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Accondiscendenza e libertà

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ACCONDISCENDENZA E LIBERTA’

 TEMPO PER RIFLETTERE COME E PER CHI VUOLE…

 

 

Dopo il tempo della preghiera è il tempo della riflessione, del chiedermi cosa sto facendo della e nella mia vita, in cui la corsa mortificante mi fa sovente piombare in estenuanti cadute di  senso. Guardo le cose che ho in mano, uscita dall’ospedale con le carte degli esami clinici incerta sul da farsi… non so se valga la pena o no di leggerli: tanto nessuno mi chiederà com’è andata… e a me, sinceramente, la cosa non interessa più di tanto. Ho detto più volte, durante i tanti incontri a cui ho partecipato, che ciò che conta è raggiungere la “pienezza” dell’esistenza, adducendo il paragone dei vasi comunicanti o della botte piccola con il vino buono… Ma sono in grado di giudicare me stessa? Di chiedermi quanta pienezza io abbia raggiunto? Non mi sono mai fatta sconti forse perché la salita non è stata facile e lungo il cammino ho spesso incontrato ostacoli di ogni genere, ma ho anche accondisceso troppo.

 

L’accondiscendenza..

Conosco bene questa dinamica… il carattere si plasma dall’infanzia, forse è lì che dovrei cercare…

E mi torna in mente il grano “spigolato” quando andavo con mio babbo la sera a raccogliere le spighe che i contadini avevano lasciato cadere dai covoni … e poi con mamma si battevano sul tavolo della cucina per averne i chicchi e macinarli con il macina-caffè che mi piaceva girare con la lenta manovella … Poi quell’impastare il pane e metterlo al forno, con l’aggiunta di una mela tutta per me… Che buon profumo! E il giorno dopo, quando tutti erano al lavoro, come non dividerlo con le altre bambine della strada, povere quanto me, che mi guardavano con gli occhi  sgranati e le guance smunte ma sorridenti …

Il “pane spezzato” già fin d’allora … Quanto amore da donare … ma poi chi avrebbe capito che non ne restava altro per la settimana?

 

E’ così che si cercano le cause?   Amore non riconosciuto e, di riflesso, bisogno di crescere, di andare avanti da soli paura di perdere quel po’ che già si ha. Non amore quindi,ma dipendenza dall’amore … nasce tutto da questo processo,  da questa “mancanza essenziale”. Nella vita adulta poi, tutto si sposta e si maschera come forma di disponibilità eccessiva verso gli altri, e con l’incapacità di dire di no … si può anche diventar schiavi delle “elemosine” d’amore altrui.

Il vero passaggio è sempre dalla dipendenza d’amore all’amore indipendente, maturo … al non chiedersi più quanto ti verrà riconosciuto … e che la “pienezza” è proprio in questo dare. Dal rapporto dipendente a quello indipendente o vero amore.

 

Ti ho amato Signore, ti ho amato lungo tutto il corso della mia vita ed ho dato amore a tutti come una fonte inesauribile. Mi sono data senza nulla chiedere, magari aspettando qualche briciola d’amore … ma dietro l’angolo c’eri solo Tu ad aspettarmi, paziente e generoso, unico in grado di capirmi e di soddisfare la mia sete di Te.

 

Oggi uno strato sottile di disagio … Ieri mi sono posta qualche domanda e l’ho riportata qui per trovare conforto, cercare una “mano in fondo al mio braccio” e incrociare risposte, in questa piazza virtuale in cui tanti, come me, affronteranno le medesime mie situazioni … Il peso dell’accondiscendenza, nel corso dei fatti occasionali, alle volte diventa fallimento fino ad estremizzarsi in quello che riteniamo inganno … perché nell’essere accondiscendenti si può essere travisati ed anche giungere a tradire noi stessi ed i nostri ideali.

 

Sì, ma qual è il prezzo? Vediamo qualche circostanza … Sono stata accondiscendente con una collega, con un fratello, con un amico, ma quando ho avuto necessità di fiducia e appoggio, questi mi hanno girato le spalle e mi sono sentita strumentalizzata. Dopo aver dato tanto, in fondo chiedevo solo condivisione e rispetto … ma, in questo mondo fatto di egoismi, raggiri, imbrogli, frodi, plagi … chi può dare credito all’altro???

 

La fiducia può chiederla e donarla solo il Signore. Sono stata tradita e ingannata? Ho detto quello che pensavo, sì, perché pensavo fosse giusto? Anche se il mio è diventato, alla luce dei fatti successivi, un tradimento di un mio profondo ideale… vale la pena di ricominciare da capo? Perché? Come me, anche altri.

 

La risoluzione è insanabile?… unica strada possibile: rinunciare a tutto, ai sogni alle prospettive, alle attese, alle condivisioni a tutto ciò che Papa Francesco definisce “interessi mondani”. Lì non c’è il Signore, dice …

 

L’animo si scinde in due sentimenti differenti che a volte diventano delusione o rabbia, (brutto termine quest’ultimo… e non solo come termine …)!

 

1 . Il disagio, la rabbia per la propria debolezza e per la propria ingenuità, il tradimento fatto da un essere umano ad un altro essere umano, a prescindere dal grado di conoscenza;

2 . Il tradimento verso il proprio ideale.

 

Come andare avanti, come gestire questa situazione?

 

Da una parte resettare (termine moderno) con l’appiattimento … quello a cui Mentore dava adito con un “… non ti confondere!” nel senso di “lascia perdere” (altri sono stati ingannati e sono stati zitti)… Far parte del branco dei rinunciatari che nella vita azzerano tutto…

 

Questo atteggiamento, visto sotto un altro punto di vista, può essere anche definito la non-azione, i torti verranno ripagati, siedi sulla riva del fiume, il bruco e la farfalla eccetera eccetera … si può chiamare come lo si vuole, in base alla propria cultura di appartenenza o conoscenza …

 

Dall’altra parte emergere dall’intorpidimento, esporsi a rischi annessi e connessi … Prendere coscienza che qualcuno ha violato dei principi fondamentali può far drizzare la schiena e far compiere un atto di coraggio … ma può essere anche combattere contro il mulino a vento.

 

La delusione o disillusione: essere convinti della buona fede dell’altro e scoprire invece la malafede. Guardiamo questo racconto:

LE MAGICHE ROSE dalle MILLE E UNA NOTTE

 

 Il principe ritornando a palazzo sosta presso la casa di un saggio sufi e gli espone il suo tormento e la sua tristezza. Il saggio gli dice: “ Quando vuoi vendicarti di qualcuno lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male. Prima di tornare al tuo palazzo devi liberarti dai ricordi che ti tormentano.” e gli narra di un giardino agli antipodi del mondo, dove crescono delle rose magiche il cui profumo ha il potere di dare l’oblio. Il principe parte con i suoi fidi e durante i mesi e poi gli anni capitano avventure insolite, incontri strabilianti, battaglie vinte e perse, paesi e costumi meravigliosi, finché dopo sette anni di viaggio, in cui ha perso la maggior parte della sua scorta, rimanendo solo con pochi amici, giunge al giardino e scorge il cespuglio dove fioriscono le magiche rose. Si avvicina al cespuglio ma, improvvisamente si chiede. “Perché devo sentire il profumo di queste rose?”  

 

Tornando a noi: come debbo comportarmi oggi? Da persona che protesta, che manifesta il proprio disappunto o quella che accetta?

 

Ad alcuni verrebbe da pensare che è semplice: meglio un giorno da leoni che cento da pecora e via dicendo … Usciamo allo scoperto e sbaragliamo tutto. Ci ho messo anni, decenni di vita, per modificare questo aspetto del mio carattere romagnolo che avrebbe sempre dato risposte d’impeto!

 

Ma l’umiltà allora? E di fronte agli ideali, siamo veramente, ma veramente, ma veramente tutti Gesù Cristo o per restare nel più umano-storico …Gandhi?

 

Io, personalmente, lo trovo veramente veramente, ma veramente difficile… o meglio: a dirlo no, ma a sentirlo … sarà anche possibile … come è accaduto ad altri (… intendo rispondere d’impulso, piuttosto che ragionarci sopra…)!  

 

A questo punto viene da chiedersi … Ma perché mi ci trovo dentro? Chi mi ha ficcato in questa situazione? Perché sì … mi sembrava di non essermela cercata … anzi!!! Ero in buona fede e percorrevo la mia strada in un sentiero pieno di lucciole in un campo di grano …. che poi sono diventate cavallette che sterminano il raccolto … Quanta volontà “di mio” c’è stata? E tu mio Dio dov’eri?

 

A fronte delle debolezze salta sempre fuori Dio come capro espiatorio. Ero tanto certa di sapermi gestire bene che in nome del mio “libero arbitrio” non gli ho proprio chiesto il consenso e nemmeno cosa mi consigliava di fare …. In fondo, avrò pensato, lui è Dio e avrà i suoi problemi da risolvere …

 

Le prime domande che mi pongo, a questo punto sono : “in cosa consiste il libero arbitrio e cosa significa esattamente”.

 

Molti di noi pensano che il libero arbitrio significhi ” poter fare quello che si vuole”.  In un certo senso è così, ma noi siamo in grado di deciderlo? Temo di no. A livello terreno, il libero arbitrio è semplicemente un’illusione in quanto siamo sempre vincolati e condizionati da tutto quello che ci circonda e dalle altre persone, inoltre siamo costretti a seguire leggi fisiche.  Desiderare e basta non serve a nulla, mentre avere la capacità di fare qualcosa sì.

 Una persona può desiderare di vincere al superenalotto, ma non può realizzare questo desiderio per propria volontà.  Il libero arbitrio ci dovrebbe permettere di fare ciò che vogliamo, con o senza l’aiuto di nessuno,  invece siamo condizionati da quello che noi chiamiamo “destino”. 

 

Già … l’avevo dimenticato … C’è anche da fare i conti con il “destino”. Proprio ieri sera ne parlavo con una madre a cui il figlio dice “… il mio destino non era il ‘passato’…” quasi ad eludere gli interrogativi della stessa sul perché delle cose.

 

Le scelte che  facciamo fanno parte di un “disegno” che cambia in continuazione, dipende dalle scelte che noi  effettuiamo; ma se il destino è già prestabilito che scelte facciamo?  Semplice, il destino che abbiamo in cuor nostro è quello che ci creiamo via via, con le nostre selezioni, anche se a volte, gli accadimenti sembrano venirci incontro senza lasciarci scampo.

Vorremmo negare ad un assetato, nel momento del bisogno, di attaccarsi alla brocca di acqua putrida? Le risposte che condizionano la nostra vita variano di conseguenza.

 

La madre che non capisce il perché della morte del figlio si rende conto che, sul piano fisico non si può parlare di libero arbitrio, che come abbiamo visto, non dà poi così tanta via d’uscita in quanto condizionato da fattori esterni che non possiamo sottomettere al nostro volere.

Al contrario, a livello intellettivo, emotivo, l’unico vero e proprio  libero arbitrio è quello delle conclusioni con le quali rispondiamo alle contingenze della vita.

 

Possiamo allora parlare di  un Dio clemente che lascia la libertà al suo “gregge” di scegliere la buona o la cattiva via, il bene o il male.

Grazie a Papa Francesco trovo esito a tutto il mio disquisire: “Non lasciatevi rubare la speranza … Chiediamo perdono a Dio … Non stancatevi mai di chiedere  perdono … Occupatevi dei poveri, dei piccoli, degli abbandonati …”!

 

Ed eccomi qua, con la mia busta degli esami in mano a prendere un caffè e una pastina in un bar anonimo davanti all’ospedale … Di qui passano tante persone, alcune di esse avrà in mano una cartella con esiti catastrofici all’interno … Io, tutto sommato non mi sento male … Sì parecchie notti in bianco, giorni di crisi encefaliche e poi aggiungiamo tutta una serie di “cosette” non facili da curare … ma ho un bel cappotto addosso, una macchina parcheggiata nel piazzale vicino, una casa confortevole che mi aspetta … e oggi pomeriggio ci sarà Simone ad impegnarmi con i suoi compiti e i suoi occhioni interrogativi che mi guardano e spesso non comprendono quanto gli vado spiegando …

 

Un anno fa è successo qualcosa che ha impresso alla mia vita una svolta decisiva: sono rimasta completamente sola. L’ultima pedina della mia famiglia se n’è andato dopo anni di sofferenza e solo allora ho capito che non potevo avere più nessuno che mi portasse in casa qualche sicurezza. Qualcuno potrà dire: “Ma come? Non l’avevi ancora compreso che da tempo dovevi darti una regolata!” Evidentemente no … in questa casa vuota contavo ancora sulla presenza di qualcosa o di qualcuno che avrebbe dato una mano… Via, via ora… via tutto…

 

In questo vuoto resti solo Tu Signore … Tu non te ne sei mai andato. Tu non mi hai tradito, tu non mi hai abbandonato … Oggi è giovedì santo e Papa Francesco laverà i piedi ai giovani del riformatorio … Quale grande esempio di disponibilità! E io guardo a chi mi tradisce, a chi mi manca di rispetto, a chi mi butta a terra con una spallata? C’è ben altro da fare, c’è tutto un mondo intorno a noi da accudire …

 

“Dove andremo Signore? Tu solo hai parole di Vita Eterna!” (Gv 6, 60-69)

 

Edda CattaniAccondiscendenza e libertà
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