La notte di San Giovanni
Continuiamo a pubblicare le note dedicate a Lene Farinato, dal suo Papà. E’ un diario senza fine, che so farà piacere a tanti navigatori… A Lene e a Mario dedico questa struggente canzone d’amore…
la notte di San Giovanni pubblicata da Lene Farinato e lo sento questo bene che le voglio, cosi la notte di san Giovanni mi ha salutato.. però dopo quella notte cosa mi è successo? mi sono perso, inc…ato, allontanato da lei o forse avvicinato, non so, e spero di non averle fatto troppo male semmai lo abbia fatto, perché gli voglio un bene pazzesco, ma penso che se continuo cosi, vivo come in una bolla di sapone, intrappolato tra i suoi ricordi, la malinconia ed il bisogno di sentirla.. e non è giusto, non lo è per lei non lo è per me.. e mi dispiace dubitare della nostra stessa anima.. ma penso che sia giunto il momento di capire più profondamente cosa siamo… non voglio più sforzarmi di cercarla tra i riflessi anche se ho paura di non rivederla più e allora piango come un cretino se solo ci penso, eppure nonostante la mia paura oggi non ho fatto fotografie, ma se è vero che la nostra anima esiste e che lei mi vuole bene, un segnale diverso arriverà, e non so quando né come e questo mi rattrista.. mi fa vacillare, mi fa paura… paura di perderla.. io non voglio diventare uno stupido senza anima e senza cuore che pensa che il mondo finisca dove finiscono i miei piedi.. ma non voglio neanche galleggiare in questo limbo.. forse è giusto cosi, forse è importante per me quanto per lei che riusciamo ad amarci in maniera diversa. forse sarà più bello o forse no.. ed ho tanta paura di avere paura di perderla ancora.. ma il sentimento che ci lega deve essere in qualche modo fortificato, definito e non da un segnale esterno ma da qualcosa che cresca in me… dal mio cuore.. dalla mia anima… ho bisogno di lei come acqua e so che non posso averla tra le mie braccia fisicamente.. ma non voglio sperare di ritrovarla tra uno sfarfallio del vento sull’acqua, su di un’onda o attraverso un gioco di ombre… voglio lei per quello che è ed ho tanta strada ancora da fare… ma devo sforzarmi di capire che anche questo periodo può e deve cambiare… perché ti voglio bene davvero patatina.. il tuo papà ti vuole cosi tanto bene da capire che è giunto il momento di crescere, per te, per tua sorella per tua madre per me per chiunque chieda come va?.. si arriva in fondo al pozzo e lentamente si risale.. e come quando apro le vele della barca.. ho tanta voglia di veleggiare ma ho anche tanta paura che il vento sia troppo forte, però poi ci si fa forza e sia va.. e magari capiterà che mentre cammino per le strade del mondo mi riabbraccerai come solo tu sai fare… o magari dovrò aspettare ancora a lungo.. e mentre ti penso e mentre la paura mi avvolge la solitudine si fa sentire.. mi viene in mente quella splendida canzone che non sono mai riuscito a cantarti… e dice: sono seduto qui al porto guardando il mio tempo scorrere via tra le onde… ho lasciato la mia casa per una nuova destinazione e sembrasse che non ci fosse nulla che lasciassi e nulla adesso sta arrivando.. allora mi fermo sulla sponda del porto, a guardare la mia vita persa nel tempo… io posso fare ciò che la gente mi dice di fare ma sembra che nulla cambierà anche se faccio ciò che dicono.. allora mi fermo a guardare le barche perso nel tempo perché questa solitudine pare non voglia abbandonarmi…. un giorno ti prometto che te la canterò ad alta voce e tutta per te 🙂 con tanto amore il tuo piccolo piccolo papà |
5 comments
Join the conversationEdda Cattani - 3 luglio 2011
Edda Cattani - 3 luglio 2011
Clara Cota
Edda Cattani - 3 luglio 2011
Edda Cattani @Clara Cota … a Dio va bene anche la tua rabbia e pensa… che mentre noi vogliamo un corpo da abbracciare, Lui ci dà uno Spirito altissimo, un Angelo di Luce, tutto per noi… che nessuno ci porterà mai via… è tutto nostro!!!
Peter Versac - 4 luglio 2011
Questo dolore che turba ed incide la carne fino all’osso, che ha il suono del corpo dei vinti, di Gesù che crolla al suolo sotto il peso della croce, non è fine a se stesso. E’ come il chicco di grano che si trasforma in una spiga. “In ogni individuo c’è una ricchezza di vita, ci sono delle potenzialità, delle energie, che nel breve arco della esistenza non riescono a emergere. Ebbene, il momento della morte non è un momento di distruzione, ma c’è questa esplosione di vita. Il chicco di grano si sviluppa, si trasforma, e diventa una spiga.
Quindi la morte non distrugge l’individuo ma lo potenzia. La morte è quel momento straordinario che consente all’uomo di liberare tutte le energie, tutte le potenzialità che aveva in una trasformazione senza fine”(p. Alberto Maggi).
Penso che gli scritti di Mario rendano testimonianza ad una nuova energia vitale, ora dolce possesso della bellissima Lene, germoglio in fiore nel cuore e negli occhi di quest'uomo, per sempre papà.
Edda Cattani - 4 luglio 2011