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La devozione a San Michele Arcangelo

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Oggi 29 settembre: Festa degli Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele " «…vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio di Dio…”

Messaggeri della sua grazia, della sua verità, della sua gloria… come i nostri Figli!

 

A CATTOLICA

CON GLI ANGELI DI ROMANINA

 

 

 

 

Riceviamo da Don Marcello Stanzione

Dio ci ha dato gli angeli come amici e fratelli maggiori che ci aiutano a raggiungere il vero obiettivo per cui siamo sulla terra, la santificazione personale e comunitaria. E' dunque evidente l'importanza di una spiritualità dell'unione angelica, cioè il convivere in un modo più consapevole con il proprio angelo custode in un cammino di crescita spirituale secondo la sperimentata dottrina spirituale della Chiesa. La figura e la missione di San Michele viene qui presentata attraverso cinque vie: la Sacra Scrittura, i segni sacri che l'uomo saggio può riconoscere nel creato, l'iconografia dell'arcangelo, le esperienze di alcuni grandi uomini e infine i siti micaelici.

 

Le apparizioni di San Michele Arcangelo

Di San Michele Arcangelo sono note almeno sei apparizioni:

Le prime tre avvengono alla fine del V secolo, quando San Michele Arcangelo apparì; sul Gargano e più precisamente sul monte Drion tra il 490 ed il 493.

Oggi nel luogo dove avvennero queste prime apparizioni sorge l'omonimo santuario di Monte Sant'Angelo di Puglia.

Le successive interessano Papa Gregorio I Magno, il Duca Logobardo Grimoaldo e di nuovo il Monte Sant'Angelo durante la pste del 1656.

L'apparizione del Toro

La prima apparizione di San Michele è detta del "Toro" e risale al 490 d.C. allorquando Elvio Emanuele, ricco possidente di Siponto che in avanti chiameremo con il solo nome Elvio, smarrisce il miglior toro della sua mandria.

Dopo averlo a lungo cercato lo ritrova all'interno di una impervia grotta.

Ma Elvio non riesce ad avvicinarsi al suo toro.

Qualcosa gli impediva di entrare e il toro non ne voleva sapere di uscire.

Così, preso da un raptus d'ira, Elvio finì per scagliare contro il toro una freccia con l'intenzione di ucciderlo.

Ecco però che la freccia, come per miracolo, cambia direzione, torna indietro e colpice Elvio ad una gamba.

Ovviamente il folklore ha diverse versioni del fatto ed un'altra storia cita che mentre una infuriava una tempesta Elvio trovò il toro inginocchiato davanti a una grotta dedicata al culto del dio pagano Mitra.

Elvio chiamò ripetutamente il toro che però non si mosse.

Allora Elvio impugnò il suo arco e scoccò una freccia contro il toro.

Anche in questa versione della storia la freccia tornò indietro e lo ferì al piede.

A differenza però dell'altra versione Elvio era a cavallo e la freccia, colpendolo, lo fa cadere …

… mentre cadeva, avvolto in una luce fatta da tutti i colori dell'arcobaleno, Elvio vide un Angelo guerriero che impugnava una spada scintillante.

Comunque, quale sia la storia, abbiamo che Elvio, sicuramente terrorizzato dall'evento che probabilmente pensava demoniaco, si recò dal Vescovo Felice (in altre versioni il vescovo è Lorenzo di Maiorano), il quale ordinò, forse senza neanche prestarci troppa attenzione, tre giorni di preghiera.

Ma al terzo giorno, l'8 Maggio 490, San Michele Arcangelo apparve in sogno al Vescovo e gli disse:

 

Io sono l'Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio.

La grotta è a me sacra ed Io l'ho scelta.

Non ci sarà più spargimento di sangue di animali.

Dove si apre la roccia il peccato dell'uomo potrebbe essere perdonato.

Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso.

Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano.


Il Vescovo chiamò a raccolta la popolazione per portarla in processione sul Monte Sant'Angelo di Puglia.

Anche in questo caso il folklore ci dice che la processione non riuscì a ritrovare la grotta originare … e tutto finì li (per il momento!).

L'apparizione della "Vittoria"

La seconda apparizione è detta della "Vittoria" e avviene due anni dopo, nel 492 d.C., la precedente apparizione del Toro.

Siamo sempre a Siponto che troviamo assediata dagli Eruli comandati da Odoacre, uno dei tanti popoli barbari che scorrazzavano per l'Italia dell'epoca.

Siponto era ridotta allo stremo ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ottenne tre giorni di tregua da Odoacre.

Gli eruli erano un popolo pagano ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ordinò alla popolazione di pregare e di fare penitenze per avere l'intercessione dell'Arcangelo protettore il popolo di Dio.

Anche questa volta San Michele Arcangelo apparve (di nuovo in sogno?) e promise il suo aiuto al Vescovo Lorenzo di Maiorano.

Così alle dieci del mattino, un violento temporale accompagnato da tempeste di sabbia e grandine, si abbattè sulle truppe di Odoacre, che in preda al terrore scapparono sciogliendo l'assedio.

San Michele Arcangelo aveva salvato Siponto ed il vescovo Lorenzo di Maiorano organizzò una nuova processione verso Monte Sant'Angelo di Puglia.

L'apparizione della "Meditazione"

La terza apparizione è detta della "Meditazione" in quanto è la prima che "lascia un segno tangibile" della presenza di San Michele Arcangelo.

Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, riconoscente a San Michele Arcangelo dell'intervento contro gli Eruli, aveva ottenuto da Papa Gelasio I il permesso di poter consacrare la grotta in cui San Michele era apparso.

Ma San Michele Arcangelo aveva altre intenzioni e, riapparendo di nuovo in sogno al Vescovo Lorenzo di Maiorano, Gli disse:

Non è necessario che voi mi dedichiate questa chiesa che Io stesso ho consacrato con la mia presenza.

Entra e con il mio aiuto innalza preghiere e celebra il Sacrificio.

Io Ti mostrerò come Io stesso ho consacrato questo luogo.


Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, insieme ad altri sette vescovi, al clero ed alla popolazione pugliese si avviò in processione verso Monte Sant'Angelo.

E' 29 settembre del 493 e fa molto caldo quando, durante il cammino, si verificò un primo prodigio.

Due aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole.

Giunti alla Grotta un secondo prodigioin quanto vi trovarono eretto un altare (che immaginiamo essere fatto di semplice pietra squadrata), coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce in legno (altre storie parlano di una Croce di cristallo veramente improbabile).

Finalmente San Michele Arcangelo aveva dato il segno di quale era la Sua Grotta, l'aveva consacrata (a nostra conoscenza questo santuario è l'unico consacrato per mano non umana) ed aspettava che il popolo di Dio ci celebrasse il Sacrificio.

Inoltre all'entrata nella roccia trovarono il segno soprannaturale lasciato da San Michele Arcangelo ovvero l'orma del piede di un bambino.

Al Vescovo Lorenzo di Maiorano ora restava il compito di far edificare una chiesa (l'attuale santuario) all'entrata della grotta ed a San Michele Arcangelo fu dedicato il 29 settembre.

Da quel giorno il Monte Drion, che in greco Drion significa quercia, fu chiamato Monte Sant'Angelo.

L'apparizione della mole Adriana

La quarta apparizione coinvolge Papa Gregorio Magno (590-604) al quale San Michele Arcangelo appare in sogno sopra la mole Adriana, nell'atto di rinfoderare la spada, annunciando così la fine della terribile peste che infestava Roma.

Poichè la pestilenza finì veramente, Papa Gregorio Magno cambiò il nome del mausoleo di Adriano in Castel Sant'Angelo, nome che è giunto fino ai giorni nostri.

L'apparizione della "Vittoria" II

La quinta apparizione (se mai avvenuta) è ancora detta della "Vittoria" (Longobarda), in questo caso ottenuta dai Logobardi del Duca Grimoaldo durante la guerra contro i Bizantini nel 662-663.

Questa vittoria, avvenuta l'8 maggio, fu attribuita dai Longobardi all'intercessione diretta di San Michele Arcangelo.

Date le molte similitudini con la vittoria contro gli Eruli di Odoacre e dato che dal 666 sulla bandiera Longobarda comparì lo stemma di San Michele Arcangelo forse le due "apparizioni" della Vittoria sono la stessa cosa.

L'apparizione della "Peste"

La sesta apparizione (la quarta che avviene sul Gargano) è 1656 d.C..

In quegli anni, di manzoniana memoria, la peste mieteva vittime tra le popolazioni italiane.

Il Vescovo Alfonzo Puccinelli, ordinò giornate di preghiere e di digiuno per invocare l'aiuto di San Michele Arcangelo, arrivando a lasciare nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la popolazione locale.

Ed ecco, sul far dell'alba del 22 (o 25) Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant'Angelo, il Vescovo Puccinelli sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve avvolto in una luce fatta da tutti i colori dell'arcobaleno e gli disse:

Io sono l'Arcangelo Michele

Chiunque utilizzi la pietra di questa grotta sarà guarito dalla peste.

Benedici le pietre e scolpiscivi il segno della Croce e le iniziali del mio nome.

Il vescovo fece come San Michele Arcangelo gli aveva detto e ben presto tutta l'area fu liberata dalla peste.

Ancora oggi si può leggere, sulla statuta di San Michele Arcangelo, l'iscrizione voluta dal Vescovo Pulcinelli:

Al Principe degli Angeli vincitore della peste, patrono e custode, monumento di eterna gratitudine

Alfonso Puccinelli 1656

Villelmus Card. Baum – Penitenziere Maggiore Aloisius De Magistris – Reggente


A onor di cronaca anche di quest'ultima apparizione – prodigio esiste un'altra versione.

Tal Federico Spagnoletta, villico locale, fu colpito dalla peste.

Essendo molto fedele di San Michele Arcangelo, si recò presso la grotta dell'Arcangelo per pregare.

Qui, non ci è noto il perchè, prese delle schegge di pietra e le pose sui bubboni della peste e miracolosamente guarì in pochissimo tempo.

Ma Federico non aveva capito che la sua guarigone era data dalle pietre e dall'intercessione di San Michele Arcangelo.

Anche questa volta San Michele Arcangelo apparve in sogno, spiegandogli cosa gli era accaduto …. e annunciandogli che il miracolo era riprducibile.

La notizia si diffuse molto più velocemente della peste, dato che anche il Vescovo Alfonzo Puccinelli gridò al miracolo.

Da allora la grotta divenne meta incessante dei pellegrini devoti a San Michele Arcangelo e le piccole pietre sono considerate quasi come delle reliquie.

Oltre a quanto sopra scritto su San Michele Arcangelo non ci risultano essere attribuiti ulteriori miracoli …. e se ne siete a conoscenza o avete osservazioni da farci …. siamo a disposizione.


L'apparizione del "Faito"

Ci scrive Catello Malafronte, rettore del santuario san Michele sul Faito:

Le comunico che sul Monte Aureo o sant'Angelo a Tre Pizzi (provincia di Napoli, attuale monte Faito) nel sec. VI ci fu l'apparizione di san Michele Arcangelo ai santi Catello, vescovo di Stabia (ora Castellammare di Stabia) e a Sant'Antonino Abate (il patrono di Sorrento).

L'arcangelo chiese loro di costruire sul monte Aureo (poi Sant'Angelo) un Santuario.

Il santuario, andato distrutto per l'ingiuria del tempo e degli uomini, agli inizi del sec. XX è stato ricostruito sulla vetta detta monte Cercasole sul Faito.

 

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Edda CattaniLa devozione a San Michele Arcangelo
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