la notte era venuta a confortarmi? “Lassù qualcuno mi ama… e mi ha raggiunto”. Il mio Andrea ha inviato alla sua mamma proprio colei che, da anni,  pregava per lui, per dirmi, subito dopo il trapasso,  che mi è vicina e mi vuole bene.

Fra pochi giorni sarà Natale e, sull’albero, metterò un lumino anche per te, dolce Madre Benedetta, e,  sono certa, che tu lo guarderai, insieme  ad Andrea, lassù dal Paradiso.

 

 

 

Edda CattaniNotte del 5 dicembre
Leggi Tutto

Ad un passo da te…

No comments

Ad un passo da te…in attesa dell’incontro.

In questi giorni particolari di festività e dopo l’uscita del nuovo libro, mi è gradito riproporre questa bella relazione .

Relazione per Convegno di Padova “ Fede e Scienza” 3 dicembre 2011

Maria Pizzolitto Lui – Mamma di Vera

 

Sono contenta di essere nuovamente qui, in un ambiente amico e caloroso, dove due anni fa mi sono trovata a presentare il mio primo libro intitolato “ Io Volo Libera” , dopo l’esperienza dolorosa , della perdita terrena di nostra figlia Vera.

E’ infatti in questa sala che ho avuto l’opportunità di dare la mia prima testimonianza, dopo che nel 2006, ad Abano Terme,  ad uno dei  convegni della vostra associazione,  mi si sono aperte le porte della speranza, avendo potuto toccare con mano, tematiche di cui avevo sentito parlare, ma che non avevo mai approfondito , se non dopo la dipartita di Vera,  avvenuta nel 2004.

Mentre alimentavo le mie ricerche e mi accostavo alla medianità spirituale , è stato con  uno dei primi messaggi, che Vera mi ha invitato a scrivere il primo libro, con  queste parole: “… Mamma ti aiuterò, ma la fatica maggiore sarà tua e di papà. Inizia a scrivere memorie tue, mie e dei nostri affetti più cari. Poi farai libro semplice ma forte di esperienza: è così che riscatterai la mia vita. Io sono stata segno ed impegno per voi, sono traccia per chi mi ha amata, sarò traccia per chi mi leggerà” …

E’ stato sconvolgente per me questo messaggio, ci ho messo parecchi mesi prima di aderire alla sua richiesta. Poi pian piano ho iniziato. Da persona riservata, quale mi ritenevo, mai  avrei immaginato che avrei raccontato la sua vita, la nostra storia ed il nostro  percorso. Devo ammettere che i  risultati e le soddisfazioni, dopo la pubblicazione, sono arrivati, …e scrivere aveva fatto bene a me prima che alle altre mamme,  come preannunciatomi da Vera. In quel libro ci ho messo tutto il mio amore di madre, il mio rimpianto, la mia sofferenza,  il mio percorso, ma anche  la mia  speranza. Con quel libro la mia famiglia ed io abbiamo elaborato il lutto.

Vera non ha tardato a farsi viva, dicendomi che aveva gradito ciò che avevo fatto e ha continuato a seguire la nostra vita, le nostre tappe, i passi avanti e qualche volta i passi indietro, arrivando puntuale con i suoi messaggi pieni di amore  ed i suoi segni particolari.

L’abbiamo ritrovata nelle sue comunicazioni  piene  di ricordi condivisi, di riscontri oggettivi, a volte con  battute simpatiche, a volte  con qualche rimprovero, con manifestazioni di tenerezza  e soprattutto con parole stimolanti per la nostra crescita interiore.

Abbiamo potuto constatare anche  la sua evoluzione spirituale. E’ aumentata in noi  la consapevolezza che lei, come tutti i nostri cari ci sono sempre accanto. Sappiamo che nulla muore, ma tutto si trasforma e  i nostri cari  hanno solo  cambiato stato, hanno cambiato piano di esistenza. Sappiamo che sono loro i veri vivi, poiché sono nella Luce ed è per questo che possono diventare i nostri fari, i nostri maestri spirituali. ..E’  anche a loro che possiamo  chiedere  aiuto con la preghiera.  Mio padre, in un messaggio , dice proprio così: “ Occorre sempre una preghiera che noi usiamo per aiutare voi”.

 Ma la mancanza della  fisicità, è uno scoglio difficile da superare, in quanto i nostri sensi umani la reclamano. Per cui la mancanza di Vera,  unitamente a quella dei miei genitori,  che tanto hanno significato per me e per  tutta la mia famiglia, partiti a breve distanza da lei,  hanno generato   un grande  vuoto,  che ho cercato di colmare scrivendo un altro libro.  Questa volta non richiesto,…è stato un desiderio che si è piano piano  manifestato in me. L’ho vissuto come una forma di compagnia , di vicinanza ai miei cari…un modo per sentirli presenti,… un appuntamento quasi quotidiano per tanti mesi…

Ho iniziato a  Natale del 2010, circa un anno fa.  Vera mancava da quasi sette anni. Ero abbastanza giù di corda, anche se ci scherzavo su:” E’  la crisi del settimo anno, mi dicevo”, per allontanare la tristezza. In quella circostanza natalizia  mi  ero ritrovata a rivivere  i  nostri  bei momenti, le festività  a cui lei  teneva tanto, tutti noi insieme amorosamente, con   le nostre famiglie, con tutti i nostri bambini…

Ho buttato giù  alcuni pensieri… ed è nato  :” Ad un passo da te…in attesa dell’incontro”. Credo, …con questo  nuovo  lavoro,  di aver completato la mia testimonianza, di aver aperto totalmente il mio cuore, parlando delle mie  sensazioni, delle mie intuizioni  e dei miei  pensieri più intimi,  delle mie piccole conquiste , delle nuove certezze,  raccontando ciò che aveva prodotto in me e nella mia famiglia,  il dolore.  Quindi le nuove consapevolezze,  il nuovo modo di stare nella vita,… la nuova visione della vita… i nuovi traguardi, le nuove aperture, i nuovi obbiettivi ( “ Ora tu ne hai molti” ,mi ha detto mia  madre in un messaggio). Tanti doni ti può portare il dolore se capisci la sua funzione.  E’ stato detto, infatti, :  “ La sofferenza è l’ unico mezzo valido per rompere il sonno dello spirito, ed è un cammino , poichè ci mostra quanto bene abbiamo ancora da fare “.Questo è quello che ho compreso e  che ho analizzato in profondità,  in quello che  è  diventato  poi  questo mio nuovo  modo di esistere.

 Ho imparato ad ascoltare il cuore e la mia coscienza,  ad ampliare il mio sentire .  So che tutto fa parte del percorso evolutivo, importante è rendersene conto, farsene una ragione ed accettare che tutto quello che ci  capita,  fa parte del programma di vita scelto dalla nostra anima. E poi ho capito che bisogna imparare a  conoscere se stessi per arrivare a  conoscere gli altri , cercando di essere più comprensivi e caritatevoli.  Accettare il dolore come una grazia, consapevoli che niente succede a caso, che  tutto ha un senso e un fine. Questo ho fatto mio.

 Ma tutto ciò non mi esonera da un certo tipo di nostalgia ,… perchè non vedere,  ciò che sai che comunque c’è sotto diverse spoglie, è pur sempre una sofferenza. Ecco che allora il contatto con Dio si è fatto più intenso, poiché a Lui puoi chiedere  di aiutarti a portare il tuo   fardello, diventando  il centro della tua vita. Con Lui sai  che  puoi sempre colloquiare, su di Lui puoi sempre contare, perché  non ti fa mai sentire sola.

Se poi  cerchiamo   una  finestra nell’eternità,… l’Habitat” dei nostri  cari può diventare palpabile… proprio  a un passo da noi,… nell’attesa di quel giorno che non vedrà tramonto….Possiamo, infatti,  ancora ricevere  il loro aiuto e percepire il loro amore. Quell’amore che mai si estinguerà , che io ho identificato con il loro DNA spirituale. Infatti ci hanno trasmesso  qualcosa di loro, hanno portato via qualcosa di noi..  Ci hanno lasciato la commozione del ricordo. ..Ci rimane la memoria che non si è disintegrata il giorno del commiato e rimane presente a ricordare che quella vita c’è stata davvero  e non è stata un’illusione. E  la memoria ne rende incancellabile i volti,… i timbri della voce,… perfino gli odori ed il tatto…  Penso, infatti,  che ciò che abbiamo amato non può essere cancellato né dal ricordo, né dal libro della vita.

Questi pensieri, mi hanno  portata  a riflettere sulle  mie radici, a rivivere il  mio passato, guardando in alto,…guardando il Cielo, dove i miei cari abitano… Ho alimentato il  desiderio che  il  ricordo del  tempo trascorso con loro  sulla terra, dopo aver ricevuto e donato amore,  non andasse  disperso, ma che  servisse  piuttosto ad alimentare il bene, il tentativo  di fare  del mio meglio,… del nostro meglio,  per il tempo che mi  resta, che ci  resta  ancora da vivere.

In questo nuovo lavoro, quindi, pur permanendo Vera  il tema centrale , ricordo  anche  i  miei genitori,  che sono le mie radici… Sono state figure importanti,… ne ho tracciato  un breve profilo. Poi,  anche i loro  messaggi hanno fatto  il resto. Ci  hanno reso partecipe di  memorie condivise, ci sono riferimenti oggettivi che riconosco. Non mancano cenni alla tragica vicenda di Vera. Sembra che anche loro abbiano voluto  venirci  incontro  parlandoci di lei, per alleviare il vuoto della sua  mancanza. Ci raccomandano di  andare avanti con fiducia,  favorendo stati d’animo più sereni , ci invitano  ad abbandonare sentimenti di rancore e di non perdono,  ci parlano della meraviglia dell’altra vita… Pensieri che ci hanno commosso e fatto un gran bene.

Mentre  producevo questo nuovo  scritto,  Vera non si era fatta attendere e  mi era venuta  incontro  con  questo messaggio: “Stesura di libro sarà guidata…questo sarà un libro con le ali di farfalla”…quindi vai avanti e non arrenderti…metti in quelle pagine l’amore del tuo cuore. Ti voglio bene…sono con te…le ali volano  libere nel cielo” …Ebbene,…posso confermare che ho percepito  quella   guida,  quell’aiuto che avevo già sentito nella stesura del mio primo libro,  in quanto mi sorprendevo ad ascoltare,  annotare e a leggere pensieri mirati che,  mi  hanno aiutato  ad elaborare e a mettere assieme ciò che era  diventato il  mio nuovo sentire,  oserei dire il mio nuovo cuore. E tante citazioni ho riportato che rafforzano e avallano questo mio momento.  Anche questa volta tanta commozione ho sentito,… anche questa volta ho ringraziato…

Una certa crescita , credo,  che  sia avvenuta in me e nell’ambito della mia famiglia, anche se tanto resta da fare. Sappiamo che il cammino è lungo e faticoso, ma con i nostri angeli, con le nostre guide spirituali , tanto possiamo raggiungere…

Con i messaggi, poi,  Vera è stata prolifica. Ci ha  sorretti, ha avuto sempre una parola per tutti, dimostrando la capacità di leggere nei nostri cuori. Non mancano riflessioni  e tiratine d’orecchie. Al suo papà  che afferma  di  parlare sempre con lei, risponde: “ Fermati, fermati caro papà…ricordati che quello non è parlare, quello è rimurginare. Per parlare con me devi fermarti, ascoltare le mie parole. Poi tu chiedi ed io rispondo. Poi io parlo  e se tu non hai capito, richiedi! Capito papà? Così è vivere con Vera,…vivere con Vera! Io vivo con voi, nella mia casa.”  E ancora: “ A te mio caro papà metto spesso le mani sulle spalle, un bacio e un sussurro…sopporta la mamma,…lei guarisce se parla, se scrive su di me…lasciala fare , ma non permetterle di escludersi dalla famiglia, dalle cose e normali frequentazioni di vita…”

 Poi a Stefano conferma:: “ Esisto, carissimo fratello! Tu sai che io sono vicina a te e mi muovo con lieve brezza che ti si posa intorno,  ti da un brivido e poi ti accalora. ..Ti riparerò dalle intemperie, perché le emozioni sono come i temporali. In certi momenti sono pericolose,…io ti riparerò. Fai conto che io sia il tuo ombrello cosmico. Fai conto che io sia il tuo cuscino, che sia il tuo micio, che sia…che sia chi vuoi tu…io ci sono.

A me così  parla: “ Oggi voglio dirti che ho molto riflettuto sul nostro rapporto solido, affettuoso, profondo, ma che quando ero in vita ha anche conosciuto piccole frizioni, pause di silenzio, momenti di non comprensione. Normali, perché una madre e una figlia non sempre riescono ad aprirsi fino in fondo. Ebbene, io ti dico, mamma cara, oggi abbiamo recuperato e ci tocchiamo l’anima l’un l’altra e … non c’è nulla che possa più separarci. La separazione è solo apparente, ma io ti sono dentro,  come quando mi attendevi nei nove mesi di gravidanza….Credimi mamma, il percorso evolutivo tu lo stati facendo in terra ed io in cielo,… ma ci porterà entrambe nella stessa direzione.”

Ogni tanto, constatando la fatica  di questo procedere,  mi sorprendo a riflettere: “Sarà contenta di me la mia ragazza,  dell’impegno  che ci metto, nonostante le continue cadute?“ Devo dire che puntuale è arrivato il suo pensiero, che riporto: ” Mamma, mamma, mamma…benedetta mamma dubbiosa. Con tanti perché messi in linea,…uno dietro l’altro…non finiscono mai!  Mamma, dai…oggi ti assicuro, …sei cambiata, sei migliorata. Ma certo che sei migliorata! Sicuramente,… anche se tanti cambiamenti dovrai ancora fare. Ma tutti gli esseri che vivono sulla terra, nel loro percorso, devono fare cambiamenti. Quindi,…dai, non scoraggiarti, sei la mia mamma speciale, la mia mamma adorata e se anche un tempo ho discusso con te, ora ti parlo con l’amore grande di una figlia che è amata, si… ma che ama tanto. Io ti amo mamma. Non so se tu credi veramente in queste parole. Io ti amo mamma e ti ho tanto amata sulla terra.

Qualche volta ti ho invidiata e qualche volta mi sono arrabbiata così tanto dei tuoi pensieri, delle tue comunicazioni frettolose. Ma ora capisco,…tutto capisco, perché tutto conosco, perché leggo nel tuo cuore. Mamma, mamma,… ma non ti sembra di essere diventata una grande mamma? Eh dimmelo? Non ti sembra di essere diventata una mamma speciale?

Pensa che anche tu hai aiutato tante persone con il tuo libro, col tuo scrivere, col tuo parlare….Mamma, a te che sei qui giunta, voglio riservare il mio abbraccio speciale, perchè ti voglio bene, perché ti amo e  perché voglio darti tanta,… tanta forza. Sii cortese, amabile, fiduciosa, amante della vita,…amante della vita…della vita! Amante della tua famiglia. Amala mamma e ama te stessa!”

Devo ammettere che nonostante mi reputi fortunata per tutto ciò che ho avuto, una velata tristezza mi accompagna spesso,… forse fa parte del mio carattere, è una debolezza che non riesco a togliermi, per cui puntuale, alcuni giorni fa è arrivata Vera con queste parole: “Mamma, Mamma,…mamma…devo ancora risollevare il tuo spirito. Ma perché, mi puoi spiegare il perché?  Vorrei conoscere più bene la tua anima. Vuoi aprirla finalmente del tutto, completamente, perché possa entrare  e scoprire quale è il tuo sentimento mamma? Nulla ti manca…io ci sono mamma, io ci sono! Non puoi dirmi, mi manchi tu…tu non ci sei! Io ci sono…altrimenti la tua fede dov’è? Quale è la tua fede, benedetta mamma? Vorrei tanto vederti felice. Vorrei tanto, soprattutto vedere i tuoi occhi sorridere. Non la tua bocca, ma i tuoi occhi, mamma! L’ occhio rispecchia la porta della tua anima . Quanto bene ti voglio! Se sapessi quanto bene ti voglio i tuoi occhi si illuminerebbero di una luce speciale. E io voglio che sia così. Sorridi, mamma. Sorridi alla vita, … che io ci sono e sempre ci sarò.”

Queste  parole sono state di  grande aiuto, di grande conforto. Di indicibile commozione. Non si può non credere che li abbiamo vicini. Gli alti e bassi poi, ci saranno  sempre, il combattimento è giornaliero…. Ed  essere consapevoli del traguardo che ci aspetta … e di chi troveremo ad attenderci,  è ciò che ci porta ad avere  e a cercare nuovi stimoli, nuovi slanci , per andare avanti,  anche nel quotidiano,   perché come mi dico sempre…,  con rinnovata fiducia: “ E’ solo questione di tempo, … li ritroveremo,  ed il tempo poi  non esisterà più,…  perché saremo assieme  in quell’eternità che tutto abbraccia… e che abbracceremo.

 A ragione, Don Messina, nella prefazione di questo , rammenta che la sofferenza del lutto è da superare con la speranza che la morte è solo la fine di un capitolo e non del libro…

San Francesco di Sales, così si esprime : “Non desiderate di essere diversi da quello che siete, ma desiderate di essere al meglio ciò che siete. Godete nel pensiero di perfezionarvi  in questo e di portare le croci, piccole o grandi che incontrerete.

Ma voglio chiudere con ciò che disse in una intervista,  Padre David Maria Turoldo,   ( che ho trovato proprio nel sito della Signora Cattani e mi è parso tanto significativo), pochi giorni prima del trapasso: …”Ogni giorno è un giorno nuovo, ogni giorno è un giorno mai vissuto sulla terra da nessuno. Nessuno  sa cosa ci riserva il giorno, non sappiamo neanche cosa penseremo  questa sera.  Io pertanto,  invito  a tenere sempre  aperta , anche questa finestra sull’imprevisto  e sull’imprevedibile, che potrebbe essere più positivo di quanto non crediamo. Anche per il più disperato, perciò, vorrei essere di aiuto in questo momento , in modo particolare, per dire:  “Aiutiamoci a sperare…” Ed è un augurio che faccio a tutti noi….qui presenti.

Ricordo  che il ricavato della vendita di questo libro andrà a sostenere  un progetto a favore dei bambini poveri di Mbanza Congo (Angola) del Centro missionario dei frati cappuccini del Veneto e Friuli V.G.

 

Edda CattaniAd un passo da te…
Leggi Tutto

Le cose che ho imparato dalla vita

No comments

Le cose che ho imparato dalla vita

 

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:


Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica.
Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.

 (Paulo Coelho)

 

Edda CattaniLe cose che ho imparato dalla vita
Leggi Tutto