Edda Cattani

Buone vacanze!

No comments

Buone Vacanze!

Chiesi a Dio…che la mia presenza accanto a voi fosse per sempre. 

Con questo saluto  auguro a voi Buone Vacanze! Un periodo di meritato riposo porterà ad uno nuovo risveglio dello spirito e di questo tutti noi abbiamo bisogno!

Ci siamo sempre sentiti con l’atmosfera gioiosa delle feste e ci ritroviamo ora, con il solleone che ci affatica ma ci ristora … L’animo umano ha bisogno di calore e con questa stagione sembrano trovare pace tutte le ansie e il desiderio di consolazione e conforto. La natura ci aiuta in questo con splendide aurore e colorati tramonti.

Buone Vacanze anche con questo saluto:

Quanto da imparare sempre fra le bacheche … nelle righe scritte … nei commenti fatti!!! Volendo crescere, amici miei ce n’è in abbondanza!  Ed ora riprendiamo le fila dei nostri intercorsi… e delle nostre iniziative.

 

 

Ma veniamo ora al nostro interesse più stretto. Siamo prossimi a Cattolica 2022 ed ogni cuore si è aperto alla speranza  del potere condividere un’esperienza che cambi la visione della vita turbata dalla perdita di una persona cara. La XXXV edizione dello storico congresso del Movimento della Speranza, offre anche quest’anno un programma di grande ricchezza e attualità. Ampio spazio alla sperimentazione, alle testimonianze e alle esperienze dirette; ampio spazio anche alla ricerca, all’analisi, allo studio, alla presentazione di tematiche correlate a quelli che sono i temi portanti di questa manifestazione e cioè la spiritualità e la vita dopo la morte.

In modo particolare, da questa edizione, il programma si arricchisce per l’apertura ai social network con la diretta delle metodologie adottate dagli sperimentatori, ma anche con la testimonianza dei grandi movimenti, come ad esempio i parenti delle “Vittime di Omicidio Stradale”. Si è cercato di dare uno spazio dignitoso a tutti i relatori ed anche a coloro che accompagneranno i presenti con colloqui individuali di contatto. Forse non si sono date risposte ad alcuni protagonisti “eccellenti” ma ai miracoli nessuno è tenuto e se qualcuno ha rinunciato sono certa che tutti capiranno all’arrivo che, di questi tempi e con questi costi, di meglio non si poteva fare.

Avremo quindi persone qualificate e “mamme carismatiche” come vengono definite coloro che pazientemente hanno cercato, nella loro disperazione, una comunicazione con l’oggetto amato ed hanno sviluppato in se stesse delle facoltà che possiamo definire “carismi” doni dello Spirito per aiutare chi si trova in condizione di bisogno.

  La mia barca è una conchiglia adagiata su una spiaggia deserta 

 Ed ora che dirvi? Una miriadi di appuntamenti vengono comunicati da internet e sappiamo pertanto che tutti possono accedere, lontano o vicino alla loro dimora a convegni di tutti i tipi. Diciamo che quello del Movimento della Speranza offre una chance in più, essendo di più vecchia data e supportato da persone che fanno parte di coloro che hanno vissuto infauste vicende.

 

Il 16 luglio si festeggia la Madonna del Carmine: affidiamo a questa Madre tutte le nostre speranze ed anche le nostre certezze, stringendo al cuore lo scapolare devozionale, che tengo ancora custodito gelosamente, un modo come altri per avere tangibile il contatto con la Madre Celeste. Buona festa a tutti e continuate a seguirci. Non mancheremo di farvi condividere pensieri, sentimenti ed emozioni!

Edda CattaniBuone vacanze!
Leggi Tutto

La preghiera del cuore

No comments

preghiera-della-sera_n

Ho trovato tra le altre questa nota dal titolo  “La Preghiera del cuore” scritta da Padre Gasparino Movim. Contempl. Mission. “P. De Foucauld”- Cuneo … Provo a vederne qualche stralcio:

“La Preghiera del cuore”

Sai che cos’è? Vuoi sperimen­tarla?

Chi la scopre, sperimenta una strada di preghiera che trasforma la vita.

Anzitutto…

Prima di tutto riconosci che la preghiera è dono e che hai sempre bisogno di imparare a pregare.

Ti sei già posto con realismo il problema?

Quando preghi se sei sincero, ti accorgi che è più il tempo che passi nelle distrazioni, del tempo che stai con il Signore.

Se sei sincero, capirai che la tua preghiera è parolaia, e non ti mette a contatto con Dio…”

Beh… per quanto riguarda quest’ultima affermazione, personalmente posso dire di non avere mai usato tante parole per pregare tenendo presente: “Quando pregate, dite: ‘Padre nostro…’”(Mt 6,9-13).

Mi torna sempre il riferimento al tempo della mia vita in collegio, quando nel momento della meditazione mattutina mi fermavo alla prima parola “padre” e rimanevo estatica a pensare la bellezza, la grandezza, l’amore infinito di un Dio che permette che noi lo chiamiamo “padre”… e ci dà la sua preghiera come preghiera personale… Infatti Gesù premette all’insegnamento del Padre nostro questo:… il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).

Lui vede nel segreto e “mi ricompenserà”…. Io non chiedo ricompense, non ho nulla da chiedere che Lui non abbia già provveduto a darmi, ma gli presento me stessa: “Mi riconosci Padre, sono colei che tante volte non si rivolge a te nella preghiera comunitaria ma che ti presenta, ancor prima di se stessa tutti coloro che sono entrati dalla mia porta, nel mio cuore… tutti i miei fratelli… Lo vedi Signore…. Non sono sola in questa casa vuota: il mio cuore contiene i miei fratelli e il mondo, e dico al plurale: “Padre nostro… dacci… rimetti a noi… non ci indurre… liberaci…”.

Continua Padre Gasparino: “Non pensare a niente di senti­mentale, la preghiera del cuore è un cammino spirituale serio, ma che ti aprirà le porte della vita spirituale profonda, se tu avrai l’umiltà e il desiderio concreto di imparare…

La preghiera del cuore si potreb­be anche chiamare: preghiera di silenzio o preghiera contemplativa.”

Perdonami Signore quando mi vedi correre, se non ti so pregare se ti chiamo “Padre”… e qui mi fermo… Questa preghiera è profonda e semplice come Dio stesso, come il vangelo che essa sintetizza in poche righe. Chiamare il Padre è sentirlo “in spirito e verità” (Gv 4,23-24) significa entrare nella profondità e nell’immensità dell’amore di Dio, nella conversione totale a Lui, nel movimento filiale di obbedienza spontanea e amorosa.

Pregare per tutti coloro che mi sono vicini è fare ciò che ci ha indicato Papa Francesco in questi giorni santi dopo la sua elezione: sono i più poveri, i miseri, i diseredati, i disabili … sono i miei bambini, il mio Simone, tutte le piccole creature del mondo … e anche oltre … tutti i Ragazzi del Cielo, i miei Ragazzi, Andrea … e la piccola Dalia … tutti uniti nella preghiera in una sola vita … Perché tutto è VITA!!!

La preghiera del cuore è preghiera semplice, è un po’ tornar bambini con piccoli, garbati simboli.

Vediamo la Preghiera che Papa Francesco scrisse una quindicina di anni fa quando era vescovo di Buenos Aires

Una preghiera per ogni dito della mano

  1. Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è “un dolce obbligo”.
  2. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.
  3. Il dito successivo è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica… Hanno bisogno della guida di Dio.
  4. Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.
  5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso… Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva.

…e a me basta Padre tutto ciò che hai già dal tuo “tempo” eterno… disposto per me!

“La preghiera del cuore non deve mai trascurare la preghiera di ascol­to. E’ la Parola di Dio la linfa vitale della preghiera cristiana. La pre­ghiera del cuore è il momento cul­minante dell’ascolto. Ogni giorno collega il Vangelo della Liturgia del giorno alla tua vita concreta. Da quel Vangelo tro­va la preghiera del cuore rivolto al Padre, o al Figlio, o allo Spirito Santo, presenti in te”.

Edda CattaniLa preghiera del cuore
Leggi Tutto

La luna del raccolto

No comments

La luna del raccolto

(dalla cultura degli Indiani d’America)

 

Meravigliose notti che si spegnevano all’ alba e gli uomini si svegliavano sotto i brividi della guazza, caduta nella notte sull’aia dove essi avevano dormito. Un nuovo giorno; una nuova parentesi di vita che si donava, espressa così magnificamente dalla natura, offerta all’uomo per goderne, per arricchire la sua coscienza, disponendolo per ciò ad accettare la vita nel bene e nel male, secondo i suoi precetti, dai quali discende la tranquillità della nostra esistenza.” 

Già l’ora che bisogna mietere
a mani nude ed insanguinate
per strappare via spine dall’anima,
edere dai ricordi,
tuberose di profumate illusioni,
a schiena curva sotto il peso del Tempo
con i sudori salati ed amari come il fiele,
lacrime che fanno di vetro smerigliato
gli stanchi occhi che ormai fanno fatica
a credere.
Su questa Terra avara,
girata e rigirata,
fecondata dal Dolore e dalle fatiche
d’un vivere a volte disumano,
concimata da lotte e speranze
ho buttato nei solchi del destino
un pugnetto di giorni e talenti
perché la mia piccola pianta di UOMO
potesse crescere e vivere.
Ho colto a piene mani spighe acerbe
della mia povera ed ubriacante giovinezza
che dava lo sballo,
ho riparato dal sole, dal vento, dal gelo
i teneri germogli dei figli,
lottato contro la disgregazione e la distruzione
di templi e Leggi,
Questo ho raccolto
il mannello ha pochi ed avari steli
sarà poco per Te
ma tanto per la mia povera carne:
Perdonami!

 

 

La Luna del Grano sorge sopra i campi maturi, mentre si celebra il momento del raccolto, è la Luna che vede il sacrificio del Dio Sole ( Lugh per i celti, Osiride per gli egiziani, Tammuz per i babilonesi), la Luna che si prepara per essere sepolcro del suo sposo.
Antico è il culto del grano e del mais, basti pensare che fu proprio la coltivazione di questi cereali che diede vita ai primi villaggi, prima di allora l’umanità viveva di caccia e di raccolta di erbe selvatiche, non esisteva una comunità ma ognuno vivere separato tentando di sopravvivere alle stagioni, alle belve e agli ostacoli del quotidiano.
Proprio grazie alla scoperta che il grano potesse esser coltivato iniziano a nascere i primi villaggi, intorno alle piccole piantagioni, l’uomo non ha più bisogno di vivere come un nomade, ora può costruirsi una capanna o una tenda e tenere al sicuro la propria famiglia, ora il campo di mais o grano gli assicurerà il cibo, il nutrimento e il sostentamento per i mesi che verranno.
Dunque, le nostre città, hanno origine dal grano, tutti noi siamo figli del grano.
La Luna del Grano è anche la Luna che accompagna i festeggiamenti del raccolto, da sempre, ogni popolo antico ha festeggiato questo periodo come momento di grande importanza per la comunità, un raccolto abbondante significava “sopravvivere” all’inverno che da lì a qualche mese sarebbe arrivato, un raccolto misero metteva in pericolo la vita di tutti.
Capiamo bene dunque come in ogni cultura proprio in questo periodo nasce una festa del raccolto, lughnasadh per i celti, che festeggiava il sacrificio del Dio Sole ( Lugh) durante la mietitura per assicurare il cibo e quindi la sopravvivenza dell’intera comunità; In Egitto, Osiride patrono della resurrezione, veniva considerato anche protettore della vegetazione, delle statuette di argilla che lo rappresentavano venivano sepolte nel periodo della semina per stimolare magicamente il raccolto.
Il Dio veniva spesso raffigurato steso orizzontalmente dal quale sorgevano ventotto spighe rappresentanti i ventotto giorni del mese lunare.
Un testo antico riporta: “che io viva o muoia, io sono Osiride, io penetro in te e riappaio attraverso la tua persona; in te deperisco e in te cresco…. Gli dei vivono in me perché io vivo e cresco nel grano che li sostenta”, per gli Indiani D’America questo era il periodo del Poskita, in cui si celebrava un tempo di pace.
Anche se in quel momento era in atto una battaglia i capi militari inviavano una lettera al nemico e i guerrieri si ritiravano per quattro giorni nelle capanne di sudorazione dove si depuravano da tutte le energie che la guerra aveva deposto sul loro corpo e sulla loro anima e poi iniziavano le celebrazioni del Poskita, era per i Nativi Americani una delle celebrazioni più importanti del calendario; si accendeva un fuoco nuovo, puro che simboleggiava il vincolo del popolo con gli antenati e con il mondo superiore, il fuoco nuovo diveniva una potente personificazione del sacro ed esso aveva il potere di riconsacrare le cose, le relazioni e l’intera comunità. Questa celebrazione che aveva il potere di portare la pace ( qualsiasi fosse la situazione che il popolo in quel momento stesse vivendo) veniva dedicata al mais, secondi i miti sacri dei Creek, il mais fu donato al popolo da una donna, dea della terra.
Numerose sono le dee del mais e del grano, questa Madre primigenia che distribuisce il nutrimento ai suoi figli direttamente dal suo corpo ha un’origine molto antica ( Coatlicue, Dea Madre dei Cereali e della Terra che troviamo in Messico, sempre venerata dagli aztechi è la “zea mays” Chicomecoatl fino ad arrivare alla dea frigia Cibele, la greca Demetra che fu poi portata a Roma con il nome di Cerere) il mito del grano e della spiga viene bene raffigurato nel rituale che si compie per lughnasadh, l’ultimo covone del raccolto viene lasciato macerare sul campo, esso è chiamato Madre del Grano, poiché è il principio del prossimo raccolto e la fine di quello appena avvenuto.
Il ciclo Vita-Morte-Vita ben rappresentato dal processo di semina, maturazione, mietitura e macerazione del grano ci riporta al significato e all’energia della Luna del Grano, in essa danzano le antenate così come riposano i semi della nuova stirpe, è il grembo primordiale di vita e di morte, colei che germoglia ma che nello stesso tempo compie l’atto sacro della mietitura ( spesso la morte viene raffigurata con la falce della mietitura fra le mani, ricordando proprio questo atto della raccolta del grano), tutto nella vita ha il suo corso, niente rimane ciò che è, ogni cosa deve trasformarsi e la morte così come ci racconta la Luna del Grano è il nostro passaggio da frutto maturo a nutrimento, è il sacrificio ( render sacro) che da senso alla vita, senza la morte rimarremmo per sempre meravigliose spighe mature senza nessuna utilità per la vita.
La Luna del Grano appare come un’enorme spirale di spighe mature, percorriamola cantando, fino al centro per onorare il seme che ci ha reso frutto, per onorare i grembi che ci hanno partorito e poi torniamo indietro dal centro danzando verso più ampi cerchi e orizzonti lì dove ci aspetta il raccolto augurandoci di esser con la nostra vita nutrimento prezioso per i semi futuri della nostra stirpe.

“ Vieni Anima danzante, raccogli le spighe e racconta il loro canto, il canto antico del seme che si fece cibo.
Vieni Anima affamata, il corpo della Dea ha il profumo del primo pane offerto al Dio Sole.
Vieni Anima a cercare nel campo le orme di chi ha seminato prima di te.
Accendi il fuoco per onorare
Accendi il fuoco per purificare
Accendi il fuoco per cuocere
Vieni Anima e danza cantando le arcaiche parole della Luna del Grano, Colei che nutre la Vita donando la Morte. “

fonti :
Oscure Madri Splendenti – Luciana Percovich
Culture e Religioni degli indiani d’america – L.E. Sullivan


Edda CattaniLa luna del raccolto
Leggi Tutto

Il mese del raccolto

No comments

Il mese del raccolto

giugno

È il mese del raccolto, del pane da condividere, dell’amore da dare e da ricevere. Mi piace farlo vivere con questa bella lirica d’autore.

Passammo ne la notte profumata,
per l’alta via tra taciti giardini,
tu su l’omero mio leve poggiata
la bella testa da i capelli fini,
io su le labbra tue volto a succhiare,
come dal fresco calice d’un fiore,
coi lunghi baci il pieno oblio dei mali.
Ma non udisti tu de i vegetali
in torno a noi, per l’aria tutta aulente,
il fremito d’amore,
le stelle non vedesti palpitare
allor piú intensamente,
e l’indistinte voci, onde ai mortali
nei momenti propizî al dolce inganno,
la Terra parla, pietosa madre,
e a sempre amar consiglia,
tu non sentisti, o innamorata figlia.

Ben io l’intesi, e ne diceano: Vanno
con passo lento i secoli nel nulla,
e si portan con loro
le umane genti (noverarle è in vano):
Amate, amate, amate,
né mai, tranne l’amore, altro tesoro
su me grama cercate.
In un attimo vano,
se in un bacio d’amore lo chiudete,
intera accoglierete
e vivrete la vita
dei secoli, dei secoli infinita.


(“Intermezzo lieto”, Luigi Pirandello)

 

Edda CattaniIl mese del raccolto
Leggi Tutto

Il “Corpus Domini”

No comments

 

Nel riproporre un articolo già pubblicato in occasione di questa grande festa dello “spezzare il pane”…

“ Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”

Il ritorno alle “origini”

…”Ecco io sono con voi fino alla fine dei tempi!”…desidero condividere l’emozione provata quando partecipai alla processione nel quartiere di questa cittadina ove abito, in fila con i miei nipotini vestiti con la tunica della Prima Comunione, mentre spargevano petali di rose precedendo il sacerdote con l’ostensorio di Gesù Eucarestia! Ho ricordato il mio abito bianco, la coroncina in testa e le tante persone che cantavano il “TANTUM ERGO SACRAMENTUM”. Si dice che l’innocenza porti provvidenza e proprio della “Provvidenza di Dio che ha ‘sì gran braccia …”  abbiamo bisogno in questi momenti disseminati di tristi vicende. A quel tempo, si usciva dalla guerra mondiale ed eravamo pieni di speranza … oggi forse, questa che è venuta a mancare. In una società in cui sono caduti i valori, in cui poco si prega, in cui prevale l’egoismo e la disperazione non trova sollievo, il candore dei piccoli innocenti può essere un segno di rinnovamento.

…quanta gioia questi bimbi…

A mezzogiorno il Santo Padre, nell’impartire la benedizione dell’Angelus in Piazza San Pietro, ha ricordato Gesù Eucarestia. Preghiamo quelle particole vere del “panino di Gesù” come lo chiamano i miei bambini, affinché ci portino a risollevarci, con determinazione, con la “forza” quale virtù di salvezza, come “olio benedetto” sulla nostra fronte ricevuto dallo Spirito Santo d’Amore! …e AUGURI a tutti … Buon “Corpus Domini”!

La domenica successiva alla Solennità della SS. Trinità si celebra la festa del Corpo e del Sangue del Signore. Prima della riforma liturgica era nota come festa del Corpus Domini (distinta dalla festa del Sanguis Christi celebrata in luglio). La festa del Corpus Domini trova le sue origini nella ambiente fervoroso della Gallia belgica – che San Francesco chiamava “amica Corporis Domini”. Solitamente in giugno, si tiene a Bolsena la festa del Corpus Domini a ricordo del miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina in Bolsena. La solennità cattolica del Corpus Domini (Corpo del Signore) chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dell’Eucaristia.

 “ Per la vita del mondo”: questa parola evangelica deve pulsare dentro di noi, come pulsava nel cuore di Gesù.

Chi si nutre del pane eucaristico diviene presenza discreta, è un credente, che si ricorda di fare del bene, cioè di dare tutto, ma nello stile di Gesù lasciandosi plasmare da Lui. E’ capace anche di silenzio, di ascolto; di quel silenzio che rende possibile l’ascolto e l’accoglienza delle parole di chi ci vive accanto, delle parole della fragilità e della debolezza, della malattia di chi ci vive accanto, della sofferenza e della morte, ma anche le parole dal significato alto.

E’ un credente capace di gratuità, la cui gioia non sta tanto nell’affermazione di sé ma nel portare “ vita” al mondo, nel testimoniare Gesù,  vita per l’uomo.

Chi si nutre del pane eucaristico è messo in grado di volere il bene dell’altro e di promuoverlo, sapendo che questo “pane” verrà a lui di ritorno…

 Dal mio percorso di vita…

Anch’io ho spezzato quotidianamente un pane al capezzale del mio sposo affetto da un male incurabile, cercando per lui  “amore incondizionato e perfetto”, “tenendolo curato oltre ogni sforzo perché non perdesse in dignità”

Nella mia ricerca di conferme mi viene inviato questo scritto:

…Ecco, voglio dirti semplicemente questo: il pane che hai spezzato per il tuo compagno, ritorna a te in questo tempo.

Ascolta cosa scrive Erri De Luca: “Valencia è una città spagnola sul Mare Mediterraneo. Una volta aveva un fiume che l’attraversava, il Guadalaviar, ma ora il suo corso è stato deviato. E’ l’unica città del mondo, che io sappia, che si sia sbarazzata di un fiume. Ci sono stato l’anno scorso in ferie, invitato da un editore che aveva tradotto un mio libro nella bella lingua del posto, la catalana. Ho percorso la città a piedi, la sola unità di misura che possiedo per conoscere i posti altrui. Ho visto mercatini puliti e lotterie, mura romane e lavori in corso, ma cercavo il fiume che non c’era più. Infine l’ho trovato, il letto vuoto, i ponti su di lui come se ci fosse ancora.

Al posto di una corrente che già sente il mare vicino, hanno piantato palme e costruito un lungo stagno con pesci rossi. Dall’alto del ponte vedevo quel parco sotto di me, dubitando del senno dei cittadini di Valencia. Presso la riva dello stagno un uomo anziano con un cane forse ancora più anziano passeggiava. Lo vidi avvicinarsi al bordo dell’acqua e cavare dalla sacca delle pagnotte vecchie. Pezzo a pezzo le gettò ai pesci. Restai a guardarlo, affascinato dalla monotonia dei suoi gesti. Non durò poco. Solo alla fine della provvista capii che stavo guardando il verso uno del capitolo undici di Kohèlet. “Manda il tuo pane sul volto delle acque.” Un uomo anziano nell’autunno del ’93 in una città spagnola eseguiva alla lettera l’invito, dando al verso il suo unico verso.

Compiva quel gesto di offerta tra sé e i pesci da molto tempo, ma quel giorno lo compiva anche per un muratore italiano pieno di Bibbia. Lo compiva perché potessi capire: potevo ben azzardarmi a cambiare la traduzione di un verso sacro, potevo pure avere ragione di farlo e di leggere: “in molti giorni lo ritroverai”, anziché “dopo”, purchè ricordassi che chi aveva letto quel verso altrimenti era stato ugualmente felice della sua lettura e di certo aveva offerto più pane di me. Così un uomo di una città remota, accompagnato da un cane e vicino a un fiume prosciugato, era un verso dell’Antico Testamento, lontano molte mattine, che tornava dopo molti giorni.

Per un gioco delle correnti il pane spezzato si allontanava dal lanciatore in direzione della sponda opposta, verso il mare, seguendo un fiume che non c’era più, secondo il suo verso”.

 “ G r a z i e !!!”

 

Edda CattaniIl “Corpus Domini”
Leggi Tutto

Spighe lasciate al sole

2 comments

Spighe lasciate al sole

 

 

Già dai primi anni ricordo il mio risveglio in una stanza fredda, con la sveglia vibrante in modo enorme per le mie piccole dimensioni e, sulla mensola, una mezza tazza di latte dove papà, prima di andare al lavoro, aveva messo un granellino di sale…”…vedrai Gagì che la sentirai dolce…”  ma per me sapeva sempre di sale. Poi scendevo dal lettone dove avevamo dormito tutti insieme, mi vestivo con il cappotto ormai stretto e sdrucito e mi caricavo sulle spalle la pesante cartella di cuoio. Chiudevo la porta dal cui soffitto scorgevo la luce (il tetto era bucato e c’era da augurarsi che non piovesse mai …. altrimenti ci si metteva la bacinella sotto… e si dormiva sentendo il gocciolare implacabile dell’acqua piovana).


 

Iniziavo il mio cammino scendendo quegli alti quaranta gradini…. (li avevo contati tante volte e per le mie piccole gambe non finivano mai), poi la lunga strada e l’affanno per il percorso interminabile che conduceva alla vecchia scuola allocata in un vecchio palazzo diroccato, dove mi aspettavano altre scale. Ciò che maggiormente mi creava ansia era la presenza di un “gendarme” ….un’anziana bidella che era implacabile con i ritardatari ed io, data la distanza, ero spesso fra quelli. Allora venivo accompagnata dalla direttrice che indossava un grembiule nero e che mi diceva di mostrare le mani… a quel punto un colpo secco non me lo risparmiava nessuno…. Ma poco dopo… almeno, il dolore era passato.


 

Il ritorno a casa non era allegro, specialmente d’inverno quando non mi aspettava un pasto caldo e una casa tiepida, ma dovevo arrangiarmi ad accendere la stufa a segatura (non senza qualche piccolo incidente), poi riordinavo la casa e preparavo qualcosa per i miei genitori che sarebbero tornati dal lavoro la sera tardi. La parte bella del pomeriggio era quando venivo raggiunta dalle mie amichette dei cortili vicini, meschine come me, alle quali davo ciascuna una bella fetta di pane… Eh sì…anche questa era il frutto sudato del mio babbo che andava la notte nei campi a “spigolare” raccogliendo le spighe rimaste a terra, poi con mamma le battevano sul tavolo della cucina e i chicchi venivano macinati con il macinino a manovella del caffè… mamma con la farina setacciata ne faceva una pagnotta che doveva durare tutta la settimana. In verità questo non avveniva perché io la distribuivo a tante creature, misere come me …. Ma quando mamma se ne accorgeva non mi risparmiava il famoso “tiro della ciabatta” mentre io scappavo a nascondermi.

 

Era solitudine la mia? No… la mia fantasia inventava, fate, principi e castelli e sapevo volare pensando ai tempi felici in cui avrei visto tante cose e goduto di tanta appagamento.

Questa condizione può viverla un bambino, ma per l’adulto la solitudine è una condizione, un sentimento umano nella quale l’individuo si isola per scelta propria, a volte per vicende personali e accidentali di vita, come è il caso di tante persone colpite da malattie o lutti gravi. Alle volte si viene isolati dagli altri esseri umani dando luogo ad un rapporto non tanto soddisfacente con se stessi.

Saudade (AM.G)

e guardare il mare
con lo sguardo perso in quella pozza di oro colato
guardare il mare
e sentire dentro, prepotente, 
la voglia di partire.

Saudade 
dolorosa e dolcissima, 
tristezza che non fa solo male, 
piacere che non fa solo bene
desiderio agrodolce, soave nostalgia
compagna della solitudine, 
amica dell’amore
uno squarcio di passione, 
una lieve tenerezza, 
un momento di affetto 
presenza dell’assenza.

Saudade 

e sentire il cuore cantare la melodia di un nome
vivere il SOGNO 
come una danza lenta alla quale vuoi solo abbandonarti
ad occhi chiusi
ad occhi aperti.

 

Ma ciascuno di noi viene al mondo per condividere, per spezzare il pane come facevo io da piccola e anche in condizione di solitudine è coinvolto sempre in un intimo dialogo con gli altri. Quindi, più che alla socialità, la solitudine si oppone alla socievolezza. Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, talaltra di una scelta consapevole.

Il saggio conclude che l’uomo come essere sociale non può fare a meno degli altri per tempi molto lunghi, ma seguire un cammino di benessere psicofisico tendenzialmente condizionato da comportamenti etici collaborativi.

La mia solitudine attuale è creata dalla condizione dell’abbandono che mi è piovuto addosso a volte o per eventi imprevedibili, a volte per scelte di allontanamento da persone che ho creduto amiche. La mia casa è diventata una sorta di protezione ove posso camminare e parlare con i miei ricordi, ma se qualcuno suonerà il campanello troverà sempre quella fetta di pane fresco che saprò trovare nella madia del mio cuore.

Ed ora una “chicca” troppo ben scritta per non riportarla:

Sulle strade del mio vivere 
Non è stato sempre facile 
Ma dal dolore s’impara un po’ di più 

Quando il tempo no n è docile 
Quando tutto sembra immobile 
Io non mi fermo, io non mi butto giù 

Domani è un altro giorno 
E il mondo 
Avrà un respiro che si avvolgerà su me 
Poi mi chiedo, e credo 
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia 

Il mio contrario mi aiuta a crescere 
A capire che si può perdere 
Ma l’importante è non darsi vinti mai

E così se cado mi rialzo sempre 
E rimango qui 
Contro le mie ombre 

Poi mi chiedo, e credo 
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia 
Che il cambiamento dia un senso a questa vita mia

…e m’illudo che tutto possa ricominciare…così com’era ….prima….

Buena vida a tutti!!! 


Edda CattaniSpighe lasciate al sole
Leggi Tutto

Fiori: speranze esaudite

1 comment

Fra ricorrenze e Santi: ripropongo ogni anno…

I fiori sono le speranze esaudite della terra

(Pam Brown)

E’ ancora  il 22 Maggio e il mio giardino è esploso ancora una volta in tutta la sua bellezza…con il ricordo e l’incanto del linguaggio dei fiori:

 

…poche cose vorrei da te soltanto

zampilli di fresche parole

che, come acqua di fiume,

scorressero verso me…

 

 

Abbiamo registrato la nostra Associazione come Promozione Culturale e abbiamo finalmente un’immagine ufficiale… quella che con il profumo dei fiori, ho sempre cercato di trasmettere…

 

E’ tornata la festa di Santa Rita e non posso fare a meno di aggiornare questo articolo che ha testimoniato tante mie esperienze e la bellezza della comunicazione con i miei diletti che sempre mi accompagnano. Questo dialogo è stato condiviso da tanti cari amici a da alcune Mamme in particolare … sulla cui bacheca avevo postato questa ricorrenza.

Fra queste menziono Laura, la Mamma di Marian… divenuta una “Madre Coraggio” testimone a Roma all’udienza dal Papa per le Vittime della strada:

“S.RITA era la mia protettrice e di seguito quella di mia figlia… Anche io adoro i fiori ,il giardino e di seguito anche mia figlia… lavorava presso un vivaio e studiava i giardini e gli insetti… mi ha colpito proprio il sito …è tutto ciò che ero io ed era mia figlia… lei amava tanto S. RITA tanto che a sua figlia ha dato il suo nome… era anche una devota moglie (si sarebbe sposata quest’anno) ma più che altro ha nel suo breve tempo cercato di cambiare le idee di un ragazzo sfortunato sacrificandosi nella rinuncia… di questi tempi trovare ragazze così non è facile anzi son criticate …non è che ne voglia fare un’eroina ma è così che mi hanno detto coloro che  l’hanno conosciuta ….come S. RITA io i segni non li so….ma questo è già uno… anche se la rabbia è ancora tanta e tantissimo il dolore ….in casa sua non c’erano riviste …ma solo immagini …e statue e la sua adorata S. RITA…vorrei tanto saper come andare avanti e farmene una ragione …è tutto un mosaico la mia vita e non riesco ancora ad assemblarla… grazie!”

Il ventidue maggio, nel calendario dei santi si ricorda S.Rita da Cascia. Di questa grande Santa si raccontano eventi straordinari che io ho cominciato a comprendere fin da bambina. Nella chiesa parrocchiale vicina alla mia abitazione, vi era un altare con una statua a lei dedicato ed ogni devoto che entrava, si inginocchiava per rivolgere una preghiera. La Santa infatti viene definita “la Santa degli impossibili” per le grandi sciagure che avevano devastato la sua vita: la morte del marito prima e dei tre figli poi e la Sua grande Fede nel superarle. Nella mia città, quando ero bambina si facevano ancora le “processioni” con le statue dei Santi; il 22 maggio mio padre addobbava il portone d’ingresso e la mamma stendeva sulle finestre le più belle coperte di seta. Poi al passaggio della Santa si lasciavano cadere sul corteo petali di rosa multicolori raccolti dai giardini delle case.

Questo atto di devozione è legato al trapasso di Rita, quando una parente le fece visita in un giorno di inverno e la Santa disse che avrebbe desiderato una rosa.  La parente si recò nell’orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata che colse e portò a Rita. Essa disse: “ Quando me ne andrò farò cadere dal cielo una pioggia di rose”. Cosi S. Rita divenne la Santa della “Spina” e la Santa della “Rosa”. Era il 22 Maggio del 1447. S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole.



La grande devozione a questa Santa, devota Sposa e Madre,  a cui mi sono da sempre affidata, ha riempito il mio cuore di tenerezza per tutta la mattinata di sabato, anche quando sono andata a portare le rose in cimitero.
Ho posato il capo sulla pietra nuda della cappella dove abbiamo composto le splendide spoglie del nostro adorato figlio Andrea ed ho avvertito che emanava un debole vapore. Ho azzardato una carezza ed un alito di vento mi ha accarezzato il volto, i capelli. Ho pensato: “Mancava questo soffio! Dio è qui!” Sulla mensola a fianco ho posto un cero, simbolo del  fuoco e sul ritratto ho appeso una colombina bianca. Ho pensato che l’indomani sarebbe stata la V Domenica di Pasqua ed ho avvertito una grande pace interiore. 

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».


Giovedì in serata sono venuti a casa mia alcuni amici della nostra associazione con i quali ci eravamo dati appuntamento per scambiare liberamente, fra noi, commenti ed esperienze. E’ la prima volta che questo accade da quando sono rimasta sola e Mentore non è in mia compagnia, per cui si è trattato di una circostanza veramente speciale. La mia casa ha le pareti “benedette” perchè vi si respira un’aria fatta di mistiche presenze; per questo ne amo i colori e le mille piccole cose di cui è ricolma, anche se si tratta di oggetti senza valore, ma con il dolce sapore dei “ricordi”.

Ciò che però colpisce nell’entrare dal cancello è l’immensa fioritura multicolore che fa somigliare il mio giardino ad un piccolo paradiso. In esso vi sono piante fiorite di tutte le dimensioni e colore e alberi da frutto. Fin qui non vi sarebbe nulla di speciale, ma, da quando è mancata la mia mamma, l’inverno scorso, ogni anniversario o data importante viene accompagnata da una nuova scoperta. La mia mamma amava tanto i fiori e quando era mia ospite le compravo sempre una piantina di piccole rose che ponevo sul davanzale della sua finestra; poi, quando se ne andava, la interravo in un angolo del giardino. Ora tutte quelle pianticelle sono diventate roseti che mi regalano boccioli lungo tutto il corso dell’anno e quando apro le finestre al mattino sono curiosa nello scoprire quale sorpresa mi sia stata data.

Questa è la più bella ed è sbocciata il giorno della festa della Mamma

Questa bellissima orchidea è sbocciata per la seconda volta nell’anniversario della sua dipartita.

La mia piccola palma, regalatami dalle mie insegnanti qualche anno fa, è fiorita per la prima volta, il giorno di Pasqua!

Dovrei, ora creare un album fotografico per raccontare le mille esperienze vissute nel mio giardino incantato, ma esse fanno parte di quel linguaggio nascosto che accompagna le mie giornate, così dense di impegni, impregnate di sofferenza, ma calde di affetti silenziosi che parlano nel profondo del mio cuore. Per questo, cari amici volevo mettervene a conoscenza… perchè i segni sono tanti che il Signore ci dà a nostro conforto… basta saperli cogliere!

  Un saluto “fiorito” da un angolo della mia casa, con un grande abbraccio di Luce!

Edda CattaniFiori: speranze esaudite
Leggi Tutto

Abbandono al Padre e “Affido a Maria”

1 comment

Abbandoniamoci al Padre

In questi giorni di maggio, fra mille notizie poco rassicuranti passate attraverso i media, ho sentito vivo in me il desiderio di “pace” e di un’unione interiore con il Padre, attraverso Maria. Nella mia precarietà quotidiana molti sono i momenti di sconcerto ed ho bene accettato il suggerimento, di “ritirarmi un po’ nel deserto” per uscire da quest’amara, rabbiosa confusione e capire meglio…tante cose…tante realtà diverse da quelle ben organizzate nelle quali si ha la fortuna di vivere… Ho riletto con attenzione il messaggio di un amico, che mi ha inviato in allegato la locuzione interiore ricevuta da un sacerdote napoletano in odore di santità, don Dolindo Ruotolo e l’ho fatta mia, trasmettendola anche alle mamme di FB:  Angela,  Vera, Maria Grazia..… perché la condivisione portasse realmente frutto.

amore

“Passate il vostro tempo libero nella preghiera di abbandono e di lode. Purché questa preghiera non sia per forza solo secondo le formule, e se le formule scompaiono, non pensate che anche la preghiera di abbandono scompare. Voi potete per esempio dire una preghiera orale, una formula, un salmo, se questo vi aiuta a stare in unione con Dio, nella sua presenza, che sia percepita o no, ma non mettetevi a ripetere la formula… è questa la via dell’abbandono alla sua azione che non possiamo definire né prolungare, ma alla quale dobbiamo abbandonarci. Abbandonatevi dunque tra le sue mani non solo nelle situazioni prevedibili ma anche in ciò che rimane nascosto in Dio, dietro tutto ciò che può o deve capitarci. Vivete l’abbandono all’azione di Dio in noi, questo Dio da cui di continuo riceviamo l’essere, il movimento, la vita”   

“Abbandonandoci al Padre”

Gesù è l’Uomo rivelato a se stesso !

 Padre mio,

io mi abbandono a Te,

fa’ di me ciò che ti piace;

qualunque cosa tu faccia di me,

Ti ringrazio.

 

Sono pronto a tutto, accetto tutto,

purché la Tua volontà si compia in me

e in tutte le Tue creature :

non desidero altro, mio Dio.

 

Rimetto la mia anima nelle tue mani,

Te la dono, mio Dio,

con tutto l’amore del mio cuore,

perché Ti amo.

 

Ed è per me una esigenza d’amore

Il donarmi,

il rimettermi nelle Tue Mani,

senza misura,

con una confidenza infinita,

poiché Tu sei il Padre mio.

Per questa intima unione, un grande monito ci viene dato:

 il Santo Padre  ha affidato il Paese alla Madonna

“Mater Unitatis” 

rievocando i 150 anni dall’Unità d’Italia.

Secondo il sussidio liturgico diffuso dalla Cei a tutte le diocesi per la celebrazione del rosario, l’appellativo con cui ci si rivolgerà alla Madonna sarà quello di «Mater Unitatis». «Fratelli e sorelle, – si legge nel sussidio della Conferenza episcopale italiana – in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la Chiesa desidera affidare a Maria, che invochiamo con il titolo di Mater Unitatis, tutto il popolo italiano. In comunione con le altre comunità cristiane, celebreremo i misteri della luce».

mater unitinitas

 «Nel seno di Maria lo Spirito ha reso possibile l’incontro tra il cielo e la terra, tra la Gloria e il fango. E’ avvenuto uno scambio ammirevole. La venuta dello Spirito ha prodotto un essere umano, nel quale ogni essere umano può dire: “sono io” e in cui Dio dice: ”sono io”. In questo essere umano l’umanità futura ha cominciato ad esistere.”

( Brani Tratti da “Sulle orme di Fratel Carlo… Esercizi Spirituali Jesus-Caritas – Nov.2003”)

Edda CattaniAbbandono al Padre e “Affido a Maria”
Leggi Tutto

Il terzo segreto di Fatima

No comments

IL MESSAGGIO DI FATIMA 

(Episodi a seguito delle apparizioni)

 A lato una copia fotostatica  della rivista “Ilustração Portuguesa

del 29 ottobre 1917 ritraente la folla che osserva il ‘miracolo del sole’.

Stanzione Don Marcello

L’angelo a Fatima si manifesta sotto la figura di un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve che il sole faceva diventare trasparente come se fosse di cristallo, e di una grande bellezza come dichiara Lucia. La novità dell’apparizione angelica di Fatima sta nel gesto dello spirito celeste di offrire l’ostia e il calice del sangue eucaristico ai tre pastorelli affinchè facciano la santa Comunione. Una tale gesto angelico non è contenuto nei Vangeli e da diversi teologi è considerato “assai misterioso” ma Don Marcello Stanzione ne offre una esauriente spiegazione.

Don Marcello Stanzione è l’autore di due libri molto facili da leggere, sulla storia di Natuzza Evolo che si trova in “mistica e guarigioni”.

(v.anche biografia di Don Marcello in “Natuzza Evolo”)

FATIMA (Portogallo) – La “principale preoccupazione” di ogni sacerdote dev’essere la “fedeltà” e la “lealtà” verso la propria “vocazione”. E’ il richiamo pronunciato da Benedetto XVI nella cerimonia dei Vespri celebrata con il clero portoghese nella chiesa della Santissima Trinità, a Fatima, dove Ratzinger è stato accolto da circa diecimila fedeli e dalle campane che suonavano a distesa.

“Permettetemi di aprirvi il cuore – ha detto il Papa – per dirvi che la principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata del ministro dell’Altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore”.

Il monito di Benedetto XVI a non tradire la missione sacerdotale arriva all’indomani delle parole con cui il Pontefice ha fatto presente che la più grande “persecuzione” contro la Chiesa oggi viene non dall’esterno ma dai “peccati” che esistono al suo interno.

“In quest’anno sacerdotale che volge al termine – ha aggiunto Ratzinger durante la cerimonia dei Vespri – scenda su tutti voi una grazia abbondante perché viviate la gioia della consacrazione e testimoniate la fedeltà sacerdotale fondata sulla fedeltà di Cristo”. E ancora:  “Guai al Pastore che rimane zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi”.

“TERZO SEGRETO DI FATIMA”

Moltissimo si è ipotizzato, per ben più di mezzo secolo, sul famoso “Terzo segreto di Fatima”, cioè su quella parte del discorso della Madonna, alla sua terza apparizione, che Lucia non riporta nel proprio racconto in quanto la stessa Santissima Vergine le disse: «Questo non lo dite a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo».Le prime due parti – se si vuole “i primi due segreti” del messaggio di Fatima, riguardanti la predizione della Seconda Guerra Mondiale e l’ascesa e il crollo del comunismo in Russia – furono messe per iscritto da suor Lucia nel 1941, su ordine del Vescovo di Leiria e le abbiamo lette prima. Nel 1944, suor Lucia mise per iscritto anche il Terzo segreto e, prima di consegnare all’allora Vescovo di Leiria-Fatima la busta sigillata contenente questa parte del messaggio della Madonna, scrisse sulla busta esterna che poteva essere aperta solo dopo il 1960 o dal Patriarca di Lisbona o dal Vescovo di Leiria.

 

Alla domanda molto diretta posta nel 2000 a suor Lucia dal Mons. Tarcisio Bertone «Perché la scadenza del 1960? È stata la Madonna ad indicare quella data?», suor Lucia aveva risposto: «Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960 perché, secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito: si sarebbe capito solo dopo».

La busta contenente il Terzo segreto di Fatima fu invece aperta, nel 1959, da Papa Giovanni XXIII, che dopo aver letto il segreto decise di rinviare la busta sigillata al Sant’Uffizio e di non rivelarlo. Papa Paolo VI lesse il contenuto nel 1965 e anch’egli si comportò come il suo predecessore. Papa Wojtyla, dopo l’attentato subito il 13 maggio 1981, richiese la busta, di cui lesse il contenuto il 18 luglio 1981, ma lo ha rivelato solo nel 2000, in occasione del passaggio dal Secondo al Terzo millennio (e quando già la sua salute era minata dal Parkinson).

 

Il testo del Terzo segreto, rivelato a Lucia il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria a Fatima, secondo quanto divulgato con un documento ufficiale dal Vaticano il 26 giugno del 2000, è il seguente:

«Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio». Tuy, 3-1-1944

Indubbiamente il Terzo Segreto si riferisce principalmente a un castigo spirituale. Di gran lunga peggiore, ancora più spaventoso delle carestie, delle guerre e delle persecuzioni, perché riguarda le anime, la loro salvezza o la loro eterna dannazione. Il defunto Padre Alonso, nominato nel 1966 archivista ufficiale di Fatima dal Vescovo Venancio, ha dimostrato che ciò è quanto contiene il Terzo Segreto.
.. Il 10 settembre 1984, il Vescovo Cosme do Amaral, attuale Vescovo di Leiria e Fatima, nell’Aula Magna dell’Università della Tecnica di Vienna, dichiarò ..: “Il Terzo Segreto di Fatima non parla né di bombe atomiche né di testate nucleari, né di missili SS20. Il suo contenuto”, ha aggiunto “riguarda solamente la nostra Fede. Identificare il Segreto con annunci catastrofici o con un olocausto nucleare vuol dire distorcere il significato del Messaggio. La perdita della Fede di un continente è cosa peggiore dell’annientamento di una nazione; ed è vero che, in Europa, la Fede è in continua diminuzione” [Il Vescovo poteva fare questa affermazione così grave perché è un dogma della Chiesa Cattolica che per essere salvato dalle fiamme eterne dell’inferno ogni Cattolico non deve perdere la Fede. Ovviamente l’annientamento fisico non è un male così grave come la perdita eterna delle anime nell’inferno. Ecco perché questa punizione proclamata nel Terzo Segreto è peggiore della guerra e della morte.]. .. Ciò significa che la tesi di Padre Alonso è ora confermata pubblicamente dal Vescovo di Fatima: concerne la terribile crisi all’interno della Chiesa. Si tratta della perdita della Fede nella nostra era predetta dall’Immacolata Vergine ..
.. “In Portogallo il dogma della Fede sarà sempre custodito, ecc.”. Questa breve frase che la veggente aggiunse intenzionalmente e con sicurezza quando scrisse per la seconda volta .. la conclusione del [terzo] Segreto nelle sue Memorie .. ci fornisce in modo molto discreto la chiave del Terzo Segreto. Ecco il ragionevole commento di Padre Alonso: “In Portogallo il dogma della fede sarà sempre custodito”. Questa frase implica in tutta chiarezza lo stato di crisi della Fede che avverrà nelle altre nazioni. Vi sarà quindi una crisi della Fede, mentre il Portogallo la salverà. .. Se ‘In Portogallo i dogmi della Fede saranno sempre custoditi’ si può dedurre con assoluta chiarezza che in altre parti della Chiesa questi dogmi stanno diventando oscuri o potranno persino andare perduti”.
.. Aggiungeremo che il Cardinale Ratzinger stesso ha parlato in tal senso a Vittorio Messori, affermando che il Terzo Segreto riguarda “i pericoli che minacciano la Fede e la vita dei Cristiani”.
.. il Terzo Segreto insiste sulle pesanti responsabilità delle anime consacrate, dei preti e persino degli stessi Vescovi in questa crisi della Fede senza precedenti che da 25 anni ha colpito la Chiesa. [Per] citare Padre Alonso: “E’ quindi assolutamente probabile che il testo del Terzo Segreto faccia allusioni concrete alla crisi della fede nella Chiesa e alla negligenza degli stessi pastori”. Egli parla inoltre di “lotte interne proprio in seno alla Chiesa e di gravi negligenze pastorali da parte delle alte gerarchie”, e di “deficienze da parte della più alta gerarchia della Chiesa”. [Questo..] spiega infine perché i Papi, fin dall’ottimista Giovanni XXIII, hanno esitato, ritardato e incessantemente rimandato la sua pubblicazione, cercando a ogni costo di tenerlo nascosto.


 

Edda CattaniIl terzo segreto di Fatima
Leggi Tutto

“Non abbiate paura…”

No comments

 

Aprire un varco alla speranza. “Non abbiate paura…”

(dall’album dei ricordi)

 

 Mentre respiro ancora l’aria di questo periodo postpasquale, allietato dalla beatificazione del nostro amato Santo Padre Karol Wojtyla ma anche funestato da notizie di guerra, di omicidi efferati, di violenza e … ancora di morte per le strade … viene da chiedersi il perché di tanto male, di tanta malvagità quando un Dio mite si è sacrificato per noi sulla croce donandoci gratuitamente un grande messaggio di redenzione!

 

E’ iniziata per tanti genitori la ricerca disperata del “perché” che noi, Mamme della Speranza, ben conosciamo e l’inizio di un percorso che è alle origini dell’arte e della storia. Per l’uomo moderno la morte è tabù, a meno che non vada in televisione, ma ignorarla è quasi impossibile perché è strettamente legata con la natura e con la nostra vita. La fede stessa nell’aldilà non esisterebbe se non ci fosse la morte e, secondo alcune interpretazioni, le religioni nascono proprio dalla paura della morte. In natura la morte è normalità: muoiono le stelle nell’universo, ma muoiono anche i cosmonauti che hanno tentato di studiarle. Sulla terra muoiono i biosistemi, le specie e gli individui.

 

Morire vecchi e di morte naturale non fa notizia perché rispecchia un processo evolutivo, ma morire giovani, per incidenti, malattie o suicidi pone angosciose domande che sfociano nella ricerca di un contatto: dalla preistoria ad oggi.

In questi giorni è caduta anche la “festa della mamma”; un evento commerciale senza dubbio, ma che ha acutizzato i ricordi nelle numerose madri che scrivono su FB le loro angosce: mi sono allora affrettata a trasmettere il programma di Cattolica per rinnovare quella speranza che per noi tutti è fonte di conforto per l’anima e nuova Luce che compare all’orizzonte.

 

Mentre mi stavo occupando di confortare i partecipanti al gruppo del sabato sono stata raggiunta da lettere di madri della nostra A.C.S.S.S. che mi esponevano le loro incertezze sul nostro rapporto con la Chiesa Cattolica. Guardiamo ad esp. il documento del Pontificio Consiglio Della Cultura “Una riflessione cristiana sul NEW AGE” di non tanto recente pubblicazione. Nel testo, se lo si è letto correttamente, si trova un po’ di tutto: dal confronto con la chiesa  cattolica, ai temi centrali sulla persona umana, Dio e il mondo e non mancano le affermazioni sui medium e i contatti paranormali. Fughiamo ogni perplessità, in quanto già nella presentazione del documento, fatta da S.E.MONS. Michael L.Fitzgerald del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si  afferma “Questo studio intende essere uno strumento di scambio … con i centri di formazione e di cultura … per cercare nuove forme di dialogo e di testimonianza”; nulla accomuna il Movimento della Speranza a quanto viene dichiarato sul NEW AGE.

 

Nel frattempo ho ricevuto pochi giorni fa una mail dopo che avevo spedito le news con il programma di Cattolica, in cui un lettore mi scrive:

“… questi convegni sono la fotocopia l’uno
dell’altro, con il solo scopo di lucrare sul dolore della gente, gente
purtroppo debole e in balia di farneticanti personaggi pronti a sparare
baggianate ridicole, una vera vergogna!!!”

 

         Quest’ultimo commento mi ha particolarmente addolorata e pensavo proprio a questo genitore al ritorno da Casa Madre Teresa, dove il mio amato sposo ha avuto l’ennesimo arresto cardiaco. Pensavo alle mie rette intenzioni nel cercare di aiutare chi è stato colpito da un lutto come il nostro. Pensavo a questo Cristo vivente che andava nelle case dove erano morti i figli per dire: “… sono un papà anch’io… vostro figlio non è morto… ma è vivo… ” Guardavo quelle membra martoriate, ormai non più coperte da umano pudore, esposte ad essere rivoltate, trafitte, ripulite e riavvolte in un sudario. Ho salutato il mio amato recitando:

“io mi parto da te, parto da questo altar,

 vieni Gesù con me, sola non mi lasciar ….”

 

Ed ho pensato che la sofferenza, ogni sofferenza, non merita inganni, perché di per sé è già troppo lacerante e che è ora di far chiarezza, ancora una volta, prima di partire per Cattolica con dubbi o incertezze…

 

Il Dr. Mario Mancigotti che mi ha preceduta nel coordinamento dei Congressi ha precisato più volte le finalità che si perseguono, ma anche l’Associazione che presiedo a Padova ed il cui spirito intendo aggiungere al lavoro svolto finora, ha precise connotazioni e formula definizioni che mi permetto di trascrivere:

 

·     SCIENZA E FEDE procedono in parallelo, con studio rigoroso ed obiettivo, senza ideologie pregiudiziali, ma con disponibilità verso tutte le ipotesi, verso un mondo nuovo che questi studi legittimano e ci spalancano davanti. La sopravvivenza è tra queste cose, non per scelta a priori, ma perché tante fenomenologie paranormali indicano ad essa; deriva da ciò lo stretto rapporto con la parapsicologia.

 

·        Il far conoscere a tante Madri, a tutte le persone provate da lutti gravi, che “la morte non è un atto finale e la Vita prosegue”. Qui il parapsicologo si ferma, ma dice “in cammino verso l’Infinito”, verso cioè una sempre maggiore comprensione della Realtà e dell’Essere, una espansione cosmica di cui sono inimmaginabili vertici raggiungibili.

·     Vi è necessità di un Movimento di rinascita, cioè la conversione alla nuova Realtà che diviene consapevolezza, studio attento, percezione di tanti piccoli segni, nuovi e veri di cui comprenderemo il valore. Perciò la Scienza, con i suoi studi e le sue riflessioni, fa assurgere la “Parapsicologia” non a divinazione di maghi e streghette che evocano l’aldilà per acquisire poteri sull’aldiqua, ma allo studio serio dei fenomeni parapsicologici.

·      Piena adesione sui grandi temi della Rivelazione con la Chiesa Cattolica e con la gerarchia che la rappresenta, con Teologi, con personalità degli Ordini Religiosi che, come riconoscono le fenomenologie religiose e paramistiche, riportate dall’agiografia e inconfutabili, non possono disconoscere le fenomenologie paranormali, anche se di origine diversa (spirituale per le prime, psichica per le seconde) che sono del tutto analoghe e corrispondenti.

 

                      

       Tutto questo serve ad affermare che il mondo e l’ umanità hanno iniziato il terzo millennio con il carico che si preannuncia pieno di promesse, ma anche di grandi timori e di mistero.

       Il nuovo millennio, è sorto sotto gli auspici del rinnovamento spirituale e di rinascita dell’ uomo. Rinascita nel segno dell’ amore e dell’ approfondimento dell’ interiorità, della scoperta e del viaggio verso lo studio dell’ altra dimensione, delle infinite altre dimensioni che sono intorno a noi e che sono tutte dentro di noi. Ci siamo accorti che non siamo soli e che non ci sono solo le cose e la vita di questo mondo materiale. Ci sono tanti altri esseri che, invisibili agli occhi del corpo,  si fanno presenti a quelli della mente, all’ intuizione e alla sensibilità del cuore e dell’ anima. Ci sono tante altre condizioni esistenziali, un numero incredibili di altre realtà che conosciamo con gli occhi dello spirito quando scendiamo dentro di noi. E’ l’ avanzare di queste, il loro rendersi evidenti e volersi far conoscere che caratterizza questo scorcio di secolo e di millennio e che dà impronta al nuovo.

 

         I segni di questa rinascita, di questa scoperta, di questo avanzare, di questo nuovo interesse per quest’ altra dimensione dell’ Essere ci sono tutti. La transcomunicazione strumentale – con le sue novità sempre più incalzanti: prima una psicofonia appena balbettante, poi, in un crescendo incontenibile, la metavisione, le telefonate dall’ aldilà, i colloqui e i messaggi al computer – sono la grande scoperta di questi anni e, con essa, lo sconvolgente, incredibile colloquio con coloro che sono passati dall’ altra parte e che credevamo e piangevamo come perduti è divenuto, o può diventare, quotidiano, continuo.

 

        Ma pensiamoci un po’! Sono stati considerati perduti, finiti per sempre i nostri morti, perché, ci era stato detto che tutto finisce con la morte e invece oggi sappiamo che non è così; i nostri Cari ci sono sempre e possiamo parlare con loro; una cosa incredibile! Il Movimento della Speranza, che è sorto e dilagato inarrestabile in questi anni, è un altro dei segni del trascendente che scende tra di noi, ma, nel nuovo millennio, tanti sono questi segni e si moltiplicano sempre più: apparizioni, Madonne che lacrimano, estasi visionarie…; e l’ interesse, sempre maggiore, per le discipline che studiano questi fenomeni.

 

   Non importa se tanta gente non ci crede e ci sbeffeggia, perduta dietro a certi programmi televisivi assordanti nei loro giochi, nel loro rumore, nei loro belletti e nel loro vuoto di ogni interiorità. E’ l’ ultimo grido di un mondo che muore, di un materialismo che non si rassegna alla propria fine.

 

  Il nuovo millennio è qui; folle sempre maggiori ricercano la spiritualità, per tante vie, si interessano della propria interiorità, si sono accorte del proprio Sé e lo cercano. Ne sono testimonianza, non ultima, certi immensi raduni di giovani, che si danno appuntamento, che pregano, che ballano e cantano assieme, che discutono, che cercano, che aiutano nel volontariato, che sempre più si diffonde, insoddisfatti del consumismo, dell’ edonismo, del sesso facile e vuoto e che guardano all’ Amore, al Prossimo, alla Vita.  La Vita e l’ Essere :  la riscoperta del loro significato è il segno della potenza  e del vento impetuoso del Sacro che avanza e ci investe.

 

     Ne sono il segno anche certi aspetti negativi che, purtroppo, vediamo nel mondo, con la loro cattiva e contorta interpretazione della spiritualità  e dei valori spirituali, della parola di Dio e del soffio di Lui che ci arriva nel cuore : gli integralismi e i fanatismi religiosi che uccidono nel nome di Dio – che invece vuole la vita; sette esoteriche che plagiano e rendono schiavi gli adepti – mentre l’ essenza dello spirito è la sua libertà, il suo libero arbitrio la piena disponibilità della propria decisione; droghe e allucinogeni; la ricerca di sensazioni forti e di contatti occulti, cose fatte solo per morbosità o con ambizione.

 

      Anche questi sono segni di uno spirituale che spinge nel fondo, che ci prende, che ci attrae, ma noi siamo Spiriti dotati di libertà e capaci di decidere, intelligenti e capaci di capire, che dobbiamo scegliere fra il Bene e il Male e dare il giusto indirizzo a questo soffio del Sacro che sentiamo dentro di noi. In questo sta la nostra responsabilità.

     L’ albero si riconosce dai frutti e noi dobbiamo saper trovare lo sbocco giusto alla nostra spinta interiore.

 

Cari amici, come dice il Santo Padre, il Beato Giovanni Paolo II° apriamo un varco alla speranza, non abbiamo paura di quanto si può dire di questo e di quello; cerchiamo con retta coscienza il bene innanzitutto, quel bene che i nostri Cari Figli ci insegnano attraverso le molteplici comunicazioni che ci raggiungono, direttamente o attraverso quei “segni” della cui veridicità non abbiamo alcun dubbio. Sgombriamo il campo dal loglio e affidiamoci alla misericordia del Padre che, anche in questo momento di forti decisioni per il destino dell’umanità, saprà far scegliere ai governanti il meglio per assisterci e guidarci.

 

Avanti, ancora una volta… quanto viene dichiarato non ci riguarda. Noi lo sappiamo e vogliamo meritare la fiducia che i nostri Cari ci offrono dall’oltre. C’è il Santo Padre che instancabilmente ricorda a tutti la sacralità, la bellezza e l’intangibilità della vita che ci è data come “dono”.  Ben sappiamo che “la goccia scava la roccia”. Spetta ad ognuno di noi, ad ogni genitore, ad ogni mamma, impegnarsi anche nel proprio piccolo ad una cultura della solidarietà e della speranza cristiana.

 

Lo dobbiamo a tante persone che non hanno ricevuto i nostri carismi, i nostri affettuosi messaggi d’amore e di pace; lo dobbiamo ai nostri amati Figli che un giorno ci verranno incontro con la veste candida e, prendendoci per mano ci diranno: “Brava Mamma, vieni, ti aspettavo!”

 

Edda Cattani“Non abbiate paura…”
Leggi Tutto