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L’affettuosa amicizia del leone

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L'incredibile storia del leone Christian

Anche se la storia del Leone Christian ormai è straconosciuta in rete, mi piace riportarla. La cosa che mi ha sempre interessato è la domanda “gli animali non hanno un’anima”.  Conoscendo gli esseri umani, non so se possiamo affermare il contrario… ma ne parleremo nei successivi articoli.  La storia d’amore che questo documento ci racconta, potrebbe tornarci utile per capire che l’amicizia non ha confini.

Nel ’69 due giovani australiani comprarono un cucciolo di leone da Harrods, a Londra (allora era permesso vendere animali selvatici).

Il leoncino crebbe inizialmente nel cortile di un negozio di mobili a Chelsea, dove mangiava nei ristoranti della swingin’ London. Diventato troppo grande, Christian fu affidato ad una coppia del Surrey, dove dormiva in una roulotte ed aveva molto spazio per correre. Infine, nel ’72, fu portato in Kenya dove fu lentamente inserito nel suo ambiente naturale.
Nel ’73, John ed Ace andarono a trovare Christian in Kenya: il momento dell’incontro è fra le scene più commoventi del documentario che fu realizzato su questa storia. Da agosto, è stata vista più di 30 milioni di volte

 

Brambilla e Veronesi : la coscienza degli animali. (continua) 


Da il Giornale.it

Il primo a commuoversi fu Garibaldi. Era il 1870. Due vecchi muli ciechi erano attaccati a un mulino, costretti alla macina fino allo sfinimento. Il generale vide la disperazione e scrisse una lettera direttamente al re. L’Enpa, l’ente nazionale protezione animali, è nata così. Sono passati 140 anni e molti ancora pensano che quelli come Garibaldi siano un po’ troppo sensibili o esagerati. Gli animali soffrono, sentono, vivono, amano, sperano, piangono ma gli umani se ne fregano. È per questo che il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla e il professore Umberto Veronesi hanno pensato «alla coscienza degli animali», un’iniziativa per dare voce a chi non ce l’ha.
Gli animali stanno con noi in casa, una famiglia su tre ha un cane o un gatto, sono compagni di vita, partono per le vacanze e spesso trovano le porte chiuse. Serve una mappa. Il ministro del Turismo ha pensato a una guida per trovare alberghi o campeggi dove gli animali non vengono sbattuti fuori. Ci sono leggi severe per chi li abbandona o li fa combattere. Ci sono romanzi come </B>Mani nude</B> di Paola Barbato che raccontano cosa pensano i cani quando sono costretti a mordere per la vita e la morte. Il ministro Brambilla dice: «D’ora in poi saremo noi la coscienza degli animali. La civiltà di un Paese si misura anche da questo». È questo il progetto, presentato ieri a Milano. Un ciclo di incontri e conferenze per sensibilizzare gli umani. Una serie di focus su caccia, zoo, circhi, allevamenti, macellazione, vivisezione, maltrattamenti, abbandono. Non ci sono solo Brambilla e Veronesi, il ministro e il professore, a credere in questa battaglia. C’è il direttore del </B>Giornale</B>, Vittorio Feltri, innamorato di tutti i gatti del mondo, tanto che «se uno non ama gli animali come fa ad amare, che so, una zia?», Susanna Tamaro che racconta di Bianchina, il cane più brutto scelto al canile tra i più malati. Un atto d’amore puro, una sfida. «Data per spacciata, curata e amata ha vissuto altri sei anni. La cosa più commuovente è stata la sua gratitudine. Un sentimento che molti umani ormai non provano più». A riflettere invece sugli «animali da macello trasferiti in camion come gli uomini venivano portati nei campi di sterminio» è un’altra scrittrice, Dacia Maraini. Veronesi che con orgoglio racconta di come «sulle cavie da laboratorio abbiamo fatto passi da gigante, ormai utilizziamo il più possibile colture in vitro e in provetta». Ma l’importante è spostare sempre un po’ più in là l’asticella, muovendosi sempre di più verso la tutela e il rispetto degli animali. E allora viene quasi naturale parlare di macellazione, dei vitelli tenuti immobili per garantire le carni bianche. E si discute anche di caccia, dell’inutilità «di uccidere per sport», dice la Brambilla invocando l’abolizione della caccia. Dichiarazioni che ieri hanno fatto scoppiare il finimondo nel Pdl: l’assessore veneto alla famiglia Elena Donazzan le chiede di dimettersi.
Alla fine l’asticella dei limiti la sposta verso l’alto ancora Feltri, che dice: «E allora che dire della pesca, io voglio dare voce ai pesci, che notoriamente restano in silenzio, che si trovano questa spada conficcata in bocca e buttati nel cestino, sono condannati a morire lentamente».

 

 

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