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Amore umano e “Sacro” 2^P.

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Ritengo di dovere aggiornare anche questa pagina per un’analisi che è bene proporre dopo gli episodi di violenza perpretati sulle donne da uomini privi di scrupoli, che alla ricerca di una loro affermazione ritengono di dovere “possedere” , distruggere, annullare… una moglie, una fidanzata, un’amica…. Dov’è la realtà dell’amore?

Anche questo come il rispetto, la delicatezza, la condivisione si imparano vivendo in famiglia un rapporto corretto… ed ancora…

Grazie Mentore!

 

Continua la nostra analisi sull’”amore”

2^ Parte : dall'amore al progetto di vita

Abbiamo visto come si giustifica il desiderio di dare risposta alla nostra esigenza di “amore”perché quando le cose non vanno secondo questa attesa subentra lo scoramento, lo svilimento, il vuoto e, al limite, l'ossessività del ritorno, il rigetto, l'odio che può sfociare in incontrollabili episodi di violenza.

Come nasce un amore?

Accade, anche nelle normali circostanze, che il nostro orizzonte esistenziale venga illuminato da un bagliore nuovo che mette in moto le nostre più profonde emozioni. Tra la folla di uguali e/o di differenti individuiamo un punto di riferimento che si fa presente come essere indubitamente unico, straordinario e provocatorio insieme. Il tutto avviene e ci stimola a vivere pienamente la straordinarietà dell'evento e a farci sentire a nostra volta unici, singolari e meravigliosi per l'altro.

 

 

Nell'innamoramento si ha uno sprigionamento di necessità precedentemente sopite, mentre trovano via libera delle potenzialità espressive prima mai sospettate. I corpi dei fautori acquistano una levità, una forza, un'armonia, nuovi odori, nuova vitalità, capacità fisiche e psichiche insospettate. Possiamo indicarne innumerevoli sfaccettature:

Pensiamo all'amore idealizzato dai poeti, come Dante o Petrarca, capaci di dar vita a versi sublimi.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

 

Ma pensiamo pure all'arte di Tiziano, di Raffaello che si esprimono nel decantare con le immagini sublimi della donna o della Santa Vergine il loro amore per la bellezza e l'armonia.

Troviamo analogie in altri campi dell'esistere come l'attenzione amorosa di quanti si affidano al sacro per soddisfare un'urgenza interiore che, a volte, raggiunge l'estasi e viene per lo più descritta come l'esplosione di una intensissima luce. Ricordiamo, ancora, Maria di Magdala che piangendo cerca dove sia Gesù che non trova nel sepolcro e riconoscendolo nel giardiniere lo chiama incredula ed estatica: "Signore".

 

 

Guardiamo Paolo sulla via di Damasco, abbagliato dalla scoperta del suo Dio: "Io sono colui che tu perseguiti!" Ed è il mutamento, lo sconvolgimento dell'esistenza tutta.

Ma torniamo al quotidiano dove innumerevoli immagini si presentano alle nostre menti. Anche se la cronaca di ogni giorno ci riporta episodi di inaudita violenza, tanti sono gli esempi che possiamo citare e che ci fanno riconoscere fin dove possa arrivare l'amore umano.

Sono esempi:

il giovane innamorato che non sta più nella pelle quando il suo sguardo si confonde con quello della sua amata; l'uomo anziano che porge la mano tremante alla compagna della sua vita; il medico che ha deciso di dedicare il suo tempo nella ricerca del bene per l'umanità e ancora il missionario, il sacerdote, l'educatore, il volontario.

 

Quanti personaggi hanno superato l'atteggiamento di un amore egoistico, fine a se stesso, per divenire apostoli di un amore universale rivolto agli uomini tutti senza distinzione di razza o di colore e quindi amore per le cose, per la natura, per la creazione tutta di cui si sentono parte, per vivere l'esistenza come inesauribile dono di se stessi.

Dall’amore al “Sacro”

Dove ha origine questo sentimento che trova forme espressive così elevate, che abbraccia campi così differenziati? L'insegnamento più grande dell'amore vero ci viene dal Vangelo. Da quando il Figlio di Dio, Gesù Cristo, si è fatto uomo per amor nostro, offrendo la Sua vita al Padre; da quando ha raccontato la parabola del buon samaritano; da quando ha detto ai suoi: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Giovanni 15,12) è sempre stata l'ora della carità tanto che Gesù ci ha detto:

"Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13,35). Vi sono perciò tanti esempi riconducibili all'amore divino. E fra questi, le più commoventi, le più sentite storie di intensa connotazione affettiva riguardano l'amore genitoriale che ci porta a provare la bellezza della procreazione. Quando si conosce l'amore verso l'altro con la necessità di costruire la "casa", nasce quell'esigenza che la cultura popolare esalta con delicate espressioni: i veneti dicono "mettere un putin in cuna".

 

 

E con il progetto, i genitori chiedono a Dio quell'aiuto che certo riguarda la vita tutta, ma che assume maggior chiarezza quando si faccia riferimento all'esperienza della generazione. La decisione degli sposi di mettere al mondo un figlio è strettamente legata al valore che si attribuisce alla vita e il diventare madre e padre è un atto di amore gratuito che, in quanto tale, non sceglie, ma accoglie e custodisce ciò che riceve. Tra l'uomo e la sua compagna c'è ormai un altro e la sua attesa ha la stessa forma di Dio e del futuro benedetto che Egli promette.

C'è un salmo dedicato tutto alla proclamazione di questa legge che suggerisce, esaltandolo, il nesso tra il dono di un figlio e quel dono più generale che è per l'uomo la virtù della speranza. "Se il Signore non costruisce la casa , invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo" (Sal 127, 1-3).

Il correre della vita umana, l'affannarsi alla conquista dei beni materiali, sia esso il pane, la casa, i vestiti, è come rotto dal dono gratuito che ci viene da Dio: i figli sono appunto "il dono del Signore". Queste nostre creature, lo sappiamo bene noi genitori rattristati dalla pena di averli, per così dire, persi al nostro sguardo, garantiscono infatti quella "sicurezza" che nessuna cosa al mondo potrebbe sostituire.

 

 

"Come frecce in mano a un eroe – proclama infatti il salmo (v.4) – sono i figli della giovinezza." Il figlio è perciò espressione dell'amore umano e divino ad un tempo: atto d'amore divino per averlo ricevuto, atto d'amore umano per averlo desiderato. Il figlio è il perpetuarsi di noi stessi, è la pianificazione dell'avvenire, è mettere i paletti intorno alla nostra "casa".

Salvo il fatto che questa nostra proprietà l'abbiamo avuta in affittanza. Il proprietario può richiedercelo quando ne abbia necessità anche se, nel frattempo avremo dissodato il terreno e le pianticelle, frutto del nostro amore, avranno dato ottima resa.

(v. continua 3^ parte)

 

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Edda CattaniAmore umano e “Sacro” 2^P.

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