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Resta nella mia barca

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Resta nella mia barca!

(Da FB Alessandro Dehò. Come non condividere… anche per me… ora più che mai…)

 

Due barche lasciate a dondolarsi stancamente alla sponda di quel lago inaspettatamente avaro. Io di quella giornata la prima cosa che ricordo sono questi gusci vuoti appoggiati ai bordi della vita. Vuoti. Non barche sconfitte, segnate dalle intemperie, non barche con i segni della lotta in mare no, tutto quello fa poesia, erano solo barche stanche. E terribilmente vuote. Io di quel giorno ho in mente la rete. Rete che devi ripulire anche se non hai preso nulla. E la sentivo ridere quella rete, giuro, quasi a prendersi gioco del carico di niente tirato a riva. Io ho in mente quella rete che ride, una beffa trascinata per una notte intera senza portare a casa nulla. Io di quel giorno ho in mente che ho capito, ho capito che io ero quel guscio vuoto, io quella rete piena di niente.  In quel momento ho capito che la sofferenza vera è quando il mondo si nasconde, quando non si concede più, quando non ti considera più degno neanche della lotta. In quel momento ho capito che la mia vera paura non è quella di perdere ma quella di stare, vuoto e inutile appoggiato alla sponda della vita, senza poter più combattere. Ho capito, in quel momento là ho capito bene, che non era questione di pesci. Conoscevo abbastanza la vita, bastava aspettare e il giorno dopo e avrei portato a casa la dose minima di pesce per continuare a vivere. No, non era questione di pesce, era che quelle barche erano lo specchio più vero del vuoto che mi portavo dentro. E me lo urlavano addosso, e io, chino, a pulire il vuoto, morivo. Poi lui entra nella barca. E io non potevo dirgli di no. Come se avesse capito che io aspettavo solo qualcuno che volesse abitarmi. Sì ho proprio detto abitarmi. Avevo tanto spazio dentro e avevo bisogno di qualcuno che nel vuoto profondo della mia storia prendesse casa. Lo vidi salire sulla barca, sentii che mi pregava. Pregava di poter stare dentro di me. No so se potete capire quello che sto dicendo ma in quel momento i miei nervi vacillarono come la barca stessa sotto il suo peso… mi guardavo allo specchio e vedevo la mia vita abitata da un uomo nuovo. Non so se potete capire ma quella barca ero io. Lasciai le reti senza troppo rimpianto e salii. Rientrai dentro di me. Non più solo. Io delle Sue Parole non ricordo niente. Giuro, niente. Solo vedevo una speranza negli occhi della gente che non avevo mai visto prima. Io di questo avevo bisogno. Io di questo volevo vivere. Loro ascoltavano e lui parlava e la vita sembrava, almeno per un attimo, avere senso. Poi mi chiese di prendere il largo. Non ebbi il minimo dubbio. Poteva chiedermi tutto, anche la follia più atroce e io là avrei fatto, pur di non lasciarlo uscire dalla mia vita. Non so se potete capire ma io avevo terrore di tornare ad essere solo. Mi chiedeva di pescare dopo che non avevo preso niente? Avrei pescato. Perché lui era dentro di me. Perché lui ormai mi abitava. E io volevo trattenerlo. La barca che si riempie è quello che tutti raccontano. Pesce abbondante con il minimo sforzo. Un miracolo. Sapete cosa vedevo io? Sempre meno vuoto. Io non guardavo i pesci, io guardavo il niente che si lasciava mangiare da quell’abbondanza di vita. Io non guardavo i pesci, io ero concentrato sullo spazio che mi veniva tolto. I pesci mi buttarono fuori dalla mia barca. Lo stupore mi fece indietreggiare: allontanati da me! Lui mi guardò e sorrise, ormai era dentro di me. Io pescatore e lui uomo nuovo. Pescatore di uomini. Qualcuno ha scritto che ho abbandonato tutto per seguire Gesù, non è corretto, solo non avevo più spazio per vivere, da solo, sulla mia barca. Quella vita non mi bastava più. E poi io ero diventato la barca e lui il pescatore, era cambiato il vento, e io mi lasciavo condurre volentieri lontano da lì. Ci aspettavano tempeste, lotta, lotta dura lui non mi abbandona mai. Io so mi sono capovolto, mi sono opposto, quasi inabissato, credo di averlo ferito e deluso. Ma lui…lui non mi ha più lasciato. E mi abita ancora.

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Edda CattaniResta nella mia barca

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