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Il terzo segreto di Fatima

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IL MESSAGGIO DI FATIMA 

(Episodi a seguito delle apparizioni)

 A lato una copia fotostatica  della rivista “Ilustração Portuguesa

del 29 ottobre 1917 ritraente la folla che osserva il ‘miracolo del sole’.

Stanzione Don Marcello

L’angelo a Fatima si manifesta sotto la figura di un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve che il sole faceva diventare trasparente come se fosse di cristallo, e di una grande bellezza come dichiara Lucia. La novità dell’apparizione angelica di Fatima sta nel gesto dello spirito celeste di offrire l’ostia e il calice del sangue eucaristico ai tre pastorelli affinchè facciano la santa Comunione. Una tale gesto angelico non è contenuto nei Vangeli e da diversi teologi è considerato “assai misterioso” ma Don Marcello Stanzione ne offre una esauriente spiegazione.

Don Marcello Stanzione è l’autore di due libri molto facili da leggere, sulla storia di Natuzza Evolo che si trova in “mistica e guarigioni”.

(v.anche biografia di Don Marcello in “Natuzza Evolo”)

FATIMA (Portogallo) – La “principale preoccupazione” di ogni sacerdote dev’essere la “fedeltà” e la “lealtà” verso la propria “vocazione”. E’ il richiamo pronunciato da Benedetto XVI nella cerimonia dei Vespri celebrata con il clero portoghese nella chiesa della Santissima Trinità, a Fatima, dove Ratzinger è stato accolto da circa diecimila fedeli e dalle campane che suonavano a distesa.

“Permettetemi di aprirvi il cuore – ha detto il Papa – per dirvi che la principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata del ministro dell’Altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore”.

Il monito di Benedetto XVI a non tradire la missione sacerdotale arriva all’indomani delle parole con cui il Pontefice ha fatto presente che la più grande “persecuzione” contro la Chiesa oggi viene non dall’esterno ma dai “peccati” che esistono al suo interno.

“In quest’anno sacerdotale che volge al termine – ha aggiunto Ratzinger durante la cerimonia dei Vespri – scenda su tutti voi una grazia abbondante perché viviate la gioia della consacrazione e testimoniate la fedeltà sacerdotale fondata sulla fedeltà di Cristo”. E ancora:  “Guai al Pastore che rimane zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi”.

“TERZO SEGRETO DI FATIMA”

Moltissimo si è ipotizzato, per ben più di mezzo secolo, sul famoso “Terzo segreto di Fatima”, cioè su quella parte del discorso della Madonna, alla sua terza apparizione, che Lucia non riporta nel proprio racconto in quanto la stessa Santissima Vergine le disse: «Questo non lo dite a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo».Le prime due parti – se si vuole “i primi due segreti” del messaggio di Fatima, riguardanti la predizione della Seconda Guerra Mondiale e l’ascesa e il crollo del comunismo in Russia – furono messe per iscritto da suor Lucia nel 1941, su ordine del Vescovo di Leiria e le abbiamo lette prima. Nel 1944, suor Lucia mise per iscritto anche il Terzo segreto e, prima di consegnare all’allora Vescovo di Leiria-Fatima la busta sigillata contenente questa parte del messaggio della Madonna, scrisse sulla busta esterna che poteva essere aperta solo dopo il 1960 o dal Patriarca di Lisbona o dal Vescovo di Leiria.

 

Alla domanda molto diretta posta nel 2000 a suor Lucia dal Mons. Tarcisio Bertone «Perché la scadenza del 1960? È stata la Madonna ad indicare quella data?», suor Lucia aveva risposto: «Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960 perché, secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito: si sarebbe capito solo dopo».

La busta contenente il Terzo segreto di Fatima fu invece aperta, nel 1959, da Papa Giovanni XXIII, che dopo aver letto il segreto decise di rinviare la busta sigillata al Sant’Uffizio e di non rivelarlo. Papa Paolo VI lesse il contenuto nel 1965 e anch’egli si comportò come il suo predecessore. Papa Wojtyla, dopo l’attentato subito il 13 maggio 1981, richiese la busta, di cui lesse il contenuto il 18 luglio 1981, ma lo ha rivelato solo nel 2000, in occasione del passaggio dal Secondo al Terzo millennio (e quando già la sua salute era minata dal Parkinson).

 

Il testo del Terzo segreto, rivelato a Lucia il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria a Fatima, secondo quanto divulgato con un documento ufficiale dal Vaticano il 26 giugno del 2000, è il seguente:

«Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio». Tuy, 3-1-1944

Indubbiamente il Terzo Segreto si riferisce principalmente a un castigo spirituale. Di gran lunga peggiore, ancora più spaventoso delle carestie, delle guerre e delle persecuzioni, perché riguarda le anime, la loro salvezza o la loro eterna dannazione. Il defunto Padre Alonso, nominato nel 1966 archivista ufficiale di Fatima dal Vescovo Venancio, ha dimostrato che ciò è quanto contiene il Terzo Segreto.
.. Il 10 settembre 1984, il Vescovo Cosme do Amaral, attuale Vescovo di Leiria e Fatima, nell’Aula Magna dell’Università della Tecnica di Vienna, dichiarò ..: “Il Terzo Segreto di Fatima non parla né di bombe atomiche né di testate nucleari, né di missili SS20. Il suo contenuto”, ha aggiunto “riguarda solamente la nostra Fede. Identificare il Segreto con annunci catastrofici o con un olocausto nucleare vuol dire distorcere il significato del Messaggio. La perdita della Fede di un continente è cosa peggiore dell’annientamento di una nazione; ed è vero che, in Europa, la Fede è in continua diminuzione” [Il Vescovo poteva fare questa affermazione così grave perché è un dogma della Chiesa Cattolica che per essere salvato dalle fiamme eterne dell’inferno ogni Cattolico non deve perdere la Fede. Ovviamente l’annientamento fisico non è un male così grave come la perdita eterna delle anime nell’inferno. Ecco perché questa punizione proclamata nel Terzo Segreto è peggiore della guerra e della morte.]. .. Ciò significa che la tesi di Padre Alonso è ora confermata pubblicamente dal Vescovo di Fatima: concerne la terribile crisi all’interno della Chiesa. Si tratta della perdita della Fede nella nostra era predetta dall’Immacolata Vergine ..
.. “In Portogallo il dogma della Fede sarà sempre custodito, ecc.”. Questa breve frase che la veggente aggiunse intenzionalmente e con sicurezza quando scrisse per la seconda volta .. la conclusione del [terzo] Segreto nelle sue Memorie .. ci fornisce in modo molto discreto la chiave del Terzo Segreto. Ecco il ragionevole commento di Padre Alonso: “In Portogallo il dogma della fede sarà sempre custodito”. Questa frase implica in tutta chiarezza lo stato di crisi della Fede che avverrà nelle altre nazioni. Vi sarà quindi una crisi della Fede, mentre il Portogallo la salverà. .. Se ‘In Portogallo i dogmi della Fede saranno sempre custoditi’ si può dedurre con assoluta chiarezza che in altre parti della Chiesa questi dogmi stanno diventando oscuri o potranno persino andare perduti”.
.. Aggiungeremo che il Cardinale Ratzinger stesso ha parlato in tal senso a Vittorio Messori, affermando che il Terzo Segreto riguarda “i pericoli che minacciano la Fede e la vita dei Cristiani”.
.. il Terzo Segreto insiste sulle pesanti responsabilità delle anime consacrate, dei preti e persino degli stessi Vescovi in questa crisi della Fede senza precedenti che da 25 anni ha colpito la Chiesa. [Per] citare Padre Alonso: “E’ quindi assolutamente probabile che il testo del Terzo Segreto faccia allusioni concrete alla crisi della fede nella Chiesa e alla negligenza degli stessi pastori”. Egli parla inoltre di “lotte interne proprio in seno alla Chiesa e di gravi negligenze pastorali da parte delle alte gerarchie”, e di “deficienze da parte della più alta gerarchia della Chiesa”. [Questo..] spiega infine perché i Papi, fin dall’ottimista Giovanni XXIII, hanno esitato, ritardato e incessantemente rimandato la sua pubblicazione, cercando a ogni costo di tenerlo nascosto.


 

Edda CattaniIl terzo segreto di Fatima
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Il “perdono”: riflessioni

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Nella cronaca, di qualche anno fa due casi tanto diversi

di “richiesta di perdono”

Un Papa che chiede perdono:

“Mai più abusi”

 CITTA’ DEL VATICANO – Come il pastore, che “ha bisogno del bastone” per proteggere il suo gregge, e del “vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili”, anche la Chiesa “deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti”. Lo ha detto papa Benedetto XVI alla messa per la conclusione dell’Anno sacerdotale. “Proprio l’uso del bastone – ha aggiunto – può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale”.
Un chiaro riferimento ai sacerdoti colpevoli di abusi in passato coperti da alcune componenti della gerarchia cattolica. E proprio parlando dei casi di pedofilia, nel corso della celebrazione il Papa aveva chiesto “perdono a Dio e alle persone coinvolte” e promesso “di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”.

  

Caso Onofri, Alessi: «Chiedo perdono, ma non ho ucciso io Tommy»

«CHIEDO PERDONO» – Alessi ribadisce la sua «innocenza» in un’intervista alla Gazzetta di Parma. Da fine marzo, l’uomo è rinchiuso nel carcere di Prato (è da solo in cella, legge e lavora a un nuovo memoriale): chiede perdono alla mamma di Tommy, Paola Pellinghelli, «per tutto il male che le abbiamo fatto e che io le ho fatto». La risposta della donna è un «no»: «Non me la sento di perdonare, e forse non lo farò mai. Voglio solo che sconti la sua pena. Vorrei che lui e gli altri pagassero fino in fondo e dicessero la verità».

 

Un motivo per trarre alcune riflessioni:

 

 

Il perdono cristiano

 
[NADIA BONALDO]
Ci sono sempre parole che feriscono, suscettibilità che si urtano. Chiedere e accogliere il perdono è un processo umano e un percorso divino. Comincia con un atto di coraggio e, trasformando le relazioni umane, possiede la capacità di rivelare il volto originale di Dio.

Chiedere perdono come anche perdonare non sono azioni spontanee, naturali. Sono valori entrati a far parte della cultura cristiana e che il cristiano è chiamato a vivere con la forza che scaturisce dalla vita nuova ricevuta con il Battesimo.

 “Ma lei ha perdonato coloro che hanno ucciso, il figlio… il marito?…”
“ E lei ha chiesto perdono alla famiglia?”.
Quante volte, a seconda dei casi, abbiamo sentito porre dai giornalisti questi tipi di domande  a coloro che sono ancora straziati da un dolore o che hanno appena commesso un reato!
E quante volte abbiamo disapprovato la mancanza di tatto in momenti così delicati avvertendo, anche inconsciamente, che il perdono da chiedere o da ricevere non è automatico ma un processo lento, progressivo, che coinvolge tutta la sfera della persona. Ci risulta faticoso chiedere perdono perché la nostra società incoraggia a salvare la faccia, a giustificarci in ogni caso, a dare prova di spirito di potenza, a non incontrare la propria debolezza. Ammettere di aver sbagliato, infatti, presuppone una grande attenzione alla propria interiorità e ai propri valori, tanto morali quanto spirituali.

Per un perdono senza equivoci

Perdonare non significa pronunciare la parola magica del perdono  e magari aspettarsi un effetto istantaneo, anch’esso magico. Può essere facile pronunciare la parola perdono, ma ha poco valore se non c’è il cuore, se non è coinvolta tutta la persona. L’atto della volontà è necessario (come diceva sant’Agostino)  ma non è sufficiente. Sono indispensabili risorse come l’intelligenza, il cuore, la sensibilità, il buonsenso, altrimenti risulta un perdono artificioso. Ciò richiede una generosità tale che ci si deve rimettere a un’istanza superiore , a un Altro, a Dio per poterlo realizzare.
Il perdono dipende quindi da un’azione umana e da un’azione divina in cui ciascuna vi apporta il proprio contributo, ed entrambe sono indispensabili.

Perdonare non significa dimenticare il torto subito. Spesso sentiamo dire: «Va bene, dimentichiamo, voltiamo pagina, perdoniamoci… ». In questo caso non si avrebbe niente da perdonare. Esercitare il perdono esige invece una buona memoria e una coscienza lucida dell’offesa. Anzi, alcuni suggeriscono di ricordare, anche dettagliatamente, il torto ricevuto per poterci liberare delle ferite che esso può aver provocato. In effetti, se si giunge a perdonare un’offesa ciò significa che il suo ricordo non ci causa più sofferenza ma sarà un ricordo come un altro che contribuirà ad acquistare maggiore saggezza. “Il perdono non è dimenticare le colpe del passato, ma un dilatarsi del cuore in uno scambio di vita” (Giovanni Vannucci).

Perdonare non significa negare o sminuire l’offesa subita dicendo: «Non è grave! Ho le spalle larghe, ci vuol ben altro per lasciarmi abbattere! ». Quando si riceve un duro colpo, specie da persone a noi care, una delle reazioni più frequenti consiste nel difendersi dal tumulto di emozioni che emergono in noi, negando che ci sia stata l’offesa. Ma questa reazione non si chiama perdono bensì rimozione e non c’entra nulla con il perdono cristiano.

Perdonare non significa abdicare ai propri diritti. Nel vangelo Gesù dice:
“Sapete che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due” (Mt 5,38-41).

Charles Duquoc, commentando questo brano, afferma che Gesù non è un ingenuo, non comanda la passività, non chiede di rinunciare alla lotta contro il male. Egli vuole mostrare che l’equivalenza nel male, fosse anche nel nome della giustizia, non trasforma la società umana. Ci vuole un atteggiamento che non si misuri su quanto è già stato fatto: occorre un gesto innovativo, un gesto creatore.
Il perdono rappresenta questa innovazione.
Il credente imita Dio creatore quando, tralasciando l’imperativo della giustizia legale, apre un’altra relazione con colui al quale egli perdona. Così il perdono, trasformando le relazioni umane, possiede la capacità di rivelare il volto originale di Dio. Il perdono comincia con un atto di coraggio.
Perdonare e accogliere il perdono sono gesti creatori che manifestano gli effetti della vita nuova che lasciamo emergere in noi.

Dai Padri della Chiesa
“L’animo sia ben disposto, umile, pieno di misericordia, facile a perdonare. Chi sa di avere offeso, chieda perdono. E’ indubbiamente assai meritevole perdonare le colpe al fratello, come il Signore perdona le nostre. E’ solo questione di volontà. Qualcuno può dire: “Ho mal di stomaco: non posso digiunare”, oppure: “vorrei dare qualcosa ai poveri, ma non posso, ho appena il sufficiente per me”. Ma chi oserà dire:”Non concedo il perdono a chi me lo chiede perché la salute non me lo permette, o mi manca la mano con cui stringere la sua?” . Perdona e sarai perdonato. Non si richiede uno sforzo fisico: L’anima non ha bisogno di fatica muscolare per compiere quanto le viene richiesto. Essendo scritto: Non lasciate tramontare il sole, senza che abbiate prima perdonato (Ef 4,26) ditemi, fratelli carissimi, se può chiamarsi cristiano colui che non vuol finirla con i rancori, che non avrebbe mai dovuto alimentare” (Agostino, Sermone 210,12).

Edda CattaniIl “perdono”: riflessioni
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Mentre il tempo passa

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Mentre il tempo passa …

Sono tornata da più di un mese da Cattolica e non ho ancora rimosso tanti volti, quadri familiari, messaggi, promesse, sensazioni… Chiedo perdono a tutti coloro a cui non sono stata abbastanza vicino, ma in  quei giorni, in quell’ambiente, non è tanto la fatica fisica di dover coordinare ospiti e relatori, no, no… questo è nelle mani di Dio… è piuttosto riuscire a contenere la sofferenza che ti senti precipitare addosso. E’ un rivivere la vita di ognuno, è toccare con mano la parte più delicata dell’emozione e sapere che non puoi fare gran che, ma che ti trovi, non per volontà tua, legata da un comune filo d’argento che ti trattiene e ti dà luce indicandoti la via da seguire.

Meravigliosa la realtà di Cattolica pervasa di soprannaturale. Ho pensato alle “guerriere”, madri dei primi tempi, come Laura, sempre indomita e radiosa, le “apostole” come Franca che è tornata a confortare e a recare aiuto e le “fedelissime” che da quando è nato il Movimento della Speranza occupano il loro posto. Quanti nomi si dovrebbero fare, primo fra tutti Mario che non ha potuto essere presente per problemi di salute, a cui facciamo i nostri migliori auguri. Eppure sono passati più di cinque lustri e giovani mamme sono subentrate a quelle di una volta. Noi, della vecchia guardia facciamo parte delle foto un po’ ingiallite e quando ci sentiamo, anche al telefono, ci si racconta storie tutte uguali fatte di nuove sofferenze, di notizie a volte belle di nuovi nati. Ma abbiamo anche saputo trasmettere, nel tempo e segnare bei percorsi di speranza e di autentica collaborazione cristiana: pensiamo alle iniziative di Carla Castagnini, all’associazione Butterfly con le grandi opere di Claudio Maneri, alla  “Lega del Filo d’Oro” da sempre di Dino Marabini… ma quanti, quanti … nelle loro piccole e grandi associazioni hanno saputo formare autentici cenacoli e in nome dei Loro Cari hanno unito la Speranza alla condivisione delle opere di misericordia e d’amore.

Il tempo è passato e i nostri “Ragazzi” della prima cordata, quelli di cui sono stati scritti i primi libri e raccontate le prime storie, hanno tenuto fede alla promessa di presenza e d’aiuto, ma anche alle premonizioni fatte. Ricordo, a questo proposito, qualcosa che è accaduto, fra le tante, alla nostra famiglia. Era il giorno in cui ad Andrea, ufficiale dell’esercito italiano, veniva dedicata una sala riunioni che lui stesso aveva costruito ed abbellito con soffitto a cassettoni in legno, con la squadra dei suoi allievi. Vennero scattate numerose fotografie soprattutto nel momento in cui fu appeso il suo ritratto con la targa sottostante. Noi, papà e mamma eravamo davanti ad esso. Con sorpresa, quando guardammo le foto, davanti al suo volto comparve un’ immagine di un grande vecchio dal volto stanco e ad un tempo sacro, da incutere rispetto. “Chi poteva essere?” ci chiedemmo. Non era nessuno che rappresentasse la nostra famiglia, non portava gli occhiali eppure aveva una qualche somiglianza con  mio marito… che so io… un nonno… un vate… una guida…. Poi tutto fu riposto e non ci pensammo più.

Proprio in occasione di Cattolica, vedendo alcune mamme di anni fa e ripensando a tanti amici che se ne sono andati, sono tornata a rivedere le vecchie foto e mi è tornata fra le mani quella della caserma con l’inaugurazione della sala. Un battito del cuore mi ha pervaso mentre riconoscevo il volto del papà di Andrea com’era divenuto, povero sposo mio, colpito da un male che gli ha tolto il bene più prezioso, quello della sua splendida intelligenza, e lo ha portato ad una senilità devastante che lo ha logorato giorno dopo giorno. Ora il suo Golgota è concluso e lo penso sereno vicino ad Andrea. Per questo ho pensato a quella premonizione e a come lo vedeva fin d’allora il mio diletto Figlio che preannunciava cosa sarebbe avvenuto del suo adorato papà.

Il tempo è passato veloce… quanto ne è passato! Andrea aveva detto nei suoi primi messaggi: “Lo vedi Mamma come il tempo passa?” ed era un anniversario di compleanno. Ora i compleanni non si contano più e le candeline rimangono per festeggiare i piccoli bimbi. Allora si andava per congressi e poi se ne organizzava, qui ad Abano uno all’anno; tanto abbiamo studiato assieme e tanto abbiamo imparato. Giù nel suo studio, vi sono bobine con kilometri di registrazioni che mi faceva ascoltare al ritorno dal lavoro. Nella sua grande umiltà e riservatezza, non ha messo in mostra quell’immensa quantità di esperienza vissuta che, con pazienza certosina, ha maturato negli anni. Lui con Andrea aveva un colloquio privato particolarissimo, fatto di appuntamenti e di riscontri tangibili e si dicevano cose che anch’io non ho potuto condividere. Nel muto silenzio di entrambi sono celate tante verità che io potrò conoscere solo un giorno quando tutti saremo uniti in paradiso.

A Cattolica ho visto tanti papà con le mamme ed è stato detto che i papà soffrono in silenzio e di loro non si parla abbastanza. Forse questo è vero; infatti sono sempre le madri quelle che hanno il coraggio di farsi avanti e di chiedere… gli uomini sono timidi e silenziosi, ma si macerano nel dolore e, a volte, finiscono per cedere.

Cari Papà, vi abbraccio tutti, come vi ho sentito vicini a Cattolica, Voi siete tutti come il, Papà del mio Andrea, i pilastri della famiglia; sorreggete le madri, fate loro da spalla…. Sapeste come siamo sole senza di voi…. Non ce la faremmo. E’ quello che ci chiedono i nostri figli: “Fate tutto insieme, vogliatevi bene!”

Riempiamo i nostri silenzi con la partecipazione al dolore di tanti genitori che i figli, fisicamente li hanno ancora, ma che, in questi giorni non vivono bene. Di chi sono figli quelli che combinano disastri per le strade, negli stadi, nelle piazze, nelle manifestazioni?

Penso a mio figlio che apparteneva alle forze dell’ordine e amava la giustizia e i valori di patria e di rispetto della persona: sono più in pace io o le madri che non sanno dove sono i loro figlioli?
La mancanza di un sano equilibrio affettivo porta ad una serie di conseguenze negative che possono dar luogo al disordine fisico e morale, all’aggressività, al marasma, alla morte. Pensiamo ai bambini depressi negli orfanatrofi, a quelli che passano da un genitore all’altro, a quelli violentati, abbandonati, costretti all’accattonaggio.

Intanto il tempo passa mentre per le strade altri ragazzi si aggiungono a quelli di una volta che tirano a calci un barattolo vuoto, mentre le  stagioni archiviano i calendari, mentre fiori e farfalle colorano il mondo. L’ho visto in questi giorni, di visite ai cimiteri: fiori e fioretti, pupazzi e candeline, gingilli e campanelle… poi il silenzio e ognuno è tornato a casa, chi a piangere il proprio dolore, chi a tenere stretto a sé un’immagine che non può morire.

 


 

Edda CattaniMentre il tempo passa
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Nessuno ha il diritto…!!!

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Da chi difendere i  nostri  bambini ?

Esistono gli “orchi”???

Dedicato a tutti i piccoli toccati dall’ ORCO

e a te piccolina caduta o buttata da un balcone…

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Nel folclore e nelle fiabe dei paesi europei, specialmente nordici, gli orchi (ogre in inglese) sono mostri antropomorfi giganteschi, crudeli e divoratori di carne umana.

L’orco del folclore è correlato a quello della mitologia germanica (orc in inglese); non sempre è possibile distinguere chiaramente queste due figure, sebbene l’orco della mitologia sia in generale un essere descritto come più simile a una bestia o a un demone. Gli orchi nella fantasy sono talvolta ispirati alla figura dell’orco del folclore (per esempio gli orchi di Piers Anthony), e talvolta a quella dell’orco della mitologia (gli orchi di J. R. R. Tolkien); in alcuni casi, fanno riferimento a elementi tipici di entrambe queste figure.

LE STORIE RACCONTATE DAI BAMBINI

 IL BIMBO E L’ORCO
C’era una volta un orco che mangiava solo carne in scatola, fagioli in scatola, piselli in scatola e beveva solo birra in lattine. Nessuno però lo sapeva e tutti avevano paura di lui. -Non andate nel bosco- dicevano le mamme-perchè c’è un orco cattivo che mangia i bambini.
I ragazzi più grandicelli, per sembrare più coraggiosi, andavano fino al confine del bosco e si nascondevano tra i cespugli. Aspettavano che arrivasse l’orco e poi, quando lo vedevano da lontano, scappavano a gambe levate…

 

 

 

E’ di ieri sera la puntata  di “mi manda rai tre” in onda alle 21.10

 

Reclusi e costretti a mangiare vomito ed escrementi per allontanare il demonio. Queste e altre sevizie avrebbero subìto i bambini vittime di una setta, detta ‘della porta accanto’, e di una persona indagata assieme a 17 adepti con ipotesi di reato gravissime. Il conduttore di Mi Manda Raitre raccoglie le rivelazioni dell’ex compagno della ‘santona’ e di un ‘pentito’ della setta.

Tra clamore mediatico e gesti come il lancio delle molotov di ieri sera, il futuro delle due maestre del ‘Cip e Ciop’ di Pistoia, in attesa che si esaurisca il processo in rito abbreviato, è divenuta una questione d’ordine pubblico. Dopo la convocazione in Prefettura di un “Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica”, le forze dell’ordine vigilano davanti alle abitazioni delle maestre incriminate per abusi. La questura di Pistoia ha inoltre fatto scattare un piano di sorveglianza per le scuole di vario ordine e grado. In un altro asilo nido, sono apparse scritte intimidatorie contro altre maestre. Le due imputate erano state trasferite al carcere di Sollicciano, a Firenze, dopo la prima udienza del processo che si celebra a Genova ed hanno ottenuto, pochi giorni dopo, i domiciliari. Timori contro il “rischio di spirale di violenza” sono stati espressi per la crescita di odio verso le maestre che non trova concordi molte delle mamme dei bambini dell’ex “asilo degli orrori”, decise a “condannare l’uso della violenza contro la violenza”.

Poi si parla del caso del piccolo Francesco Pio Martinisi, il bimbo di 4 anni morto un anno fa assieme alla nonna per l’esplosione di una camera iperbarica dell’Ocean Hyperbaric Center di Miami, dove era in cura per una tetraparesi spastica. Dopo quasi 12 mesi dalla tragedia, i genitori di Francesco  Pio sono ancora in attesa di giustizia.

Scandalo preti pedofili, il Vaticano : «Per loro l’inferno sarà più terribile»

Il promotore di giustizia della Congregazione della Fede: «Meglio per loro che quei crimini fossero causa di morte»

Monsignor Charles Scicluna lo ha detto durante una preghiera a San Pietro

Il promotore di giustizia della Congregazione della Fede: «Meglio per loro che quei crimini fossero causa di morte»

MILANO – Forse la giustizia umana non li raggiungerà ma quella divina sicuramente. «Sarebbe davvero meglio» per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori che i loro crimini fossero «causa di morte» perchè per loro «la dannazione sarà più terribile». Lo ha detto il promotore di giustizia della Congregazione della Fede, monsignor Charles Scicluna, incaricato di seguire tutti i casi di preti abusatori, in una preghiera di riparazione a San Pietro per lo scandalo di pedofilia nella Chiesa.

LA CITAZIONE – Monsignor Scicluna ha citato il passo del Vangelo di Marco, nel quale Gesù afferma «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» e ha riproposto l’interpretazione che del passo diede SAN Gregorio Magno. «Gregorio Magno – ha detto il promotore vaticano – così commenta queste terribili parole di Gesù: “Misticamente espresso nella macina d’asino è il ritmo duro della vita secolare mentre il profondo del mare sta a significare la dannazione più terribile”. Perciò – ha spiegato -, chi dopo essersi portato ad una professione di santità distrugge altri tramite la parola o l’esempio, sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro ufficio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe, perchè tendenzialmente se fosse caduto da solo il suo tormento nell’inferno sarebbe di qualità più sopportabile».

Diventerobambino 

 
Edda CattaniNessuno ha il diritto…!!!
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Mai più violenza sui minori!!!

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Ancora maltrattamenti ai piccoli negli asili:

quanto dovranno ancora subire i nostri bambini?

 

 

 

L'iniziativa prevede, infatti, la formazione di un gruppo composto da un minimo di sei a un massimo di otto adolescenti autori di reati sessuali tra i quattordici e i diciotto anni – guidato da quattro operatori specializzati nella tematica trattata – e l'avvio, in parallelo, di un gruppo composto dai genitori dei ragazzi. Per essere ammessi al trattamento, gli adolescenti – segnalati dal Tribunale per i minorenni o dai servizi sociali – devono aver riconosciuto, anche parzialmente, il reato commesso e non devono presentare disturbi comportamentali tali da impedire la condivisione del percorso in gruppo. L'ammissione sarà decisa dallo staff di Tiama, in seguito a due colloqui propedeutici, sia con i ragazzi che con i genitori. Gli adolescenti ammessi al gruppo parteciperanno a discussioni su temi individuati dagli operatori (due psicologi psicoterapeuti, un'assistente sociale e un consulente legale esperto di problematiche minorili).

Adolescenti e abusi: l'esperienza di Tiama

Il Centro Tiama (Tutela infanzia adolescenza maltrattata) di Milano da anni si occupa di bambini abusati e adolescenti autori di reati sessuali. A ottobre inizierà l'attività di un nuovo gruppo di trattamento per adolescenti abusanti, un'esperienza avviata dal Centro nel 2006 che coinvolge anche i genitori dei ragazzi.

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In vigore la Convenzione
di Lanzarote

 

Il primo luglio è entrata in vigore, nei paesi che l'hanno ratificata, la Convenzione europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale. Firmato da trentanove sui quarantasette stati membri del Consiglio d'Europa, il documento è attualmente in discussione nel Parlamento italiano.

La convenzione di Lanzarote, dall'isola dell'arcipelago delle Canarie dove è stata adottata nel 2007 durante un meeting dei ministri europei della Giustizia, «affronta sistematicamente le tematiche relative alla protezione dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall’abuso, introducendo princìpi generali, prevedendo misure preventive e autorità specializzate per la protezione dei minori, nonché specifici programmi di intervento a protezione e assistenza delle vittime» (così si legge nel testo di accompagnamento al disegno di legge  che attende l'approvazione del Parlamento).

 

Le misure previste nelle normative messe a punto dall'esecutivo europeo prevedono, prima di tutto, l'inasprimento delle pene per i reati di natura sessuale che coinvolgono minorenni. Inoltre, nella gamma dei reati punibili entreranno il grooming (cioè l'adescamento elettronico: partendo dal contatto online con i ragazzi e riesce, pian piano a  conquistarne a poco a poco le confidenze e la fiducia necessaria che può portare a un incontro reale), la semplice visione di filmati pedopornografici e la realizzazione di foto con bambini in pose ammiccanti. Come già effettivo in diversi paesi europei, il turismo sessuale verso mete esotiche dovrà essere comunque punibile. Per quanto riguarda le vittime, la Commissione europea propone che vengano loro risparmiati gli ulteriori traumi derivanti dalle deposizioni in sede giudiziaria e che godano sempre dell'assistenza gratuita di un avvocato. Le misure restrittive nei contatti con minori inflitte ai condannati avranno poi validità sull'intero territorio europeo e non solo all'interno dei confini nazionali.

L'Europa: giro di vite contro i crimini sessuali

Una lotta più dura contro i crimini sessuali sui minori e la tratta di esseri umani: nelle scorse settimane la Commissione europea ha proposto sanzioni più severe per i colpevoli, maggiore protezione per le vittime e prevenzione: ora la proposta passa al Parlamento europeo.

Sono diversi i fronti sui quali la Commissione europea propone un giro di vite. Prima di tutto gli abusi sessuali, lo sfruttamento , la pornografia infantile (soprattutto su Internet) e poi una strategia complessiva che rafforzerà e coordinerà l'impegno degli Stati membri contro la tratta.

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Edda CattaniMai più violenza sui minori!!!
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