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Non gettare la spugna!

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In questo periodo  di grande sofferenza fisica, nella mia condizione di solitudine fisica e morale, mi sento di riproporre questo testo:

 

spugna

 L’autore è anche fondatore dell’organizzazione internazionale Teen Challenge,  a New York, che aiuta i drogati, i delinquenti e gli emarginati.

Wilkerson è un uomo che ha vissuto a stretto contatto con la sofferenza e che ha sentito una profonda spinta a scrivere questo libro per aiutare tutti coloro che soffrono a non gettare la spugna, cioè a non arrendersi, a non gettare via la propria fede, a non rinunciare alla speranza di vedere ancora Dio all’opera.

 
 
Quante Madri mi scrivono disperate dopo lutti inenarrabili… storie comuni che non trovano risposta!
 
 
QUANDO SI SOFFRE

 

In un modo o nell’altro, tutti soffriamo. Tutti siamo nella stessa barca, anche la folla che se ne va ridendo spensieratamente soffre. Le persone cercano di nascondere la loro sofferenza bevendo e scherzando, ma non passa.
Chi soffre? I genitori di un figliolo o di una figliola prodiga. Milioni di genitori sono stati profondamente feriti da figli che hanno rigettato i loro consigli amorevoli ed ora sono nel dolore per gli inganni e la delinquenza di questi figli un tempo teneri e buoni.

 

Le vittime di famiglie smembrate soffrono. Soffre la moglie abbandonata dal marito per un’altra donna; soffre il marito che ha perso l’amore di sua moglie; soffrono i figli che hanno perso il loro senso di sicurezza.
Altri soffrono per malattie: cancro, problemi di cuore e una miriade di altri malanni. Sentirsi dire da un dottore: “Lei ha un cancro e può morire” deve essere terrificante, eppure fra quanti leggono queste righe molti hanno sperimentato questo dolore e questa agonia.

 

Gli innamorati si lasciano calpestando quello che una volta era un bellissimo rapporto e ciò che rimane è il cuore spezzato, ferito.
E che dire dei disoccupati? Degli scoraggiati davanti al crollo dei loro progetti? E i segregati? I prigionieri? Gli omosessuali? Gli alcolizzati?
È vero! In un modo o nell’altro stiamo tutti soffrendo; ogni individuo sulla terra porta il proprio fardello di dolore e di sofferenza.

 

Non esiste una cura fisica


Quando sei colpito in profondità, nessuna persona al mondo può toglierti le intime paure e le angosce più profonde. Il migliore degli amici non può comprendere interamente la battaglia che stai passando o le ferite che ti sono state inflitte.
Solo Dio può chiudere l’accesso alle ondate di depressione e ai sensi di solitudine e fallimento che ti vengono addosso. Solo la fede nell’amore di Dio può trarre in salvo una mente che soffre. I cuori offesi e spezzati che soffrono in silenzio possono essere guariti solo dall’opera soprannaturale dello Spirito Santo, fuori della quale nessun altro intervento funziona realmente.

 

Dio deve intervenire e prendere in mano la situazione. Egli deve intercettare le nostre vite al punto di rottura, deve stendere le sue braccia amorevoli e portare quel corpo e quella mente sofferente sotto la sua cura e protezione. Dio deve farsi avanti come un Padre premuroso e dimostrare che egli è là per volgere le cose al bene. Egli deve dissolvere le nubi tempestose, cacciare via la disperazione e la tristezza, asciugare le lacrime e rimpiazzare l’afflizione con la pace della mente.


Perché proprio io, Signore?


Ciò che fa più male è sapere che il tuo amore per Dio è forte, e ciò nonostante non riesci a capire che cosa sta cercando di fare nella tua vita. Se tu fossi freddo nei confronti del suo amore allora capiresti perché le preghiere non sono state esaudite. Se tu ti stessi allontanando da Dio, probabilmente capiresti il perché delle prove e delle gravi afflizioni che ti sono ripetutamente venute addosso. Se tu fossi un peccatore incallito che ha disprezzato le cose di Dio, potresti arrivare a credere di avere meritato la grossa batosta. Ma tu non ti stai allontanando, non lo stai rigettando assolutamente; anzi, brami di fare la sua perfetta volontà e desideri ardentemente compiacerlo servendolo con tutto te stesso. Ecco perché la tua sofferenza è così debilitante; ti fa sentire come se ci fosse qualcosa di gravemente sbagliato in te e così metti in dubbio la profondità della tua spiritualità e, a volte, perfino la tua salute.

 

Una voce interiore, proveniente chissà da dove, sussurra: “Forse, in un modo o nell’altro, ho dei difetti. Forse sono stato ferito così profondamente perché Dio non può trovare molto di buono in me. Devo proprio essere fuori dalla sua volontà; egli deve disciplinarmi per rendermi obbediente”.


Gli amici fanno il possibile

 

Un cuore abbattuto o spezzato produce il dolore più atroce che l’uomo possa provare. La maggioranza delle altre sofferenze umane sono solo fisiche, ma un cuore ferito deve sopportare un dolore che è sia fisico sia spirituale.
Gli amici e coloro che amano possono aiutare a lenire il dolore fisico di un cuore a pezzi. Quando ci fanno compagnia ridendo, amandoci e interessandosi a noi, il dolore fisico viene alleviato e c’è un provvisorio sollievo. Ma scende la notte e con essa giunge il terrore dell’angoscia spirituale. La sofferenza è sempre maggiore di notte. La solitudine cala come una nube quando il sole scompare. Il dolore esplode quando sei completamente solo e pensi a come affrontare le voci e le paure che ripetutamente si affacciano.

 

I tuoi amici, che non comprendono pienamente che cosa stai passando, ti offrono molteplici soluzioni superficiali. Si mostrano impazienti con te. In queste occasioni sono generalmente allegri e senza preoccupazioni, e non riescono a capire perché non ti riprendi. Insinuano che ti lasci andare all’autocommiserazione, ti ricordano che il mondo è pieno di cuori afflitti, di sofferenti che, pure, sono sopravvissuti. Più spesso vogliono fare una di quelle preghiere-panacea che immediatamente risolvono tutto. Ti dicono di “lasciare agire la tua fede, rivendicare una promessa, dichiarare la guarigione e lasciarti dietro la disperazione”.

 

Tutto ciò è giusto e buono, ma è una predica che di solito viene da parte di cristiani che non hanno mai provato molte sofferenze nella propria vita. Sono come le balie di Giobbe, che conoscevano tutte le risposte, ma non potevano alleviare il suo dolore. Giobbe disse loro: “Siete tutti quanti dei medici da nulla” (Giobbe 13:4). Grazie a Dio per gli amici ben intenzionati, ma se essi potessero sperimentare la tua angoscia, anche solo per un’ora, il loro tono sarebbe ben diverso. Mettili al tuo posto, anche solo una volta, affinché provino ciò che senti tu e sperimentino l’intima sofferenza che ti porti dietro, allora ti diranno: “Ma come fai a resistere? Io non riuscirei a sopportare quello che stai passando tu!”


Il tempo non risolve niente

 

C’è poi la solita vecchia frase fatta: “Il tempo guarisce tutte le ferite”. Ti dicono di resistere, di forzare un sorriso e di attendere che il tempo sintetizzi il tuo dolore. Ma io sospetto che tutte le massime e i proverbi riguardanti la solitudine siano stati coniati da gente felice, senza grossi problemi. Suona bene, ma non è vero: il tempo non guarisce un bel niente, solo Dio guarisce!
Quando sei nella sofferenza il tempo non fa che aumentare il dolore. Trascorrono i giorni e le settimane, e l’angoscia è sempre lì. La sofferenza non se ne vuole andare, anche se lo dice il calendario. Il tempo potrebbe relegare il dolore in un angolo recondito della mente, ma un minimo ricordo può riportarlo a galla.

 

Ad essere sinceri, sapere che altri credenti hanno sofferto prima di te lungo la storia, non aiuta né te né loro. Ti puoi identificare con personaggi della Bibbia che hanno superato il dolore di terribili prove; ma sapere che altri son passati per dure battaglie non basta a calmare la ferita che brucia nel tuo petto.
Quando leggi come sono usciti vittoriosi dalle loro battaglie, e tu ancora no, questo non fa che aumentare la tua pena. Ti fa sentire come se essi ricevessero le risposte alle loro preghiere perché sono molto vicini a Dio. Ti fa sentire indegno del Signore perché il tuo problema ancora si trascina, malgrado tutti i tuoi sforzi spirituali.


Un duplice problema


Raramente si viene feriti solo una volta. Molti di quelli che stanno male possono mostrare anche altre ferite. Dolore si aggiunge a dolore. Un cuore spezzato di solito è tenero, fragile. Viene facilmente ferito perché non è protetto da una corazza resistente. La tenerezza, da chi ha un cuore ben corazzato, è considerata erroneamente vulnerabilità. La calma è giudicata una debolezza. Il fatto di dedicarsi totalmente a un altro è frainteso come l’essere diventati troppo forti. E il cuore che non si vergogna di ammettere il proprio bisogno d’amore è mal giudicato, quasi che fosse troppo tendente alla sessualità.

Ne consegue, quindi, che un cuore sensibile che cerca amore e comprensione è spesso il più facilmente intaccabile. I cuori aperti e fiduciosi sono di solito quelli più frequentemente feriti.

Il mondo è pieno di uomini e donne che hanno respinto l’amore offerto loro da un cuore gentile e dolce nei loro confronti. I cuori forti, corazzati, che non hanno bisogno di nessuno, i cuori che danno pochissimo, quelli che richiedono che l’amore sia loro costantemente manifestato, quelli che fanno sempre calcoli, quelli che manovrano e servono sé stessi, quelli che hanno paura di rischiare, sono cuori che raramente vengono infranti. Non vengono feriti perché non c’è niente da ferire; sono troppo orgogliosi ed egocentrici per permettere a qualcuno di farli soffrire in alcun modo. Vanno in giro ferendo altri cuori e calpestando le fragili anime che li avvicinano e questo semplicemente perché sono così induriti e ottusi di cuore da pensare che tutti dovrebbero essere come loro. I cuori indurti non amano le lacrime; odiano prendere impegni. Si sentono senza parole se chiedete loro di condividere qualcosa che venga dal cuore.


Chi ferisce un cuore non la passa liscia


Una parte del dolore che un cuore afflitto deve patire viene dal pensiero che l’offensore, colui che l’ha ferito, non ne avrà alcuna pena. Il cuore dice: “Io sono stato colpito e ferito, eppure sono quello che ne paga lo scotto. Il colpevole se la cava senza danno, mentre dovrebbe pagare per ciò che ha fatto”. Ecco il problema delle croci: di solito è la persona sbagliata che viene crocifissa. Ma Dio tiene in serbo i libri e, il giorno del Giudizio, tali libri saranno soppesati. Ma anche in questa vita coloro che affliggono e quelli che feriscono pagano un caro prezzo. Indipendentemente da come tentino di giustificare le loro azioni lesive, essi non riusciranno a sottrarsi alle grida di coloro che hanno ferito. Come il sangue di Abele che gridava dalla terra, le grida di un cuore straziato possono penetrare la barriera del tempo e dello spazio e terrorizzare il più duro dei cuori. Le ferite sono spesso causate da menzogne senza fondamento e ogni bugiardo alla fine deve essere condotto dinanzi alla giustizia.

 

Esiste un balsamo per un cuore spezzato? C’è possibilità di guarigione per le ferite profonde, interiori? Si possono rimettere assieme i pezzi e rendere il cuore ancor più saldo? Può la persona che ha conosciuto un tale tremendo dolore e una tale sofferenza risollevarsi dalle ceneri della depressione e trovare un nuovo e più vigoroso sistema di vita? Sì! Assolutamente sì! E se così non fosse la Parola di Dio sarebbe una beffa e Dio stesso sarebbe un bugiardo: e ciò non è possibile!
Permettimi di darti alcuni suggerimenti su come affrontare la tua sofferenza.


Non cercare di esaminare come e perché sei stato ferito. Ciò che ti è capitato è un guaio molto comune fra gli uomini. La tua situazione non è per niente unica: è la condizione tipica della natura umana.
Che tu abbia ragione o torto non significa assolutamente nulla a questo punto. Ciò che importa è la tua buona volontà di camminare in Dio e di avere piena fiducia nella sua azione misteriosa nella tua vita. La Bibbia dice:


“…non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1 Pietro 4:12-13).


Dio non ti ha promesso una vita senza sofferenze: egli ti ha promesso una via d’uscita. Ti ha promesso l’aiuto per sopportare il dolore e la forza per riuscire a rialzarti quando la debolezza ti fa inciampare.
Molto probabilmente tu hai fatto ciò che dovevi fare. Ti sei mosso nella volontà di Dio, seguendo con sincerità l’impulso del tuo cuore. Ci sei finito dentro con un cuore ben disposto, pronto a donarti. Sei stato spinto dall’amore. Non hai abortito dopo un po’ la volontà di Dio; qualcun altro l’ha fatto. Se ciò non fosse vero non saresti proprio tu a stare così male. Sei ferito perché hai cercato di essere sincero.

Non riesci a capire perché le cose ti si siano rivoltate contro, quando sembrava che Dio le stesse guidando. Il tuo cuore si domanda: “Perché Dio ha permesso che mi succedesse, se sapeva che sarebbe finita male? Ma la risposta è evidente. Giuda, per esempio, fu chiamato dal Signore e destinato a diventare un uomo di Dio. Fu scelto direttamente dal Salvatore e avrebbe potuto essere potentemente usato da Dio, ma Giuda respinse il piano di Dio, spezzò il cuore di Gesù. Ciò che era partito come un meraviglioso, perfetto piano di Dio finì in un disastro, poiché Giuda scelse invece di seguire la sua strada. Orgoglio e irrigidimento hanno fatto naufragare il piano di Dio che era in corso.

 

Dunque, metti da parte i tuoi sensi di colpa; piantala di autocondannarti; smettila di ricercare che cosa hai fatto di male. È ciò che pensi in questo momento che ha importanza davanti a Dio. Non hai fatto un errore, molto più probabilmente, hai semplicemente fatto troppo. Devi dire come Paolo: “Se io vi amo tanto, devo essere da voi amato di meno?” (2 Corinzi 12:15).
Ricorda che Dio sa esattamente quanto puoi sopportare e non permetterà che tu raggiunga il punto di rottura. Il nostro caro Padre ha detto:


“Nessuna tentazione vi ha colti che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13).

Il peggiore tipo di bestemmia è pensare che sia Dio l’autore del tuo dolore e della tua sofferenza, che sia il Padre Celeste a castigarti, che Dio ritenga tu abbia bisogno di un’altra o più afflizioni prima di essere pronto a ricevere le sue benedizioni. Non è così!

 

È vero che il Signore corregge colui che egli ama, ma questa correzione dura solo per un tempo e non è intesa a farci star male. Non è Dio l’autore della confusione presente nella tua vita, né lo sei tu. È l’insufficienza umana il nemico che semina zizzania nel tuo campo, è l’inganno ricevuto da qualcuno, vicino a te, che ha perso la fede in Dio. Il nemico cerca di farci del male tramite altri esseri umani, proprio come cercava di fare male a Giobbe mediante la moglie incredula.
Il tuo Padre celeste veglia su di te con uno sguardo attento. Ogni mossa è seguita, ogni lacrima è conservata. Egli si immedesima in te in ogni tuo dolore, sente ogni colpo. Egli sa quando sei stato esposto sufficientemente alla molestia del nemico; perciò interviene e dice: “Basta così!” Quando il dolore e la sofferenza non ti portano più ad avvicinarti al Signore e, al contrario, la tua vita spirituale comincia a venir meno, allora Dio interviene. Non permetterà, ad uno dei suoi figli che confidano in lui, di finire a terra a causa di troppo dolore e angoscia nel loro animo. Quando la sofferenza comincia ad agire a tuo discapito, quando essa comincia a frenare la tua crescita, Dio deve operare e tirarti fuori per un po’ dalla battaglia. Non permetterà mai che tu ti consumi in lacrime, non lascerà che il dolore ti faccia perdere la ragione. Egli promette di giungere, giusto in tempo, per asciugare le tue lacrime e darti gioia.

La Parola di Dio afferma: “…il pianto può durare per una notte, ma la mattina viene il giubilo” (Salmo 30:5, traduzione letterale dalla versione inglese KJV).


Quando il tuo dolore è massimo, vai a pregare nella tua cameretta e sfoga in lacrime tutta la tua amarezza. Gesù pianse, Pietro pianse amaramente! Pietro si portò dietro il dolore per avere rinnegato il Figlio di Dio stesso. Egli camminò solo, sui monti, piangendo di dolore e quelle lacrime amare operarono un dolce miracolo in lui: se ne tornò indietro, per attaccare il regno di satana.
Una donna che ha dovuto subire una mastectomia ha scritto un libro intitolato Prima piangi. Quanto è vero! Ho parlato recentemente a un amico che da poco era stato informato di avere un cancro all’ultimo stadio. “La prima cosa da fare”, diceva “è piangere finché non ti restano più lacrime, poi comincia ad accostarti maggiormente a Gesù, finché senti che le sue braccia ti stanno saldamente sostenendo”.

 

Gesù non ignora mai un cuore implorante. Sta scritto: “Tu, Dio non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato” (Salmo 51:17). In nessun caso il Signore ti dirà: “Controllati! Rimettiti in piedi e inghiotta la pillola! Stringi i denti ed asciugati le lacrime”. No! Gesù conserva ogni singola lacrima nel suo contenitore eterno.
Stai soffrendo? Molto? Allora vai a farti un bel pianto! E continua a piangere finché hai lacrime da versare. Ma stai attento che quelle lacrime scaturiscono solo dal dolore e non da incredulità o da autocompassione.


Convinciti che sopravviverai, ne uscirai fuori; vivo o morto, tu appartieni al Signore. Saresti sorpreso nel costatare quanto puoi riuscire a sopportare, con l’aiuto di Dio. Felicità non è vivere senza dolori o sofferenze, assolutamente! La vera felicità è imparare a gioire nel Signore, qualsiasi cosa sia successa nel passato.
Ti puoi sentire respinto o abbandonato. La tua fede può essere debole. Puoi sentirti d’essere andato al tappeto. Il dolore, le lacrime, i mali e la sensazione di vuoto a volte possono soffocarti, ma Dio è ancora saldo sul suo trono. Egli è ancora Dio!

Non puoi farcela da solo. Non puoi frenare il dolore e la sofferenza. Ma il nostro benedetto Signore ti verrà incontro, ti raccoglierà con la sua mano amorevole e ti solleverà per farti nuovamente sedere nei “luoghi celesti”. Ti libererà dalla paura di morire e manifesterà il suo infinito amore per te.
Guarda in alto! Rassicurati nel Signore. Quando il buio ti circonda e non vedi alcuna via d’uscita per il tuo problema, abbandonati nelle braccia di Gesù e abbi semplicemente fiducia in lui. Deve fare tutto lui! Egli però vuole la tua fede, la tua fiducia. Vuole che tu proclami a voce alta: “Gesù mi ama! Egli è con me! Non mi abbandonerà! Sta risolvendo tutto, proprio adesso! Non sarò abbattuto! Non sarò sconfitto! Non sarò una vittima di satana! Non perderò la testa, né mi smarrirò! Dio è dalla mia parte! Io lo amo ed egli mi ama!”


La linea di partenza è la fede, e la fede si basa su questo assoluto: “Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà…” (Isaia 54:17).

tratto da: “Non Gettare la Spugna” di David Wilkerson

 

 

Edda CattaniNon gettare la spugna!
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