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E sia Pasqua per tutti

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E sia Pasqua per tutti

 

‘Buona Pasqua a tutti, a chi crede, a chi non crede, a chi crede di credere e a chi crede di non credere.’

Oggi siamo tutti presi dalla preoccupazione di vivere,
e in questa corsa con il tempo,
spesso dimentichiamo il piacere di esistere.
Romano Battaglia

 

 

RESURREZIONE E’ VIVERE
Resurrezione è lasciarsi raggiungere da ciò che si è vissuto, e ascoltarlo nuovamente e dare nuove interpretazioni. Resurrezione è ricominciare a vivere una vita che non si accontenta più di rimanere appiattita sul presente. È avere tempo e saggezza per lasciar parlare le radici. Vivere da risorti è sentire che noi siamo il frutto di una storia che chiede continuamente di ripensarsi. È imparare ad essere grati della vita, anche dei momenti più tragici, è sentire che le ombre, se riconosciute e amate, sono feritoie di luce: ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”… vivere da risorti è imparare a leggere il presente con la saggezza maturata da un cuore che sa ricordare. Resurrezione è il tempo reso eternamente presente. Alessandro Dehò

 

 

Edda CattaniE sia Pasqua per tutti
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La Pasqua del teologo

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Alberto Maggi sul numero di Pasqua de “La Repubblica”.

Un’interessante intervista di Antonio Gnoli.

 

<<Cosa ti dà la certezza di essere sulla strada giusta?>>, chiede il giornalista.

<<Avere ricevuto qualcosa dai cuori delle persone, dai tanti che mi scrivono e con cui parlo; e avere reso questo convento un microcosmo bello: luogo di preghiera, certo. E di accoglienza degli emarginati. Ma anche centro di studi biblici aperto a tutti: atei e agnostici, cattolici e credenti di altre regioni>>, risponde un ispirato Alberto Maggi, all’intervista ritratto che gli dedica il giornalista Antonio Gnoli. Questo è uno dei primi passi di un pa lunga intervista a Padre Alberto Maggi.

L’articolo di due pagine con disegno di Riccardo Mannelli, è pubblicato oggi su “La Repubblica”, con un impaginazione importante e centrale nel prestigioso quotidiano.
Gnoli parla con Alberto Maggi della sua vita, della attività di scrittore e divulgatore che lo impegna assiduamente ma senza mai dimenticare l’amore per le persone.
Quando ho chiesto ad Alberto nei giorni fa, una sintesi dell’intervista, mi ha risposto con la sua umanità diretta e simpatica schiettezza: <<… È difficile dirlo, sono state ben quattro ore di intervista dall’infanzia a oggi: gli studi, la vita, la fidanzata, il rapporto con i vescovi… insomma si è parlato di tutto. Ne è venuto fuori un ritratto narrato con conversando…>>.

Alberto ha parole importanti anche per Montefano: <<In questo lembo di terra, è rinata tanta gente>>. Ma il suo primo impatto con il convento di Montefano non fu del tutto felice. <<Fui allontanato dalla Facoltà di Teologia dell’Università Gregoriana da un Padre Provinciale, dopo una sorta di processo canonico, e spedito in un posto remoto Montefano>>. <<Che luogo trovasti?>>, gli chiede il giornalista. <<Desolante. Ormai inattivo da tempo, trovai nel convento un vecchio frate. A Montefano non c’erano libri, non c’era nulla in convento. Riempivo il tempo dedicandomi all’oro e alle galline. Poi un giorno vennero dei giovani, trascorsero alcuni giorni con me. Vollero che gli leggessi e commentassi dei passi del Vangelo. Provai, mostrando tutta la mia inadeguatezza. Fu allora che chiesi il permesso continuare a studiare…>>. In questo episodio si può trovare quella sintesi dell’intervista che chiedevo ad Alberto, anche perché si toccano gli aspetti della sua quasi “eresia”. Nel suo ordine dei Servi di Maria, ci sono stati tanto gli inquisitori del Santo Uffizio, quanto chi dava lavoro al Santo Uffizio. La sua vita, la sua stessa presenza con gli altri, genera rinascita, a partire dall’aridità delle coscienze: basta avere la sua stessa voglia curiosa per la vita e la conoscenza, senza fermarsi alle comode apparenze. Da un luogo bucolico e pieno di orti, la presenza di Alberto Maggi ha trasformato il convento di Montefano in quello che è oggi diventato, con l’insostituibile presenza umana e teologica, oltre che di raffinata cultura di Padre Ricardo Perez Marquez. 

Un’intervista da leggere tutta, da togliere il fiato.

 

Edda CattaniLa Pasqua del teologo
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Pasqua di Resurrezione

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LA PASQUA e IL PERDONO

 

Quando era bambina, nella mia terra, gli uomini andavano a messa solo a Natale e a Pasqua e, in quelle circostanze,  che la cristianità ritiene le principali fra le solennità liturgiche, accadevano cose straordinarie. Le musiche dei vecchi organi, il profumo dei fiori, l’odore acre dei  ceri, i colori dei paramenti e degli abiti delle feste erano per noi piccoli motivo di osservazione e di curiosità, ma il momento più importante era quello della ”predica” del parroco. A quell’epoca la voce del sacerdote tuonava parole forti che scuotevano gli animi e lasciavano una traccia indelebile che, si sapeva, doveva durare per tutto il tempo che restava per la prossima occasione. Quell’anno, a Pasqua, la mamma ci si era messa d’impegno e mi aveva confezionato un abito celeste; papà aveva dipinto anche le mie scarpe dello stesso colore e io mi sentivo, fra i miei genitori, così belli ed uniti, una reginetta. Venne il momento dell’omelia ed il vecchio sacerdote, un gigante sull’altare, al termine del sermone tuonò: “Uomini, pace! Pace! Pace! Basta con l’odio, con il risentimento, con le vendette!”. Ci guardammo tutti l’un l’altro e in quel momento ognuno di noi fece un breve esame di coscienza, poi un uomo si staccò dal gruppo e lentamente si avvicinò ad un altro che stava più avanti, dall’altra parte. Bastarono brevi cenni, poi caddero, piangendo, uno nelle braccia dell’altro: erano vecchi nemici che si riconoscevano persone e chiudevano, in quel momento, una lunga parentesi di odio e rancore che durava da tempo. Vecchi parroci di frontiera, ce ne fossero ancora.!

    Oggi, un vecchio Papa parla di digiuno per cambiare il corso della storia e proclamare che non è possibile, per i credenti, a qualunque religione appartengano, essere felici gli uni contro gli altri e che mai il futuro dell’umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra. Ma può Dio dipendere dall’uomo? Saremmo sciocchi se lo pensassimo: è l’uomo che dovrebbe dipendere da Dio. Eppure, ce lo ha chiesto la Madonna nelle varie apparizioni a Fatima, a  Lourdes, a Garabandal, a Medjougorie; lo ha fatto con le lacrimazioni di acqua e sangue implorando la nostra conversione. Dio, allora, ha bisogno degli uomini, ha bisogno anche di noi, della testimonianza della nostra vita, dell’impegno della nostra coscienza che si riconosce nelle parole del Papa.

     Con la nostra presenza attiva possiamo fare molto e, se saremo capaci di perdonare, il nostro gesto accarezzerà tutti i mazzi di fiori lungo le strade dove sono morti ammazzati i nostri giovani figli, spesso vittime dell’altrui violenza. Raggiungerà le case dove non si è assopito l’odio per una giustizia non ricevuta, per una follia non pagata, per una sopraffazione degenerata in tragedia.

     Dal mercoledì delle ceneri alla veglia pasquale trascorriamo questo tempo di quaresima preparandoci a vivere in pienezza il mistero della resurrezione di Cristo. La conversione quaresimale è perdono delle offese ricevute, è cammino di amore verso Dio Padre, di solidarietà verso i fratelli, di condivisione con i nostri Cari dell’oltre,  per la salvezza di tutti.

Buona e serena Pasqua a tutti!

 

 

Edda CattaniPasqua di Resurrezione
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Gesù Risorto oggi tra noi

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Gesù Risorto anche oggi tra noi

Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli.

Quest’anno la domenica di Pasqua, ricorrenza della Resurrezione del Signore, cade “Pasqua alta”, come dice la tradizione popolare quando questa avviene a primavera inoltrata. In questi giorni ho scritto varie riflessioni, soprattutto i richiami del nostro Papa Francesco sul profondo significato della Pasqua. Per noi, infatti, avendo fatto della “speranza” il nostro vessillo, é nel Cristo Risorto che troviamo il senso pieno della vita che è vocazione all’amore e alla solidarietà fraterna. “Non fatevi rubare la speranza”!

Guardavo  l’esposizione della Sacra Sindone e mi sono sentita annientare da tanta sofferenza. In quell’uomo dei dolori c’è il significato della nostra vita, la risposta a tutti nostri perché… Il Santo Padre ha detto che quell’immagine parla… è parola di salvezza per tutti noi!

Care amiche, cari amici, è stato difficile per tutti tornare a sorridere dopo aver conosciuto la disfatta della nostra esistenza e lo è stato ancor più in questi giorni,  in cui abbiamo visto lo strazio del Golgota del mondo.

Mentre si trascorre la Quaresima sugli schermi televisivi si sono avvicendate non solo immagini di guerra, di distruzione, di morte; conflitti di ogni genere deturpano irrimediabilmente l’immagine dell’uomo: stupri, violenze sui bambini e le donne, omicidi efferati… ma anche ritratti di dolore, di fame di miseria… tanto da farci urlare: “Dio mio, Dio mio perché?… perché?” In questa sofferenza estrema ci siamo calati ed abbiamo condiviso profondamente il senso della “pietas” cristiana, intesa come “compassione”, “patire insieme”.

Ma se la Pasqua è collocata al vertice dell’anno liturgico, per i cristiani convinti è Pasqua ogni giorno perché Cristo, per primo, celebrando la Sua Pasqua,  ha veramente glorificato il trionfo sulla morte che si apre all’alba dell’eterno. Questa fine drammatica e confortante, riportata nei testi evangelici, è stata preceduta da tanti episodi in cui si manifesta il grande amore di Gesù per i malati, per i poveri, per le sofferenze di ogni genere. Come dare, allora,  risposta alle vicende umane che si ripetono riproponendo un’umanità provata, distrutta, dolorante?

Cosa dire di noi che abbiamo intravisto la luce della salvezza, che abbiamo creduto che le parole: “Oggi sarai con me in Paradiso!” fossero indirizzate proprio a noi e a quanto di noi era più caro: il nostro sposo, la nostra mamma, nostro Figlio?

E ancora: come rimuovere lo scetticismo che oggi, come allora, non vuole ammettere tante manifestazioni in cui un Dio che ci ha creato e che si è fatto uomo nella storia degli uomini per lenire le loro piaghe, è risorto e si fa palese per dichiararci la Sua continua presenza, i Suoi continui interventi?

Trascrivo un commento ad una vicenda rinvenuta su FB:

Ripenso a quella mamma T.Z. recisa della sua figliola. E così rifletto. La resurrezione di Gesù spalanca d’innanzi agli occhi di noi tutti spazi infiniti. Perché non provare a non strisciare nei cunicoli e nelle strettoie del quotidiano? C’è un moto interiore che salva: la fede. Quante volte è ripetuto: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E non è un dono. Non è quel sentito dire comune: “La fede? O ce l’hai, oppure no”. La fede è scelta, atto di volontà. E’ abbandono fiducioso a quell’amorosa Sapienza che porta il nome di ognuno e di tutti scritto nel palmo della sua mano.
Quante volte quella piccina correrà con un vasto sorriso incontro al cuore della sua mamma. Che non lo trovi celato dietro ad alte e spesse mura, a tossire e sputare ancora e solo sangue di dolore.

 

Questi sono gli auguri che ci vengono dalla bacheca di Fra Benito :

Buona Pasqua, amiche, amici .. vinca la luce e la vita nei vostri spazi, nei vostri cuori, nei vostri affetti, nei vostri sogni .. ci è donata una promessa: la pietra rotolerà via, sarà rimossa dai sepolcri oscuri delle nostre paure, delle nostre delusioni, delle nostre aridità .. non saremo più abitati dalla morte, saremo abitati dalla speranza .. non vincerà la durezza, l’imponenza, la freddezza delle pietre, ma la tenerezza umile della resurrezione che vince ogni oscurità .. e se tornando nella quotidianità forse i problemi saranno quelli vecchi di sempre, lasciamoci comunque investire nel cuore dal vento nuovo del Risorto che spoglia la Croce .. e fa fiorire la vita .. Buona Pasqua, a tutte, a tutti ..

 

FENOMENOLOGIA E RELIGIONE

Dobbiamo, ora come sempre, lasciar parlare i fatti e i fenomeni concreti da noi vissuti che vanno al di là delle leggi fisiche, dei vincoli terreni spazio-temporali, dei condizionamenti dell’umana natura dimostrano che la vita nostra va ben oltre la realtà visibile, ma tende verso l’infinito, il trascendente, alla ricerca di una risposta universale.

La scienza ufficiale non è riuscita a dare risposte adeguate ai fenomeni che travalicano il campo della sua esperienza ed ha preferito rifiutare o arrendersi all’ipotesi di grandi poteri sconosciuti insiti nella natura della mente e dell’uomo.

Se la fenomenologia paranormale è un ritorno alle cose e alla loro origine, cioè a Dio, sappiamo che prestare attenzione alla Sua volontà, attraverso i segni che la rivelano è il tornare all’originario Suo progetto di salvezza, perseguito con ogni mezzo, perché questo piano di salvezza ci appartiene.

Dopo tanti interrogativi perenni ed inevitabili, è nelle loro risposte che risiede la  dimensione vera, la dimensione che ora ci è dato solo di intuire, perché il filo di amore che ci unisce ai nostri Cari ci ha permesso di spaziare oltre il finito e ci ha proteso verso l’inesplorato possibile.

Accettiamo questo verdetto: le manifestazioni ricevute sono la conferma che Dio ci ha visitato, come, dopo la Sua Resurrezione, ha fatto con Maria di Magdala, con i discepoli di Emmaus, con gli apostoli nel cenacolo e da Lui abbiamo ricevuto doni straordinari, quando tutti ci guardavano con condiscendenza ed anche con derisione e commiserazione.

Per tutti noi, allora, è sempre Pasqua, perché siamo testimoni di fatti dichiarati e documentati. E se avverrà che una voce ci  raggiunga per parlarci di una realtà “altra”, parallela alla nostra, priva di sofferenza e di dolore, dove la morte non esiste e da cui i nostri Cari  ci invitano all’impegno, alla preghiera, all’amore, nell’attesa di essere tutti riuniti nella Luce beatifica di Dio, le campane di Pasqua suonino a festa ogni giorno e il segreto chiuso nel cuore, gridiamolo sui tetti!

“Sono io Mamma quell’angelo che suona la tromba!”

 

Edda CattaniGesù Risorto oggi tra noi
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Tempo di Quaresima

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"Misericordias Domini"

 

 

Era il 1961 ed io vivevo una delle più belle esperienze della mia vita: giovinetta con grandi ansie spirituali, mi beavo di quel conforto del cuore che mi faceva sentire completamente abbandonata nelle mani di Gesù e di Maria. Abitavo in un luogo capace di rispondere alle mie attese giacchè si trattava di un convento dove venivano accolte, per una seria riflessione, giovani desiderose di incontrarsi con Dio. La sera, dopo le intense giornate lavorative, ci si recava, in assoluto silenzio, in fila, con il cero in mano ed un velo bianco in testa, lungo l’immenso corridoio, fino a raggiungere una grande statua della Madonna, illuminata da una corona di stelle e circondata, come in un giardino, da tante piante e fiori di ogni genere. Fra quei fiori deponevo il mio cuore in adorante visione di una realtà “altra” piena di amore, di dolci profumi, di musica, di bontà e di speranza. Un canto che veniva intonato e che mi affascinava era un inno noto alla liturgia, derivante da un Salmo: “Misericordias Domini in aeternum cantabo (canterò in eterno le Misericordie del Signore). In quell’atmosfera surreale formulai le mie prime promesse, mai dimenticate ed un patto per la mia vita futura assunse la modalità dell’impegno che cercai di trasmettere sempre ai miei figli, quando diventai giovane madre.

L’entusiasmo per la vita, vissuta come un dono era veramente lo spirito con cui tutta l’esistenza del mio Andrea si dipanò: amore per i suoi simili, per la giustizia, per la bellezza in genere, per la musica, per le persone in difficoltà e per la preghiera. Era giovane soldato che mi diceva “Mamma non ti preoccupare, le dico ogni sera le mie preghierine” e nel suo portafogli trovammo l’immaginetta consunta per l’uso, con la scritta “Signore Dio degli eserciti, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre famiglie per servire l’Italia!”.

 

La mia vita, dunque, è stata dedita all’ascolto, al lavoro, alla speranza in un Dio di Misericordia, anche dopo l’evento infausto che ha colpito la nostra famiglia. Poi l’incontro con il Movimento della Speranza e il desiderio di veder sorgere tante associazioni, compresa la nostra A.C.S.S.S. in grado di accogliere tanti disperati ed aiutarli a riconoscere nei disegni imperscrutabili del Signore un cammino da percorrere, non dimenticando che la vita è gioia, è un inno a quel Dio di Misericordia.

Questo lo spirito con il quale siamo nati… Condizione ideale, per tutti noi, sarebbe ritrovarsi in un luogo di raccoglimento, magari con la guida di un sacerdote, per parlare di fede ma anche di fenomenologia per rendere ancor più tangibile la nostra speranza. Purtroppo questo non è sempre facile: pochi sono i sacerdoti preparati a parlare di cose che giudicano “strane” se non di dominio del demonio. Allora sono tante le persone che non sanno dove andare e aspettano un convegno in cui si parli delle problematiche che ci affannano  e degli studi che parlano di episodi non riconosciuti dalla comune scienza e che lasciano tanto conforto senza volerli disgiungere dalla pratica del credo religioso. Speriamo vi siano sempre più sacerdoti coraggiosi e gruppi di genitori generosi che non si soffermino al piccolo messaggio, ma abbiano il desiderio di compiere “grandi opere”.

Alcuni li abbiamo individuati; cerchiamo di pensare che ad ognuno di noi è richiesto questo impegno e che tutti possiamo farcela. A questo scopo è prmai pronto il nostro convegno di settembre che, all’insegna della continuità nel rinnovamento, vedrà schierate tante iniziative di cui stiamo dando conto nel nostro forum.

 

E’ tempo di Quaresima. Questo momento di silenzio con l’invito che Dio ci rivolge è molto importante. Noi cammineremo verso la Pasqua per quaranta giorni. Quaranta giorni per trasformarci, per diventare capaci di comprendere il suo amore nell’assenza di rumore e del frastuono che ha riempito le giornate del pazzo “carnevale”.

Leggiamo il vangelo di Matteo (6,1-6.16-18) : “…quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. 

Ecco dunque il percorso: il digiuno, come mortificazione per astenersi dalle cose futili; la preghiera, per chiedere a Dio di aiutarci a compiere il nostro dovere di ogni giorno; il silenzio per trovare nella nostra giornata un momento di riflessione e pensare alle cose che contano nella vita.

In uno dei tanti messaggi Andrea ci dice: “… fate tutto zitti, zitti…” La semplicità delle brevi frasi che ci giungono sono sempre un invito alla riservatezza, alla partecipazione del cuore, al silenzio interiore. Senza queste peculiari connotazioni non vi può essere comunicazione con i nostri Cari dell’Oltre; per questo noi dobbiamo anche dimenticarci del nostro dolore per non farne il solo scopo della nostra vita. L’evento tragico che ci ha colpito non può annullare la nostra vita al punto da ritenere che essa non meriti di essere vissuta nella pienezza e nella scoperta di cose sempre più belle che avremo modo di apprezzare.  Ricordo di avere assistito ad una conferenza di uno studioso di Padova nelle sue vestigia medioevali e di avere sentito dire: “… noi siamo abituati a passare per le strade e a guardare dove mettiamo i piedi…cosa più che mai giusta… ma se alzassimo lo sguardo ci assalirebbe una meravigliosa visione di splendidi cornicioni, di torricini, di balconi, di cupole che si stagliano nel cielo invitandoci a ringraziare l’Onnipotente per le grandezze che abbiamo saputo creare per glorificarlo.

Riscopriamo in questa quaresima la bellezza dell’amore che ci sembra di avere perduto e pensiamo che quel corpo che è scomparso sotto una pietra tombale è destinato a risorgere glorioso e più bello di prima.

I primi giorni del mio amaro peregrinare nella casa vuota dove, fino a qualche giorno prima, echeggiavano canti e risa dei miei figli,  ripensavo al corpo statuario di quel figlio, bello nella sua esuberante giovinezza e gli chiedevo fra le lacrime: “Come sei ora, figlio mio, eri tanto bello!” una voce esile, ma decisa mi rispose: “Di più, di più di prima, mamma!”

Ecco la completezza del messaggio cristiano: IO RISORGERO’  questo mio corpo vedrà il Salvatore! Certamente dovremo passare attraverso la quaresima che, anche nella sua spoglia contrizione assume il grande significato dell’attesa.  

 

Leggo in una rivista cattolica:

Viviamo in un paese di oscurità

Ho attraversato la frontiera, Signore, e sono passato nel paese di oscurità!

nella regione dove mi sono stabilito sboccia il piacere di ostentare la disonestà di fronte agli altri;

 la bontà non ha posto; la menzogna è un costume e la maschera della falsità una pratica quotidiana.

si tratta di dominare e guardare dall'alto. Le parole di dolcezza non hanno corso.

Sono diffuse solo parole offensive. Qui ognuno trascorre il suo tempo a riempire soltanto la propria borsa anche se per questo bisogna vuotare quella del vicino. qui non esiste prossimo:

non esiste che se stesso da accontentare prima di tutto. E quali mani, in questo paese,

si tendono per cogliere la limpidezza che tu, Signore, moltiplichi instancabilmente?

pietà di me, signore, sono smarrito: fammi tornare nel paese del vangelo!

 

È un richiamo alla verità, al voler essere veri, autentici dinanzi a Dio; è un richiamo molto opportuno e molto giusto. Non si vedrebbe come ci si possa convertire a Dio se non si comincia da un profondo atto di one­stà e di verità interiore. Gesù nel Vangelo pone così questo problema di verità: non cercare – ci dice – la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio degli al­tri, nella loro lode, compiacendoti della loro ammirazione. Cerca la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio di Dio, e lì troverai la tua verità, perché solo Dio ti giudica nel modo ve­ro, nel modo autentico e ti dà dunque la dignità della sua approvazione e della sua lode. E’ una scelta fondamentale da fare, anche perché i nostri atteggiamenti umani sono sempre sul filo del rasoio a questo proposito: cercare la nostra dignità negli altri, oppure cercare la nostra dignità profonda nell'incontro segreto e sconvolgente con Dio. Gesù rimproverò a questo proposito tutti coloro che facevano opere buone per essere lodati dagli uomini, e commentò: « Avete già ricevuto la vo­stra ricompensa ».

 

           E’ tempo di vivere

Da ora e per quaranta giorni, che vivere diventi la nostra urgenza quotidiana!

Prima di tutto andare alla sorgente del Vangelo e immergersi nella sua frescura,

rimanere in silenzio per cogliere la quiete e la calma che rendono capaci di afferrare

 le gioie tremule disposte sul nostro cammino, distribuite e condivise, perché ciò che siamo e che abbiamo ci è stato dato perché facciamo crescere la felicità dei nostri Cari.

Siamo consapevoli che il Padre ci porta sulle sue braccia,

e che comunica la sua divina potenza di trionfare sulla morte

che ha incrociato la luce dei nostri giorni.

 

"Tornate a me e vivrete, dice il Signore"

Signore, voglio tornare a Te, perché Tu solo puoi darmi gioia e conforto, perché tu sei la mia gioia e la mia vita ed io…

Misericordias Domini in aeternum cantabo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniTempo di Quaresima
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