Edda Cattani

L’ultima beatitudine

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L’ultima beatitudine

un avvenimento da ricordare…

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Un avvenimento in cui siamo stati coinvolti e un libro da non dimenticare!

Frate Alberto Maggi offre parole ricche di serenità e speranza, lontanissime da quell’inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto, anche quando vengono da uomini di fede. Grazie a queste pagine è possibile comprendere e accogliere l’aspetto naturale della morte, per renderla davvero una sorella come poeticamente suggeriva san Francesco, una compagna di viaggio nell’esistenza dell’individuo. In questa prospettiva viene scacciato tutto ciò che può deprimere o rattristare, permettendoci così di vibrare in un crescente, pieno accordo con quella grande sinfonia che è la vita.
( da Il libraio.it)
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Edda CattaniL’ultima beatitudine
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Scetammece: terra dei fuochi

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SCETAMMECE !

 

TERRA DEI FUOCHI

Una giornata sulla Terra dei veleni per sensibilizzare tutta la popolazione che vorrà partecipare sul “PARCO VERDE” di Caivano e la Terra dei Fuochi. Interventi delle Mamme degli ANGELI GUERRIERI con Tina Zaccaria.

Intervento di Edda Cattani: “Angeli Guerrieri: Solidarietà e Speranza”.

 

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…per chi si sta arrendendo o si è gia arreso
…per chi “aspetta” che gli altri risolvano il problema
…per chi critica e ridicolizza l’impegno di tanti
…per chi nega..”perché così si rovina l’economia campana e non si vende più niente”
…per chi “accussì vann’ e cos’ e nun ce putimm fa nient” 
…per chi “nun so fatt’ mie”
…per chi vive di “mi piace”( o di “non mi piace”) dietro una tastiera
…per chi non riesce a comprendere che il dramma di questa terra non ha bisogno di eroi ma della presa di coscienza, dell’impegno e dell’azione di TUTTI!
NON ABBASSIAMO LA GUARDIA, perché la LOTTA NON E’ FINITA… ed è ancora molto lunga! 
Teniamo alta l’attenzione e soprattutto NON LASCIAMO ASSOPIRE LE NOSTRE coscienze…
.cerchiamo insieme MODI e AZIONI NUOVE e DIVERSE per AGIRE, perché nessuno lo farà al posto nostro!
SCETAMMECE 
e “…non limitiamoci a sperare, ma organizziamo la speranza!”

 

terrafuochi

Edda CattaniScetammece: terra dei fuochi
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Auguri Figlio mio!

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Il 7 ottobre sei venuto a me!

…e mi è caro pensarti con questo stralcio…

 

Non pianger più. Torna il diletto figlio

 a la tua casa.

 

 Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato

 serba ancóra per noi qualche sentiero.

 Ti dirò come sia dolce il mistero

 che vela certe cose del passato.

 

 Ancóra qualche rose è ne’ rosai,

 ancóra qualche timida erba odora.

 Ne l’abbandono il caro luogo ancóra

 sorriderà, se tu sorriderai.

 

 Ti dirò come sia dolce il sorriso

 di certe cose che l’oblìo afflisse.

 Che proveresti tu se fiorisse

 la terra sotto i piedi, all’improvviso?

 

 Perché ti neghi con lo sguardo stanco?

 La madre fa quel che il buon figlio vuole.

 Bisogna che tu prenda un po’ di sole,

 un po’ di sole su quel viso bianco.

 

Se noi andiamo verso quelle rose,

 io parlo piano, l’anima tua sogna.

 

 Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto,

 tutto sarà come al tempo lontano.

 Io metterò ne la tua pura mano

 tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto.

 

 Sogna, sogna! Io vivrò de la tua vita.

 In una vita semplice e profonda

 io rivivrò. La lieve ostia che monda

 io la riceverò da le tue dita.

 

 Tutto sarà come al tempo lontano.

 L’anima sarà semplice com’era;

 e a te verrà, quando vorrai, leggera

 come vien l’acqua al cavo de la mano.

Da “Consolazione” di G.D’Annunzio

 

 

 

Edda CattaniAuguri Figlio mio!
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Per ricordarti!

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Auguri Figlio mio!

 

 

 

Fu uno splendido autunno quello! A differenza degli anni precedenti vi furono giornate piene di sole; un buon auspicio per me che, godendo del congedo per maternità potevo dedicarmi interamente al mio bambino, nato proprio in quell’anno, il 7 ottobre, giorno della S.Vergine del Rosario, alla cui protezione avevo affidato la mia creatura.  

 

Nell’altalena dei ricordi pervade l’animo mio il momento della tarda mattinata, quando dopo aver terminato tutte le faccende domestiche, prendevo in braccio quell’involtino di lana calda e profumata da cui spuntava un visetto sorridente e guardandolo, parlandogli, con i termini non decodificabili che ogni madre usa, lo avvicinavo al mio seno per allattarlo.   In quell’istante, con quel rito sacro e arcano, una pace profonda, una dolcezza infinita mi avvolgeva: il divino e l’umano sembravano prendere corpo nella simbiosi di quell’atto di amore, mentre un raggio di sole, che penetrava attraverso le imposte socchiuse, ci illuminava entrambi, quasi a voler manifestare la mano benedicente del Creatore.  

 

Espressione della mia gioia interiore era la preghiera riconoscente: “…la mia mente esulta in Dio, mio Salvatore” mentre, con la mia partecipazione alla Creazione, mi sentivo vicina a Maria, Madre di tutti i viventi.   Quell’abbraccio profondo, intimo, spirituale, significava la continuità la stabilità del mio essere nel rapporto con la creatura da me nata: mio Figlio; legame forte, saldo, indissolubile che nessuna circostanza e nessuno mai avrebbero potuto spezzare.  

 

 “I figli sono frecce scagliate nell’universo”recita il poeta indiano Kahil Gibran. Quella creatura tanto amata avrebbe concluso il suo percorso terreno alla verde età di 22 anni. 

 

Fermarsi di tanto in tanto, alzare lo sguardo da ciò che ci tiene impegnati e fare delle riflessioni generali è molto importante, perché aiuta a vivere più pienamente la vita nella sua ferialità specialmente nel momento storico in cui ciascuno di noi è chiamato a percorrere delle scelte, quale è quella di essere genitori.  

 

In mezzo alla gente, fra la gente, la donna in particolare, a cui sono affidati i grandi ruoli di madre, di sposa, di educatrice, deve essere individuata come creatura privilegiata nel suo affrontare una condizione di vita che si presenta sempre più complessa; si deve rispettarne il suo “toccare con mano” il grande mistero della nascita, senza avere la pretesa di volere tutto comprendere e spiegare.  

 

Per consentire ad essa il riappropriarsi di questa dignità è necessario riconoscerle la peculiare condizione ed il suo ruolo, al di là degli aspetti consumistici che la presentano come simbolo dell’efficienza e della competitività senza dichiarare la valenza del grande progetto di cui è partecipe.   Si pone, a questo punto, il problema della donna e del suo completamento naturale, quale la maternità come profondità dell’evento di amore che si realizza nella coppia prima e nel rapporto madre-figlio poi.  

 

Amore, sessualità e concepimento di un figlio sono tappe obbligate di uno stesso discorso, ma l’evento miracolistico e il senso della sacralità si completano nell’atto dello sbocciare di una vita, perché esso è comprensivo del senso della vita stessa e dell’esistenza tutta.   Non solo la scienza dichiara questo, ma tutte le grandi religioni che accennano alla componente sacra dell’uomo che è in grado di riprodursi e si sente coinvolto nell’opera della creazione.  

 

 

 

Vorrei ricordare, a questo proposito, un esempio significativo riportatoci nelle Scritture: è il desiderio di Anna, colei che diverrà la madre di Samuele (1Sam 1, 1-2), per il dono di un figlio.   Anna è sterile e vive consapevolmente il suo stato di umiliante emarginazione, ma non perde il coraggio davanti al Signore, fino a giungere a fargli, con la sua supplica, una solenne promessa:   “Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me e mi darai un figlio maschio, io te lo offrirò per tutti i giorni della sua vita.”   In questa promessa c’è un insegnamento sorprendente: Anna dice: “…concedimi un figlio ed io te lo ridarò. Sembra a noi che, posta in questi termini, la creazione avvenga per il concorso di una donna e di Dio. Anna non chiede un figlio per vezzeggiarlo e stringerlo al cuore per tutti gli anni della sua vita. Lo chiede per darlo e così riceve. Il Dio degli umili, degli afflitti, dei bisognosi si china verso di lei come si protende verso gli “anawim”, i poveri, “per rialzarli dalla polvere e proteggere il loro cammino”. 

 

La nascita di Samuele (nome che deriva dal verbo ebraico sha’al = domandare) premia la preghiera fiduciosa di Anna che innalza il suo inno di ringraziamento:   “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio…”   Questo canto ricorda il Magnificat di Maria, madre di Gesù si tratta di due donne a cui miracolosamente viene dato un figlio “come un dono”. Maria è la “vergine”, Anna è la “sterile”.   E Samuele, uomo straordinario, ultimo dei Giudici, realizzerà l’unità delle tribù di Israele.   Quanto grande deve essere stato il merito e quanta parte deve avere avuto nell’opera del figlio questa madre, sofferente, umile e disponibile ad offrire la propria creatura ancor prima che le sia stata data.   E immaginiamo come sarà stato forte il legame di Anna con suo figlio, Samuele, già destinato ad una missione così rilevante!  

 

 

Questa consapevolezza é in noi, già presente come immagine riflessa e tende a volere rendere tutt’uno la femminilità con la sacralità. Si sente perciò sacro il concepimento, la gravidanza, il parto, la nascita, come è sacra la vita del bambino che nasce e che non rimane, semplicemente, una condizione assegnata e registrata; è il fatto di esistere che diviene “progetto” e perciò scelta obbligata e percorribile.  

 

Quando una donna dice: “Aspetto un bambino”  è come se affermasse: “Io ho un figlio che vive da sempre dentro di me”. Il bambino che dovrà vedere la luce era già in noi, presente nella nostra coscienza disposta a generarlo, era nel pensiero della madre quando ha sentito il suo corpo come luogo adatto ad ospitare una vita.   La donna in attesa di un figlio ha pronta una culla nel suo cuore e nel suo seno. In essa dimora tutto il suo essere, il suo futuro, la sua speranza.  

 

E durante la gravidanza, la madre avvia un dialogo, una comunicazione, con quel bambino; questo accade, con sua “sorpresa”, quando riconosce il “meraviglioso” che sta accadendo nel figlio tramite la sua persona, anche al di là della sua intenzione.   La meraviglia crea una immagine promettente del mondo, perché essa riconosce il fatto straordinario che è premessa di quell’unione fisica, psicologica e spirituale, sopravvenuta dopo il concepimento.  

 

 

Sentiamo le espressioni usate in questa lirica da un poeta non noto, con cui viene sentita la maternità

   ” Istanti…forse secoli, in cui pulsa la coscienza   e il suo ritmo è gioia:  

gioia dentro, gioia fuori,   gioia ovunque.    

Cellule di vita, immense quanto l’universo,  

in esse tutto è presente: la notte dei tempi   e un futuro ciclico,

 meravigliosamente riassunti   in un istante cangiante.    

Energie sottili che vorticano in un centro,   che si individualizza e si nutre di sé espandendosi.    

Madre dentro, madre fuori, madre me, madre lei.  

Madre nella madre in un’esplosione a catena   che si espande al rallentatore   (o forse in istanti di sogno).     Lei diventa me, io ritornerò a lei.   

 Lei mi nutre dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri;   i miei sentimenti e i miei pensieri torneranno a lei.     Come una vibrazione che percorre  un’unica coscienza  

come amore che effonde dall’indicibile.” 

Edda CattaniPer ricordarti!
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LA MATRIARCA

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LA  MATRIARCA

(VALE LA PENA UNA RIVISITAZIONE DEL 2011)

Ovvero: Anche le Nonne hanno un Angelo di Luce. Auguri Nonna Lina!

L’avevano chiamata “Natalina”, forse in onore del nonno “Natale” o, forse, perché a quei tempi, i riferimenti alle grandi festività religiose sembravano portare bene. Così era cresciuta Natalina che tutti chiamarono, fin dall’inizio, Lina e che aveva conosciuto il suo intero nome solo quando fu iscritta alla prima elementare.  Crebbe intelligente, brava ed operosa e frequentò le scuole fino alla settima classe quando il padre  perse ogni avere, a seguito di un’alluvione e la famiglia, costretta a lesinare ogni spesa, mandò Lina ad imparare un mestiere. Fu indirizzata alle migliori sarte dove, allora, si pagava per imparare. “Quanto ho lavorato e quanto ho imparato!” era solita dire.

Così divenne maestra a sua volta, dopo essersi rimboccata le maniche per far fronte al bisogno. La sua mamma era morta giovanissima e Lina dovette pensare alla sorellina orfana, al padre ormai ammalato, alla casa, al fratello maggiore. Furono anni duri, ma lei, sempre a testa alta, trovava conforto nel lavoro e nell’opera preziosa delle sue mani che sapevano, da uno scampolo di stoffa, ricavare meravigliose creazioni che poi indossava. Erano abiti a balze, con leggere sfumature ed intarsi, che poi giunse ad esibire, quando, ormai giovane donna, cominciò a frequentare La Saca, il Circolo cittadino, dove si ballava. Fu lì che conobbe un bel giovane, povero quanto lei, dal nome Lino, un diminutivo come il suo.

E Lina continuò a lavorare sempre, senza sosta, per provvedere alla famiglia che si era costruita. Lavorava e guardava ancora avanti, dritta, altera, volonterosa ed orgogliosa di farsi ammirare per le sue doti non indifferenti di intelligenza, di caparbietà e di coraggio. Poi ci fu la guerra, la seconda grande guerra e tutti rimasero senza un tetto e Lino, con un carretto di suppellettili, condusse la giovane moglie e la loro bambina in campagna per essere protetti dalle terribili incursioni aeree.

Lina era giovane e bella e le piaceva vestire come la figlioletta, con vesti colorate e arricciate; allegra e fiduciosa, cantava le festose musiche dell’epoca: operette e lirica. Lei cantava e Lino ballava, per non pensare alla disoccupazione, alla miseria, alla fame. Poi nacque un altro bimbo, Pietro, che fu accolto da tutti con grandi aspettative, ma Lina fu costretta lungamente al riposo. Sembrava non doversi rialzare, ma come una quercia colpita e non abbattuta, seppe rinverdire, per amore dei suoi cari, incurante del passare dei venti impetuosi e, guardando sempre avanti, seppe  costruire, un poco alla volta, l’avvenire e la sicurezza della famigliola.

Non durò a lungo questo stato di grazia; ben presto Lino, il suo fedele, adorato compagno la lasciò e tutto sembrò crollare. Lina lo vide sfinirsi giorno dopo giorno. Come una belva ferita si chiuse in quel nuovo dolore più grande di lei e si avvitò intorno a quella spina dorsale troppo eretta per guardare anche a terra, più in giù, più in basso, finché non si rese conto di avere ancora dei doveri da compiere. Le era accanto il figlio, il suo adorato Pietro, che doveva ancor crescere e ne fece quello che fu il suo orgoglio: “il suo  ingegnere”.

La figlia era lontano ormai, in un’altra città ed aveva avuto delle splendide creature. Quella figlia ero io e Lina era mia madre, la nonna dei miei figli. Perché non dobbiamo parlare mai delle nonne? Perché dobbiamo pensare che le gioie ed i dolori siano patrimonio esclusivo delle madri?

Lina non era stata una nonna come le altre. Andrea la chiamava “la nonna sprint”, ma la ammirava e la ricordava spesso. Nonna Lina l’aveva portato a passeggio durante il soggiorno al mare, l’aveva cullato quando, dopo un’ennesima corsa ed una risata, si addormentava nelle sue braccia;  l’aveva ammirato nella sua figura statuaria, con la divisa da ufficiale, quando era cresciuto tanto da sovrastarla, tenendola sotto l’ascella. Lei lo guardava alzando lateralmente la testa e gli diceva: “Ma Andrea, non ti riconosco più! Ti ricordi quando ti portavo a passeggio e ti cantavo la ninna-nanna?”

Andrea le sorrideva, con quell’espressione serena che aveva sempre, con quella tenerezza che sapeva usare con le cose fragili… la sua nonna che sembrava essere una porcellana di bisquit. Lui l’avrebbe protetta, lui sarebbe andato da lei, ora che aveva la patente. Si erano visti poco negli ultimi tempi, ma Nonna Lina riscuoteva la sua ammirazione perché ancora accentrava l’attenzione di tutti; lei sapeva, all’occorrenza, guidare, con autorità e competenza, la barca di tutta la famiglia. La Matriarca era lei, capace di comandare a tutti, di pagare chi doveva accudirla, di farsi servire e rispettare.

La chiamavano Signora Lina ora, ed era persona nota e degna di stima. Aveva raggiunto, con il conquistato benessere economico, la soddisfazione di poter dire: “Queste sono le mie opere, il frutto del mio lavoro: la mia bella famiglia, la mia casa, le mie creature…!”. 

Ma un mattino il risveglio fu triste come mai era avvenuto. Qualcuno fu incaricato di dirle che Andrea se ne era andato, era andato via per sempre. Lina ruggì forte allora, impotente, questa volta, a far fronte all’ineluttabile. Non fu tanto il nipote che le venne a mancare, ma l’opera migliore della sua vita, il “figlio della figlia”. Questo no, questo non poteva, non doveva essere; questo era davvero troppo.

Lina non ebbe più nulla da dire, più niente da dimostrare. A  nulla erano valsi il suo operato, le sue sofferenze, i sacrifici, le lotte… tutto per i figli… i figli. Ed ora i figli dei figli. Si chiuse in casa, lasciò il lavoro, le chiacchiere a confronto delle ricchezze avute, l’ostentazione della bellezza e del benessere. Più giù, sempre più in basso; non fu più capace di levare lo sguardo da terra e cominciò ad incurvarsi tanto da non essere più in grado di alzare gli occhi.

Troppo in alto aveva guardato, troppo grandi gli spazi ove aveva mirato il suo ardire. “Signore, quando sarò di là, tu ne avrai da dire a me; ma io ne avrò da dirti…” e scuoteva la mano in aria, convinta di avere diritto di dire le sue ragioni anche al Padre Eterno. Ma Andrea era nell’aria, ormai, e Nonna Lina sapeva chiamarlo.

Chi ha detto mai che i giovani stabiliscono il contatto prima di tutto con le madri? Nonna Lina ne prese la foto della Prima Comunione e la mise su una mensola. Ogni sera lo salutava, prima di andare a letto ed ogni mattina la foto era girata nel verso opposto. Andò avanti giorno dopo giorno, rimettendola a posto, convinta più che mai che Andrea volesse, con quel segno esclusivo, noto a lei sola, salutarla. Imparò ad accorgersi di ogni particolare, ad avvertire ogni indizio, e, con la sensibilità che si accentuava,  a dare conforto a chi soffre, a sgranare il Rosario pregando la Madonna, ad invocare l’aiuto del Santo delle stimmate, Padre Pio.

Ora Nonna Lina è ancora più curva. Sembra toccare a terra, alcuni giorni. Lei, avvezza a guardare in alto e avanti, deve seguire i passi, sempre meno spediti, delle sue pantofole. E’ abbassato l’occhio, ma è vigile l’orecchio della Matriarca, pronto a cogliere i sospiri, gli affanni, le preoccupazioni dei figli. E’ lei ancora, piccolo fagotto di lana opalescente, dalle rosate sfumature, dallo voce tremula a volte e dalle mani carezzevoli, a seguire, trepida, i nostri passi.

Ora Nonna Lina legge l’Aurora e parla dei Figli di Luce e della loro dimensione di cui crede di avere una priorità per “diritto di nascita”. Lei dice che, ne è certa, quando verrà l’ora in cui dovrà lasciare questa terra, gli Angeli di Luce le andranno incontro, con tutti i suoi cari che l’hanno preceduta nella dimensione eterna.

E chi può dubitare che, fra tutti e prima degli altri, non ci siano proprio Loro, i Ragazzi di Luce, con il nipotino Franco, i giovani delle Mamme della Speranza e il mio Andrea che, davanti a Loro, sarà il primo a correre ad abbracciare e ad accogliere la sua Nonna Sprint?

E Lina, tornata giovinetta, nella sua veste rossa a fiori e balze, lo stringerà sul cuore, in quella dimensione in cui le distanze si annullano, gli anni non esistono e gli affetti della nostra vita terrena si ritrovano nel perenne amplesso dell’amore di Dio.

 

Edda CattaniLA MATRIARCA
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La festa dei nonni

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2 ottobre: Festa dei Nonni

I nonni ti vedono crescere, sapendo che ti lasceranno prima degli altri. Forse è per questo che ti amano più di tutti.

La Festa dei nonni è una ricorrenza civile introdotta in Italia con la Legge 159 del 31 luglio 2005, quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale.

Viene festeggiata il 2 ottobre, data in cui la chiesa cattolica celebra gli Angeli custodi.

 

Il brano dal titolo “Ninna Nonna”, scritto da Igor Nogarotto e Gregorio Michienzi, due autori astigiani (in arte I 2 Così), dal 2006 è stato ufficialmente riconosciuto come “Canzone Italiana dei Nonni”

 

 

Roma, 2 ottobre 2011 – Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rivolto alle nonne e ai nonni d’Italia, nella giornata di festa a loro dedicata, un messaggio: “Celebriamo oggi la festa dei nonni, divenuta ormai un appuntamento fortemente sentito e ricco di iniziative per ricordare, nel segno dell’affetto e della riconoscenza, il loro insostituibile ruolo nella vita familiare.

I nonni, con il loro patrimonio di umanita’, saggezza ed esperienza, offrono quotidianamente generoso e prezioso sostegno alla crescita ed allo sviluppo dei piu’ piccoli, che seguono sin dalla nascita nel percorso educativo e formativo ed ai quali trasmettono conoscenze, tradizioni e valori della loro generazione.

Al peso e al ruolo assunti dagli anziani non puo’ non rispondere l’impegno nell’attuale contesto sociale da parte delle istituzioni e della collettivita’ a difendere e salvaguardare quei diritti che rappresentano una conquista fondamentale per la vita e la dignita’ della persona in quella fascia di eta’. Con questo auspicio e con sentimenti di vicinanza e di ideale condivisione dello spirito che anima questa giornata, rivolgo alle nonne e ai nonni d’Italia un caloroso saluto augurale”.

Per citare una bella frase di Maria Rita Parsi: ” I nonni sono coloro che vengono da lontano e vanno per primi, ad indagare oltre la vita; sono i vecchi da rispettare per essere rispettati da vecchi; sono il passato che vive nel presente ed i bambini sono il presente che vedrà il futuro

La psicologa Maria Rita Parsi a Cattolica 2012 

 

Edda CattaniLa festa dei nonni
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L’Angelo Custode

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Chi sono gli angeli Custodi?

 

Gli Angeli custodi sono Angeli incaricati della custodia dei singoli uomini; è una verità che risulta da numerosi passi della Scrittura e dalla costante Tradizione, tanto che la Chiesa ne celebra la festa il 2 ottobre e molti la propugnano come «verità di fede». Che ogni singolo uomo sia affidato alla custodia di un Angelo è ormai affermato anche dai teologi. Come ci è vicino l’Angelo che Dio ha legato alla nostra persona? Quali sono le sue funzioni? Quali servigi viene a renderci? Prima di tutto, egli ci tiene compagnia. Se non facesse altro, sarebbe già molto. Avere un tal compagno, non sentirsi soli durante il cammino della vita, sapere che abbiamo con noi, continuamente, un così grande personaggio che ci ama, che avanza accanto a noi, col quale possiamo conversare, non è già questo un grande beneficio?

Ma egli fa molto di più; la sua presenza non è inattiva. La Chiesa ci spiega il suo compito offrendo alla nostra meditazione, nel giorno della sua festa, il racconto di ciò che fece l’Arcangelo Raffaele per il giovane Tobia.

Nel momento in cui questi si disponeva a partire per un paese sconosciuto in cui suo padre lo inviava per recuperare una somma considerevole prestata a Gabael, un giovanotto si offre per accompagnarlo ed indicargli la strada. Durante il viaggio gli rende dei grandi servigi: sulle rive del Tigri lo preserva dagli attacchi di un pesce mostruoso, glielo fa trarre fuori dalle acque e squartare per estrarne un rimedio capace di restituire la vista al padre cieco. Trova per il protetto una sposa ideale nella persona di Sara, figlia di Raguel, li libera entrambi dalle persecuzioni del demonio, recupera per loro il debito di Gabael e, come aveva promesso, riconduce sano e salvo il giovane al padre che, col rimedio suddetto, guarisce dalla sua cecità. Era l’Arcangelo Raffaele. Si potrebbe pensare che Tobia era ben fortunato e che doveva essere molto amato da Dio per ricevere da Lui un tal compagno! Ma noi non siamo meno favoriti.

Al contrario. L’Arcangelo non restò col giovane Tobia che durante il viaggio. Il nostro Angelo rimane accanto a noi incessantemente, dal primo all’ultimo istante della nostra vita, senza allontanarsi mai. Tobia non sapeva chi fosse il suo giovane compagno (egli non glielo rivelò che al momento della sua partenza), se l’avesse saputo, ne avrebbe certamente goduto di più e si sarebbe sentito più sicuro. Noi invece conosciamo con certezza la natura celeste del nostro «Custode». Come Tobia, anche noi abbiamo un pellegrinaggio da compiere su questa terra. Proprio per questo, come a quel giovane, Dio invia a noi un compagno celeste perché ci guidi, ci assista, ci aiuti, ci protegga. Il suo compito, lo dice il nome, è «custodirci», specialmente contro gli attacchi dell’Angelo cattivo, il demonio.

L’Angelo custode si sforza di fare per il nostro bene ciò che il demonio tenta di fare per il nostro male; ci «tenta», per dir così, alla virtù (come quello ci tenta al peccato), suggerendoci buoni pensieri, richiamando alla nostra mente ricordi edificanti, avendo cura di prepararci buoni esempi ed occasioni di atti meritori, allontanandoci dai pericoli, disponendo gli avvenimenti, per quel che dipende da lui, per il nostro maggior bene, incoraggiandoci nella pratica della virtù, spronandoci sulla via della perfezione, invitandoci in mille modi alla riflessione, alla meditazione dei motivi d’amar Dio ed evitare il peccato… Il nostro Angelo non è soltanto un difensore, ma un animatore. Fa tutto quel che gli è possibile per aiutarci e mette a nostra disposizione la sua intelligenza e la sua scienza, la sua previdenza, la sua potenza, il suo credito presso Dio, desideroso di impiegare tutto ciò in nostro favore. Ci sta accanto, presso di noi, per il nostro bene, a nostro servizio. È un vero servitore, inviatoci dal Padre. Tutto dedizione, ci ispira piena fiducia.

Vuole soltanto dare senza niente domandare. Sì, anche l’ultimo degli uomini, il più povero, il più umile, il più diseredato, il bimbo che ancora non parla, hanno per servitore un messaggero del ciclo; uomo e Angelo insieme: quale sicurezza e quale dignità! La sua assistenza è continua; ma si può star sicuri ch’essa diviene più premurosa ed intensa quando incombe un pericolo per l’anima o per il corpo, nella prova, nella sofferenza o nelle difficoltà, e soprattutto all’avvicinarsi della morte, quando è più grande il bisogno di soccorso. «I nostri buoni Angeli sono chiamati Angeli custodi – spiega S. Francesco di Sales – perché hanno l’ufficio di assisterci con le loro ispirazioni, di difenderci nei pericoli, di correggere i nostri difetti; di spronarci all’acquisto della virtù; hanno l’incarico di portare le nostre preghiere al trono della divina bontà, maestà e misericordia del Signore, e di riportare a noi l’esaudimento di esse.

Le grazie che ci vengono elargite, ci sono date per l’intercessione dei nostri buoni Angeli». San Tommaso si domanda se l’Angelo custode provi dolore dei mali del suo protetto, specialmente quando lo vede resistere alla sua azione e commettere peccato. Risponde negativamente: «Gli Angeli, egli dice, non provano dolore né dei peccati né delle pene degli uomini». Tale tristezza, in essi come in tutti gli Eletti, è incompatibile con la felicità celeste. Tristezza o dolore traggono origine dalla volontà contrariata, quando non si vuole ciò che succede. Ora, gli Angeli non vogliono che ciò che Dio vuole e com’Egli lo vuole; la loro volontà si identifica totalmente con quella di Dio che essi amano soprattutto e intensamente. La gloria di Dio esige che l’anima intelligente sia libera d’amarlo o di offenderlo. Non considerano nel peccato che la gloria di Dio. La sofferenza che deriva dal peccato glorifica Dio provando che Egli è il fine dell’uomo e che non si violano impunemente i suoi diritti e la sua autorità. Parlando in senso assoluto gli Angeli non vogliono i peccati e le pene degli uomini; però li vogliono come Dio li vuole o li permette per la sua gloria e per il loro bene. Se ogni uomo è assistito da un Angelo che lo aiuta ad evitare il peccato e a praticare la virtù, come mai sono così numerosi i violatori della morale, gli uomini che cedono alle suggestioni del demonio, soccombono alla tentazione e si mostrano così moralmente deboli?

Come mai noi stessi non ci sentiamo più forti nella pratica del bene? È come se dicessimo: come mai, nonostante l’abbondanza delle grazie divine, non sono santi tutti quelli cui esse vengono elargite? L’Angelo – come la grazia – ci invita al bene; bisogna però consentirvi. Ci suggerisce alcuni motivi per respingere la tentazione o compiere degli atti di virtù; bisogna però considerarli, farvi attenzione e aderire alle loro ispirazioni. Non diversamente della grazia, egli non forza la nostra volontà. Restiamo liberi d’accettare o di rifiutare; di seguire le sue ispirazioni o di resistere; di rendere efficace o sterile la sua azione. «Che gli uomini periscano – conclude San Tommaso – non va imputato alla negligenza o all’indolenza dell’Angelo, ma alla malizia degli uomini». Se per nostra colpa rendiamo inefficace la sua azione, questo non infima la sua realtà; egli non può nulla senza la nostra cooperazione. Si dirà ancora: se il nostro Angelo deve custodirci, perché avviene che possiamo essere vittime d’incidenti o anche di catastrofi? Affermiamo innanzi tutto che i mali e gli incidenti da cui ci preserva sono molto più numerosi di quel che non pensiamo: noi non percepiamo il suo intervento invisibile. Tra quelli ch’egli non impedisce, ce ne sono alcuni di cui siamo responsabili proprio noi per non aver seguito le sue ispirazioni ed aver agito alla leggera, con trascurata imprudenza. Altri derivano dalle colpe di coloro da cui dipendiamo.

Ce ne sono poi ancora altri cui l’Angelo permette che accadano per farci toccare con mano le funeste conseguenze dei nostri atti cattivi, per farceli detestare ed evitare in avvenire, o anche espiare in questa vita; per distaccarci dalle creature e riavvicinarci a Dio; per fornirci l’occasione di manifestargli la nostra sottomissione e il nostro amore; per esercitare e temprare la nostra volontà; per permetterci di guadagnare una ricchezza di meriti e una più grande ricompensa in cielo… Egli è un operaio intelligente e devoto del divin Vignaiolo che pota la vigna della nostra anima, anche a costo di farla piangere, perché porti frutti più copiosi. È sempre fedele esecutore dei disegni della Provvidenza su di noi. Ma se interviene soprattutto per il bene della nostra anima, egli «custodisce» anche il nostro corpo e i nostri stessi interessi temporali, se sono utili al nostro progresso spirituale. Ci serve in tutto: la sua custodia è estesissima. Tutto ciò che ci riguarda lo interessa. Da quanti mali, incidenti, cause di morte, non ci protegge, anche a nostra insaputa! Suarez riduce a sette le funzioni dell’Angelo custode presso di noi.

1) Ci libera dai pericoli che minacciano il nostro corpo o la nostra anima, allontana da noi le cause esteriori o ci ispira il pensiero di evitarle anche se non ne sospettiamo i rischi; 2) Ci stimola e ci fa operare il bene ed evitare il male; 3) Trattiene i demoni, diminuisce la gravita delle loro tentazioni e il numero dei cattivi pensieri che ispirano e delle occasioni di peccato che provocano; 4) Presenta a Dio le nostre preghiere; 5) Prega per noi; 6) Talvolta ci infligge delle pene: per castigare le nostre colpe e correggerci facendocene sentire le dolorose conseguenze, e anche per offrirci l’occasione di esercitare la virtù e di accrescere i nostri meriti; 7) Al momento della nostra morte, condurrà la nostra anima in ciclo, se è pura da ogni macchia, o in Purgatorio se deve passarvi per purificarsi e verrà a trovarla per consolarla.

Il nostro Angelo custode è lo strumento della sollecitudine paterna di Dio a nostro riguardo e l’intermediario della sua benevolenza. Molte delle grazie a noi destinate passano attraverso lui. Fa per noi molto più di quel che pensiamo; la sua azione è invisibile come lui. Non sapremo che in cielo tutto ciò che gli dobbiamo, tutti i mali dell’anima e del corpo da cui ci preserva, tutti i beni che ci procura, tutte le grazie che ci assicura, tutti i servigi che ci rende. E gliene saremo eternamente riconoscenti. Ma non bisogna attendere quel giorno per testimoniargli la nostra gratitudine. E un dovere ed è nel nostro interesse: non è forse un buon mezzo per incoraggiarlo a continuarci la sua generosa assistenza? Non c’è nulla che, come l’ingratitudine, chiuda il cuore, anche quello degli Angeli.

Tratto dal testo “… ma gli Angeli esistono davvero?” Ed. Medjugorje

GLI ANGELI CUSTODI

Il nuovo Calendario universale della Chiesa ha conservato non la festa, ma la memoria degli Angeli Custodi.

Un tempo questa festa veniva celebrata il 29 settembre, insieme con quella di San Michele, custode e protettore per eccellenza.
L’uso di una festa particolare dedicata agli Angeli Custodi si diffuse nella Spagna nel ‘400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il Papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre.
La devozione per gli Angeli è più antica di quella per i Santi: prese particolare importanza nel Medioevo quando i monaci solitari ricercarono la compagnia di queste invisibili creature e le sentirono presenti nella loro vita di silenzioso raccoglimento.
Dopo il concilio di Trento, la devozione per gli Angeli fu meglio definita e conobbe nuova diffusione. Nella vita attuale, però, gli uomini trascurano sempre di più la propria angelica compagnia, e non avvertono ormai la presenza di un puro spirito, testimone costante dei pensieri e delle azioni umane.
Di solito si parla dell’Angelo Custode soltanto ai bambini, e per questo anche l’iconografia si è fissata sulla figura dell’Arcangelo Raffaele, che guida e conduce il giovane Tobiolo.
Gli adulti, invece, dimenticano facilmente il loro adulto testimone e consigliere, il loro invisibile compagno di viaggio, il muto testimone della loro vita. E anche questo aumenta il senso della desolazione e addirittura dell’angoscia che caratterizza il nostro tempo, nel quale si sono lasciate cadere, come infantili fantasie, tante consolanti e sostenitrici verità di fede.
E’, infatti, verità di fede che ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angelo Custode, che lo accompagna, lo ispira e lo guida, per tutta la vita, fino alla morte, esemplare perfetto della condotta che si dovrebbe tenere nei riguardi di Dio e degli uomini.
L’Angelo Custode è dunque il luminoso specchio sul quale ogni cristiano dovrebbe riflettere la propria condotta giornaliera.
Per questo la Chiesa ha dettato una delle più belle preghiere che dice: “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste . Così sia “.

Chi sono gli Angeli custodi?

Sono creature delicate e sottili, emanazione dell’energia creatrice degli Arcangeli.
Essi sono pura essenza d’amore, invulnerabili. Sono incorruttibili e privi del decadimento che caratterizza gli esseri umani.

Etimologicamente “Angelo” significa “messaggero”.

Il culto per gli Angeli nella Chiesa è nato nel 1670 con Clemente X che istituì la loro memoria obbligatoria il 2 Ottobre. Il I Concilio Vaticano del 1870 riconfermò la dichiarazione del Laterano del 1215 sulla creazione degli angeli fin dall’inizio dei tempi.

Il Catechismo di Pio X recitava: “Gli Angeli sono creature perfettissime e puramente spirituali” e possono essere definiti come “sostanza intellettuale, creata da Dio e superiore agli uomini”. Essendo “puri spiriti”, essi non possiedono corpo, quantunque alcuni Padri e scrittori ecclesiastici abbiano loro attribuito una certa corporeità, come ad esempio San Gregorio di Nazianzo, il quale sosteneva che “se viene paragonato all’uomo, l’angelo è puro spirito, se invece lo si paragona a Dio, è corporale”. La Chiesa, in base alle Scritture e alla tradizione, ha definito come “verità di fede” non solo l’esistenza degli angeli ma anche la loro creazione: si ritiene che siano stati creati prima dell’uomo in grandissimo numero, (s. Giovanni, nell’Apocalisse dice “schiere innumerevoli”), con compiti specifici e definiti: si parla di angeli custodi, di guide, di protettori di famiglie e comunità, di città e nazioni, di angeli che contemplano e lodano Dio e nel contempo eseguono i suoi ordini, di quelli che stanno davanti al trono di Dio, ecc.

Le schiere celesti sono suddivise in 9 Cori Angelici, a loro volta distinti in 3 Gerarchie:

– Serafini, Cherubini, Troni
– Dominazioni, Virtù, Potestà
– Principati, Arcangeli, Angeli

a capo delle quali sta l’Arcangelo San Michele.

Nell’estate del 1992 Papa Giovanni Paolo II ha ribadito con forza l’esistenza degli Angeli e che vengono mandati dalla Divina Provvidenza affinchè ci aiutino a raggiungere la santità della vita.

La loro presenza è comune alla religione ebraica, cristiana e mussulmana. Quasi ogni pagina della Bibbia attesta l’esistenza di queste creature spirituali che apparvero a parecchi Profeti, tra cui Abramo e Giacobbe, e vengono nominati in più di 300 passi per la loro attività a favore degli uomini. Nei Vangeli essi sono continuamente presenti, a cominciare da quello che annuncia a Zaccaria la nascita del Precursore del Cristo:

“Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. [12]Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. [13]Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni…”

Nella vita della Santa Famiglia la loro opera è di annuncio, di protezione, di consiglio:

– l’Angelo Gabriele annuncia a Maria il concepimento di Gesù
– un angelo informa Giuseppe della divina Maternità di Maria e più tardi lo avviserà di mettere in salvo il Bambino e sua Madre dalla furia di Erode, come pure l’informerà del cessato pericolo e lo inciterà a rientrare in Israele.

Nella notte della Natività, i pastori saranno avvisati da un angelo:

” Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l`angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
E subito apparve con l`angelo una moltitudine dell`esercito celeste che lodava Dio e diceva:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama”.

(da Internet “LASCIAMOCI GUIDARE”)

 

Edda CattaniL’Angelo Custode
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La Preghiera all’Angelo Custode

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Come non riproporre una poetica tradizione, fatta di fede e preghiere quasi “infantili” “ma dense di “affido”, proprio come fanno i bambini….

Affidiamoci al nostro Angelo Custode!

In questi giorni particolari in cui gli innocenti subiscono violenza e muoiono, spesso dimenticati; gli ammalati soffrono e non trovano soccorso, la fame e la miseria vengono ignorate quando non ci riguardano… rivolgiamo una preghiera ai nostri Angeli perchè ci proteggano!

 

PREGHIERE TRADIZIONALI

Un’anima non è mai senza la scorta degli Angeli, questi spiriti illuminati sanno benissimo che l’anima nostra ha più valore che non tutto il mondo.

San Bernardo di Chiaravalle

Noi tutti siamo stati affidati da Dio ad un Angelo custode a cui, ogni nuovo giorno, dovremmo chiedere consiglio, forza spirituale e saggezza. Ogni sera dovremmo poi ringraziarlo per tutte le volte in cui ci ha aiutato anche senza che noi ne fossimo consapevoli.

L’Angelo Custode, se rettamente invocato, circonda tosto la casa con amore, protezione e benedizioni. Gli Angeli Custodi apportano più quiete, armonia e spiritualità nella nostra casa: dicono che noi abbiamo eretto una quasi insormontabile barriera di rumore e di materialismo, tra il nostro mondo ed il loro. Una breve preghiera per la Divina ed angelica protezione della casa, dei bambini, dei vecchi e degli ammalati, ripetuta giornalmente, assicurerà i loro privilegi e darà alla casa una atmosfera di bellezza e di pace.

Ricordiamo che la festa degli Angeli si celebra il 2 ottobre.

Angelo di Dio

Angelo di Dio,
che sei il mio Custode,
illumina, custodisci,
reggi e governa me,
che ti fui affidato dalla Pietà Celeste.
Così sia.

Implorazione all’Angelo Custode

O Angelo benignissimo mio custode, tutore e maestro, guida e difesa, sapientissimo consigliere e fedelissimo mio amico, al quale io sono raccomandato per la bontà del Signore dal punto in cui nacqui fino all’ultima ora della mia vita; quanta riverenza vi devo, sapendo che state presente ove io stò! e con quanta devozione vi devo servire per l’amore col quale mi vegliate! e che gran confidenza devo avere avendovi a lato per mia difesa!

Or dunque, insegnatemi, o Angelo santo, correggetemi, assistetemi, guidatemi e custoditemi per il cammino diritto e sicuro alla santa Città di Dio, e non permettete che io faccia in vostra presenza cosa che vi offende e che io non ardirei di fare in presenza di un altro uomo come sono io. Presentate i miei desideri al Signore, offrite le mie orazioni, mostrate le mie miserie, ed impetratemi il rimedio di esse dalla sua infinita bontà.

Vigilate quando dormo, non vi stancate quando sono stanco, sostenetemi quando sto per cadere, guidatemi allorché vado errando; animatemi quando mi perdo d’animo, illuminatemi quando non vedo, difendetemi quando sono combattuto, raffrenate l’impeto dell’astuto nemico, e, nell’ora della mia morte, liberatemi dal dragone infernale, affinché, guidato e difeso da Voi, vada alla vostra gloriosa stanza, e voi godiate del mio bene e io goda della vostra gloria, ed il Signore vostro e mio sia glorificato in voi ed in noi, in tutti i secoli dei secoli. E così sia.

 

Un consiglio di papa Giovanni XXIII

Quando debbo visitare qualche personaggio importante, impegno il mio Angelo Custode a mettersi d’accordo con il suo, perchè influisca sulle sue disposizioni. E’ una piccola devozione che mi richiamò il Santo Padre Pio XI e che ho trovato assai fruttuosa.

Ringraziamento all’Angelo Custode

Angelo mio Custode, vero amico, compagno fedele e sicura guida mia; io vi ringrazio di quell’indefessa carità, vigilanza e pazienza con cui mi avete assistito e continuamente mi assistete nei miei spirituali e temporali bisogni.

Vi domando perdono dei disgusti che tante volte vi ho dato colla disubbidienza ai vostri amorevoli consigli, colla resistenza alle vostre salutevoli ammonizioni, e col profitto così scarso delle vostre sante istruzioni. Continuatemi, vi prego, in tutta la mia vita, la benignissima vostra protezione, affinché possa insieme con voi, ringraziare benedire e lodare per tutta l’eternità il comune Signore. Così sia. Angelo di Dio…

Preghiera medievale

(per proteggere noi stessi dalle forze oscure)

Signore, mandami tutti i santi Angeli e Arcangeli. Mandami il santo arcangelo Michele, il santo Gabriele, il santo Raffaele, affinché siano qui con me, mi difendano e mi proteggano, Tu che mi plasmasti, mi desti un’anima e ti degnasti di profondere il tuo sangue per me.

Io affermo che i santi Arcangeli mi proteggono, mi illuminano quando sono sveglio e quando dormo, mi rendono tranquillo e sicuro dinanzi a ogni manifestazione diabolica. Che nessun essere dotato di maligno potere possa giammai entrare in me, né osi offendere o ferire la mia anima, il mio corpo, il mio spirito, o atterrirmi o solleticarmi con la tentazione. Amen.

Preghiera per la notte

Visita questa casa, o Signore, illuminala con la tua luce e liberala da ogni sorgente di male. Manda i tuoi santi Angeli ad abitare con noi così potremo riposare nella tua pace. Sia la tua benedizione sempre su di noi, attraverso Gesù Cristo nostro Signore, Amen.

 

PREGHIERE LAICHE

Divina presenza in me, possa la Tua saggezza dirigere le mie azioni, il Tuo amore guidare i mie pensieri, la Tua luce illuminare il mio cammino. Avvolgimi nella Tua radiosa presenza ora e sempre. Amen.

Al nostro Angelo custode

Angelo mio protettore, dammi la forza di realizzare i propositi di crescita interiore, di collaborazione e di servizio. La mia volontà è pura, potenziala con la tua forza. Aiutami nelle cose quotidiane, in quelle materiali e spirituali. Sviluppa in me le tue doti, che io veda i miei difetti e che possieda compassione e pazienza. Guida i miei pensieri, desideri ed azioni verso ciò che è più giusto per la mia crescita spirituale e dammi la capacità di accettare ciò che non riesco a comprendere. Così sia.

Agli Angeli consolatori

E’ una invocazione particolarissima da indirizzare mentalmente verso i luoghi di guerra o in cui si siano verificati stragi, torture, atti di terrorismo, massacri ad opera dell’uomo o delle forze della natura, gravi incidenti con molte vittime. Fu composta per il ghetto di Varsavia. Viene tuttora ricopiata su striscioline di carta che, arrotolate vengono deposte dove possibile, fra le pietre, nelle fessure dei muri nei molti luoghi di sofferenza sulla terra.

Se accompagnata dal pensiero compassionevole, possiede un grande potere evocativo. Sollecita l’intervento degli Angeli consolatori. E’ la prima volta che ne viene autorizzata la pubblicazione, perchè è tempo che questa consuetudine riparatrice venga diffusa.

“Come petali di rose in un deserto di sale, amore, compassione, dolcezza, pensiero comprensivo scendano su questi luoghi.

Che i cieli si aprano e Angeli misericordiosi facciano scendere miele e ambrosia per lenire le ferite: attraverso il tempo e lo spazio.

Dai regni oscuri dove follia e terrore sono scaturiti, follia e terrore ritornino e che il Nulla li inghiotta.

Che la luce avvolga nel suo raggio ogni vita stroncata,

e compensi ogni goccia di sangue, e ogni lacrima.

Che la nuova vita sia facile e il destino favorevole.

Che gli Angeli consolatori portino a chi resta rassegnazione e conforto.

E che l’uomo comprenda e la Terra non dimentichi…”.

Benedizioni per la Terra

Quella che segue è una preghiera da recitare all’aperto, immersi nel fulgore della Natura, con le mani giunte, orientandosi di volta in volta verso i quattro punti cardinali.

Sia pace a Nord,
a Sud,
a Ovest
e a Est.
Sia pace attraverso i quattro elementi
ed all’Etere cosmico, che tutto contiene.
Sia pace e amore per tutte le creature,
visibili e invisibili,
attraverso i loro Regni e i loro elementi.
Sia pace ai loro Angeli e ai loro Deva.
Sia pace a noi, che con essi condividiamo il cammino.

 

Lode al Creatore

Dio onnipotente ed eterno,
con tutto il cuore ti lodiamo,
per la grande gloria dei tuoi santi Angeli.
Ti ringraziamo per la loro meravigliosa saggezza,
la forza suprema e la bellezza radiosa;
e per il loro grande potere sempre posto al Tuo servizio.
Fa’ che, seguendo il loro splendido esempio,
possiamo dedicarci completamente all’aiuto dei nostri Fratelli.
Per Cristo nostro signore. Amen.

 

 

All’Angelo di gruppo 

E’ una preghiera utile quando esiste un gruppo affiatato sotto la protezione di un Angelo. E’ da recitare ogni volta che il gruppo si riunisce.

Angelo nostro, protettore ed alleato, raccogli e trasforma i nostri pensieri d’amore. Apri le porte fra il tuo mondo di luce e il nostro mondo di nebbia. Guida i nostri passi sul ponte che li unisce e che la nostra collaborazione diventi ampia e sicura. Avvicina a noi i tuoi Fratelli perchè ascoltino il nostro richiamo. Allontana da noi la nebbia dovute alla mondanità, affinchè Essi vedano i nostri intenti sinceri e la purezza del nostro cuore.

Lasciate aperte le porte, affinchè, invocandovi, possiamo sentirvi vicino a noi. Col vostro aiuto, ci sia dato di proteggere, consolare, guarire. Ci sia dato di aiutare chi soffre nel corpo e nello spirito. La vostra guida espanda la nostra conoscenza, poiché conoscere è servire. Amen.

Preghiera di chiusura

In chiusura, prima che ciascuno si allontani per riprendere la propria strada, si può recitare la formula seguente.

 

 

Salute a te, Angelo nostro, protettore ed alleato. Salute a Te, Signore di questo luogo ed a voi Angeli che ci siete stati vicini. La vostra potenza accompagni il nostro intento e lo deponga dinanzi al trono di Dio, dove la luce turbina in vortici fiammeggianti. Che la nostra richiesta sia accolta, e scenda dallo spirito nella materia, secondo il nostro destino. Riaccostate il velo della separazione, e che il Piano divino si compia sulla Terra. Così sia.

 

PREGHIERE DETTATE DEGLI ANGELI

Per gli Angeli della musica

Salve, Angeli della musica!
Venite in nostro aiuto.
Cantateci canti di gioia.
Infondete in noi l’armonia divina,
risvegliateci,
fate che udiamo la vostra voce.
Intonate le nostre orecchie ai vostri canti;
animate la musica terrena con la vostra luce.
Condividete con noi le fatiche della Terra,
e possano gli uomini udire le melodie,
che voi cantate al di là del tempo e dello spazio.

 

Per gli Angeli custodi della casa

 

Salve, Angeli custodi della casa!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi lavoro e gioco.
Rimanete con noi e fateci percepire la vostra presenza!
Avvicinatevi e sentite il nostro amore.
Prendete le nostre mani nelle vostre e, per un attimo,
sollevateci dal peso della materia,
Condividete con noi la vostra meravigliosa libertà,
la vostra intensa vita nell’aria luminosa,
l’intensità della vostra gioia,
la vostra unità con la Vita.
Dateci aiuto nel lavoro e nel gioco,
in modo che si avvicini il tempo
in cui tutta la nostra razza vi conoscerà,
e vi saluterà come fratelli,
pellegrini come noi,
sul Sentiero che conduce a Dio!
Salute, Angeli custodi della casa!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi gioco e lavoro,
in modo che la vita interiore sia liberata.

Per gli Angeli Costruttori

Salve, schiere di Angeli costruttori!
Venite in nostro aiuto.
Aiutate questo neo-nato nel mondo degli uomini,
ed assistete sua madre.
Inviate i vostri Angeli ad assistere ogni nascita,
ad annunciare l’alba della nuova vita,
e dare al bimbo che viene, la benedizione del Signore.
Salve, schiere di Angeli costruttori!
Venite in nostro aiuto,
date aiuto a questo neo-nato nel mondo degli uomini,
e che la divinità interiore sia liberata.

Per gli Angeli della natura

Salve, Angeli della terra e del cielo!
Venite in nostro aiuto.
Date fertilità ai nostri campi,
ad ogni seme donate la vita,
che la nostra terra possa essere feconda.
Salve, Angeli della terra e del cielo!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra
in modo che la divinità interiore sia liberata.

 

Per gli Angeli Guaritori

Salve, Angeli della guarigione!
Venite in nostro aiuto.
Riversate la vita risanante,
sul corpo di … (nome della persona),
colmate ogni cellula di forza vitale,
donate ai nervi la pace,
calmate i sensi tormentati.
Che un’onda di vita entri in questo corpo,
e dia calore ad ogni suo organo,
affinché, insieme all’anima,
siano risanati dal vostro potere.
Lasciate che un Angelo vegli su… (nome),
confortandolo e proteggendolo,
finché non torni in buona salute.
Fate che riesca a respinger il male,
e ritornino veloci vita ed energia.
Ma, se la vita terrena è ormai giunta al suo termine,
donategli la pace ed un passaggio sereno.
Salve, Angeli della guarigione!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra
in modo che in ogni uomo si liberi,
la divinità celata nel suo cuore.

Per gli Angeli della Bellezza e dell’Arte

Salve, Angeli della Mano di Dio!
Venite in nostro aiuto.
Imprimete nel nostro mondo
fisico, emozionale e mentale,
il senso della Bellezza Divina.
Aiutateci a percepire le intuizioni del nostro vero Sè.
Aiutateci a riconoscere la Bellezza in ogni cosa,
in modo che, attraverso di essa, possiamo trovare,
nascosto dai veli del colore e della forma, il vero Sé.
Ispirateci a portare nelle nostre vite
il Buono, il Vero, il Bello.
Mostratevi e fatevi conoscere,
Angeli della Sua Mano,
in modo che possiamo imparare anche noi
a diffondere la Bellezza nel mondo.
Salve, Angeli della Mano di Dio!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra,
fate che la Bellezza interiore sia rivelata!

Ringraziamento serale

Vi ringraziamo amici carissimi,
per tutto ciò che avete fatto per noi,
Rimanete coi bimbi, questa notte, o benedetti,
rimanete coi vecchi e coi malati.
Vicino ad ogni letto vi sia un Angelo custode.
Che tutti possano dormire in pace,
sentendo la vostra silenziosa presenza,
che veglia su di loro.
Amen.

Preghiera serale

Sia benedetto l’amore che, con gratitudine,
offriamo ai nostri angelici Aiuti di questa giornata.
Accettate il nostro amore e le nostre preghiere,
e aiutateci a vivere e lavorare,
per crescere simili a voi.
Per questa notte, su tutto,
imploriamo la vostra custodia.
Siate con i bambini, con i vecchi e con i malati,
avvolgeteli con la vostra luce e la vostra pace,
fino all’alba del giorno che viene.
Fate che al mattino cominciamo,
il nostro lavoro con gioia,
lodando il nostro Padre celeste.
Fate che, mano nella mano,
i Suoi umani ed angelici figli,
possano lavorare nel Suo Nome,
per arrivare al magnifico giorno in cui,
nel nostro e nel loro mondo,
regnerà solo la Sua Volontà.

Amen.

 

da [Dr. Mario Rizzi – Gli Angeli, conoscerli, amarli e seguirli]

 

 

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Edda CattaniLa Preghiera all’Angelo Custode
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Il silenzio e la parola

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Il silenzio e la parola

SIGNORE TU DAI LUCE ALLA MIA LAMPADA!

“Mio Dio, rischiari la mia tenebra.” Esiste un tempo in cui si vorrebbe solo fare il vuoto interiore per ascoltare la voce di Dio. Ci sono luoghi preposti in cui ci si può ritirare e fare silenzio per ascoltare quanto il Padre e la Sua Parola hanno da dirci. Questa bellissima, direi straordinaria esperienza mi è stata comunicata da un’amica di FB  che ringrazio per la cortese condivisione. Dopo un lutto traumatico non solo i convegni della speranza aiutano… ma questi momenti di intensa riflessione per l’anima!

Nella solitudine e nella semplicità operosa
il Signore ci conceda
di rinnovare le forze
e attingere luce per il cammino.

Il Signore rallegri quelli che amiamo
e quelli che non sappiamo amare,
doni lo Spirito santo a quanti si raccomandano alle nostre preghiere.

Pax! State allegri!
I fratelli e le sorelle di Bose

La nostra amica mi scrive: “ …Monastero di Bose… non so se ne hai sentito parlare..ci sono arrivata perché cercavo un monastero che praticasse l’accoglienza per ritirarmi qualche giorno dopo che e’ morto il mio papà ( questo a dicembre…) poi la vita mi ha portato altrove… fino a che non ho scoperto per caso questo monastero che è vicino a Biella…silenzio assoluto… Il silenzio vero… è nelle colline …c’é una passeggiata fino a una chiesa romanica che hanno restaurato loro.  Ti accolgono… ma ti accolgono davvero col cuore … se vuoi segui i loro ritmi di preghiera se no, no…Molto, molto toccante…difficile la solitudine e il silenzio per certi versi, ma lì ho registrato e hanno detto cose che non sempre ho capito… penso.

Tutti gli strumenti che noi stessi ci siamo creati ci invitano alla dimensione così profonda del silenzio, che è il rapporto essenziale con la parola, come il deserto è un termine di rapporto essenziale con la società, la socialità; per cui abbiamo il ritiro nel deserto, l’esperienza del deserto, il raccoglimento nel silenzio: sono parti essenziali dell’esperienza religiosa, fin dalle origini, oltre che esempio tratto dalla vita di Cristo stesso.

 

Stamattina alle 6 in un salmo questa frase “Dio tu accendi la mia lampada”…Enzo Bianchi ha tradotto insieme ad altri dall’ebraico i salmi e la versione che c’è nel solo testo di preghiera : e’ questa!

È stato faticoso in certi momenti …più di quanto pensassi …la solitudine e lo stare da sola con Dio;  ma dopo che ho saputo che mio papa’ era vivo per me e’ cambiato tutto…sono in cammino e sentivo di avere bisogno anche di questo e intendo tornare…

in questi giorni ho letto tutto quello che potevo saltando da una cosa all’altra…dice cose molto molto interessanti che incontrano il mio modo di sentire e il modo in cui cerco Dio…

«Quale tremendo debito d’amore,
di rispetto, di compassione
verso ciascuno dei nostri fratelli.
Signore Gesù,
Tu porti con noi questo fardello,
altrimenti si verrebbe meno,
e Tu sei il compagno di chi spera
e di chi dispera»

una monaca d’occidente

Lì mi hanno detto cose che non ho capito e altre che ho capito dopo (… i nostri amici dell’oltre) …ad esempio una sera “il Vangelo di Luca” …solo questo …e io ho pensato..ok? e cosa ci faccio con questa frase? e’ lunghissimo il vangelo di Luca…l’ho aperto ma cosa potevo leggere…ecco il mattino dopo c’era il vangelo di Luca durante la preghiera delle 6…

Registrando io dico ” ci sto provando mio Signore con tutte le mie forze ma tu leggi nel mio cuore e sai che sono piena di dubbi, aiutami a trovare la strada” risposta ( prima delle parole che non arrivo a cogliere bene) poi mi dice “la strada è in me”…

Gesù amava ritirarsi in disparte, sul monte o nel deserto. Ma tornava presto in mezzo agli uomini, commosso dalla folla che attendeva il suo ritorno. Dio è ovunque noi siamo, non dobbiamo cercarlo altrove, non dobbiamo evadere…

Ho chiesto di dirmi le parole che sapevamo… silenzio…in questi casi spesso non spiegano…hanno parlato …sta a te capire… allora ho riascoltato con calma e capivo distintamente… “david ti aspetta qua…”

Il giorno dopo uno dei salmi era di David ( il re) moltissimo Salmi del Salterio sono “di David.” Mi sono fatta anche un’altra idea ma forse questa e’ una mia interpretazione… resta lo stupore del testo. Loro sanno, sanno prima o comunque sanno.

Non so con quanto anticipo scelgano i testi in monastero…

Fare ritiro significa sostare, chiudere un attimo gli occhi non per dimenticare ma, al contrario, per ritrovarsi, per radunare le forze, per far ordine nei pensieri, per calmare l’angoscia. Ma non è un semplice esercizio di autodisciplina. Fare ritiro è come prepararsi a un appuntamento: si resta in disparte solo per essere più sicuri di incontrare il volto di Dio…

 

Se mi è concessa, ho provato invidia per te amica mia, per questa opportunità di fare questo silenzio che mi manca e che posso a mala pena percepire e anche con una certa vertigine. In questi giorni avevo pensato di raggiungere Montefano per un week-end al Centro Studi biblici di Padre Alberto Maggi, ma le condizioni climatiche e la mia precarietà fisica l’hanno fatta da padrone… Ho però potuto rallentare il ritmo del mio vivere, trovandomi in assoluta inattività. Ho compreso che fra le mie “mura protette” lontana dall’inquietudine quotidiana, posso fare “silenzio” perché è silenzio la presenza del Cristo che si manifesta quando siamo disposti a riceverlo, tra i momenti in cui ognuno di noi si concentra sul proprio destino, sulla propria natura e sensibilità, sul proprio compito.

 

Questo silenzio è anche, secondo me, un’esigenza imponente che va preservata come il diritto divino dell’ineffabile; c’è qualcosa in questo mio stare che non si può descrivere, che non si può dire con parole e che però fa parte ancora di più di quel linguaggio più vasto che lo stesso P.Alberto, nei suoi incontri del giovedì, ci invita a cogliere perché il Vangelo appunto non è solo verbale. Questa condizione è splendida, questa potenza che il silenzio ci comunica vuole quasi garantirci che c’è questo incomunicabile, qualcosa che non può essere sacrificato dalle consuete parole del vocabolario degli uomini, ma che comunque si manifesta nell’economia delle parole stesse, come tempo interno delle parole che invece si possono pronunciare.

 

Dio mio, se è vero che tu sei dappertutto
come mai io sono così spesso altrove?

Se vai in capo al mondo, trovi le tracce di Dio
se scendi nel tuo profondo, trovi Dio stesso.

 

 

Questo inesprimibile è ciò che ha avvertito la nostra amica e che ha sperato, nel silenzio, di cogliere e, forse, c’è riuscita… questo stesso è espresso nel Vangelo, quando Gesù, a volte, non risponde ai suoi, discepoli o comuni ascoltatori, che si alza qualche volta anche tra l’uno e l’altro dei discepoli e vi è pure qualche passo in cui rimane il non detto che occorre però saper cogliere.

 

C

 

Grazie Signore per questi giorni di silenzio che mi hai donato!

 

Signore accendi la mia lampada! 

 

Edda CattaniIl silenzio e la parola
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Giornata mondiale per la Cura del Creato

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Giornata Mondiale per la Cura del Creato 

 

 

La Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato ricorre ogni 1 settembre, occasione nella quale il Santo Padre scrive un Messaggio diretto alla Chiesa Cattolica e a tutte le persone di buona volontà.

Nel suo Messaggio Papa Francesco invita a “vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente; unire le forze per contribuire a ripensare alla questione del potere umano; estendere anche al creato l’armonia fra umani nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune”.

La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire “generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della creazione in Cristo stesso. C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraversola destinazione universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore.

Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo Spirito (cfr Rm 8,2), una vita santaun’esistenza da figli del Padre, come Gesù (cfr Rm 8,14-17), poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi (cfr Gal 2,20). Una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità.

Edda CattaniGiornata mondiale per la Cura del Creato
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