Gli Ultimi Articoli

Alzheimer: la mia esperienza

2 comments

 

La memoria è un "dono" la cui perdita

 

diventa una grande menomazione.

 

Oggi, martedì 21 Settembre, si celebra la 17° Giornata Mondiale dell’Alzeimer che quest’anno ha come titolo “E’ tempo di agire insieme" e ruoterà attorno alla ricerca di un percorso teso all’umanizzazione dell’ammalato di Alzheimer e alla tutela dei suoi diritti, tanto da conferire dignità anche alle voci dei familiari.

La Giornata Mondiale rappresenta in tutto il mondo un momento molto importante di conoscenza e divulgazione di una malattia in costante crescita. Ormai circa 25 milioni di persone nel mondo soffrono di questa forma di demenza (con 4,6 milioni di nuovi casi l’anno) e in Italia i malati sono più di 500.000; purtroppo si stima che le cifre raddoppieranno nei prossimi vent’anni.

La malattia di Alzheimer non ha una terapia risolutiva e, spesso, finisce per "segnare" anche i familiari dei pazienti, dal momento della diagnosi lungo tutto il decorso della malattia.

 

 

 

Dalla mia dolorosa esperienza… un giorno come tanti…

La domenica si fa festa anche a “Casa Madre Teresa”: gli ospiti vengono vestiti con i loro capi più convenienti, le signore con collane colorate e gli uomini anche in giacca e cravatta. Poi si va in giardino a fare merenda, a volte si canta e qualcuno, ancora in grado di farlo, azzarda un contenuto passo di danza. Naturalmente questo aspetto piacevole e ricreativo è un’offerta che la buona disponibilità organizzativa offre a chi ancora è in grado di riceverlo; per alcuni, come è il caso del mio amato sposo, si può a mala pena, avventurarsi in una breve passeggiata in carrozzina, raccogliendo qualche ramoscello per farne un mazzetto odoroso.

Domenica scorsa era una domenica come le altre, ma in giardino c’era un’aria umida e un po’ ventilata per cui gli ospiti se ne stavano quasi tutti all’interno. Io ho preparato il mio Mentore e sono uscita in passeggiata; avevo in testa ancora le parole dette la sera prima da S.E. Mons.Mattiazzo, venuto a celebrare la S.Messa vespertina anche per ricordare il centenario della nascita e l’anniversario della morte della Cara Madre Teresa a cui è dedicata l’opera della nostra Casa. Mi avevano colpito, nel discorso del Vescovo, quelle parole “HO SETE! I’m thirsty” che la piccola suora aveva udito per un giorno intero, mentre si trovava in India a svolgere la sua funzione di maestra come religiosa albanese di fede cattolica. Il richiamo di Cristo a cui ella rispose aveva un significato: “Sto alla porta del tuo cuore, giorno e notte. Anche quando tu non stai ascoltando, anche quando tu dubiti che possa essere Io, Io sono lì. Aspetto anche il più piccolo segno di una tua risposta, anche l'invito sussurrato nel modo più lieve che mi permetta di entrare. Se ti senti senza importanza agli occhi del mondo, non importa affatto. Per Me non c’è nessun altro in tutto il mondo più importante di te. HO SETE DI TE. Io vengo – con il desiderio ardente di consolarti e di darti forza, di risollevarti e di fasciare tutte le tue ferite. Ti porto la Mia luce, per dissolvere le tue tenebre e tutti i tuoi dubbi.”

Fu questo il messaggio che ascoltò la piccola Suora che oggi fa sì che essa venga paragonata alla Teresa di Lisieux della “piccola via” di cui ella aveva preso il nome. Quale legame viscerale può unire Teresa di Lisieux e Madre Teresa di Calcutta? La sete di Gesù. Il grido di Gesù, menzionato a più riprese nei loro scritti, è stato determinante in ciascuna delle loro vite. Madre Teresa guardò l’umanità sofferente che vedeva oltre le mura del convento, a Calcutta e, con il solo aiuto della fede, di quelle parole “Ho sete”, è diventata fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II°.

Con questi pensieri mi accingevo a percorrere il vialetto del giardino interno quando ho intravisto una sorta di cuscino bianco fra i rami contorti delle ortensie… ma quell’involto informe si muoveva e mandava qualche debole lamento. Ho lasciato la carrozzina in mezzo al sentiero e sono corsa a vedere di cosa si trattasse; un penoso presagio mi faceva pulsare le vene mentre cercavo di vedere attraverso il groviglio di rami, foglie, zanzare e terriccio a chi appartenesse quella forma umana. Al mio grido di aiuto erano, nel frattempo, accorsi altri parenti e gli operatori che dicevano: “ Ma è la G. Come è uscita da sola? E come è caduta così malamente?” Mentre veniva portata via con l’aiuto dell’infermiere, sentivo in testa quelle parole: “Ho sete!” e pensavo a queste povere creature, senza più autonomia, con brandelli di memoria che, a volte, sfuggono al controllo e si ritrovano in condizioni precarie di cui non avevano ravvisato la pericolosità. Gli occhi spaventati di G. dichiaravano, come Cristo “Ho sete”  e mi facevano ricordare che quando ero arrivata, di primo pomeriggio, proprio lei mi era venuta incontro e mi aveva chiesto un bacio. Chissà, nella sua mente forse aveva cercato qualcosa o qualcuno da cui andare per ricevere quell’affetto, quel gesto d’amore di cui queste creature hanno tanta necessità di espressione.

Tornando a casa, la sera, come al solito, ero più ricca dentro, perché lo Spirito Santo mi aveva nuovamente visitata facendomi partecipe e consapevole del Suo amore. “Vengo a te con la mia misericordia, con il mio desiderio di perdonarti e guarirti, e con un amore per te ben oltre quello che puoi comprendere – un amore grande come quello che ho ricevuto dal Padre ("Come il Padre ha amato me, cosi anch’io ho amato voi". Gv 15, 9). Vengo con il mio potere, cosi che tu lo possa portare ad ogni tuo fratello; con la mia grazia, per toccare il tuo cuore e trasformare la tua vita; ed offro la mia pace per placare la tua anima.”

“Coraggio, Mentore, andiamo avanti… non siamo soli!”





 

 

 

 

Commenti

Commenti di facebook

Edda CattaniAlzheimer: la mia esperienza

Related Posts

2 comments

Join the conversation
  • patty_6 - 22 settembre 2010 reply

    Cara Signora Edda, finalmente sono riuscita ad entrare nel sito e posso scrivere due righe. Ho letto il Suo articolo sulla malattia di Alzheimer ed in questo caso le Sue osservazioni sono molto profonde e ci aiutano a comprendere quanto ogni cosa va vissuta con speranza e fino in fondo confidando soprattutto nell'"amore" che Dio dona in ogni momento ed ecco che quello che può sembrare una sventura si vive sotto una luce completamente nuova e quindi non posso che dirLe di cuore GRAZIE, perchè credo che persone che riescono a trovare la speranza e l'amore verso Dio in tutto e che quindi aiutano chi invece non ha questa virtù come Lei,  ce ne siano veramente poche e che quindi la Sua "missione" sia una delle più nobili. Spero proprio di poterLa incontrare al più presto e di conseguenza di potermi arricchire spiritualmente, perchè questa è la sensazione che provo nel leggere i Suoi articoli. Un abbraccio. Patrizia  

    Edda Cattani - 22 settembre 2010 reply

    Cara Patrizia, La ringrazio tanto per questa condivisione. Io scrivo le esperienze mie e anche di altri, proprio per condividere il “dono” della vita che ci è data gratuitamente e che non sempre apprezziamo nelle sue manifestazioni anche semplici. Vorrei inoltre rendere pubblico il grande problema di chi attraversa una condizione di disagio, giovane o anziano, e cercare, nella conoscenza, di dare un aiuto laddove incontriamo un fratello nel bisogno. Un abbraccio di Luce, grande, grande.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *