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Ti prego non lasciarmi!

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Ti prego non lasciarmi!

 

"La storia dell'umanità non è quella di una penosa risalita dopo una rovinosa caduta, ma un cammino provvidenziale verso un futuro pieno di promesse"

(Ireneo, Adversus haereses, lib. IV, 38).

 

Sarò a Modena in questi giorni per gestire un Seminario su un argomento importante: “Lutto traumatico: l’aiuto ai sopravissuti”. Dovrò raccontarmi e raccontare mettendomi in gioco, ancora una volta e non sarà semplice il trovarmi davanti a tante persone colpite da gravi perdite che attendono una chiave di lettura, una via d’uscita per superare la terribile impasse dell’abbandono e dell’allontanamento.

 

 

Le mamme di FB mi hanno scritto ringraziandomi, aggiungendo che sono una fonte inesauribile … ma non sanno cosa possa esservi dietro a tanta disponibilità … E’ vero … possiedo una formazione culturale  che mi aiuta, e, da tempo ogni giorno elaboro contenuti finalizzati ad un mio processo di crescita … Non si può dare agli altri senza aver fatto un lavoro su se stessi.

 

Cosa vorranno da me i presenti … soprattutto sanno cosa li aspetta? Non credo, perché nemmeno io so cosa sarò in grado di proporre … Le situazioni debbono maturare nel contesto di cui dovrò prendere atto, assaporando gli stati emotivi e soprattutto le condizioni dell’abbandono che li hanno creati.

 

 

Quando si perde una persona cara, si vive una delle esperienze più dolorose che la vita ci può offrire. Riuscire ad affrontare questo difficile evento essendo capaci di mantenere un buon equilibrio interiore non è semplice. Nel vivere il lutto ci si scontra con la caducità della vita e col senso d’impotenza che si prova quando ci si rende conto che non si può far niente per mantenere in vita la persona a cui siamo legati.

 

La  sofferenza,   che  trova  nella  morte  la  sua  più alta espressione, fa parte dell'esistenza umana storica, in quanto non è solo  morale,  ma è anche fisica  o è l'uno e l'altro insieme; perciò il senso della sofferenza non è altro che  il senso stesso della vita.

                                                                                 

Ma è sofferenza anche la condizione che ne deriva e porta all'isolamento  e, a volte all’allontanamento delle persone vicine,  quando appare evidente che molti non ti comprendono o ti deludono,  perciò non ti senti più apprezzato …  né apprezzato né capito … quando gli altri ti  dicono di "fare come tutti" perché non c’è nulla da fare e ti ritrovi solo con il tuo bagaglio di lacerazioni che  nessuno può o vuole condividere.

 

Le  reazioni  esteriori sono  identiche in tutte le situazioni, in tutti i contesti, in tutte le varianti culturali: tutte legate  al dolore e al lamento che sono le espressioni dello  sconforto provato di  fronte all'assurda  ed inspiegabile presenza, nella nostra esistenza, del dolore e del male.

   

Questa riflessione deduce, come atto conclusivo, che l'uomo non si abitua alla sofferenza ed è contro la sua stessa natura il pensare che lo possa fare.

 

Allora si dice che il dolore è un evento “temprante” e di crescita. In realtà non è la perdita di qualcosa o qualcuno, né la sofferenza a far bene, anzi, fanno male. Quello che può costituire un momento di crescita è il percorso di elaborazione, la creazione di una nuova forza che sia strumento di gestione e tolleranza alla sofferenza che la vita spesso comporta.

 

La  capacità di venirne fuori è quella che può proiettarci nel futuro. Solo allora la cicatrice si trasformerà e sarà un segno incancellabile dell’affetto che ci lega a quella situazione.

 

Dal lutto traumatico un progetto di VITA.Dal lutto traumatico un progetto di VITA.Dal lutto traumatico un progetto di VITA.

 

 

Resta la malinconia  di  chi rimane  e  riguarda questo perenne dualismo:  morte e  vita,  principio e fine, che sembrano essere  antitetici,  ma che,  in verità appaiono inscindibili e procedere uniformi,  salvo che il concetto di morte porta  con sé qualcosa di più sacro e solenne.

 

E anche quando cerchi di reagire, cambia  comunque  il  modo  di  essere,   di  pensare,   di  vivere la quotidianità dell'esistenza  che mentre trascorre  e si perpetua, in tutte le sue forme e si rinnova,  viene a connotarsi  anche in quella parte di me che cerca, arrabattandosi in vario modo … di sopravvivere.

 

Allora volgi lo sguardo attorno a te e se qualcuno si propone per darti una mano e sembra comprenderti ti abbarbichi a questa nuova forma di vita e chiedi: “Ti prego… non lasciarmi!” Ma le creature si stancano di te e del tuo leit-motiv sul dolore vissuto e prima o poi ti lasciano…

 

Questa  dimensione  esistenziale  profonda, quando ti rendi conto che non hai più nulla in mano in quanto anche l'ultimo degli ultimi non è niente e non colma il tuo vuoto, rappresenta la più radicale e tremenda crisi dell'amore. Con l’abbandono di tutto e di tutti se  ne  vanno  gli interessi, le  illusioni, i desideri, le pianificazioni, i progetti della vita.

 

La  caduta  dell'amore è terribile comunque: senza amare non si ama nemmeno se stessi. Tutto l'universo appare circonfuso da  una nebbia  che non ci  attrae;  viviamo  nel suo interno barcollando, senza riuscire a venirne fuori.

 

 

 

Ma oggi è il sabato che precede la lettura del Vangelo della VI° Domenica di Pasqua e fin da questa mattina Fra Benito ha scritto sulla sua bacheca di FB:

 

“.. nei Vangeli, tutti e quattro, non c'è scritta la parola speranza, mai .. gli apostoli non hanno bisogno di sperare: Gesù è lì con loro .. la speranza inizia con il corpo assente di Gesù .. la carne della speranza allora è rendere conto dei suoi sogni .. che sono i sogni della nostra carne .. un pane cotto con le nostre mani è la speranza .. che chiede in segreto la grazia di esistere … verrà l'alba .. verrà a risvegliarci col profumo di pane …”

 

Mi sono rallegrata e gli ho risposto:

 

“… la speranza e' nostra … nel profumo di questo pane fresco… Mi sono svegliata così … come quando la mamma faceva il pane della domenica nel forno di casa … Grazie fra Benito!”

 

E lui, il “servita comunista”  ha poi continuato esaltando ancor più la mia ricerca d’amore oltre ogni esistenza:

 

“.. padre Alberto (altro sacerdote contro-corrente) ci aiuta sempre a trovare luce .. è bellissimo il Dio di Gesù che con lo Spirito sacralizza l'uomo .. e cancella ogni ambito sacro al di fuori dell'uomo .. il Dio di Gesù non chiede devoti salmeggianti, ma uomini temerari, inseparabili dal messaggio d'amore del Vangelo .. se si ama l'Amore e la Parola, Dio è nell'uomo e l'uomo è in Dio …”

 

 

Ecco allora che penso di avere trovato la forza che mi farà parlare ai presenti a Modena … perché non sono una fonte arida … ma ho ricevuto dall’abbandono la forza per procedere senza nulla aspettarmi perché:

 

"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui" (Gv 14,23).

 

“Questa di Gesù non è una promessa per l'al di là, ma la risposta del Padre a un comportamento tenuto in… questa vita (osservare la parola).

 

L'uomo aveva sacralizzato Dio. Mediante la comunicazione dello Spirito, Dio ora sacralizza l'uomo.

Non esistono ambiti sacri al di fuori dell'uomo. La sacralizzazione dell'uomo desacralizza tutto quel che veniva prima concepito come sacro. Dio non è più una realtà esterna all'uomo, e lontana da lui, ma interiore e ha un nome: Padre.”(P.Alberto Maggi)

 

L’adesione a Gesù è inseparabile dal suo messaggio d’amore all’uomo… e tutto il resto … anche la mia ricerca … e la mia caduta di senso … sono senza senso!

 

 

 

 

Dio, misteriosa presenza nascosta in ogni creatura,

ragione ultima del nostro cercare e sperare,

Padre di Gesù Cristo, il nostro fratello più caro,

il Giusto, nel quale hai rivelato la via della vita,

donaci di saper accogliere la tua parola

e di fare di tutta la nostra esistenza un canto;

e di camminare senza soste lungo la strada

che conduce al tuo volto e al tuo abbraccio.

Amen.

 

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Edda CattaniTi prego non lasciarmi!

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  • Edda Cattani - 5 maggio 2013 reply

    Benito Fusco Da FB questa mattina:
    .. due parole di Papa Francesco pronunciate al termine del rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore: " .. ragazzi, ragazze .. una vita senza sfide non esiste .. dovete affrontarle, accettarle .. per fare scelte definitive .."
    .. e due parole di omelia che ho finito di preparare adesso .. " .. ogni cercatore di Dio diventa la sua dimora divina, non vive per Lui, ma di Lui che si offre a noi .. cerchiamo di essere chiesa di testimoni e non di mediatori .. la chiesa di Cristo non può essere chiesa clericale, chiesa che circoncide, innaturale perché solo maschile e celibe .. e non può essere divisa tra persone più sacre e meno sacre, tra privilegiati infallibili e peccatori condannabili .. perché solo Dio vede chi è più avanti nell'amore, e quanto amore basta all'amore "

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