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Arrivederci Cattolica 2017

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ARRIVEDERCI CATTOLICA 2017!

Con l’invito per il prossimo 21 settembre

Vi riportiamo il sunto dei Convegni degli scorsi anni.

Convegno MOVIMENTO DELLA SPERANZA 2015 

Grazie a tutti!

 

Nella foto la Tavola Rotonda condotta da Enzo de Caro NON SIAMO SOLI.

La HERMES ha prenotato il
Centro Congressi Waldorf di Cattolica per l’ultimo week end di settembre 2016: questo è già un riscontro al successo che l’evento ha ottenuto.


Condivido uno dei tanti commenti positivi :

“DA CATTOLICA IN DIRETTA: Stamattina, il medico e psicologo Claudio Lalla di Roma, ci ha spiegato una tecnica personale, estrapolato da una metodologia sperimentale statunitense con cui si eseguiva una terapia ai reduci della guerra in Vietnam, per cui, con appropriate stimolazioni ai lobi cerebrali, si inducono visioni e comunicazioni con entità di trapassati. ..Gianfranco Cuccioli, rappresentante della Biblioteca -Fondazione Bolzano De Boni, ci ha parlato del Paranormale Archeologico della Albania di Glastonbury con le rivelazioni medianiche ottenute sin dai primi anni del 900…Adesso Umberto Di Grazia ci sta parlando di forme-pensiero e di come queste, come visibile dalle foto, siano fotografabili con tecniche speciali, e di sogni lucidi…”


“Sto tornando a casa e mi sento più ricca dentro dopo aver incontrato, ascoltato tanti genitori e ottimi 
relatori che probabilmente ci hanno aperto nuove strade nella consapevolezza della vita oltre la vita terrena. Prendo atto che bisogna lavorare molto su di noi per diventare migliori e vivere nella “benevolenza” (come ogni tanto diceva Edda Cattani), vivere come pellegrini del/nel mondo rispettando il creato e abbracciando ognuno il proprio dolore, di cui probabilmente avremmo fatto a meno, ma che ci ha resi più pensanti. GRAZIE a tutti.”

 

La grande lirica e medianità di Krisztina Nemeth

“Grazie Edda,il convegno è stata una grande occasione di condivisione ,di conoscenza e di approfondimento di legami…la strada è difficile,dolorosa,si prosegue per piccoli passi..ma c’è ;non si brancola nel buio,oppure se il buio c’è ,c’è anche la consapevolezza della speranza,della benevolenza,dei compagni-e di percorso e del nutrimento profondo che alcuni relatori ci hanno donato e della possibilita’ che sviluppando sensibilita’ e conoscenze,con la guida dell’Amore possiamo crescere anche in altre dimensioni piu’ vicine allo spirito..grazie a te che spezzi il pane e dai a noi esempio e insegnamenti in questa direzione. MT”

 

Con gli amici di sempre : Don Pasquale, Venera, Maria, Gianna… e la serata in concerto!!!

E con oggi, purtroppo, si conclude il bellissimo Convegno organizzato da Edda Cattani e Paola Giovetti. Grazie per tutto quello che ci avete dato. Grazie per la vostra sempre grande disponibilità. Grazie, perché come sempre succede ogni anno, ognuno di noi si porta a casa una piccola o grande Luce che le permetterà di continuare a cercare quello che sicuramente prima o poi troverà. Grazie col cuore e arrivederci a Cattolica l’anno prossimo. Vorrei anche ringraziare le segretarie che con la loro pazienza e gentilezza ci hanno dato tutte le informazioni che ci servivano in questi tre bellissimi giorni passati insieme. Un abbraccio a tutti voi. Un sereno e felice anno a tutti.

 …tutto si è concluso con l’intervento di Tina Zaccaria, amica, sorella e Madre Coraggio!!!

 

MIRACOLO A CATTOLICA:
Mi si può accusare di essere di parte, ma Daniele è anche opera mia e dell’amore che ho condiviso con Tina Zaccaria nella sua disperazione, dopo la dipartita di Dalia. Ed è proprio dalla vita del piccolo Daniele appena venuto alla luce, che continua l’appassionata testimonianza di una madre coraggio a conclusione del nostro convegno. Tina ha denunciato quanto avviene a livello politico e morale nella terra dei fuochi, dove i veleni immondi continuano a distruggere tante piccole creature. Tina è diventata un apostolo della speranza che queste madri portano avanti combattendo strenuamente contro la corruzione e la criminalità organizzata. L’anno prossimo speriamo che sia divulgato un libro la cui proposta è venuta dall’editore, Dottor Canonico, a questa testimone del coraggio contro ogni abominevole correlazione fra interessi e giustizia.

Edda CattaniArrivederci Cattolica 2017
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Giornata del Creato

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Giornata del Creato

terra

Il primo settembre è un appuntamento importante per la celebrazione della Giornata della Creazione. Si tratta di un’importante occasione di impegno ecumenico, di condivisione e di promozione del Vangelo nel mondo contemporaneo. Papa Francesco sullo sfondo dell’enciclica dedicata a questo tema e pubblicata poco più di un anno fa, ’Laudato sì’, l’ha fatta divenire un riferimento sia nel mondo cristiano che nel dialogo con altre fedi.

Tra i temi, l’attenzione ai poveri, il rapporto uomo-natura e il terremoto che ha sconvolto l’Italia centrale.

Meno di un anno fa, si è svolta a Parigi la Conferenza mondiale sull’ambiente e i cambiamenti climatici e anche in quell’occasione la voce delle chiese si è levata chiedendo ai potenti e ai grandi del mondo un’inversione di rotta per ridurre drasticamente le emissioni inquinanti e il riscaldamento globale che sta mettendo in pericolo la vita di milioni di persone soprattutto in Africa e Asia. Il vertice di Parigi ha raggiunto un accordo positivo sottoscritto da 195 Paesi, che però ora dovrà essere ratificato e applicato, in tal senso le chiese chiede cristiane esigono anche che gli impegni presi a Parigi non vengano disattesi. 

Quest’anno, inoltre, Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE – cattolici) e la Conferenza delle Chiese Europee (CEC – protestanti, anglicani ortodossi), in occasione della Giornata della Creazione, hanno chiesto «preghiere comuni e un rafforzamento del lavoro ecumenico per la cura della Creazione». In un comunicato congiunto diffuso in questi giorni, si legge fra le altre cose: «Il Tempo per la Creazione, dal 1 settembre al 4 ottobre (la festa di San Francesco d’Assisi nella tradizione occidentale) è un periodo speciale nei calendari liturgici in un numero crescente di Chiese in Europa». 

Papa Francesco, durante l’angelus di domenica scorsa, aveva ricordato che «Giovedì prossimo, primo settembre celebreremo la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, insieme con i fratelli ortodossi e di altre Chiese: sarà un’occasione per rafforzare il comune impegno a salvaguardare la vita, rispettando l’ambiente e la natura». 

Infine da rilevare che nel nostro Paese la Giornata del Creato coincide con i giorni drammatici del terremoto che ha sconvolto l’Italia centrale causando circa 300 vittime, migliaia di sfollati, distruzioni di interi Paesi. In tal senso il segretario della Ccee, monsignor Duarte da Cunha, ha parlato sia della fragilità del Pianeta che delle responsabilità umane. «Se noi riconosciamo la nostra umiltà davanti al creato – ha detto monsignor Da Cunha -, non dobbiamo allora avere la pretesa di dominare, controllare, manipolare ma il rispetto di mettersi davanti a questo Mistero e la missione di servire. C’è una fragilità insita nel pianeta. L’uomo non è onnipotente. Non possiamo pensare che non ci saranno altri disastri o che altri disastri verranno solo dalla mano dell’uomo. Quello che però possiamo fare e possiamo chiedere al Signore è che tutti i disastri che ci sono nella natura possano avere una risposta anche di solidarietà e di sostegno, per accogliere e abbracciare chi ne è stato colpito e trovare soluzioni per ricostruire un futuro». Importanti anche le parole pronunciate dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, nel corso della messa per le vittime del terremoto celebrata ad Amatrice: «Il terremoto non uccide. Uccidono piuttosto le opere dell’uomo! I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti».  

 

 

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P.Dall’Oglio a quattro anni…

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29 luglio 2013 – 29 luglio 2017

Riportiamo  un articolo dello scorso anno

Tre anni fa il rapimento di padre Paolo Dall’Oglio

 

Padre Dall'Oglio

Nico Veladiano·Mercoledì 27 luglio 2016

Non so cosa potrebbe dire l’amico padre Paolo Dall’Oglio dei tragici eventi che stanno insanguinando l’Europa e non solo. Da quando, il 29 luglio di tre anni, non si hanno più notizie di lui il mondo è cambiato rapidamente e certamente non nel modo che le persone di buona volontà si possono augurare. Certamente le sue sarebbero parole importanti, importanti quanto lo possono essere quelle di un profeta, di un uomo di Dio, quello vero s’intende. Paolo da oltre trent’anni è l’uomo del dialogo, un dialogo che lui ha creduto e crede sempre e comunque possibile, tra uomini di qualsiasi fede e di qualsiasi civiltà. Per questo i suoi amici, quanti pensano che le cose possano e debbano cambiare in meglio, continuano a sperare in un suo ritorno da quella prigione (Raqqa o chissà quale altro luogo) dove a sostenerlo c’è sicuramente la sua fede incrollabile, in Dio e negli uomini. I suoi amici, la sua famiglia lo pensano vivo. Tutti vogliamo continuare a pensarlo vivo. A tutti coloro che gli sono stati vicini e continuano ad esserlo, estendo il ringraziamento della mamma di padre Paolo che, con fede incrollabile, attende, assieme alla famiglia, il ritorno del figlio. Se qualcuno ha piacere di leggere qualche cosa su e di padre Paolo Dall’Oglio, aggiungo l’indirizzo di una pagina del mio sito internet dove ho raccolto tutte le pubblicazioni (di cui sono a conoscenza), che lo riguardano.

Eccolo: http://www.nicoveladiano.it/index.php/padre-paolo-dall-oglio/i-libri-di-padre-dall-oglio Aggiungo una foto di Paolo assieme e me, scattata nel monastero syriano di Deir Mar Musa di cui è il priore. Grazie a quanti condividono questa nota e la faranno girare.

 

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Anna: la benefica

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Anna: la benefica

Sant'Anna

Oggi Sant’Anna protettrice di tutte le Mamme. Auguri a tutte coloro che si chiamano Anna!

Anna, dall’ebraico “grazia, la benefica” e Gioacchino, dall‘ebraico “Dio solleva” non sono ricordati nei Vangeli canonici; ne parlano invece i vangeli apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto « Protovangelo di san Giacomo », scritto non oltre la metà del II secolo. Nonostante questo il culto di sant’Anna è estremamente diffuso sia in Oriente (dal VI sec.) sia in Occidente (dal X sec.). Il culto di Gioacchino si diffuse nel XIV sec.

Il 26 luglio nasceva la prima dei miei quattro figli. Oggi resta lei e la sorella nata l’anno successivo. Andrea e Marco ci proteggono dall’alto. Ogni figlio è per sempre!

Concludo con le parole di Kirk Kilgour –

Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi, ed Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese, ed Egli mi ha dato il dolore per comprendere meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto, e mi ha lasciato povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me ed Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita e mi ha lasciato la vita perché io potessi essere contento di tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato o Signore: fra tutti gli uomini nessuno possiede più di quello che ho io.

Dipinto: Leonardo da Vinci – Sant’Anna.

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Vietato lamentarsi

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“Vietato lamentarsi”

vietato 

 

Di Andrea Tornielli

Papa Francesco trascorre le sue ferie rimanendo a casa senza perdere il buonumore, a dispetto di alcuni presunti retroscena giornalistici che lo dipingono come incupito e assediato dagli avversari interni.

Da qualche giorno sulla porta del suo appartamentino a Santa Marta è apparso un eloquente quanto ironico cartello, che recita: «Vietato lamentarsi». Vi si legge che «i trasgressori sono soggetti da una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi». Che «la sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini». E conclude così: «Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita».

A notarlo sono stati gli interlocutori più recenti del Pontefice invitati a Santa Marta, tra i quali un anziano sacerdote italiano, amico di lunga data, il quale – dopo aver chiesto l’autorizzazione – l’ha fotografato per divulgarlo. Era stato lo stesso Francesco a farglielo notare al termine dell’udienza avvenuta all’inizio della settimana ed entrambi avevano sorriso.

Quel cartello è un’invenzione dello psicologo e psicoterapeuta dal nome biblico Salvo Noè, autore di libri e di corsi motivazionali. Nell’ultimo dei suoi volumi ha dedicato alcune pagine proprio a Bergoglio. Lo scorso 14 giugno, al termine dell’udienza in piazza San Pietro, Noè aveva potuto salutare per alcuni istanti Francesco: gli aveva donato il libro, un braccialetto e il cartello immediatamente apprezzato dal Papa che aveva replicato: «Lo metterò alla porta del mio ufficio dove ricevo le persone». Ora, l’«ufficio» del Papa dove avvengono solitamente le udienze è nel palazzo apostolico, la cui austerità e bellezza non si sarebbero certo sposate bene con quel divieto un po’ goliardico. Così Francesco ha deciso di appenderlo fuori dalla porta del suo appartamento.

In molte occasioni l’autore dell’esortazione «Evangelii gaudium» (la gioia del Vangelo) ha invitato i cristiani ad abbandonare l’atteggiamento di continua lamentela: «A volte – aveva detto alcuni mesi dopo l’elezione – alcuni cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncino all’aceto che di gioiosi che hanno una vita bella!».

Il sacerdote che ha scattato la foto dice di aver trovato Francesco disteso e sereno. Al lavoro nonostante le ferie su alcune nomine curiali – è attesa quella del nuovo segretario della Congregazione per la dottrina della fede – ma anche sui discorsi del prossimo viaggio in Colombia. Gli ultimi giorni di giugno e i primi di luglio, con le improvvise dimissioni del Revisore generale Libero Milone, il congedo del cardinale George Pell rinviato a giudizio in Australia per presunti abusi su minori e infine la mancata riconferma del cardinale Prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Müller hanno dato adito a molte ipotesi. E hanno anche scatenato una ridda di ricostruzioni a dir poco fantasiose, come quella spacciata per essere «di buona fonte» ma totalmente falsa, secondo la quale comunicando la mancata riconferma a Müller il Papa lo avrebbe sottoposto a un surreale interrogatorio sul celibato sacerdotale e donne prete. O come quella secondo cui Francesco da qualche settimana avrebbe scelto di consumare ancora i pasti nella sala da pranzo comune di Santa Marta ma di spalle, in un angolo più defilato. Peccato che quest’ultima scelta risalga a più di tre anni fa e dunque non ha alcun collegamento con le più recenti e controverse vicende.

 

Edda CattaniVietato lamentarsi
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Le case di Maria

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Le case di Maria

 

( …è  periodo di pellegrinaggi…)

 

Gesù ne scelse dodici per «fare casa» con loro, perché facessero esperienza di vita con lui. La guarigione della vita è liberarla dalla malattia della solitudine, dalla tirannia del fare, dal fascino della quantità, e riproporre il fascino della comunione.

 

 

Un viaggio attraverso le case che Maria ha abitato nel corso della sua esistenza: questo, in sintesi il contenuto del libro di Hermes Ronchi. La memoria biblica di Maria, infatti, si apre con una casa, dove è un angelo a parlare, e si chiude con una casa, dove a parlare sono il vento e il fuoco. Dalla casa di Nazaret alla casa di Gerusalemme.La casa non è soltanto l’abitazione, ma il luogo dove accadono gli eventi decisivi della vita. La metafora della casa ci aiuta a passare dall’edificio all’interiorità di chi vi abita. La casa in realtà è Maria stessa. Raccolta e ospitale, con le due caratteristiche proprie di ogni casa, Maria sarà casa di Dio. Creatrice di relazioni, Ella nelle sue case trasmette ed elabora un’arte di vivere e ci insegna a non smarrire la polifonia dell’esistenza e degli affetti.

 

 

Oh! adorare e cioè perdersi nell’insondabile, immergersi nell’inesau­ribile, trovare pace nell’incorruttibile, assorbirsi nell’immensità defi­nita, offrirsi al Fuoco e alla Trasparenza, annientarsi consapevol­mente e volontariamente man mano che si prende sempre più coscienza di sé, darsi senza limiti a ciò che non ha limite!  Pierre Teilhard de Chardin (L’ambiente divino)

 

 

 

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La Maschera alle Terme

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 E’ solo un ricordo …

La Maschera alle Terme

La mia riflessione quotidiana prende il via dalla manifestazione La Maschera alle Terme”organizzata per la festa della mamma 2015, dall’Amministrazione Comunale di Abano Terme. Le vie della città, divenuta per l’occasione una piccola Venezia, sono state animate notte e giorno da maschere di ogni epoca e provenienza: un tuffo nel colore e nella musica del Carnevale attraverso intrattenimenti musicali, danzanti e teatrali. Con i miei piccoli, incuriositi e festosi, ho potuto ammirare le maschere più belle ed originali dei migliori carnevali d’Italia che hanno partecipato al concorso.

 

Ma se questo folklore può far piacere e accompagnare le ore della nostra passeggiata domenicale non posso esimermi dal considerare quanti, come me, pur non vestendo un costume, calzano quotidianamente la loro “maschera”; un sorriso di facciata in un volto inespressivo …

 

 

Indossare una maschera è ciò che tutti facciamo ogni giorno della nostra vita! Cito esplicitamente Pirandello “Uno, nessuno e centomila”: noi non siamo un’unità, ma una molteplicità che cambia e si manifesta ogni volta in modo diverso, noi non siamo “uno” ma “centomila”, ed è proprio questo che ci fa essere e sentirci “nessuno”.

La stessa natura umana con la volontà di assumere un atteggiamento, diviene il “nostro” aspetto, rapportato al contesto, al momento, alla relazione  e noi uomini perciò siamo d’istinto portati a mutare noi stessi e il nostro modo di rapportarci agli altri continuamente.

 

Tutto muta… mutiamo noi stessi e coloro che avviciniamo, le relazioni che intratteniamo, i sentimenti e le emozioni del nostro animo … Questo è uno dei motivi per cui io sono diventata un tantino allergica al “per sempre”, in particolare al “ti amerò per sempre”, che dà tanta sicurezza ma raramente si dimostra vero!

Una persona può restare “per sempre” nel nostro cuore, ma raramente i sentimenti che proviamo per lei resteranno “per sempre” gli stessi! … ma questo è un altro discorso… Penso che noi diventiamo le persone che siamo quando, attraverso il tempo, diventiamo qualcuno e ci è dato di sentirci “qualcuno”, altrimenti saremmo appunto “nessuno”.

Allora si può dire che la maschera, anzi le maschere fanno parte della natura umana e noi ne indossiamo continuamente, non perché ci piace simulare o fingere di essere altro da ciò che siamo, ma proprio perché sono quelle stesse maschere che ci fanno essere e sentirci “noi”.

Ho imparato che non vale la pena inseguire il passato, perché l’indifferenza, in quest’epoca, rappresenta qualcosa di impercorribile, non misurabile a distanze spaziali o temporali e per quanto si possa amare qualcuno non sarà mai sufficiente a colmare quella diversità.  A volte manca il coraggio, a volte la consapevolezza che si potrebbe stare meglio accorgendosi che quel modello di amore non è più per noi. A volte ci si dovrebbe semplicemente fermare e lasciar scorrere altre distanze … altro tempo … Abituarsi all’impossibilità.

 

Ricominciare da zero. Il cuore è allenato alla mancanza, alla privazione. La mente però pare non riuscire a farsene una ragione. Come se anche non conoscendo la logica del sentimento, sapesse quanta follia alberga in quel diniego di carne, di ossa, di palpiti che si richiamano senza sosta ma senza risposta.

Le cose più belle che mi sono successe, non le ho scelte, come le cose più brutte. Non ho avuto paura di attraversare il meglio come il peggio perché non me l’aspettavo e non ho avuto paura dell’inizio né della fine, perché ancora oggi sono presenti in me. Questo è quanto di più caro posso raccontare su ciò che significa per me vita.

L’unico modo per combattere qualsiasi forma di crisi è la cultura e la condivisione, la relazione…  ma quella semplice… propria dei bambini… quella che ci fa sentire noi stessi con loro…Senza una di queste componenti si muore, si muore in silenzio, si muore soli e si muore per niente. Quando chiediamo a qualcuno “come stai?” assicuriamoci di voler sentire la risposta, e spendiamo qualche minuto della vostra vita a capire cosa possiamo fare di concreto per aiutare chi ha bisogno!

              Qualche anno fa… ora sono cresciuti e lo sono anch’io! Capodanno 2015

Aiutiamo la gente a NON SUICIDARSI!

E a te che leggi: PER RICORDARMI!

“Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci ricordi chi siamo e quanto valiamo. Abbiamo sempre bisogno di qualcuno  … che ci ricordi. Io non sono diversa e, quando non ho i suoi occhi che vegliano su di me, sento come se mi mancassero quella stabilità e quelle certezze che mi dava. Ma prima di approdare nel rifugio sicuro della mia anima, sono andata così a fondo che ho temuto davvero di annegare.”

“La paura è un sentimento molto nobile, solo le persone intelligenti hanno paura. La bicicletta giusta non è quella che ha le ruotine ai lati, ma è quella con una bella scatola di cerotti. Perché nella vita per imparare a fare le cose, bisogna cadere.

Non devi avere paura di cadere, ma paura di non rialzarti”. (Paolo Crepet)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniLa Maschera alle Terme
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Maternità

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Maternità

Questa giornata dedicata  alla Madonna di Pompei l’ho sentita particolarmente intensa con quest’aria di maggio in cui finalmente c’è un limpido sole e una timida ma splendida rosa è sbocciata nel mio giardino. Ho ringraziato la mia mamma dispensatrice di “grazie fiorite” e mi sono sentita meglio.

Della Supplica che si è recitata a mezzogiorno prendo solo l’ultima frase:

“… confidiamo pienamente in Te, ci gettiamo ai Tuoi piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri…”

Certo è che sono passati gli anni, sono diventata madre e nonna, ma il legame con lei non cesserà mai … Penso che sarà l’ultima parola che pronuncerò nel momento del trapasso ed è quella che mormoro sempre, anche ora che mi sento tanto fragile e insicura. Non passa, non cambia il legame mamma e figlio che è di  un’intensità così forte e stupenda difficilmente descrivibile.

Sto proprio leggendo questo brano e mi fermo a riflettere … I nostri figli sono un  grandissimo dono che abbiamo ricevuto e che custodiremo per sempre. Certo non potremo tenerli sempre stretti al nostro petto ma il nostro amore li seguirà oltre ogni confine!

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?

                                                                      (Tagore)

Sono diventata madre seguendo il suo esempio, ho drizzato la schiena quando è mancato Andrea e lei, sempre rigida e dura con se stessa, parca di carezze e priva di svenevolezze, mi ha insegnato a non piangermi addosso e a guardare avanti nonostante tutto.

E chi più di lei avrebbe potuto dirmelo … orfana in tenera età … con una famiglia e fratellini da accudire … poi giovane vedova e ancora testimone del lutto della figlia!Quando non c’erano più lacrime andavo da lei e trovavo sempre una spinta alla speranza.

“Tieni duro mamma – le dicevo negli ultimi tempi quando ormai era un mucchietto d’ossa rattrappite …  – abbiamo ancora bisogno di te!” E lei sempre con l’occhio vigile a guardare la porta per vedere chi ancora veniva a trovare lei … condottiera da una vita … fino al giorno in cui la sentii mormorare: “Sono venuti a prendermi!”

Erano sì ! venuti … tutti coloro che lei aspettava da lungo tempo, per terminare quel calvario terreno che sembrava non avere fine … ed ora sono io che le tendo la mano per dirle: “Mamma, ora tu capisci tutto … capisci anche me che continuo a cadere a rialzarmi con grande sforzo … ora che sono stanca e sola … come lo eri tu …  Dammi la tua tenacia nelle decisioni, la tua costanza nelle imprese, il tuo coraggio nella quotidianità. Vorrei dirti tante cose, anche quelle che non ti ho detto quand’eri qui, nella mia casa ormai vuota … Posso solo dirti che ti voglio bene  e anche questi fiori che hai fatto spuntare in questi giorni li dedico a te!”

 

E proprio Papa Francesco entra, con la sua delicatezza, nel tema profondo della “maternità” ringraziando  le suore per il grande lavoro che fanno nella Chiesa: “Senza di voi le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza! Grazie!”. “La consacrata – ha affermato il Pontefice – è madre, deve essere madre e non zitella! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza”.  

Il Pontefice ha poi parlato alle religiose della castità “come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”. “La castità per il Regno dei Cieli – ha spiegato – mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio”. Ecco dunque la necessità di “una castità ‘feconda’, che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata – ha quindi concluso – è madre, deve essere madre e non zitella! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre”.

Edda CattaniMaternità
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Lettera d’amore a Dario

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Lettera d’amore a Dario

di Franca Rame 30 gennaio 2013

La ricordiamo in questi giorni…. vale la pena di rileggerla….

 

 

Sono nata nel 1929.

Quando ero piccola, sette, otto anni, mi veniva in testa un pensiero che mi esaltava: morire.
Quando morirò?
Com’è quando si muore?
Come mi vestirò da morta?
Forse mamma mi metterà quel bel vestito che m’ha cucito lei di taffetà lilla pallido orlato da un bordino di pizzo d’oro.
“Sembri un angelo! Quanto è bella la mia bimba che compie gli anni!” mi diceva.
A volte mi stendevo sul lettone di mamma: vestito, calze, scarpe, velo bianco in testa, una corona del rosario tra le mani poste sul petto (tutta roba della Cresima), felice come una pasqua aspettavo che qualcuno mi venisse a cercare e si spaventasse…scoppiando in singhiozzi. “E’ mortaaa! Franchina è mortaaaaa?!” E tutti a corrermi intorno piangendo…arrivavano i vicini, il prete e tutti rosariavano in coro.
Arrivasse un cane di un cane. Nessuno spuntava.
Nell’attesa mi addormentavo.
Al risveglio ero incazzata nera.
“La prossima volta vi faccio vedere io!” bisbigliavo minacciosa.
Poi mi sgridavo: “Cattiva, sei cattiva!!! Dare un dolore così grande alla tua mamma. Vergognati! Con tutti il bene che ti vuole…”

“Ascoltami Franchina… – mi diceva mamma – ci sono delle regole nella vita che vanno rispettate, ogni giorno: non poltrire nel letto, la prima cosa che devi fare, come apri gli occhi è sorridere. Perché? Perché porta bene. La seconda correre in bagno, lavarti con l’acqua tiepida, orecchie comprese, velocemente, vestirti. Far colazione e via di corsa a scuola. Salutare con un sorriso le persone che conosci, se aggiungi al sorriso un ciao-ciao con la manina è ancora più gentile. Non dare confidenza ai maschi. Tenerli a rispettosa distanza. Non accettare dolci o regali da nessuno…specie se uomini. Non parlare mai con gli estranei. Mi raccomando bimba, non prendere freddo, d’inverno sempre la cuffietta di lana all’uncinetto con i pom-pom rosa che ti ha regalato la zia Ida…gli stivaletti rossi di Pia (mia sorella maggiore) che non le entrano più. Ti voglio bene-bene-bene.” Lo ripeteva tre volte con ardore perché mi si inculcasse bene nel cervello. “Fai attenzione a tutto…come attraversi la strada…guai se vai sotto a una macchina. Ti rompi tutta…ricordati che ci ho messo nove mesi a farti!”
Me ne andavo felice…Un po’ soprappensiero per quei nove mesi di lavoro per la mia mamma a farmi. E’ stata impegnata per un bel po’ di tempo…tutti quei mesi!
La vedevo intenta a mettere insieme i pezzi.

Ma dove li prendeva?
Forse c’eran dei negozi nascosti che li vendevano: “Vorrei due gambette con i piedini, due braccine con le manine, un corpicino, la testolina no…ho una bellissima bambola lenci di quando ero piccola…ci metto quella. “Chiederò a mamma, quando sarò più grande che mi spieghi come ha fatto a confezionarmi.

Ora siamo nel 2013. Da allora sono passati molti anni. Sono arrivata agli 84 il 18 luglio. Faremo una bella festa tutti insieme.
Quando Jacopo era piccolo, a Natale arrivavano regali da ogni parte…più i nostri.
Li posavamo tutti sul tavolone della sala da pranzo. Come il bimbo si svegliava lo si portava tenendolo in braccio davanti a tutto quello che aveva portato il Bambin Gesù. Ci si incantava a guardarlo.
Meraviglia, felicità, grida, risate. “Grazie Bambin Gesù…grazie!!!” gridava guardando verso il soffitto come fosse il cielo…poi seduto sul tappeto a scoprire e godersi i suoi giochi.
All’arrivo della torta con le candeline, non riuscivamo a convincerlo a soffiare per spegnerle.
“Lo devi fare! Soffia!!”
“Perché?”
“Perché cresci più in fretta! Soffia!”

Era un bimbo molto curioso e pensoso. Chiedeva sempre: e cosa vuol dire questo e perché no…Una volta sui 5 anni, stava appoggiato al davanzale del balcone su di una sedia con un filo in mano che agitava. “Che fai Jacopino?”
“Do da mangiare al vento…”
Ero un po’ preoccupata.

Mi diverto molto con le mie nipotine. Quando Mattea (la figlia di Jacopo) era piccola, sui sei anni e veniva a trovarci a Sala di Cesenatico a passare l’estate con noi, le preparavo una festa alla grande. Compravo al mercato di tutto…non che spendessi tanto. Nascondevo i regalini spargendoli nel giardino tra alberi e cespugli e via con il gioco del “freddo e caldo”: si girava di qua e di là…davo segnali dei nascondigli dicendo “freddo… freddo… tiepidino caldino… caldo, caldissimo… oddio brucia!” Mattea infilava la manina nel cespuglio, trovava il pacchetto, si sedeva su prato e lo scartava mandando grida di gioia.
Una mia cara amica, Annamaria Annicelli aveva un grande negozio dove vendeva di tutto e mi regalò per Mattea un mare di Barbie con fidanzato Ken. Cartoncini con guardaroba completo: abiti per tutte le occasioni.
Come ogni estate per anni, arrivò la mia dolce bimba più bella che mai. Le sbatto un uovo con zucchero e cacao – la rusumàta si chiama a Milano – che le piace tanto. Se la mangia leccandosi i baffi.
“Vieni, andiamo a fare il gioco del caldo-freddo.”
Lancia un urlo di felicità.

Le avevo preparata una festa alla grande. E via che si parte: freddo… freddo… tiepidino… caldo… caldissimo! E dal cespuglio estrae una Barbie…poi un’altra…poi il fidanzato Ken, cartelle con abiti…ad un certo punto si lascia andare sull’erba sfinita: “E’ troppo nonna… è troppo!” Quando Jacopo, dopo tre mesi, veniva a prenderla era un momento triste per tutte e due. Ce ne stavamo abbracciate e silenziose in attesa della partenza. Saliva in macchina. La salutavo con la mano e mi scendevano le lacrime…pure lei piangeva. Cercavamo tutte e due di sorridere… ma si faceva fatica.
Una gran fatica.

Una volta, quando eravamo più giovani Dario ed io ci si faceva festa ai compleanni. Festa? Una festicciola…nulla di speciale. La torta, le candeline…dell’anno prima, qualche amica, amici…Ricordo invece un fantastico compleanno, il mio settantesimo a Sala di Cesenatico. Non mi aspettavo nulla di speciale. Invece…
Quella mattina mi svegliai un po’ tardi, Jacopo venne a prendermi in camera dicendomi che Dario aveva bisogno di me…Neanche la mattina del mio compleanno posso restare disoccupata…scendo le scale, esco in veranda, e lì mi trovo una folla con i musicisti che suonavano, clown e maschere e tanta gente, amici venuti da ogni parte, ci saranno state cento persone, tutti a cantare tanti auguri a te…Mi sono messa ad abbracciare tutti uno per uno…Erano veramente tanti, che a un certo punto mi sono dovuta sedere…Anche per l’emozione. Poi siamo andati a mangiare fuori, sul porto canale di Cesenatico, e anche lì c’erano parecchi amici che erano venuti a festeggiarmi. Ogni tanto mi stupisco di quanta gente mi voglia bene. È proprio una grande fortuna…

UNA STELLA SUL LETTO?!

Una volta mi piaceva guardare il cielo di notte. Specie in inverno. Sottozero il blu è più intenso. Le stelle spiccano come brillanti.
Preziose.
Ieri notte niente. Ce ne erano poche ma una ha attirato la mia attenzione era una stella senza luce, piatta come fosse di plastica opaca.
“Vieni qui” le ho detto… hai dei problemi? Ti vedo giù….” In un attimo eccola sul mio letto, senza nemmeno rompere i vetri della finestra.
La guardo incredula… non so come comportarmi…

UNA STELLA SUL LETTO?!

L’astro si rizza su una punta… prendendo colore lentamente.
Una luce iridescente illumina la mia stanza…ma non smargiassa di chi vuol strafare…appena appena per farsi notare.
“E’ così facile avere una stella vera in casa? Basta chiamarla?” penso. “E’ facile per forza… – mi risponde – sono te.”
“Sono una stella?” – dico senza meraviglia, anzi un po’seccata – mi stai prendendo per il sedere?” Avrei detto volentieri culo, ma non volevo darle confidenza.
“Dì pure culo cara, non mi scandalizzo…” e fa una risata a piena gola.
Una stella che dice culo e mi sghignazza dietro!
Ero scandalizzata! Non c’è più religione!
“Bigottona! Son qui per aiutarti… sono te, quindi la tua più grande amica. Sei giù di morale…hai pensieri fissi che ti fan dormire male. Perché vuoi ammazzarti?
Mi manca il respiro. Un qualcosa mi sale lento dallo stomaco alla gola: un magone che mi soffoca.
“Lasciati andare… non trattenere le lacrime…ci sono io vicino a te…sono scesa apposta da lassù…tutta per te!”
Le lacrime non si fanno pregare, si rincorrono sulle mie guance una dopo l’altra. I singhiozzi escono strazianti anche se in realtà non si sentono.
Allunga una punta, quella di sinistra e mi fa una carezza.
Ma dai…sto sognando…la stella sul letto in punta di stella che mi accarezza con la sinistra…una stella mancina…Mio dio…ha pure 5 punte!
Una stella delle Brigate Rosse!

“Non stai sognando…conosco la ragione della tua voglia di morire ma solo se ne parli, se svisceriamo il problema insieme, lo risolviamo. Parola di Stella!”
Respiro profondamente. Sto per dire qualcosa che mi costa.
“Sono tanto triste perché sono disoccupata. Ho perso il mio lavoro.”
“Come hai perso il tuo lavoro? Sei dalla mattina alla sera al computer…scrivi, scrivi, scrivi senza alzare nemmeno gli occhi.”
“Sì lo so, ma questo non è il mio lavoro. Sono nata al teatro, a 8 giorni ero già in scena…ho sempre recitato. Da 8 giorni a 81 anni… avevamo in scena “L’anomalo bicefalo” una satira su Berlusconi. Ci divertivamo un sacco! Ma eravamo nell’’83… quanti anni son passati?”
“Ti stai dimenticando di Mistero buffo,….L’avete fatto tanto…”
“Sì hai ragione…ma ora non si fa più nemmeno quello.
Poi uno spettacolo ogni morte di vescovo, che ne muoiono pochissimi.

Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita.
È per questo che voglio morire.
Ma non so come fare.
Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene?
Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso.
Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi.
Avvelenarmi con sonniferi…ci ho già provato una volta…tre, quattro pastiglie e acqua… avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul tavolo…
Insomma, morire è difficilissimo!
A parte che mi ferma anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia, Nora, Mattea, Jaele (la più bella della famiglia) e tutto il parentado…alle amiche, amici.
Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano “bella ciao”.

Che tristezza essere disoccupata. “Hai messo in scena molti spettacoli che hanno avuto gran successo ed eri sola – prosegue la Stella…Tutta casa letto e chiesa, Parliamo di DonneSesso? Grazie tanto per gradire, Legami pure che tanto spacco tutto lo stesso, Il funerale del padrone, Il pupazzo giapponese, Michele ‘Lu Lanzone e altri ancora che non mi ricordo… dovrei andare su internet ma non ne ho voglia.
Perché non ne rimetti uno in scena?”
Ma…sono abituata con Dario…
L’ho conosciuto in palcoscenico nel ’51… abbiam fatto tourné, avuto successo… anche troppo. Dopo anni di fermo abbiam debuttato per due soli spettacoli in settembre del 2012 con “Picasso desnudo”.
E adesssssso? Ci metto sei S per sottolinearti bene il concetto. Adesso nulla! Nessun programma futuro. Deglutisco per mandar giù il magone
Dovresti aiutarmi tu Stella, dammi la forza… la voglia.
“Che piagnona! – mi urla, mi hai proprio rotto i…No, non lo posso dire perché lassù si incaz…Mamma mia solo parolacce mi vengono…è perché sono scesa in terra…qui ci si sporca!
Potresti mettere in scena un testo da recitarti tutto da sola…hai un mare di materiale a disposizione. Li conosco tutti i tuoi monologhi mai rappresentati.”
“Ma smettila, conosci i miei monologhi….”
“Certo, sono te!”
“Ah sì…Hai ragione…Sì, potrei farlo…ma poi penso a Dario la sera sperduto davanti alla tv…che se ne va a letto senza chiudere né tapparelle, né porta. Lo sento che si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi…preoccupandosi e…quindi sto qui, accanto a lui. Lo amo tantissimoma sono proprio triste… infelice…ciao me ne vado…”
“Ma dove vai? Ti vuoi nascondere a piangere? Piangi qui piccola…tra le mie braccia…”All’improvviso si ingrandisce a vista d’occhio si trasforma in una coperta di lana morbida lucente e mi avvolge tutta. Un brivido di piacere attraversa il mio corpo…mi sento via via rilassata e sulla bocca mi spunta un sorrisoil più dolce della mia vita
Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…

 

 

Edda CattaniLettera d’amore a Dario
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Liberi da dipendenze

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LIBERI DA DIPENDENZE

La parola libertà può essere intesa in tanti modi, anche tu puoi raccontare le tue interpretazioni. A volte credi di essere libero, invece la mente inconscia può condurti verso condizionamenti che non sai di avere. Nota le due preposizioni: libero da... ciò che danneggia, libero per… ciò che favorisce la soddisfazione di vivere.
Libertà è capacità di scegliere davanti a ragioni, motivi. Libertà senza responsabilità diventa capriccio, anarchia, dipendenza, schiavitù. Libertà e responsabilità camminano insieme: la strada obbliga ma libera; “l’acqua del fiume si lamenta, ma senza sponde diventa palude”. Libertà è una conquista continua e coraggiosa; puoi essere libero da: gelosia e invidia, rabbia e risentimento, attaccamento e avversione, da insidiose dipendenze: cibo, stupefacenti, sesso, gioco, shopping, televisione, internet, videogame… Puoi coltivare fitness del corpo, wellness delle emozioni, ma ciò che dà la vera libertà viene dall’atteggiamento interiore.
Commenta questa testimonianza: “La vita piatta e monotona, lo sbadiglio, il vuoto esistenziale mi fanno paura… preferisco il brivido, lo sballo, la droga, la velocità, preferisco dire: – Mondo fermati, io scendo – Piuttosto che vegetare nella noia… è una brutta bestia che mi fa paura e mi divora dentro. Sono passato dall’alcol alla coca. Lo sballo è il mio rifugio. Non mi sono accorto di cominciare, pensavo: – Sono furbo, non ci casco io! – In comunità mi hanno motivato a smettere… E’ facile smettere la prima volta, ma quando ricadi si annebbia la speranza. Ho vissuto sette anni di allucinazioni, i familiari riversavano rabbia su di me…” (T.P.)
Nell’archivio della mente puoi custodire questi accordi liberanti:

1.    Sii nobile nel parlare. L’energia delle parole conduce a emozioni e azioni corrispondenti. Le parole belle fanno le persone belle!

2.    Non lasciarti ferire da parole spiacevoli. Abbraccia la rabbia perché non ti faccia male; spegni il fuoco del risentimento, è meglio vivere in pace che voler avere ragione.

3.    Interpreta persone ed eventi con benevolenza, come prima scelta apprezza ciò che c’è e metti armonia in ciò che vivi.

4.    Dona rispetto e affetto con lo sguardo e i gesti del corpo. La gente dà indietro i tuoi occhi. Se vuoi cambiare il mondo cambia te. Il mondo nuovo comincia da te.

I mistici antichi della Persia (Sufi) offrono questo augurio:

Sii generoso come il sole e vitale come l’aria. Sii disponibile come l’acqua.
Sii paziente come la terra. Sii spazioso come il cielo.

Copri i difetti degli altri come la notte.

Nella rabbia sii come morto. Mostrati come sei, sii come ti mostri.

 

 

(da Scuola del Villaggio)

Edda CattaniLiberi da dipendenze
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